sabato 30 novembre 2019

Lo Strano Caso Del Cane Ucciso A Mezzanotte - Mark Haddon

"Ma aggiunsi che si può comunque continuare a desiderare qualcosa,
anche se non ci sono molte probabilità che questo si avveri."


Ciao,
come stai?
Io mi sento meglio.
Sai, quella persona, (che da oggi chiamerò Persona per semplificazione), mi ha parlato.
E quando accade sento il cuore sorridere, (che cosa idiota da dire!), mi sento leggera.
Però, a mio favore, aggiungo che ultimamente avevo fatto notevoli passi avanti.
Nel senso che anche se dolorosamente, avevo smesso di interagire con lui, perché mi dava l'impressione che fosse infastidito dalla mia presenza.
Ma se lui si avvicina, gli faccio subito spazio. E se mi scrive, gli rispondo dopo un nano secondo.
Il suo tempismo è stato perfetto. Se non avessi avuto questo stato d'animo non avrei potuto finire questa lettura.
Non per colpa del romanzo, ma per le riflessioni che mi sono portata dietro!
Il protagonista è Christopher Boone, ha quindici anni, un topolino di nome Toby, gli piacciono la matematica, la fisica, gli squali, odia il giallo e il marrone, non mangia cibi miscelati, non gli piace essere toccato.
Christopher è tante cose, ha tante caratteristiche. E ha anche una sindrome.
So cosa significa avere a che fare con questa caratteristica. So cosa significa quando un bambino all'improvviso si getta a terra, e inizia a urlare, e non sai come calmarlo.
I bambini dovrebbero essere tutti felici e sereni. E lo meriterebbero anche gli adulti.
Ma noi siamo una società di adulti stupidi, che economizza tutto.
Prendiamo in giro chi non è come altri milioni di persone.
E non ci interessa di un problema, a meno che non ci tocchi personalmente.
Sghignazziamo quando leggiamo che una persona obesa ha acquistato due posti a sedere su un aereo.
Non ci poniamo minimamente il problema di come debba essere difficile la vita quotidiana per chi soffre di sindromi come l'Asperger. Quanto debba essere doloroso anche solo entrare in un Centro Commerciale.
Non siamo allenati a pensarlo, non siamo preparati ad affrontarlo.
Siamo solo presi da noi stessi.

Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte lo avevo inserito nella mia lista di libri da leggere prima di morire. Sono felice di averlo fatto.
È un libro che merita tutta l'eco che si porta dietro. Probabilmente morirò senza aver letto Guerra e Pace, ma non sarò triste.
Perché ho conosciuto Christopher.

"Le classificazioni raccontano ben poco della persona che è stata catalogata in una certa maniera, e molto invece di coloro che le hanno cucito addosso quell'etichetta. Se vuoi sapere chi davvero uno sia, non devi far altro che chiederlo a lui."

Un libro da leggere dall'inizio alla fine, dalla prefazione all'appendice.

Ora vado da Murakami.
Mi manca un libro e potrò finalmente raggiungere il traguardo di quattro libri mensili negli ultimi due anni.
Se ci riesco, questo sarà stato un fine settimana sereno come non ne avevo da anni.
Buona serata.

venerdì 29 novembre 2019

Le Città Invisibili - Italo Calvino

"Nel seme della città dei giusti sta nascosta a sua volta una semenza maligna;
la certezza e l'orgoglio d'essere nel giusto - e d'esserlo più di tanti altri che si dicono giusti più del giusto."

Ho finito di leggerlo ieri notte.
Era uno di quei libri che ho rincorso per un po', perché in libreria non riuscivo a trovarlo.
Scriverò quello che penso, senza pretese, più di quanto non faccia solitamente.
Calvino è strepitoso. Questo libro è un delirio.
Immagina di vedere, di cercare una città in ogni situazione, forma, materiale, raggio di luce, nuvola, ogni cosa, e immagina a quante città perdi mentre ne stai costruendo una tutta tua, nella tua mente...
Ad un certo punto ti chiedi: ma stiamo parlando di città, davvero?
Perché qui sembra che si parli di me, dei miei difetti, delle mie insicurezze!

Quando si ha la sensazione di avere un corpo e mille anime, succede spesso di ritrovarsi ovunque e in posti atipici. Leggilo.
Puoi iniziarlo e finirlo tra dieci anni, non è un problema.
Ti puoi concentrare su una città e rimanerci mesi. Rimuginare su un passaggio e correre a perdifiato verso un'altra meta.
Immagino sia la forza di questo libro, unico.

Oggi, più che mai avevo bisogno di sfogarmi.
Credo che questo angolo di mondo mi stia aiutando.
Le persone non nascono cattive; ma ad un certo punto si stancano.
Di essere prese in giro, di essere sfruttate, ignorate.
E allora si inaridiscono.
Ecco cosa sta accadendo alla città Lù:
il numero dei cadaveri sta sorpassando quello dei vivi, e siccome coesistono tra loro non c'è "più modo di sapere quali siano i vivi e quali i morti".
Col tempo poi, si è verificato un fatto curioso: i visitatori prendevano le cose vive, belle, senza nemmeno lodarle. E se ne andavano lasciando spazzatura e oggetti alla rinfusa. Criticando e offendendo. Perché quando si tratta di brontolare, criticare, tutti si ritrovano ad avere una favella esilarante, un vocabolario copioso e aulico.
Conclusione: per sopravvivere, la città Lù si è ritrovata a seguire la regola del mescolare ogni volta e riprovare a mettere insieme oggetti nuovi e oggetti vecchi. Il risultato è un'accozzaglia tremenda di suoni, colori, ombre. Che oggi nessuno vuole più visitare. Solo demolire.
E se ci fossero più risorse, credo che la stessa città Lù si trasferirebbe, invisibile, lasciando perdere le sue tracce.




giovedì 28 novembre 2019

Il Fu Mattia Pascal - Luigi Pirandello

"Io sono ancora vivo per la morte
e morto per la vita."

Ma non sarà che non esisto e sono veramente frutto dell'immaginazione di qualche sadico?
Sempre di corsa, sempre triste, sempre arrabbiata.
Non c'è nulla di umano in me. Soltanto la mera consapevolezza della morte.
Morte che verrà quando quel qualcuno si sveglierà e allora scoprirò anch'io di essere morta, leggendo della mia fine su un giornale.
A quel punto spero di avere anch'io una bella fortuna accumulata in borsa.
Oh sì, cambierei nome e saprei anche dove trasferirmi.
E vivrei immaginando, vivrei veramente!
Adriano Meis è un bel nome da cui ripartire.
Da tenere a mente. Non si sa mai nella vita.
Mi piace tanto Pirandello. Non crea eroi, semmai antieroi! Uomini dubbiosi, imperfetti, che forse non hanno la forza di arginare la vita. Come me.
Ho ascoltato la storia di Mattia, tanto tempo fa. Ma mi ricordo che a chiusura del cerchio, lui si ritrova a casa, senza essere più Adriano e forse senza essere più Mattia. Decide di mettersi da parte e osservare la vita sua e degli altri.
Non so bene che fine farò.
So soltanto che questo mostro che ho dentro ora, è sempre più grande e sta prendendo sempre più spazio.
Forse la mia lanterna ha smesso di illuminare il mondo, e anche "i lanternoni" non mi attraggono più. Non credo nella loro luce. Non credo in niente che sia dentro di me o fuori di me.
Sto vivendo il mio personalissimo secolo buio e tutto ciò che mi circonda mi sembra falso e illusorio.

