domenica 24 luglio 2022

Lolita - Vladimir Nabokov

 Caro Bloggy,
non mi era mai successo ma... non ho sottolineato nemmeno una parola di questo libro.

Sposo le parole del suo autore: "Per me un'opera di narrativa esiste solo se mi procura quella che chiamerò francamente voluttà estetica...".

- Lolita di Vladimir Nabokov -
Sono passati più di sessant'anni da quando fu pubblicato per la prima volta.
Da quando sconvolse il mondo per il carattere scandaloso della trama.
Credo di non anticipare nulla riassumendo così: Humbert Humbert professore trentasettenne trasferitosi in America dal Vecchio Continente, perde la testa per la piccola dodicenne Dolores Haze da lui stesso chiamata Lolita.
Erano gli anni Cinquanta. Una relazione esplicitamente sessuale tra un uomo ed una preadolescente non poteva essere semplicemente accettata dal pubblico. Soprattutto in America, la terra dove si era trasferito il profugo Nabokov.
Quattro editori rifiutarono di accettare e pubblicare la storia così com'era stata concepita. Ma Nabokov si rifiutò sempre di eseguire i tagli che gli venivano chiesti.
Il tempo gli ha dato ragione.
Alla fine il libro fu pubblicato nel 1955 a Parigi però, dalla Olympia Press, una nota casa editrice di letteratura erotica.
Ma l'anno dopo, nel dicembre del 1956, sempre Parigi lo mise al bando per due anni.

Ma suppongo che la macchina del Destino fosse ormai in moto.
Nel 1958 arriva la pubblicazione americana, e il romanzo è subito un best seller tra i più venduti dell'epoca, diventando il primo libro dopo Via col vento a vendere 100.000 copie nelle prime tre settimane di pubblicazione. 

In Italia arriverà nel 1959, edito da Mondadori.
Ma i lettori italiani dovranno molto della loro riconoscenza all'edizione Adelphi del 1993. La nuova edizione vede intatta la pubblicazione delle 383 pagine, che conserva e restituisce per intero lo stile letterario elegante e raffinato, così com'era nelle intenzione del suo autore (che lamenterà nella lingua inglese la mancanza di libertà e poesia proprie della sua amata lingua russa).
Inoltre è arricchita di un postfazione scritto nel 1956 dallo stesso Nabokov, intitolato: Note su un libro chiamato Lolita.

Nella nota ci racconta la genesi del libro, le vicissitudini per pubblicarlo, le accuse alla sua opera, la sua difesa.

Come accade con le persone, anche con questo libro non puoi farti un'opinione se non lo hai prima conosciuto. Non puoi accontentarti del sentito dire, o delle opinioni degli altri.
Se ci pensi, è curioso constatare come un libro "scandaloso" non contenga una sola pagina o una sola descrizione che si possano dire oscene.
Tutto viene detto senza dire.

Come già anticipato, ho provato sentimenti diversi leggendolo.
La formula in prima persona, come se fosse un diario-confessione, mi ha spinto in alcuni momenti a lasciare il libro. Non volevo dare la soddisfazione a Humbert di rivivere le sue estasi, i suoi ricordi. Ma volevo, cercavo, giustizia per la bambina, la piccola Dolores.
E non solo. Perché la lista di vittime sparse per tutto il testo è lunga .

Non sono una persona molto intelligente e mi sono rapportata al libro semplicemente come esercizio letterario. Solo per il gusto di leggere.
Ma non posso fare a meno di condannare il mostro Humbert.
Che guarda tutti con disprezzo. Nessuno si salva, sotto il suo sguardo critico: o sono stupidi, o sono inetti, o sono brutti, o sono goffi. Nel migliore dei casi sono tutti insignificanti.
Uno che ritiene che i personaggi dei libri restino sempre uguali, chiusi tra il confine della copertina e della quarta, se pure non fosse stato il mostro che è, non mi sarebbe mai potuto piacere!
Per un secondo, uno solo, ho pensavo di provare pietà, ma... non ce l'ho fatta!
La mia compassione è tutta per Dolores.
Povera piccola Dolores.
Bambina vittima di un mostro, e vittima di una società legata solo alle formalità.
In alcuni momenti mi è sembrato di intravedere le impalcatura del Grande Gatsby o quelle dei perbenisti di Pastorale americana

All'interno della narrazione trova spazio, un richiamo teatrale che è per me magistrale.
Si mette in scena un aspetto veramente interessante della vita: la finzione ricade nella realtà, e la realtà si tuffa nella finzione, proprio come fossero due specchi che si riflettono vicendevolmente.
Non a caso forse, qualcuno pensa che la storia di Nabokov fosse ispirata da un orribile fatto di cronaca del giugno 1948. 
In cui la povera vittima, una volta liberata dal suo mostro, viene additata dalla società come una prostituta. (In verità sappiamo che già nel 1939 Nabokov aveva scritto un racconto primordiale dal nome L'Incantatore, in cui un molestatore rapisce una bambina e la porta in giro per motel. Ma è interessante notare questo rincorrersi tra finzione e realtà.)

È un libro che scava l'anima, che ti scuote.
Quante Florence Sally Horner, quante Dolores Haze ci sono nel mondo?
Questo è un mondo in cui la vittima è ancora vista come "complice".
Compiacente. "Perché non si è ribellata? Perché non ha tentato di fuggire?"
La parte di società che reagisce così mi fa ribrezzo.

Penso a Dolores.
Una bambina che ha perso tutto. L'unico essere al mondo che possa prendersi cura di lei, è un orco. Un essere che le ha insegnato che per avere qualcosa, dovrà sempre dare qualcos'altro in cambio.
Mai una gentilezza gratuita. Un abbraccio sincero.
Mai qualcuno che le chieda come sta, cosa pensa.
Piange Dolores, piange tutte le notti, tutte le notti.
Un libro struggente.
Un libro che ha lasciato un solco molto profondo nella mia sterile anima.


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