sabato 30 aprile 2022

Tutta la stanchezza del mondo - Enrica Tesio

 Mi stanca essere scema.
Si pensa che sia scemo chi non riesce a farsi entrare le cose in testa, quando è evidente che è scemo chi non riesce a farle uscire certe cose dalla testa.
Ossessioni, paure, idee nocive.


Caro Bloggy,
ho da qualche minuto, finito di leggere questo meraviglioso saggio di Enrica Tesio sulle fatiche moderne che mettono alla prova le nostre forze.
Come un Eracle dell'italica penisola conosciamo e affrontiamo dodici sfiancanti fatiche.
Enrica Tesio lo fa con un'ironia e una lucidità che mi hanno conquistata lentamente.
Al capitolo Fatica numero 3: i Figli, avevo pensato di far volare il libro dalla finestra (naturalmente non lo avrei mai fatto realmente).
Che errore sarebbe stato!
Mi sembra ci sia tanto di lei, di Enrica Tesio, della sua vita. Del suo passato e del suo presente. 
La ringrazio per ogni nota a margine! Le ho lette tutte: un firmamento di risate.
In questo viaggio durato 182 pagine ho capito che non sarei mai stata una brava scrittrice. Nemmeno se ci avessi provato.
E sai perché? Perché per scrivere non è sufficiente studiare tanto e leggere tantissimo. Bisogna anche sapersi lasciare andare. Aver conosciuto il mondo, magari non in senso letterale, anche se non guasta. Ma avere una vita reale, girovaga di incontri ed esperienze, da condividere.
Magari non in modo necessariamente diretto, autobiografico.
Ma diciamoci la verità: i libri belli sono quelli veri. Dove in un modo o nell'altro, l'esperienze, i gusti, le conoscenze, i vissuti dello scrittore riescono a ricavarsi un anfratto, una porta segreta. E il lettore lo percepisce che non è "solo" un racconto. Non è "solo" un sogno. Ma che quello che sta leggendo è vero, pulsante, vivo!

Ecco perché ho molto apprezzato, e tanto valore riesco ad attribuire alla citazione di Vonnegut che sostiene che in Occidente abbiamo un metodo tutto nostro per raggiungere benessere interiore e si chiama "leggere racconti".
Vonnegut è anche quello che ci dice: "Quando siete felici, fateci caso."

Un libro veramente bello. Lo consiglio.
Tutto parte dall'11 Febbraio 2013, quando Papa Ratzinger decide di ritirarsi perché è stanco nel corpo e nell'anima.
Me lo ricordo perfettamente quel giorno.
Eravamo seduti in cucina, sfiniti dai nipotini. Nonna iniziava ad avere problemi. Ma quello che è accaduto da quel giorno è stato tutto un delirio, uno schifo.
Ho una foto di quel giorno, l'elicottero che si porta via il piccolo Papa, Piccolino che finalmente non piange più, PiccoloPrincipe con le gote rosse, i nonni distrutti.

Io non ho il coraggio di parlare di tutto quello che mi attraversa l'anima. Non ho il coraggio di raccontare le mie esperienze, le mie inesperienze. Anche perché non vedo a chi mai potrebbe essere d'aiuto conoscere i miei errori, le mie frustrazioni.
Però mi sono rispecchiata in tante espressioni linguistiche, in tanti dubbi, in tante paure, in tanta stanchezza.
Una stanchezza atavica. La scusa "è la Primavera" non regge più... purtroppo.

Anch'io parlo l'inglese come fossi un Teletubbies e forse anche nel mio caso, i genitori sarebbero potuti essere più lungimiranti.
Anche per me amare è un nonostante tantecose.
Anch'io ho quella tuta tuttaneratuttainteratuttoattaccato che mi salva da ogni momento, non perché mi faccia sentire bella, ma perché mi fa sentire libera da me stessa, dal mio disprezzo.
Sono una bodyscema dalla nascita. Eccomi!

Volevo essere una mamma. Mamma di una bambina.
L'avrei chiamata Maria. Un nome semplice, breve, antico.
Profuma il nome Maria. Di spontaneità, di gioia.
Il nome Maria mi fa pensare alla luce del sole nel deserto, ai gigli nei giardini (dove crescono i gigli? Non lo so mica! Dovrei cercare su google, ma non ho voglia ora), alle altalene. Ma non so perché.

Non lo avevo mai detto a nessuno.
Sei proprio un posto segreto tu, caro piccolo Blog.

La tristezza ha a che fare con una mancanza, mentre il dolore ha a che fare con una perdita.
La perdita è lancinante, definita e spesso definitiva, ha nome e a volte anche cognome.
La mancanza no, è uno spazio bianco, un vuoto.
A volte il dolore diventa tristezza, è quando la perdita diventa mancanza.
Sono stata triste a lungo.

Credo di esserlo ancora.
E sono anche stanca di esserlo.

È tardi caro Bloggy,
ma ti tengo con me ancora un po', per favore.
Voglio continuare il capitolo 12: la stanchezza delle piccole cose.

Sono stanca delle bugie. Non le so raccontare e mi sfiancano. Come i pensieri compulsivi.

Sono stanca dei messaggi che non arrivano.

Sono stanca di amare senza essere amata.

Sono stanca di non essere mai la scelta, semmai "l'aspetta", cioè quella che aspetta sempre tutto e tutti.

Sono stanca delle recensioni di libri non letti.

Sono stanca degli inglesismi (booktrailer? Ma siamo seri?).

Sono stanca di quelli che "cambierà, passerà, arriverà". Io vivo nel presente indicativo, che è già passato prima ancora che lo abbia scritto. Cosa me ne faccio ancora di una promessa di vita, di un'illusione?

Sono stanca di essere passabile, di essere quella che fa le battute per andare avanti.

Sono stanca di non essere mai apprezzata. 

Sono stanca di non avere un letto a due piazze.

Sono stanca di quelli che ti ammaccano l'auto e vanno via come se nulla fosse.

Sono stanca di comprare cose che si rompono appena le porti a casa.

Sono stanca di vedere che non me ne va mai bene una. UNA.

Sono stanca dei rincari che "solo per questo periodo", ma poi non rientrano mai.

Sono stanca dei "poi ti faccio sapere" e dei buchi neri che li assorbono.

Sono stanca delle confezioni coi biscotti tutti frantumati.

Sono stanca degli addii senza saluto.

Sono stanca di quelli che sanno tutto.

Sono stanca di non sentire la tua voce.


La parola crea. Proprio così. Lo dice il vangelo di Giovanni: il verbo si fece carne. Lo vediamo con Bastian nella Storia Infinita.
Forse per questo motivo ci sono parole che ancora non ho il coraggio di pronunciare.
Ma una cosa è certa, voglio diventare coraggiosa. E libera.
Quindi lo scrivo qui e ora: anche se per te non sono niente, ti amo mio caro PA. E parlerò sempre di questo amore, perché è un mondo pulito, bello. Anche se parte da me.
Ti immagino in escursione con tuo fratello, mentre ti liberi dalle preoccupazioni della vita almeno per qualche ora.
È un'immagine di te che mi restituisce calma, dolcezza. Spero tu stia bene.
Fai sogni d'oro.

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