Devo rileggerlo.

mercoledì 27 novembre 2019

Orgoglio e Pregiudizio - Jane Austen

"Chi non cambia mai la propria opinione
ha il dovere di essere sicuro di aver giudicato bene sin da principio."

Elizabeth e Darcy: una storia d'amore particolare.
Per alcuni aspetti me lo immagino proprio come Darcy il mio P.
Ma lasciamo stare queste sciocchezze.

Se ti piacciono le campagne inglesi, i modi eleganti della borghesia ottocentesca, ma soprattutto se ami l'ironia, non puoi non leggere "Orgoglio e Pregiudizio".
Jane Austen ha uno stile vivace e mai lento.
Niente descrizioni infinite (che io, dotata di poca fantasia adoro), dialoghi e sempre dialoghi, siano diretti o indiretti, arguti e mordaci.
Non si può non amarla. Perché mette in luce i pregi dei suoi personaggi, ma non ne risparmia certo i difetti.
L'universo femminile di quei tempi non doveva essere molto allegro. Alla fine aveva senso solo un buon matrimonio!
Io sarei morta già a sedici anni: suicidio.
Che orrore! Che oppressione!
Mi ritengo fortunata a vivere questi tempi.
Si può fare di meglio, sempre; ma non farei mai a cambio.
All'inizio ho scritto: storia d'amore particolare.
Non c'è una passione bruciante all'inizio.
No, decisamente il pregiudizio frena i cuori e l'orgoglio incattivisce le lingue.
Ma si capisce subito che sta accadendo qualcosa tra quei due. Malgrado tutto e tutti.
E anche se sono più vicina alla follia della Catherine di Cime Tempestose, sono stata proprio soddisfatta dell'epilogo di questa storia..
Che ad un certo punto mi aveva spiazzata. Ero lì che gridavo: "No, ma cosa fate?!?".
E invece, alla fine...

Natale sta arrivando (?)

"Si può fare tutto,
ma la famiglia non si può lasciare."
Gianni Agnelli

Ho veramente tanto sonno, ma non voglio andare a letto senza lasciare memoria di questa serata.
Gustavo, il mio amico immaginario, mi fa compagnia e anche lui tiene a stento gli occhietti aperti.
Stasera abbiamo festeggiato un compleanno.
Ma non era solo questo.
C'era sì la volontà di salutare un anno di vita concluso egregiamente, ma c'era soprattutto la gioia di stare insieme, la felicità di sapere che eravamo tutti lì per amore della famiglia.
Zio ha avuto il risultato di un esame: negativo. Abbiamo vinto!!!
Guardavo gli occhi di tutti: finalmente un po' di serenità.
Io, sempre più incapace di esprimere i miei sentimenti, mi ritrovo un po' in balìa del mio sentire in queste occasioni.
Per fortuna Piccolo Principe, che ha un dono speciale, ogni tanto veniva a darmi un bacino.
E mi faceva sentire più calma.
Non ho paura di morire (anzi), ma le persone che si sono riunite oggi vorrei tanto fossero sempre felici, serene, in salute e immortali. Non mi sembra di chiedere molto!
Quando sono tornata all'auto, ho notato che tanti balconi erano illuminati.
Molte famiglie hanno già iniziato ad accendere le luci di Natale.
E allora una nuova ondata di emozioni mi ha sommerso.

Questa volta non mi eri venuto in mente. Ma le luci mi hanno tradito. Mi sono ricordata delle nostre "discussioni" sul giorno giusto per accendere le "lucine".
A casa tua era l'otto dicembre, da me la viglia di San Nicola.
Eravamo felici.
Poi ho capito cosa è successo. Ci siamo persi.
Nessuno dei due voleva più lottare per l'altro.
E anche se sei solo un ricordo, continui a fare male.
Ecco perché non mi interessa conoscere nuova gente e l'unica persona che dopo anni ha attirato la mia attenzione, vive su un altro pianeta, non sa nemmeno che esisto, o comunque poco gli interessa, non potrebbe mai interessarsi ad una come me (non che, a prescindere, ci sia qualcuno che possa farlo).

I giorni di festa sono i più terribili per le persone come me, quelli che sentono tutto e che hanno una permeabilità pari a 10^-1 m/sec.
Ricordi si azzuffano coi sentimenti. Tutto è offuscato, confuso.
Ti stringi nel cappotto, alzi il collo e indossi una bella maschera natalizia.
Abbia inizio lo spettacolo.

lunedì 25 novembre 2019

Uno, Nessuno e Centomila - Luigi Pirandello

"Legato a quel ramo;
espresso da quelle radici."


Immagino sia capitato a tutti di guardarsi allo specchio, di ripensare alla propria esistenza e domandarsi: "Ma io chi sono?"
Sono quello che vedo, che penso di essere, che gli altri pensano io sia?
Che ossessione!
Almeno la mia lo è.
Vivo nella paura di deludere gli altri. Ho paura di non essere quello che immaginano io sia.
Potrei essere affetta dalla cosiddetta sindrome dell'impostore.
Non sono mai io, perché non mi piaccio e non mi sento capita.
Viene fuori la mia vera me solo quando si tratta di sentimenti.
Maledetto Amore! Mi riduce a una pallida imitazione di me stessa.
Ma qual è l'originale? La "vera me"? Ammesso che possa esisterne una ed una sola.
Magari sono tutte vere. Ed io non me ne sono mai resa conto prima.
In questo angolo di cyberspazio mi sento a mio agio.
Lo so benissimo che la crescita, la conoscenza, passino attraverso il rapporto con gli altri.
Ma ultimamente non sono capace di confrontarmi né in casa, né con estranei.

Sento molto mie le parole della citazione che ho scelto.
Appartengo ad un albero antico, bellissimo, spesso maltrattato.
Il ramo sul quale sono nata è robusto e le radici che lo alimentano fanno parte di me e del mio essere. Ma sento di dovermi staccare da esso. Aspetto un vento che sembra non arrivare mai.
E ho paura che mi staccherò da esso solo quando sarò morta.

"Ma il cuore seguitava a tumultarmi in petto."

