lunedì 22 agosto 2022

L'eterno marito - Fedor Dostoevskij

 Uno beve la propria tristezza e quasi se ne ubriaca.
Anzi, non è neppure tristezza,
ma è proprio un nuovo modo di essere che batte dentro di me.


Caro Bloggy,
sono tornata con questo romanzo breve di Dostoevskij e dopo una serata con la futura Sposa e le Testimoni.
La serata è stata tranquilla e bella. Spero che la mia Piccolina si sia ricaricata, l'ho vista un po' provata. L'emozione non ha voce, cantava Celentano anni fa, ma si fa sentire.
Ancora una volta mi sono comportata bene.
Sono passata dalla fase "vorrei mandare tutto a fan ****" della mattina, alla fase ecumenica della serata. Non ho proprio mezze misure. Sono decisamente una persona instabile. Ma tra i miei mille difetti, mi ritrovo a considerare un pregio: se qualcuno ha bisogno di me, ci sono. Non importa quale sia la tempesta che sto attraversando, farò sempre rotta verso la persona che mi chiede aiuto.
Il romanzo in realtà, lo lessi ieri. Ma il suo effetto benefico si esaurì a causa dei pensieri che mi tormentano e mi stanno ammazzando.
Oggi sono più lucida e calma. E te ne voglio tessere le lodi.
Romanzo breve, dovremmo definirlo "minore" rispetto al resto della produzione di Dostoevskij, ma a me sovvengono aggettivi quali: unico e divertente. Non ricordo di aver incontrato un Dostoevskij così ironico, prima di questo scritto. In Delitto e Castigo, forse, si possono notare sfumature sarcastiche. Ma qui si sorride, ci si diverte! In alcuni momenti ho avuto l'impressione di essere a teatro. Mi è piaciuto molto e come sempre, direi, Dostoevskij non delude, anche in questa versione inedita.Come sempre la storia la viviamo attraverso i tormenti dei suoi personaggi.
Da un lato c'è Vel’càninov, ex viveur, oggi ipocondriaco, in crisi di identità e mezza età, alle prese con beghe giudiziarie.
Dall'altro lato c'è Pavel Pavlovic Trusockij, uomo mite, marito di quella che è stata l'amante del nostro Vel'càninov.
Ma non voglio ridurre la sua figura a quella di "marito tradito".
All'inizio è grottesco. Ci ripugna quasi la sua presenza. Irritante fino al midollo!
Moravia descrive il rapporto tra i due personaggi come il gioco, il gioco del gatto col topo!
E allora noi siamo lì a chiederci come possa questo gatto-tradito cacciare e giocare con un topo così! Come osa?
Osa, perché Dostoevskij non è uno scrittore qualsiasi.
E no signori! Quando arriva la scena della piccola Liza, che mi ha fatto pensare alla piccola Cecilia dei Promessi Sposi, ho provato commozione, pietà e non pensavo di poter cambiare idea sui personaggi, pensavo tutto fosse chiaro.
Dicevo, quando la storia sembra finita, Dostoevskij illumina anche un uomo come Pavel Pavlovic di un'umanità e dolcezza tali che ci fa provare vergogna di noi stessi, per non aver provato com-passione per la sua storia.
Non voglio svelare nulla. Bisogna leggere questa storia!

Dai non temere...ho detto che si sorride. E il finale è veramente divertente.
Sembra quasi che lo scrittore ci mostri come in realtà siano le nostre azioni, le nostre scelte a imbrigliarci in maschere e ruoli prestabiliti. Non siamo capaci di usare il libero arbitrio. O meglio, lo usiamo male, proprio male. E siamo i nostri peggiori carcerieri.

Il mio personaggio preferito? Pietroburgo.
Più leggo, più me ne innamoro. Vorrei passeggiare sulla Nevskij prospekt, almeno una volta nella vita.
E dalle pagine di questo romanzo di sente come tutta la società sia intrecciata con la sua città. Fa caldo, c'è polvere nell'aria. Polverosa è la società basata su convenzioni sociali, vittima della burocrazia, della noia. Una società passiva, impantanata nel proprio status agiato o povero che sia; incapace di reagire o più semplicemente, decisa a non agire perché tanto la gioia, per quanto desiderata e cercata, non sarà mai raggiunta.
Il tempo è quello delle notti bianche che aggravano l'insonnia dei protagonisti. 

Tiriamo giù le tende e cerchiamo di addormentarci.

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