domenica 27 marzo 2022

Kintsukuroi - l'arte giapponese di curare le ferite dell'anima - Navarro Tomás

 Tutti possiamo tornare ad essere felici.


Caro Bloggy,
mi sono impegnata e l'ho concluso tutto sommato in tempi rapidi. Il suo autore suggeriva di farlo con calma, di riscoprire una lettura lenta. Ma non ci sono riuscita. Avevo bisogno di capire come sarebbe finita questa chiacchierata.
Il mio commento finale: è un bel libro, ma devi essere pronto, preparato a leggere.
Inizialmente l'ho trovato banale, cose già viste già provate, poi mi ha fatto arrabbiare, ma nella terza parte mi ha fatto piangere.
Non ero pronta a leggerlo. Mi ha portato a scavare nella mia anima, a cercare la radice del mio dolore. Ed è stato molto difficile e sofferto. Non ho voluto proseguire, toccare il mio dolore. Ma ho visto che è lì. E mi consuma dall'interno. Ero consapevole dei miei traumi, delle mie ferite. Ma pensavo di averle accantonate. Archiviate. Invece sono tutte lì: le delusioni amorose, lavorative, i lutti, i dolori fisici.
Sono proprio un'anima spezzata, in frantumi. La forza di raccogliere i cocci, io proprio non ce l'ho. Mi manca. E cosa più grave: non ho la capacità di comunicare con altri e di condividere quello che mi sta accadendo. Non so chiedere aiuto. Non ho nessuno a cui chiedere aiuto. A questo punto della mia vita credo fermamente di essere depressa. E sai come reagiscono le persone quando dici loro che sei depresso? Ti fanno sentire ancora peggio.
Inoltre ho un problema serio: continuo a non vedere né talenti né missioni che giustifichino la mia esistenza.
"Se state pensando di sparire dalla faccia della terra: c'è sempre una via d'uscita, un'alternativa, perché dopo ogni tempesta torna la calma, se la sappiamo attendere."
Un libro molto bello. Ma io non ci credo più a queste promesse di riscatto. Alle cicatrici che ci rendono più forti. All'oro che dobbiamo usare per non nasconderle. Sono consapevole di tutto, non avevo bisogno di questo libro. Ma lo consiglio a chi sta bene, perché aiuta a sviluppare una sorta di empatia nei confronti di chi sta male, dell'altro.

Kintsukuroi significa "riparare con l'oro": è ciò che possiamo fare quando qualcosa si rompe nella vita. Impariamo a curare le nostre ferite per farne la nostra bellezza.

Bisognerebbe smetterla di pensare al passato. Bisognerebbe imparare ad accettare le cose che non si possono cambiare. Bisognerebbe imparare a capire che non siamo un essere statico e fisso; ma fluido e mobile. Che non ci comportiamo sempre in un modo con tutti. Che il corpo e la mente si rompono, ma si sanno riparare. Ma dobbiamo avere fiducia e arricchirci la vita di emozioni positive, così da non mandare in rosso il conto delle nostre energie. 

Molti dei miei pazienti depressi si insultano, si considerano inutili e si sottovalutano di continuo. Analizzate il dialogo interiore, dovere essere comprensivi verso i vostri bisogni, trattarvi nel miglior modo possibile. Non avete nulla per cui punirvi: imparate a convivere con voi stessi in pace, rispetto e armonia.

Io invece, non riesco a non odiarmi. Non so prendere una decisione, anche piacevole, tipo che maglione indossare, dove trascorrere le vacanze. Mi lascio trasportare dall'entusiasmo altrui. Ho paura di tutto anche di un litigio. Ho paura del confronto. Sono una delusione per tutti. Vorrei andare via da questa città e condurre anche una vita umile, ma per i fatti miei. Senza il peso del giudizio altrui.

Lo psicologo Navarro ci dice di tenere a bada i pensieri negativi e sembrava parlare di me. Spesso mi dico: nessuno mi ama, non cambierò mai la mia vita, sono un disastro, sono pigra, sono una capra, non so fare niente. E la tenerezza che ho provato quando si rivolge ai suoi lettori per incitarli, dolcemente, senza violenza, mi ha commosso. Nella vita non ho mai incontrato nessuno che si rivolgesse così. Solo toni aspri, sarcastici, ironici, di rimprovero.
Ricordo, durante una confessione, avrò avuto diciassette anni, il sacerdote per stimolarmi disse: "Ehhh, non sai fare niente? Ma figurati. Nemmeno i figli devi saper fare?".
Non era il mio sacerdote. Ero in una chiesa di una città diversa dalla mia. E sentii il bisogno di una parola di conforto. Già da allora. Non commento, perché so che le intenzioni erano buone. Ma mi hanno scavato quelle parole. E a volte ci penso e mi dico: "A quanto pare...no. Non sono stata capace nemmeno di fare dei figli."

Il fine settimana è il momento più pesante da vivere per me.
So che il mio Beautiful Mind si disintossica da tutto. Quindi è fuori dal mondo. Nessuna possibilità di sentirlo. E cerco di non invadere la sua vita, rispettando la sua routine.
Eppure oggi avrei proprio avuto bisogno di un suo messaggio.
Lo so: la forza dobbiamo trovarla dentro di noi.
Ma mentire ogni giorno non è facile. Ti devi alzare dal letto, fingere che stai benissimo, che speri in un mondo migliore, che sei convinta che le cose cambieranno. Fingi di sorridere. Fingi di "non vedere l'ora di uscire". Fingi di vestirti e di piacerti.

In realtà: speri di dormire e non svegliarti più. Non credi che il mondo diventerà migliore. Passa il tempo e aumentano il rischio di malattie, di morte e cose brutte. (Quindi per te, le possibilità di migliorarti si assottigliano. Se è difficile quando hai vent'anni, quando ne hai quaranta le cose sono impossibili.)
Non hai voglia di uscire per strada. Sei un cesso perché tentare stupidamente di mascherare la realtà con un bel vestito e un po' di trucco?

Sono a pezzi e non riesco a raccogliermi.
Capisco perché nessuno mi voglia bene e perché P. si limiti a parlarmi solo per prendermi in giro.
Avrei bisogno di un terapista come l'autore di questo libro. Ma mi vergognerei a chiedere aiuto, e detto tra di noi, non potrei nemmeno permettermelo economicamente.
Non posso chiedere più di quello che ho.

Vado a dormire.
Spero di non svegliarmi nel cuore di una guerra nucleare.

Buonanotte al popolo ucraino.
La Pace verrà presto, per voi.

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