domenica 9 febbraio 2020

Le Nebbie di Avalon - Marion Zimmer Bradley

"Ai miei tempi sono stata chiamata in molti modi:
sorella, amante, sacerdotessa, maga, regina.
Ora, in verità, sono una maga e forse verrà un giorno in cui
queste cose dovranno essere conosciute."


È domenica pomeriggio.
Si ha voglia di fare niente, ci si annoia.
Il Festival della Canzone è finito.
Si continua a parlare di canzoni e cantanti.
Si continua a polemizzare su cose che ritenevo avessimo superato fin del Medioevo; si leggono i commenti dei protagonisti e si inizia a fischiettare quel ritornello, quella canzone.

Domanda: "Amica, hai un tema da suggerire?"

Perché si sa che la domenica pomeriggio si ha voglia di niente.
E anche quelle già notoriamente stanche idee si nascondono per non essere tirate in causa.

Risposta: "Bella domanda. Come ti senti ora?"

E sì, perché le amiche, quelle vere lo sanno; lo sanno bene che tutto quello che ti passa per la mente in realtà parte da un unico avamposto: il cuore.
Poi arriva il messaggio vocale con tanto di faro acceso nella notte della mia nebbia emozionale domenicale: "Ho inchiodato nella testa il discorso di Rula Jebreal sulla donne, sulla violenza. Quello mi ha veramente devastato. Non è un libro, ovviamente. Non so se ne vuoi trattare. Però sarebbe davvero tanta roba."

Destino: avevo finito di seguire da poco, un'intervista di Rula Jebreal in onda su Rai tre.
Pertanto, senza esserne degna e con poche capacità, sono qui a immortale a modo mio quel momento.

Rula Jebreal è, innanzitutto, una giornalista e scrittrice italiana con cittadinanza israeliana; nella prima puntata del Festival di Sanremo di quest'anno ha affiancato il direttore artistico Amadeus e un'altra giornalista Diletta Leotta, nella conduzione del programma.

Perché la sua presenza non verrà dimenticata? O meglio, perché mi auguro che non venga dimenticata?
Per un bellissimo e toccante monologo sulla violenza di genere.
Sul palco vuoto, c'erano: Rula e due libri.

Uno aveva la copertina Bianca; conteneva le parole che possono essere dette ad una donna, e quindi, ad ogni essere vivente. Parole in musica, tratte da canzoni famose. Cito "La Cura" di Battiato perché ha un testo bellissimo, che in cuor mio ho dedicato a chi amo.

L'altro aveva la copertina Nera; conteneva:

  • le parole che una donna si sente spesso dire in situazioni terribili, dopo aver denunciato uno stupro, una molestia; "se l'è cercato!", "chissà come era vestita".
  • dati, valori numerici, sintesi della reale situazione di casi di violenza in Italia, il fu Bel Paese.
    Dice Rula: "Negli ultimi tre anni sono 3.150.000 donne che hanno subito violenza sessuale nei posti di lavoro; negli ultimi due anni in media 88 donne al giorno hanno subito abusi e violenze, una ogni quindici minuti; ogni 3 giorni viene uccisa una donna, 6 donne sono state uccise soltanto la scorsa settimana. E nell’80% dei casi, il carnefice non ha bisogno di bussare alla porta per un motivo molto semplice: ha le chiavi di casa. Ci sono le sue impronte sullo zerbino, il segno delle sue labbra sul bicchiere in cucina." 
  •  racconti di vite violate, di donne distrutte nell'animo e nel corpo. La sua Mamma, la mamma di Rula, ha subito violenze dall'uomo che diceva di amarla. Si è sentita sola, non creduta. E si è tolta la vita. Penso sia stata uccisa due volte. Dall'uomo che l'ha violata, dalla società che l'ha lasciata sola.