La crisi di identità appartiene ad ogni uomo che si metta in discussione, che rifletti, che senta la vita in ogni istante. Pirandello lo fa in modo magistrale. Credo che saper scrivere sia un talento innato. Certamente accompagnato da metodo e cultura.
Diciamoci la verità: c'è tanta spazzatura anche in libreria.
È per questo motivo che preferisco i classici.
Considero questo libro un "indispensabile".
Il titolo è stato usato in modo improprio, in tante occasioni. Ma quanto possiamo essere ridicoli?
Siamo tutti Vitangelo Moscarda, solo che pochi ne sono consapevoli.

domenica 24 novembre 2019

Freddie - Maria Migliavacca Marazza

"Sì, tu sei sana dentro e fuori,
ma il dolore che la tua vicina ha dentro
è una perla di straordinaria bellezza."
Kahlil Gibran da Il vagabondo


Oggi, ventotto anni fa, imparavo il significato del vestirsi di nero per esprimere dolore. Ero piccola. Ma avvertito il vuoto che avrebbe lasciato.
Freddie Mercury è morto e ogni anno lo ricordo come se fosse una persona di famiglia. In un certo senso gli ho voluto bene. Quando in libreria ho visto questa biografia, non ho resistito. È scritta come un racconto. L'edizione è carina. E credo che comprerò anche le altre tre perle della collana...
Mi sembra che sia tutto personale. Mi sforzo di essere impermeabile ma tutto passa, ristagna nella mia povera anima. Quando sento cattiverie contro Freddie, anche quelle mi feriscono.
Non si può esprimere un'opinione in modo educato e garbato?
Proprio non ne siamo capaci?
Probabilmente non sono una esperta di musica, anzi, mi correggo: sicuramente non capisco niente di musica. Ma la voce di Freddie Mercury è stata la colonna sonora della mia vita. E continua ad esserlo. Anche se ascolto molto la radio e quel che passa il convento, quando sento di dovermi fermare e curare, metto "These are the days of our lives" e mi sembra che tutto il mondo sia migliore.
Buona domenica.

sabato 23 novembre 2019

1984 - George Orwell

"In neolingua la parola scienza manca addirittura."


Quando ho iniziato quest'avventura non ho fatto bene i conti con due importanti fattori:
1) il tempo
2) l'ispirazione.
 Nel primo caso ho immaginato di scrivere un post massimo ogni tre giorni. Così da non far passare troppo tempo, senza scrivere qualcosina.
Nel secondo caso non ho considerato che la mia esistenza, piatta e priva di interessi, non poteva ogni giorno essere associata ad un libro.
Allora l'ispirazione l'ho cercata fuori di me. Ho sfoderato le armi pesanti, come si suol dire.
Oggi, sfogliando l'almanacco del mese (online ne trovi tanti), ho scoperto che è l'anniversario della presentazione del primo smartphone, ad opera della IBM. L'IBM scatena una serie di considerazioni che in questo momento non so tradurre in parole. Ma questo avvenimento, questo ricordo del passato mi ha fatto pensare a "1984" di Orwell.
Immaginare un mondo in cui sei continuamente sorvegliato, non puoi avere la minima emozione ed è considerato reato avere pensieri negativi nei confronti del potere, mi destabilizza.
I mondi che immagino io sono decisamente diversi.
Ma se penso che è stato scritto nel 1948 e osservo il mondo oggi, mi chiedo se per alcuni versi non sia stato più lungimirante Orwell di me, che immagino un mondo d'amore e pace. Dove pizza e cioccolato non fanno ingrassare, dove non esistono violenza e ingiustizie. Quanto sono idiota!
Il libro è bellissimo.
Concetti di non facile gestione, vengono snocciolati con parole chiare e semplici.
La critica al totalitarismo, al pensiero comunista, all'ideologia.
Dai, è un genio questo George!
L'unica obiezione che muovo è contro il finale amaro.
Io tifo per la speranza, per il lieto fine. I libri sono mondi diversi dal nostro, almeno lì spero che i protagonisti siano felici.
Mi rendo conto, però, che volendo mantenere vigile la nostra coscienza, non avrà ammesso nessuna eccezione. Nemmeno sul finale.
La lezione che credo sia più importante, e tristemente attuale, da imparare è racchiusa in quel dubitare di tutto, delle rivoluzioni, dei liberatori e anche del nostro stesso pensiero; pensiero che potrebbe essere condizionato da un linguaggio costruito ad arte per sedurre la nostra mente, per accattivarla, compiacerla e "nell'oscurità incatenarla"∗.

p.s. ∗Lo so, è Tolkien, non Orwell.
Ma per me, il Professore sta bene sempre e con tutto.

giovedì 21 novembre 2019

Candido o l'ottimismo - Voltaire Franꞔois Marie Arouet

"Voi dunque converrete meco,
che quello è il più felice di tutti gli uomini,
perché è al di sopra di tutto ciò che possiede."

Il tema della felicità è stato trattato da tanti autori autorevoli: Seneca, Epicuro, Schopenhauer, Hesse, Neruda, Leopardi, e chissà quanti altri che in questo momento non mi vengono in mente.
"Hai un computer? Fai una ricerca!"
E toglierti il privilegio di approfondire da solo una tematica tanto importante? Mai e poi mai!

Personalmente, mio faro guida per illuminare questa rotta pericolosa, sono le parole di Pessoa: "La felicità è fuori dalla felicità. Non c'è felicità se non con consapevolezza. Ma la consapevolezza della felicità è infelice, perché sapere che si sta attraversando la felicità e che si dovrà subito lasciarla."
In altre parole: siamo fregati!

Ma ecco l'illuminato Voltaire, che ci propone una terza chiave di lettura.
Con uno stile agile e sarcastico massacra gli ottimisti a tutto spiano e non permette ai pessimisti di avere la meglio. Candido non è un personaggio che ho amato. Forse perché sono una persona brutta e cattiva!
Ma sono felice che abbia avuto il suo lieto fine.

Forse, azzardo, la verità sta nel mezzo.
Non si può pensare che questo sia il migliore dei mondi possibili, ma siccome è qui che viviamo, cerchiamo di non piangerci addosso, rimbocchiamoci le maniche e coltiviamo il nostro orticello.

Una lettura da avere nel proprio bagaglio.
Provare per credere.


mercoledì 20 novembre 2019

La Metamorfosi - Franz Kafka

"Gregor, attirato dalla musica,
 s'era arrischiato un po' più avanti, ed era già con la testa nel salotto.
Non si stupiva più di avere in questi ultimi tempi così pochi riguardi per gli altri, 
mentre prima se ne era fatto un vanto."

"Era davvero una bestia, se la musica lo commuoveva tanto?"

