giovedì 7 luglio 2022

Marc Chagall

Dio mi destinò al mare e mi dié l’ardore e l’azione.
(Cristoforo Colombo)

Mentre ti scrivo sono fuori casa. E non sono sicura che riuscirò a pubblicare.
Troppe emozioni. Troppi colori. Troppa luce.
Sono su un'isola. Il richiamo è forte. Lo sento che mi chiama da ogni luogo.
Penso che non ci sia nulla di più bello del mare.

Anche l'artista più dolce della storia, Marc Chagall, non ha potuto non cedere alla tentazione di immortalare il mare.
La sua vita è stata dolorosa e avventurosa.
Perseguitato perché ebreo ha vagato per il mondo e ha anche trovato approdi sicuri.
Ma ciò che mi colpisce della sua arte è quel suo essere bambino. Non so come dire, ma sembra che le sue opere le abbia realizzate un bambino prodigio.
Un cuore bambino! (Non parlo naturalmente della tecnica e dello studio preparatorio.)
Chagall e pensi subito a persone che volano, colori vivaci e brillanti, un mondo visto attraverso un vetro colorato, ingenuità, freschezza. 
Quando ero bimba lo facevo: sulla spiaggia si potevano trovare dei pezzetti di vetro che il mare aveva sapientemente (e fortunatamente) lavorato, così guardavo il cielo attraverso una lente blu, verde o bianca. Che ricordi.

Il bambino Chagall mi ha insegnato a colorare oltre i bordi.
A liberare il pensiero.
Le forme, le cose, le persone non hanno contorni, non hanno confini.

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