mercoledì 6 gennaio 2021

Il Giardino del Profeta - Kahlil Gibran

L'informe cerca incessantemente la forma,
come le innumerevoli nebulose vorrebbero diventare soli e lune;
E noi che a lungo abbiamo cercato e ora facciamo ritorno a questa isola,
quali rigidi stampi, dobbiamo diventare nuovamente nebbia e reimparare tutto dall'inizio
.

Mentre scrivo, dall'altra parte del mondo, dopo un discorso incandescente di Trump, alla Trump, un gruppo di facinorosi teppisti ignoranti antidemocratici, in altre parole un gruppo di imbecilli, ha assediato, invaso e profanato il Campidoglio.
Uno schiaffo in piano viso al simbolo della democrazia. Che vergogna.
Sempre sostenuto: le parole sono fondamentali, creatrici. Creano mondi, creano idee, creano sentimenti, creano armi...
Una donna è stata ferita. E speriamo non in modo mortale, speriamo senza conseguenze per la sua vita.

Ho bisogno di ripulire il mio mondo, di contrastare tanta stupida e becera ignoranza, con l'amore.
Era il 1883 quando in Libano, nasceva il poeta dell'amore: Khalil Gibran.
Tutto il mondo imparerà a conoscere ed apprezzare la sua poetica, la sua scrittura, la sua pittura.

Il giardino del Profeta è un piccolo, profondo e toccante pensiero sulla convivenza fra gli esseri umani e la natura. Uno degli scritti di carattere spirituale più apprezzato del Novecento. Solitamente pubblicato insieme con un altro capolavoro dello stesso autore, Il Profeta.

Almustafa, l'eletto, ritorna alla propria terra natale dopo dodici anni di esilio.
Parla l'eletto, e attraverso di lui parla Gibran.
Parla al popolo, parla ai suoi discepoli, parla della vita, di Dio, della sua esistenza.
Parla del rapporto tra l'uomo e la natura. In un certo senso si ritrova il desiderio di sparire e dissolversi nella natura stessa.

Un sentimento che sempre tocca la mia anima quando vedo il mare. Sogno sempre di dissolvermi nella frangia di spuma delle sue onde.

La mia anima trabocca del vino dei secoli.
V'è qualcuno assetato che voglia dissetarvisi?

Un'opera meravigliosa, probabilmente incompiuta e pubblicata postuma nel 1932.
E mentre le parole scorrono sembra di essere seduti proprio in quel giardino.
Sembra di sentire una musica orientaleggiante provenire da un angolo lontano.
La sabbia trasportata dal vento, si posa sui miei vestiti. Il profumo dei cedri si insinua nel mio animo.

Non chiamare stolto nessuno tra voi, giacché in verità noi non siamo né saggi né stolti. Siamo verdi foglie sull'albero della vita, e la vita stessa è al di là della saggezza e, certo, al di là della stoltezza.

(Trump ha chiesto, finalmente, ai violenti di tornare a casa... Speriamo bene. Speriamo vinca la PAce.)

Ho sempre sognato di studiare e scrivere. Non ho studiato e non ho imparato a scrivere.
Tuttavia nulla mi impedisce di leggere e a modo mio di arricchirmi.

È l'inascoltato che è in noi che si prende cura del nostro dolore più profondo.

C'è qualcosa che mi tiene ancora a galla.
Ma ogni giorno che passa non è un traguardo tagliato ma una dolore accumulato.
Nessuno deve capire o sospettare cosa mi passa nel cuore.
Ho l'animo lacerato. 
Ma guardo il Mondo sofferente e cerco di non recare altro dolore.

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