Ancora un capolavoro. Questa volta un racconto.
Il tema che mi è più caro ricordare è quello legato all'emarginazione del diverso.
L'aspetto esteriore di una persona conta, eccome! Ma essere meschini davanti ad una deformità fisica, capovolge i ruoli, e il mostro diventa chi insulta e non l'insultato.
Kafka mi piace perché è alienante! Non mi viene in mente nessuno che gli somigli.
In alcune pagine, poche in realtà, lo ritrovo veramente divertente.
La famiglia sa essere avvolgente, ma anche opprimente.
Ma la cosa che in assoluto mi attrae di questo racconto è l'idea della metamorfosi.
Quante volte ho desiderato di essere diversa da come sono, sia fisicamente sia emotivamente?
Eppure mi chiedo se sarei capace di adattarmi ad una nuova me. O sarei portata a lamentarmene?
Forse il segreto è pensare di accettarsi per come si è, ma senza adagiarsi. Provando sempre a migliorarsi.

O forse, non ho ancora capito chi io sia, e la metamorfosi è già in corso.
D'altronde: "Viviamo, nell'imbrunire della coscienza, mai certi di cosa siamo o di cosa supponiamo di essere." (Pessoa)

Una cosa è certa: per diventare farfalla, il bruco deve morire.
Il cambiamento è doloroso, ma necessario per far emergere la nostra vera natura.

martedì 19 novembre 2019

Il Principe Felice - Oscar Wilde

"Hai scelto bene" disse Dio, 
"perché nel mio giardino del Paradiso
 questo uccellino canterà per sempre."


Cosa vuoi che ti dica? Questo periodo dell'anno non mi piace, ma nemmeno un po'. Gente già in frenesia per il Natale, fa freddo ed il cielo è sempre pieno di nuvole.
E tutto ciò non fa che aumentare il mio senso di inadeguatezza e di tristezza.
Quindi, sull'onda di questo entusiasmo che invade il mio animo, immaginami guardare il libro, che a sua volta mi sbircia dalla libreria.
Lui guarda me, io guardo lui.
È riposto su uno dei piani abbandonati, che spolvero di malavoglia perché in alto e difficili da raggiungere.
Eppure, in passato, ha fatto parte di quelle letture che ho consumato per quanto le ho amate. Già, il mio è un amore logorante, per questo forse non mi vuole nessuno. Ma restiamo concentrati sul Principe felice.
Fa parte di una raccolta di racconti, ma credo sia il più famoso.
Chissà se nel mondo ci sono persone generose come il Principe, che era nobile d'animo e di rango: una rarità.
Ma quello che è certo: il mondo è pieno di Rondinelle. Di persone preoccupate per se stesse, per i propri piani da rispettare, ma che scoprono l'infinita generosità del proprio cuore, sotto una maschera di apparente indifferenza.
Non so quante lacrime ho pianto da bambina, quando il narratore mi annunciava la morte della piccola Rondine. E se, malgrado tutto il mio cinismo, continuo a sperare nell'esistenza di una vita dopo la morte, forse lo devo al desiderio di sentire cantare la generosa rondinella.

Plin! È martedì! Sopravviviamo.

lunedì 18 novembre 2019

Il Libro dell'Inquietudine - Fernando Pessoa

"E in fondo alla mia anima (unica realtà di questo momento)
c'è una pena intensa e invisibile,
una tristezza simile al rumore di qualcuno che piange nel buio di una stanza."

Ieri sera mi sono imposta di finirlo.
Mi mancavano le ultime cinquantadue pagine, e rinviavo ormai da dieci giorni.
Sono indietro di un libro, sulla mia tabella di marcia mensile.

Il libro dell'inquietudine non è un libro qualsiasi.
Credo in una forma di destino, vaga e leggera, come una brezza estiva che scompiglia i capelli.
E credo che il destino mi abbia voluto scompigliare l'anima, senza stravolgerla, solo smuoverla.
In alcuni passi avrei detto "ehi, l'ho scritto io", se non fosse per la bellezza della prosa e la precisione grammaticale.

Un libro che obbliga a guardarsi dentro e a portare lo sguardo sul mondo e attraverso il mondo.
Gli altri sono tante finestre attraverso cui guardare, all'interno delle quali poter anche sbirciare.
Raccontare, immaginare e creare un mondo reale. Perché vivo attraverso noi-creatori.
Vita che ha senso più per chi dorme e sogna, che per chi vive senza vivere. Senza consapevolezza.
La vita: "una cosa triste con alcuni intervalli allegri".

Ho trascorso momenti che mi sembravano bui, perché mi svegliavo con l'idea fissa di tornare a letto. Sperando che la giornata volgesse al termine il più velocemente possibile. Con il desiderio folle di aiutare il carro del sole a correre veloce. Aspettando solo la notte, il silenzio, il sonno, l'oblio.
"Vivo sempre nel presente. Non conosco il futuro. Non ho più passato. L'uno mi pesa come la possibilità di tutto, l'altro come la realtà di nulla. Non ho speranze né nostalgie."

Mi riconosco quando scrive che rileggendosi non si riconosce, ed è bellissimo riconoscersi non in se stessi ma in un altro.
Non riconosce il se stesso del passato; scrivere in maniera corretta e forbita, pensava fosse una decisione nuova e meditata, ma rileggendosi scopre che era una caratteristica già sua, già presente. Come svegliarsi da un sogno e rendersi conto che non si stava sognando.

"E' necessario un certo coraggio intellettuale per riconoscere lucidamente di non essere altro che uno straccio umano, un aborto sopravvissuto, un folle che tuttavia non necessita di essere ricoverato in manicomio."

"Vivo perpetuamente sulla difensiva. Gli altri e la vita mi feriscono. Non posso fissare la realtà negli occhi. Perfino il sole mi avvilisce e mi spaventa."

Sull'amore io e Soares la pensiamo in modo differente.
Forse è vero che "amiamo solamente l'idea che ci facciamo di qualcuno".
Ma se così fosse, dovremmo essere continuamente innamorati e di chiunque.
Invece uno può rimanere una vita in perfetta solitudine, avere amici, curare interessi, senza perdere il sonno per quell'uno. Senza desiderare di essere migliore del migliore dei se stessi possibili, semplicemente per piacere ad una persona. Una sola, su sette miliardi.
L'amore che toglie il respiro, ti fa sudare le mani, ti fa sorridere come un cretino semplicemente perché ti ha rivolto la parola, non esisterebbe.
Credo.
E nel mio caso, sarebbe stato meglio. 

domenica 17 novembre 2019

Olga di carta - Jum fatto di buio Elisabetta Gnone

"Tu hai paura di me?" dissi.
"Tu che mi segui e mi scavi dentro!Tu che mi spegni e m'inondi di buio!
  Tu che ti disseti del mio dispiacere e mi geli l'anima!"


