"C'è un legame segreto fra lentezza e memoria, fra velocità e oblio. Prendiamo una situazione delle più banali: un uomo cammina per la strada. A un tratto, cerca di ricordare qualcosa, che però gli sfugge. Allora, istintivamente, rallenta il passo. Chi, invece, vuole dimenticare un evento penoso appena vissuto accelera inconsapevolmente la sua andatura, come per allontanarsi da qualcosa che sente ancora troppo vicino a sé nel tempo.
Nella matematica esistenziale questa esperienza assume la forma di due equazioni elementari: il grado di lentezza è direttamente proporzionale all'intensità della memoria; il grado di velocità è direttamente proporzionale all'intensità dell'oblio."
Questo libro di Kundera si legge come una favola, in un unico pomeriggio.
La sua scrittura mi fa pensare sempre ad un rituale magico.
Perché mi piace? Perché mi trasporta lontano, nel tempo e nello spazio.
Anche se è chiaro dove e quando si svolge la storia. Ma mi sembra che non sia importante.
Mi concentro solo sui personaggi. Su quello che provano. Perché quello che provano li accomuna a tante altre persone, in ogni luogo e in ogni stagione.
E poi perché scopro sempre qualcosa di me.
Sono di quelli che cammina velocemente, che cerca di non fermarsi, di avere sempre qualcosa da fare.
Nel momento in cui rallento, mi assalgono ricordi, paure e la tachicardia occupa tutta la scena della mia vita.
Questa cosa non mi piace!
E allora via, un altro libro, un'altra immersione, un'altra esplorazione.
Te lo consiglio vivamente.
"Te lo"...ma con chi sto parlando?
C'è veramente qualcuno che legge ciò che scrivo?
Lo dubito fortemente.
Allora diciamoci la verità - e qui parlo a tutte le mie personalità multiple - stiamo facendo ancora una volta cannibalismo e bulimia di noi stesse.
Ci nutriamo della nostra tristezza e frustrazione, e poi la vomitiamo in forma di diario, di social, di tovaglioli di carta e ora di blog.
Prossimo libro da commentare sarà di ricette, così diamo più sapore a ciò che abbiamo rimesso.
Nella matematica esistenziale questa esperienza assume la forma di due equazioni elementari: il grado di lentezza è direttamente proporzionale all'intensità della memoria; il grado di velocità è direttamente proporzionale all'intensità dell'oblio."
Questo libro di Kundera si legge come una favola, in un unico pomeriggio.
La sua scrittura mi fa pensare sempre ad un rituale magico.
Perché mi piace? Perché mi trasporta lontano, nel tempo e nello spazio.
Anche se è chiaro dove e quando si svolge la storia. Ma mi sembra che non sia importante.
Mi concentro solo sui personaggi. Su quello che provano. Perché quello che provano li accomuna a tante altre persone, in ogni luogo e in ogni stagione.
E poi perché scopro sempre qualcosa di me.
Sono di quelli che cammina velocemente, che cerca di non fermarsi, di avere sempre qualcosa da fare.
Nel momento in cui rallento, mi assalgono ricordi, paure e la tachicardia occupa tutta la scena della mia vita.
Questa cosa non mi piace!
E allora via, un altro libro, un'altra immersione, un'altra esplorazione.
Te lo consiglio vivamente.
"Te lo"...ma con chi sto parlando?
C'è veramente qualcuno che legge ciò che scrivo?
Lo dubito fortemente.
Allora diciamoci la verità - e qui parlo a tutte le mie personalità multiple - stiamo facendo ancora una volta cannibalismo e bulimia di noi stesse.
Ci nutriamo della nostra tristezza e frustrazione, e poi la vomitiamo in forma di diario, di social, di tovaglioli di carta e ora di blog.
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