martedì 22 marzo 2022

Il Mestiere di Vivere - Cesare Pavese

 Nel sogno sei autore e non sai come finirà.


Caro Bloggy,
stasera ho finito IL libro.
Come ti avevo già scritto tempo fa, non è stata una lettura semplice. Quattrocento pagine mi erano sembrate poche all'inizio. Mi son detta: "In una decina di giorni lo finisco". Invece il mio intento si è arenato quasi subito, quando ho scoperto che ogni pagina è intrisa di sentimento, di passione e di commenti letterari. Un’opera complessa come poche, nella quale ritroviamo sotto forma di appunti frammentari i pensieri di una persona tormentata, che era sempre accompagnata da un pensiero fisso, un pensiero triste di cui non è facile parlare. Uno Zibaldone della vita. Un vero e proprio Diario che inizia il 6 ottobre 1935 dopo il suo arrivo a Brancaleone Calabro, e termina qualche giorno prima del suicidio, il 27 agosto del 1950. Non ti nascondo che ho vissuto con disagio alcuni momenti in particolare. L'anno 1950 l'ho letto spegnendo il telefono. Leggere il riassunto di un anno che sa che non completerà, è una fitta al cuore.

Non ci si uccide per amore di una donna. Ci si uccide perché un amore, qualunque amore, ci rivela nella nostra nudità, miseria, inermità, nulla.

Non mi fraintendere, ma ho avuto paura. Leggendo le sue parole, ho pensato che una persona simile non doveva essere semplice da vivere. Sicuramente si sentiva solo, ma sicuramente si sentivano soli anche gli altri standogli accanto.
Un genio che vede tutto, sente troppo; ma nessuno lo sente fino in fondo.
Che amarezza.

Le cose si ottengono quando non si desiderano più.

Un libro meraviglioso. Che non riesco a ritenere concluso. Ecco perché bisogna leggerlo e rileggerlo. Lasciarlo sul comodino e aprirlo ogni tanto. Ho segnato molte parti. E ho problemi a parlare di ciò che ho letto.

Afrodite è venuta dal mare.

Il mare torna sempre, in un modo o nell'altro. Un libro che mi ha emozionato tantissimo. Soprattutto quando parla di un giovane Calvino a cui dà consigli. Dai come si fa a non amarlo? Cesare Pavese doveva essere una persona difficile e quindi bellissima. Ma forse spaventa una persona così, perché è impegnativa. Non lo so. (Io ci provo a stare vicino a persone complicate, ma loro mi rifiutano.)

Non ci si libera di una cosa evitandola, ma soltanto attraversandola.

Ho visto anche Persona in questo Pavese così intimo, così elevato. Una persona superiore, c'è poco da dire. Tutti dobbiamo morire, ma mi rende triste non l'idea del suicidio in sé, ma l'idea che sia morto abbattuto. Atterrato dalla vita. Non manca mai a nessuno una buona ragione per uccidersi. E secondo me è proprio così. Guardati intorno, cosa è rimasto di buono? Io sono proprio stanca. Perché combattere? Vincono sempre loro.
Oggi posso dire che è stata una bella giornata perché ho parlato con l'amore mio. Ma è sufficiente? Se la motivazione viene dall'esterno, va bene?
E poi l'amore mio non vuole saperne di me. E ci tiene a farmelo sapere in modo diretto.
Non ha ancora capito che non è necessario dirlo.
Ché nel sogno le cose vanno in un modo. Ma nella realtà io sarei un disastro vero. Colossale. Ne sono consapevole. Quindi mi rintano nelle mie tenebre. La nuova opera comincerà soltanto alla fine del dolore.

Caffè fronte mare: osservavo gli affioramenti sulla costa. Si immergono nel mare e sembrano abbracciare chi li guarda. Una sensazione molto dolce. 
Sul mare galleggia l'idea della morte, come in ogni luogo; ma sono diverse le sfumature.




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