A volte, si dice "è roba per piccoli" per indicare qualcosa di poco importante o superficiale.
Personalmente penso non ci sia niente di più importante dei bambini e della "roba" che a loro compete.
Oggi, dopo tanto tempo, ho provato a fidarmi di un'amica.
E mi sono sentita una piccola paladina della luce.
Olga di carta è un racconto molto grazioso. Me lo suggerirono perché per alcuni aspetti, chi lo aveva letto, aveva pensato a me.
Chissà se qualcuno mi vedrà mai come una donna.
A volte credo di essere una specie di folletto intrappolato in un corpo che non gli appartiene. Ci sono momenti in cui non riconosco la mia immagine allo specchio. Ma di una cosa sono certa: Jum non si nutrirà più delle mie lacrime.
Lo so, scrivere di se stessi può sembrare autocelebrativo. Ma in realtà è solo un modo di raccontare storie, e credo che ne abbiamo ancora tutti bisogno, grandi e piccini. Per imparare, per sognare, per non sentirci soli.
Il buio si può sconfiggere.
Non esiste la forma plurale del sostantivo "buio". Perché i buii si somigliano tutti.
Hanno una fonte comune. Nel buio non siamo soli, dobbiamo ricordarlo.
"Siamo lumini che attendono di splendere."
Natale sta arrivando.
Io metterei questo libro nella lista dei regali da fare e da ricevere.

sabato 16 novembre 2019

Una certa idea di mondo - Alessandro Baricco

"Quando leggi Gadda pensi com'era bravo lui, 
 quando leggi Calvino pensi come sei scarso tu, 
 ma quando leggi il Gattopardo quello che pensi è: com'è bello l'italiano."

Finalmente sabato!
E oggi me lo sono proprio goduto tutto. Dalla mattina, in giro per compere natalizie, al pomeriggio in cui ho messo a frutto le idee natalizie che mi frullavano in testa da giorni.
Detto tra di noi, ora non ho voglia di fare niente!
I miei amici immaginari mi guardano chiedendomi quando faremo l'albero di Natale, ma ho smarrito la forza. O forse è ancora dentro di me, da qualche parte.
Ti farò sapere!
Nel frattempo, ho deciso di raccontarti di questo libro di Baricco, che ha modificato un po' il mio modo di vedere i libri.
Infatti in Una certa idea di mondo, l'autore racconta alcuni dei suoi libri preferiti o che più lo hanno colpito, in un modo veramente piacevole e sincero. Che vien voglia di leggerli tutti! Ormai avrai capito quanto mi piacciano i libri che parlano di libri!
Ma la cosa più bella, è che racconta di ordinarli a mano a mano che li legge. E così, da quasi due anni lo faccio anch'io. Ed è vero quello che succede: mentre scorri i libri in ordine di lettura, ti ritrovi a pensare al momento in cui gli hai letti.
Dov'eri, cosa provavi.
E' un'abitudine che credo non abbandonerò più.
Forse può sembrare caotico, che non ci sia disciplina, ma in questo modo mi sembra facciano parte attiva della mia esistenza. Sono diventati come delle fotografie.
Ed è curioso notare come sia cambiata la mia esistenza negli ultimi anni, anche osservando l'evoluzione delle mie letture.
Ci sono periodi in cui ero più concentrata. Periodi in cui avevo bisogno di una carezza, di una magia.
Di credere nell'impossibile. Momenti di ricerca, di studio.
Tutto raccontato e cristallizzato nella mia imperfetta, multi-personale libreria.
E tu, come ordini i tuoi libri?
A te che leggi, buon fine settimana.

venerdì 15 novembre 2019

Il buio oltre la siepe - Harper Lee

"Fino al giorno in cui mi minacciarono di non lasciarmi più leggere,
non seppi di amare la lettura: si ama, forse, il proprio respiro?"

E questa è la madre di tutte le citazioni, almeno per me. Quando ero un'alunna dissi una cosa simile a proposito della letteratura italiana. Ero veramente romantica. Chissà che fine ha fatto quella ragazzina.
Comunque...bando alle ciance, stamattina è venuta a trovarmi la mia super cugina per un caffè e per aiutarmi a sistemare il pc, che come sempre, io donna del paleolitico, trascuro e uso al 10% del suo potenziale.
Mentre eravamo intente a chiacchierare e sorseggiare caffè, come due anziane inglesi di altri tempi, ho pensato a quanto sia importante per me la Famiglia.
È l'unica cosa che ho.
Non ho un lavoro che si possa definire tale, non ho un amore, non ho una salute di ferro.
Ma ho una Famiglia speciale, e mi sembra che sia tantissimo, più di quanto meriti, più di quanto gli altri abbiano. E ripensando ai libri letti mi è venuta in mente la famiglia di Atticus Finch.
Una famiglia meravigliosa, coraggiosa. Che lotta contro i pregiudizi e le ingiustizie malgrado l'ambiente circostante. Non è facile fare la cosa giusta, ma è l'unica cosa giusta da fare.
Ho pensato che se non avesse avuto una famiglia così forte alle spalle, anche la piccola Scout non sarebbe sopravvissuta a lungo!
Il buio oltre la siepe è uno di quei romanzi che tutti dovremmo leggere almeno una volta nella vita.
Per capire l'altro, per capire che le cose si possono cambiare. Ma come tutte le cose importanti, anche il cambiamento richiede tempo, impegno e cura.
È famosissima la versione cinematografica con Gregory Peck, che ti può aiutare, se proprio non hai voglia di immergerti nelle atmosfere dell'Alabama anni Trenta.

p.s. Non si giudica un libro dalla sua copertina, ma questa mi piace molto. È semplice e richiama il titolo originale del libro "Uccidere un usignolo".
"È un peccato uccidere un passero".
È un peccato non rispettare la vita.

mercoledì 13 novembre 2019

L'eleganza del Riccio - Muriel Barbery

"-Non mi hanno riconosciuta.
- E' perché non l'hanno mai vista. Io la riconoscerei sempre e comunque."



Oggi è la giornata mondiale della Gentilezza.
Io la onoro con questo romanzo.
Sono commossa mentre scrivo.
Ho riaperto il quadernetto che avevo accanto mentre lo leggevo. All'epoca non sottolineavo i libri. (A proposito: tu che tipo di lettore sei?)
E così andavo in giro armata di libro - quadernetto - penna.
Mi commuovo al pensiero di com'ero e di cosa provavo durante la lettura.
Questo libro è semplicemente bellissimo.
Lo so, uso spesso aggettivi infantili. Perché penso siano i più sinceri, i più veri, spontanei.
Ho provato sentimenti veri per i protagonisti di questa storia.
Ho pensato che non sarei mai potuta diventare amica di Madame Michel.
Che mi ricorda "quella persona lì".
Avevo pensato di abbandonare la lettura, ma sono di quelle testone che preferisce farsi del male, ma deve chiudere tutto: conti, porte e libri del passato.
E così, proseguendo nella lettura ho incontrato Kakuro Ozu.
Che dire? Tutti meriteremmo di incontrare un Kakuro Ozu nella vita.
E se così fosse non servirebbe una giornata per ricordare la Gentilezza.
Farebbe parte della nostra vita in modo naturale: respiriamo, mangiamo, dormiamo, "gentiliamo".
Invece...
Le ultime pagine del libro ho provato un dolore immenso, fino alle lacrime.
E anche se non sembra, le mie lacrime sono timide, non escono facilmente.
Per farmi ridere o piangere bisogna proprio portarmi all'estremo!
E' il libro più difficile che abbia mai letto.
E ormai fa parte del mio DNA.
MERAVIGLIOSO.

martedì 12 novembre 2019

Due volte Luis Sepúlveda

"Ah sì? E cosa ha capito?" chiese l'umano.
"Che vola solo chi osa farlo" miagolò Zorba.

