lunedì 7 marzo 2022

Racconti di Pietroburgo - Nikolàj Gogol'

 Mi sembra che comunicare i pensieri, i sentimenti e le impressioni agli altri
sia uno dei primi beni di questo mondo.


Circa dieci giorni fa, le truppe russe iniziavano la loro invasione del territorio ucraino. Nel naturale caos che ne è derivato, ci sono persone che riescono a continuare la propria vita come se nulla fosse. C'è chi la vita la perde. C'è chi si schiera con Putin, c'è chi teme di essere criticato o giudicato male dalla Storia, per un corso universitario che parli di letteratura russa. C'è chi si scopre solidale. E chi si improvvisa reporter. Chi rispolvera vecchie canzoni. Chi si esprime con l'arte. Chi protesta nelle piazze. E la piazza, di quella che oggi si chiama San Pietroburgo, verrà ricordata nei libri di storia. (Grazie Yelena Osipova grazie popolo russo.)

E poi ci sono anche quelli come me. Indignati, adirati, confusi. Che cercano giustizia, laddove "giustizia" è una parola censurata, priva di senso. Capitasse a me, metterei in salvo i miei genitori e i nipotini, ma poi tornerei per combattere. Preferirei morire nella mia patria che cederla ad un invasore, o essere eternamente straniero in una terra nuova.

La lettura di Gogol' mi ha fatto compagnia negli ultimi giorni di Febbraio. Ma ne parlo oggi. Perché stanotte non riesco a prendere sonno e ho bisogno di parlare con qualcuno. Pensavo di aver imparato qualcosa del popolo russo, attraverso lo sguardo dei suoi scrittori. Ma naturalmente era solo una fantasia.
Questo scrittore in modo particolare mi ha colpito per la sua innocenza. Scrive in modo diretto, fresco, oserei dire nuovo.
Mi ha regalato uno sguardo sulla sua terra, ma anche una luce diversa sulla mia.
Che l'Italia sia bella è chiaro anche a me. Ma attraverso lo sguardo dei personaggi di questo libro, ne capisco anche il perché. L'azzurro del nostro cielo, del nostro mare, non si trova ovunque. I colori che mi circondano, sono gli stessi che hanno ispirato un Tiziano, un Raffaello, un Giotto. Non c'è da stupirsi se pur tra tanti difetti, gli italiani costituiscono un popolo vivace e brillante.
L'espressione "genio italiano" non è un vuoto modo di dire.

Oh che realtà ripugnante! Che era al confronto di un sogno?

L'umanità di questo scrittore è cosa rara e preziosa. Che mai come in questo periodo andrebbe diffusa nel mondo.
Mi è sembrato di passeggiare accanto a lui, per tutta Pietroburgo, osservando il prossimo. Quello che quando cammini ti sfreccia accanto e non lo guardi mai. Non sai se era un uomo, o una ragazza. Non ti domandi nulla e non ti aspetti che quell'anonimo passante si avveda della tua presenza.
Quante persone avranno passeggiato sulla Prospettiva Nevskij? O su un qualsiasi corso di paese? Se le pietre potessero parlare, ne racconterebbero delle belle.
Quanta tristezza, quanta solitudine si celano in ogni persona.
Ecco perché mi è stato facile familiarizzare coi personaggi che ho incontrato.
E tra tutti voglio parlare di Akakij Akàkievič. Non possiamo penetrare i pensieri e l'anima di un uomo. Ma l'idea che nessuno si sia accorto della sua morte mi ha molto turbato.
Come se non ci fosse mai stato.
Non voglio essere una persona indifferente al prossimo. E lo so che non si può pensare ad ogni individuo sulla faccia della Terra.
Ma oggi abbraccio idealmente tutti quelli che non ci sono più. Inglobati nell'indifferenza generale di un sistema che ci vuole solo consumatori e schiavi. E che ti cancella se non entri nello schema. Abbraccio tutti i dimenticati. I solitari e i soli.
E prego perché esista la pietà di un Dio sempre più muto davanti alle nostre suppliche.

Dall'enciclopedia Wikipedia riporto (perché non riesco a capirci nulla): 
Nikolaj Vasil'evič Gogol'-Janovskij (Velyki Soročynci, 31 marzo 1809, 19 marzo del calendario giuliano - Mosca, 4 marzo 1852, 21 febbraio del calendario giuliano) è stato uno scrittore e drammaturgo russo; è considerato uno dei grandi della letteratura russa. E oggi per alcuni, precursore del realismo magico. E leggendo il racconto "Il naso", non è difficile capire il perché.
Di lui dirà Dostoevskij riferendosi alla propria generazione di intellettuali e narratori, che "siamo tutti usciti da Il cappotto di Gogol'".

Per cronaca il mio Akakij Akàkievič era lo sventurato proprietario del suddetto cappotto.
Non sono degna di parlare di questi grandi scrittori, ma a loro devo tanto delle mie strampalate riflessioni. E tutta la mia gratitudine. Perché se sono arrivata ad un tale livello di consapevolezza e conoscenza del genere umano è grazie alle pagine di questi capolavori. Che come dico sempre, mi parlano ascoltandomi, mi ascoltano mentre faccio silenzio.

Caro Bloggy,
è difficile ma vado avanti. Sto tenendo fede a quello che ti ho scritto l'ultima volta. Mi manca tanto, ma sapere di non mancargli mi dà la forza per non fare la stupida.
Mi sto comportando molto bene. Sono sola. Una piccola zattera nella tempesta. Arriverò ad un approdo prima o poi.

Ma al mondo non c'è nulla che duri molto, e pertanto anche la gioia nel minuto successivo al primo non è più così viva; e al terzo minuto essa diminuisce ancora di più e infine impercettibilmente va a fondersi con lo stato d'animo abituale, come un cerchio sull'acqua prodotto dalla caduta di un sassolino va a confondersi infine con la superficie liscia.


p.s. Salutare il signore che suona la fisarmonica mi ha regalato una gioia infinita.
p.p.s. Non ho ancora scelto il mio libro lungo per Marzo.

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