giovedì 14 gennaio 2021

L'Uomo Elefante - Frederick Treves

 Nelle strade spietate della Fiera delle Vanità
aveva dovuto dare spettacolo di se stesso.

La scorsa settimana sono stata male per alcuni giorni. Nulla si serio. Ho avuto un violento attacco allergico e il mio viso è rimasto notevolmente alterato per alcuni giorni. 
Quando ho comprato questo libriccino non ho pensato a quell'episodio.
Ero stata attirata semplicemente dal titolo e dal formato proposto da Adelphi.
Mentre leggevo mi è venuto in mente il film di David Lynch. 

Vede, la gente ha paura di quello che non riesce a capire... E... Ed è difficile anche per me capire, perché... vede... Mia madre era... bellissima.

Magari non è un film adatto per un bambino, ma ricordo di averlo visto in uno di quei giorni delle vacanze di Natale quando gli adulti sono impegnati a riordinare o a chiacchierare tra loro e poco curano i propri pargoli, soprattutto se hanno fama di essere buoni e tranquilli. E all'epoca non mi mettevo mai nei guai e i miei mi lasciavano una notevole libertà d'azione.
Ricordo inoltre di non aver avuto paura. Il protagonista del film, infatti, lo sventurato Joseph Merrick è affetto da una grave malattia, la sindrome di Proteo. Il suo viso, il suo corpo sono orrendamente deformati. E non esiste una cura, un miracolo che possa aiutarlo. Il destino si accanisce su di lui a tal punto che Merrick viene sfruttato e vittimizzato da un crudele imprenditore teatrale (posso chiamarlo così?), il malvagio Bytes che tenta di guadagnare soldi trasformandolo in un fenomeno da baraccone.
Sarà il buon dottore Frederick Treves a liberarlo da quella schiavitù e a scoprire il suo carattere gentile e il suo profondo animo.

Guardava il mondo come un bambino 
ma un bambino con i sentimenti tempestosi di un uomo.

Quello che non immaginavo da bambina è che la storia che mi veniva raccontata, era una storia vera, non inventata, trattata proprio dalla biografia del dottor F. Treves, medico chirurgo inglese. Che in un suo scritto racconta del triste incontro con lo sfortunato Joseph.

Una salita che sembrava non avere mai fine, ma adesso, proprio quando la notte sembrava più nera e la china più erta, aveva improvvisamente trovato se stesso.

Ammetto di essermi data uno schiaffo in pieno viso.
Odio il mio aspetto, mi faccio molto schifo. E con l'allergia le cose erano, ovviamente, peggiorate.
Ma la lettura e il ricordo di Joseph mi hanno ricordato che ciò che ho di più malato e orrendo non è il mio volto ma il mio cuore.
La mia vera mostruosità si cela lì. 


La pandemia ha costretto molte case editrici a rinviare le proprie pubblicazioni. Alcune tuttavia, conoscendo la bulimica necessità del lettore medio di accumulare volumi, ha optato per edizioni in formato ebook.
Quello che ho tra le mani invece, appartiene ad una collana molto carina che si chiama Microgrammi della casa editrice Adelphi, che raccoglie brevi storie o parti di libri più ampi. 
Una specie di assaggio, per saziare la fame atavica dei lettori più disparati (o disperati, come nel mio caso).
Sono rimasta molto colpita dal mio acquisto.

I Microgrammi sono sette. Un bel numero. Con un valore simbolico particolare.
Il Sette è considerato il numero della filosofia e anche della solitudine. 
Sette sono i nani, i giorni della settimana, le note musicali, i colori dell'arcobaleno, i Chakra, sette sono le unità fondamentali del Sistema Internazionale delle unità di misura, i colli di Roma, i pianeti e le meraviglie del Mondo Antico, le stelle dell'Orsa Maggiore, le vertebre cervicali, le virtù e i vizi capitali, sette sono le sfere del Drago e i libri di Harry Potter, sette sono i magnifici e le spose per i sette fratelli.

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