Non sono mai stata una grande lettrice.
Da bambina leggevo fiabe e racconti, che poi ho scoperto essere di autori illustri: Dickens, Wilde, Andersen.
Da ragazza leggevo le opere degli autori che studiavo a scuola. E quando chiudeva la scuola, continuavo a leggere di Leopardi e Foscolo.
Il primo libro che ho comprato semplicemente per il gusto di leggere è stato "Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare".
E se la memoria non mi inganna, fu mio fratello a dirmi: "Leggi per te, per una volta. Scopri ciò che ti piace.".
Sono felice di essermi lasciata andare. Ho scoperto così, per caso, un racconto bellissimo. Che parla di collaborazione e solidarietà tra diversi. E' un libro dal quale si potrebbero ricavare infinite citazioni, ma ho scelto il finale perché mi sembra di trarne una lezione profonda da non dimenticare: il vero fallimento, nella vita, non è sbagliare, ma non provare.

A distanza di vent'anni ho letto ancora Sepúlveda, ancora un racconto, ancora una lezione: la libertà si paga a costo di andare contro ogni convenzione, contro ogni opinione comoda che avevamo di noi stessi. La vita non è sicurezza, la vita è passione, è ardore. Non si può rimanere sempre nel proprio Paese del Dente di Leone e pensare di aver vissuto.
Vivere è conoscere persone di tutti i tipi, è accumulare ricordi, è arricchire la Memoria collettiva.

"Un vero ribelle conosce la paura ma sa vincerla."

Storia di una lumaca che scoprì l'importanza della lentezza è una fiaba da assaporare lentamente, sotto un plaid e con una tazza fumante di tè.
A Natale ti regalerò la raccolta delle fiabe di Sepúlveda.

lunedì 11 novembre 2019

Anna Karenina - Lev Tolstoj

"Le famiglie felici si somigliano tutte, 
 le famiglie infelici lo sono ognuna a modo suo."

Non credo di esagerare se dico che questo è tra i più noti incipit di un libro.
Dopo tutte le cose strane che ho scritto in questi giorni ho pensato di raccontare, a modo mio, Anna, perché è un personaggio difficile, che non mi piace ma che per alcuni aspetti mi assomiglia.

ATTENZIONE: SE NON HAI LETTO IL LIBRO, POTREBBERO ESSERCI DELLE INFORMAZIONI CHE TI ANTICIPANO IL RACCONTO!

Anna è descritta come una donna intelligente, bella, affascinante.
Che ha bisogno di amare e cosa più importante, ha bisogno di sentirsi amata, di sentire di essere l'unica.
Come darle torto? Non è questo forse, ciò che si dovrebbe provare in amore?
Ma non è facile poter realizzare ogni giorno, in ogni istante questo coinvolgimento.
Il quotidiano, la società, gli altri, tutto concorre a minare questo universo indipendente che chiamiamo Amore.

Anna non ce la fa.
In questo mi sento un po' come lei.
Impossibile stare accanto a chi ha queste insicurezze, chi vive questo dolore fino all'estrema nevrastenia.
E siccome non ci piace mai chi ha i nostri stessi difetti, ecco che il personaggio che ho seguito pagina per pagina, ho cercato, ho desiderato fosse felice, è Konstantin Levin, e non Anna. Che in alcuni momenti mi era insopportabile sulla scena.
Levin, invece, impacciato negli affari del cuore, ma sincero, introverso e senza fronzoli, l'ho adorato subito!
Perdonami Anna. Ti ho tradito anch'io.
Mi sono sentita in colpa, forse più di Vrònskij.

Questo era uno dei miei romanzi "mito".
Quelli che vorresti leggere ma pensi "non ce la farò mai".
Invece la storia di Levin mi ha preso per mano e in quattro notti l'ho finito.
Onestamente penso sia sbagliato leggere in modo compulsivo una storia di ottocento pagine (circa).
Ma la scrittura di Tolstoj lo permette.
I temi affrontati abbracciano campi di vita diversi, moderni in alcuni spunti.
Quello che mi ha colpito è il modo di smascherare l'ipocrisia della società dell'epoca (?), che accetta un tradimento finché si tratta di combattere la noia della vita matrimoniale, ma che lo condanna fino all'esilio sociale, se si trasforma in amore.
Ma non ne siamo ancora vittime?
Non siamo tutti presi dalle convenzioni sociali, dal salvare la apparenze?


domenica 10 novembre 2019

Lettera d'amore a una ragazza di una volta - Enzo Biagi

"Cara Lucia, non ho altro mezzo per rivolgermi a te
 e ti scrivo una lettera che non leggerai mai.
 Ma è un modo per stare ancora un po' con te..."


Prendi una domenica mattina in cui ti svegli che ti odi più del solito.
Prendi una domenica mattina in cui hai solo voglia di morire.
Siediti, prendi un libro, uno qualsiasi e...nasce una magia.

Ricordo perfettamente quando ho comprato questo libro.
Era il Febbraio 2018, ero a Milano e faceva freddissimo.
Era una domenica pomeriggio e non potevamo passeggiare, così questa mia zia, una super settantacinquenne, mi porta in un mercatino dell'usato.
Davanti al primo scaffale di libri mi brillano gli occhi.
Lei mi sorride e mi dice: "Ci vediamo più tardi!".
Mi sono immersa tra quei titoli non classificati, alla ricerca di un tesoro che, lo sentivo, aspettava solo di essere scoperto.
E li vedo: una raccolta di poesie di Emily, un'edizione rovinatissima de La Signora Bovary.
Poi abbandonato tra un libro di ricette e il libro della Hunziker, senza offesa, trovo Enzo Biagi.
Costo: 5 euro. Ma il libro è lì che aspetta da oltre un anno, poi c'è l'allineamento di Plutone con Venere che fa una quadriglia con Marte in casa dell'Acquario e insomma il costo finale è un euro e ottanta centesimi: meno di un caffè alla Rinascente!
Non si può, non si può lasciarlo lì vicino alla Hunzikersenzaoffesa. E me lo porto a casa.
Mai letto un libro di Biagi.
Lo sistemo sulla scrivania della mia casa milanese.
Ci rimarrò poco, ma la ricorderò per tutta la vita.
Sto leggendo Pennac in quel periodo e sto studiando.
Da casa arriva un messaggio delle mie amate cugine: dobbiamo scrivere un pensiero in ricordo di Nonna e Nonno.
Cerco ispirazione. Scorro con l'indice i libri che ho disposti sulla scrivania, l'uno accanto all'altro, a sostenersi a vicenda, secondo l'ordine di lettura.
Impilati l'uno sull'altro, ci sono quelli ancora da leggere.
Cosa avrà detto Nonno a Nonna, quando se l'è vista arrivare dopo un'attesa di quarantacinque anni?
Biagi: "Cara Lucia..."

