domenica 3 aprile 2022

Jean de La Fontaine

L'uomo è fatto in modo tale che,
se qualcosa accende la sua anima, l'impossibile svanisce.


Continuo col filone fiabe e racconti.
Caro Bloggy,
dopo due anni mi sono accorta di amare ancora la stessa persona e anche le stesse citazioni.
Ti avrei parlato di La Fontaine esattamente come feci nel 2020.
All'epoca eravamo chiusi in casa. In questo periodo invece, stiamo imparando a convivere con il Covid (anche se a me fa ancora molta paura) e ahimè c'è una guerra che si combatte nel cuore dell'Europa, povera gente che muore in mare, violenza senza senso ovunque.
Quando finirà?

Non crediamo al male finché non lo vediamo.

Devo impegnarmi a cercare parole nuove, per questa nuova avventura. E penso che l'incipit sia proprio la vita di Jean Le Fontane, che è noto avesse un carattere sempre irrequieto e diviso tra la calma della campagna e la mondanità della città. Il suo nome è indubbiamente legato alla favola e può essere considerato il prosecutore di Esopo e Fedro, nonché seguace di Epicuro e della sua dottrina. Nei suoi scritti c'è sempre un richiamo morale, alleggerito da momenti di satira che vedono protagonisti soggetti animali. Almeno nella produzione iniziale. In un secondo momento parlerà più di politica ed entreranno in gioco gli esseri umani senza maschere o costumi.

Le sue narrazioni furono spesso usate per educare i bambini, anche se lo stile dello scrittore francese brilla per eleganza e ricercatezza. Tra le favole più famose ricordiamo Il corvo e la volpe, La cicala e la formica.
Quando ero bambina provavo molta pena per la Cicala, meno per il Corvo.
Che il Corvo cantasse e perdesse il formaggio mi sembrava una scena buffa. Ma che la Cicala fosse trattata con tanto rancore dalla Formichina, mi sembrava una cosa crudele. Ecco perché sono una che ha problemi a tagliare col passato. Sono sempre pronta a dare una seconda, una terza, una ecc. possibilità. A chiunque. Suppongo sia sbagliato come atteggiamento. Dipendesse da me, probabilmente, sarebbe vuoto anche l'Inferno. 
La Fontaine parla coraggiosamente anche della morte. Aiuta a capire che nella vita spesso vince il più forte o il più scaltro, ma aiuta anche a sviluppare un sentimento di solidarietà e di pietà verso gli infelici. E con me, in questo caso, ha fatto un ottimo lavoro. Forse se c'è una regola generale da imparare sulla morale delle Favole è quella che si deve (o dovrebbe) accettare la natura umana per quella che è, nella sua interezza.
Non si può salvare tutti, e la Cicala sconta le scelte fatte nel passato. La rana che vuole diventare grande come un bue, non ha bene in mente le sue possibilità e in questo è ridicola. L'agnello non può salvarsi contro il lupo. Ma la morte fa parte della vita. Bisogna accettarla.

Non sarò mai una epicurea ma ho imparato tanto dalle favole e una cosa bella la voglio scrivere anche qui: Fai attenzione, finché vivrai, a giudicare le persone dall'apparenza.
Perché gli occhi possono essere ingannati ma il cuore no, se lo sappiamo educare. Una cosa è l'inganno, un'altra il perdono. 

Buonanotte caro Bloggy.
Sii allegro come la Cicala, laborioso come la Formichina ma clemente e generoso come Cristo. La parola fatta carne.
Forse il Vangelo è la più bella lettura della mia vita. Ma non ne ho ancora piena consapevolezza.

Nessun commento:

Posta un commento