Mia nonna si chiamava Lucia.
Ho iniziato a leggere. Non ho trovato ispirazione per scrivere, ma ho trovato ispirazione per vivere.
L'amore vero non è per tutti. Ma esiste.
E me li sono immaginati, Lucia ed Enzo, tra mille difficoltà, attraversare questa vita mano nella mano, e aspettarsi e sostenersi.
E' un libro delicato, caldo.
Mentre lo leggevo, mi sembrava di avere una coperta sulle spalle.
Mi sono sentita meno sola.
Per una volta, non mi è dispiaciuto sentirmi fuori dal mio tempo.
Ti auguro di incontrare qualcuno a cui scrivere una lettera simile.

sabato 9 novembre 2019

Liliana Segre

In questi giorni, la senatrice della Repubblica Italiana, Liliana Segre è costretta a muoversi con la scorta.
Liliana Segre è una donna, splendida, di ottantanove anni.
E' sopravvissuta all'orrore dei campi di sterminio, a due guerre mondiali, ma evidentemente non basta.
La vita ha ancora qualcosa da chiederle.

Volevo commentare a modo mio, questo schifo, con le parole de "La banalità del male" (Hanah Arendt).
Ma in questi giorni ho iniziato "Il libro dell'inquietudine", di Fernando Pessoa e: 

"Una delle mie preoccupazioni costanti è capire com'è che esista altra gente, com'è che esistano anime che non sono la mia anima, coscienze estranee alla mia coscienza [...].".

E ho iniziato a pensare: com'è possibile che ci sia al mondo, gente capace di negare gli orrori del nazismo/fascismo, e di minacciare una persona.
Com'è possibile che il male sia sempre presente? Non muoia mai?
Non siamo tutti parte di un'unica anima? 
Forse è più realistico pensare "che nessuno ammetta davvero la reale esistenza di un'altra persona"?
Non siamo capaci di vedere oltre il nostro tempo, il nostro corpo? Se un avvenimento non ci tocca personalmente, non ci interessa.

Mi vergogno del degrado morale della nostra politica e del nostro popolo. Mi vergogno di me stessa.
Contro certe azioni, ci si dovrebbe indignare senza se e senza ma.
Invece c'è chi riesce a specularci su, chi è convinto che la colpa sia sempre degli altri.

Amaramente mi rendo conto che, malgrado la lezione della Storia, noi saremmo pronti a ricascarci senza esitazione.
Proprio come Isildur, anche noi eviteremmo di eliminare l'Unico, permettendo al Male di perdurare.

Ogni giorno, con ogni nostra azione combattiamo la nostra personale battaglia e non sempre siamo schierati con le forze del Bene o del Male.
Nel mio piccolo cerco di fare la cosa giusta, anche quando mi danneggia. Anche quando non ne traggo vantaggio. 
Mi stringo con affetto intorno alla splendida Liliana Segre.

Resto vigile.

giovedì 7 novembre 2019

Il Vecchio e il Mare - Ernest Hemingway

"Tutto in lui era vecchio
 tranne gli occhi che avevano lo stesso colore del mare
 ed erano allegri e indomiti."


Stamattina, qui in Puglia, è una di quelle giornate uggiose e malinconiche.
Le nuvole trattengono pioggia e pensieri tristi, che non vedono l'ora di scaricare sulla mia testa.
E non so perché, tra una delusione e l'altra, mi è venuto in mente proprio lui, il Vecchio "che pescava da solo su una barca a vela nella corrente del Golfo".
Il libro è molto introspettivo. Su quella barca, alla ricerca di una zona pescosa, soli contro le avversità, ci siamo saliti tutti.
Ogni volta che abbiamo pensato di non farcela, ogni volta che abbiamo pensato di tornare indietro, io credo che eravamo tutti con lui, a combattere ora contro il mare in burrasca, ora contro squali famelici, ora contro la nostra preda.
La vita è così; sembra spesso che tutto vada a rotoli.
Ma in un modo o nell'altro cerchiamo di rimanere a galla.
Di sopravvivere.
Cerchiamo, come il Vecchio, di fare del nostro meglio con quello che abbiamo e di non pensare a ciò che manca o che abbiamo perso.

A te che stai leggendo, auguro di avere occhi sempre giovani, colmi di speranza.
E se non ci fosse nessuno ad aspettare il tuo ritorno, fai come me, innamorati del Mare.
Abbraccia la sua bellezza e la sua inquietudine.

mercoledì 6 novembre 2019

Guida galattica per gli autostoppisti - Douglas Adams

"Di me stesso so solo quel tanto che riesco a capire nelle mie attuali condizioni mentali.
E le mie attuali condizioni mentali non sono buone."


L'ho già scritto: in ogni libro che leggo trovo un pezzettino di me stessa.
Questa frase avrei potuto dirla io, davanti ad un caffè, chiacchierando con mia cugina o mia cognata.
Come dici? Non lo hai ancora letto?
Ma dai, non ci credo! Se così fosse, molla 'sto inutile post e corri a comprarlo.
Guida Galattica per gli Autostoppisti è un libro semplicemente fantastico, che da terrestre estinto (sì, nel libro sei sostanzialmente un panda gigante!) devi leggere!
Ti elenco i miei perché:
- è del 1979. E forse non lo sai, ma quello è un anno magico.
Sono nata io, viene commercializzato il walkman, esce "Apocalypse now", si balla sulle note di "I will survive", i Pink Floyd pubblicano "The wall", Vasco canta "Albachiara", inizia l'era del computer, papa Wojtyla inaugura il suo pontificato in giro per il mondo, arriva Margaret Thatcher;
- Adamas è lo stesso che ha sceneggiato "Doctor Who".

Quelli bravi lo inseriscono nella famiglia dei romanzi fantascientifici umoristici.
Ti fa viaggiare nello spazio, ti fa sognare e ti fa divertire.
Spero solo tu non sia troppo legato al pianeta Terra!
Fidati, ti piacerà.
Il titolo del libro fa riferimento ad un libro che i protagonisti consultano continuamente!
Ancora una volta libri in cui si parla di libri, mi conquistano. Coincidenze?
Forse è sbagliato parlare di un romanzo. Perché ne troverai cinque, che sono l'adattamento di una serie radiofonica, che ebbe così tanto successo da diventare: romanzo/i, videogioco, film, serie tv.
E Adamas lo dice molto chiaramente: Non si capisce niente! Probabilmente ci sono degli errori ma non facciamone una tragedia.
E poi, troverai la risposta alla "domanda fondamentale sulla vita, l'universo e tutto quanto"!

DEVI LEGGERLO!
Se proprio non dovesse piacerti, ti verrà recapitato a titolo di risarcimento, un caffè offerto dalla sottoscritta.

lunedì 4 novembre 2019

La Lentezza - Milan Kundera

"C'è un legame segreto fra lentezza e memoria, fra velocità e oblio. Prendiamo una situazione delle più banali: un uomo cammina per la strada. A un tratto, cerca di ricordare qualcosa, che però gli sfugge. Allora, istintivamente, rallenta il passo. Chi, invece, vuole dimenticare un evento penoso appena vissuto accelera inconsapevolmente la sua andatura, come per allontanarsi da qualcosa che sente ancora troppo vicino a sé nel tempo.
Nella matematica esistenziale questa esperienza assume la forma di due equazioni elementari: il grado di lentezza è direttamente proporzionale all'intensità della memoria; il grado di velocità è direttamente proporzionale all'intensità dell'oblio."

Questo libro di Kundera si legge come una favola, in un unico pomeriggio.
La sua scrittura mi fa pensare sempre ad un rituale magico.
Perché mi piace? Perché mi trasporta lontano, nel tempo e nello spazio.
Anche se è chiaro dove e quando si svolge la storia. Ma mi sembra che non sia importante.
Mi concentro solo sui personaggi. Su quello che provano. Perché quello che provano li accomuna a tante altre persone, in ogni luogo e in ogni stagione.
E poi perché scopro sempre qualcosa di me.
Sono di quelli che cammina velocemente, che cerca di non fermarsi, di avere sempre qualcosa da fare.
Nel momento in cui rallento, mi assalgono ricordi, paure e la tachicardia occupa tutta la scena della mia vita.
Questa cosa non mi piace!
E allora via, un altro libro, un'altra immersione, un'altra esplorazione.
Te lo consiglio vivamente.
"Te lo"...ma con chi sto parlando?
C'è veramente qualcuno che legge ciò che scrivo?
Lo dubito fortemente.
Allora diciamoci la verità - e qui parlo a tutte le mie personalità multiple - stiamo facendo ancora una volta cannibalismo e bulimia di noi stesse.
Ci nutriamo della nostra tristezza e frustrazione, e poi la vomitiamo in forma di diario, di social, di tovaglioli di carta e ora di blog.
Prossimo libro da commentare sarà di ricette, così diamo più sapore a ciò che abbiamo rimesso.

domenica 3 novembre 2019

EMMAUS - Alessandro Baricco

"Per questo siamo in grado di metabolizzare incredibili dosi di infelicità 
scambiandole per il doveroso corso delle cose: 
non ci sfiora il sospetto che nascondano ferite da curare, 
e fratture da ricomporre."


Come avevo preannunciato - perché lo avevo preannunciato vero? -  eccomi qui a parlare di questo bel libro di A. Baricco.
Io l'ho letto tutto d'un fiato, a Pasquetta del 2017.
E come ho avuto modo di scrivere, me ne sono innamorata.
E' scritto in modo lineare, veloce. Niente ghirigori, o artifici letterari.
Niente giochi di prestigio, come in OceanoMare.
A me è piaciuto anche per questo.
Da quel giorno a Emmaus, fino ad oggi, indipendentemente da chi siano i protagonisti, camminiamo accanto a persone che forse non riconosciamo. Anzi, è molto probabile che non conosciamo noi stessi.
Il dolore è una costante sempre presente nella nostra vita, ma non ci interroghiamo più a valutare la fonte che l'ha generato.
Ci siamo assuefatti?
O è più facile avanzare ciechi, senza guardare in faccia il dolore?

Emmaus è anche il titolo di un famoso quadro di Michelangelo Merisi. Da profana: Caravaggio è il mio preferito. Con una parola si ha il mio cuore: Emmaus.

sabato 2 novembre 2019

Amore

Amare e non essere amati è la forma più crudele di tortura, che non augurerei a nessuno.
A volte penso di odiarmi così tanto da innamorarmi sempre di sogni impossibili.
Tipo: "Chi avrebbe mai potuto amare una bestia?". Impossibile no?

Il fatto grave è che sono intrappolata, consapevolmente, in questa situazione da tempo.
Tutto è iniziato con una citazione.

Con la pubblicazione di questo post:
Lo conservo dal mese di Aprile del 2017. All'epoca di Baricco non avevo letto nulla.
Ma questa pagina mi colpì, come un pugno allo stomaco: togliendo il fiato.
La persona che l'aveva pubblicata, non si incontra tutti i giorni. E se era stata colpita da queste parole allora doveva valerne la pena.
Feci una ricerca, andai in libreria e comprai il mio primo Baricco: Emmaus.
Arrivata a pagina 62 esplosi in un pianto antico, infantile e irrefrenabile. Da quanto tempo covavo quelle lacrime?
Da quel momento non so cosa mi sia successo ma la persona in questione non è stata più la stessa ai miei occhi.
Di Baricco ho letto tante altre cose, ma non è il momento di parlarne. Quello che ho bisogno di dire oggi è che dentro di me ho questo sentimento inespresso e represso che mi sta scavando nel corpo e nello spirito.
Rimpiango il periodo in cui non provavo niente. Non sentivo. Non soffrivo.
Non entrava niente e niente usciva.
Un ermetismo estremo. Sterile. Che però mi teneva a galla.
Invece Amore ha fatto di me, quello che l'iceberg ha fatto del Titanic.
Mi ha squarciato e ha lasciato che la mia anima fosse inondata e allagata.
Sto andando a fondo e non so come venirne fuori.
No, in realtà c'è un metodo: leggere.
Aprire i libri mi permette di isolarmi da tutto. E l'immersione nelle storie è l'unica cosa che mi dona ossigeno. Forte eh?

venerdì 1 novembre 2019

La Morte Ti Fa Bella

Pausa libresca.
Torno a scrivere qualche pensiero strampalato dei miei.
Ieri, per far divertire un po' i miei principini, mi sono mascherata da...morto.
Suona male, ma mi sa che stavo bene.
Mi è venuto in mente il titolo di un vecchio film: "La morte ti fa bella".
E' un film del 1993. Una commedia un po' macabra, che incontra il mio gusto e la mia anima nera.
Per tutta la mia vita non mi sono mai chiesta se fossi bella o meno.
Mi bastava essere "intelligente". A scuola andavo bene, ero ironica, e tutto sommato, le persone sono sempre state bene in mia compagnia.
Poi il mio mondo è cambiato, le certezze crollate e all'improvviso sono: sola, stupida e brutta.
Grazie ai social ho scoperto che anche l'aspetto fisico conta.
Io non mi mostro mai perché ho capito di essere brutta e me ne vergogno.
L'ultima mia foto decente risale all'estate del 1997: ero felice!
Probabilmente è quello che rende una persona bella: la felicità.

Buon Ognissanti a tutti, vivi e morti.