Tutte le donne hanno subito nella propria vita, in un modo o nell'altro, con maggiore o minore gravità, atti di violenza.
Personalmente ho tentato di rimuoverli tutti e di andare avanti. 
Non ho mai denunciato, perché mi vergognavo, perché era colpa mia.
Oggi sono un'adulta consapevole. E non permetto a nessuno di farmi del male.
Ma molto male l'ho ricevuto anch'io.. 
In alcuni casi da donne che occupano ruoli che le mettevano in una posizione di superiorità rispetto alla mia condizione: Professoressa - studentessa, Medico - paziente.
Poi ci sono state le amiche.
Quelle che iniziavano a non invitarti per uscire, perché eri troppo spigliata, a loro dire; quelle che ci provavano con il ragazzo che ti piaceva, perché dopotutto ti risparmiavano una delusione futura (parzialmente vero).
Poi gli uomini: quelli che siccome ti fanno un complimento tu ne devi essere necessariamente lusingata; che ti possono mettere una mano sul sedere solo perché stai camminando da sola, in una strada deserta. Quelli che siccome sono il tuo fidanzato, pensano di avere dei diritti su di te. Quelli che sono il tuo capo e se vuoi lavorare "non hai intenzione di sposarti vero?".

Io non sono femminista. E non mi fido di nessuno.
Se una donna bellissima dice un'idiozia, io attacco l'idiozia non la sua bellezza.
Non mi piacciono le quote rosa, non mi piace il concetto che siccome è donna, devo votare quella o questa persona.

Io sono dalla parte di una persona che mi piace perché mi piace ciò che dice, pensa, fa.
Non vedo il suo sesso, il suo colore di pelle, la sua religione o il suo orientamento sessuale.

Ma ultimamente ho imparato a bluffare. Perché ho capito che il mondo non funziona come vorrei io. 
Ho capito che una donna viene uccisa, ridicolizzata, insultata APRIORISTICAMENTE perché è donna. 
Questo è il vero dramma. Non credo che il primo nemico di una donna sia un'altra donna.
Credo che convenga all'universo seminare e alimentare questo pensiero.
Invece è una catena che va spezzata.

"LASCIATECI ESSERE QUELLE CHE SIAMO!"
Rula lo dice agli uomini, io lo dico a tutti.

Mi sono venute in mente tre libri per questo tema:
  1. IL LIBRO NERO DELLA CACCIA ALLE STREGHE, di una sublime Vanna De Angelis. Racconta e spiega il senso profondo dei roghi che hanno illuminato per quattro secoli il continente europeo, e lo fa attraverso la voce dei protagonisti. "Dei protagonisti", perché la caccia non fu solo contro le donne, ma contro tutti coloro che erano diversi.
    Il disprezzo nei confronti delle donne era tale da aver fatto concepire dei metodi di tortura degni forse solo dei futuri nazisti. La colpa di quelle streghe era di essere all'avanguardia. Esperte erboriste curavano o lenivano i diversi mali in modo naturale e senza ricorrere al divino. Sacrilegio! A volte erano solo innamorate scomode di cui sbarazzarsi. Altre ricche e belle donne di cui liberarsi. Erano donne che pensavano liberamente. Erano donne pericolose perché autonome e pensanti.
    La Caccia alle Streghe non si è mai fermata. Ha solo assunto procedure diverse.
  2. UNDICI MINUTI - Paulo Coelho.
    L'unico uomo del gruppo. Può piacere o meno, ma i suoi personaggi femminili sono sempre protagonisti, vivi e risolutori. In questo libro parla di una ragazza Maria. Maria fa delle scelte nella sua vita. Che siano completamente libere e volontarie è da dimostrare.
    Ma Maria parla e si racconta. Non lascia che siano gli altri a parlare per lei.
    Non l'ho mai riletto. Le mie impressioni sono cristallizzate al 2003.
  3. LE NEBBIE DI AVALON-  scritto dalla Regina del Fantasy: Marion Zimmer Bradley.
    Se ami re Artu e le avventure dei Cavalieri della Tavola Rotonda, non puoi non amare questo romanzo. Non puoi non amare l'unica e vera protagonista, Morgana.
    Nata fata e trasformata in strega da diversi autori, nel corso del tempo è l'emblema di ciò che viene fatto alle donne.
    Come Maria Maddalena, l'amica di quel tanto discusso Gesù di Nazareth, per secoli ci è stata presentata come la peccatrice, la prostituta, poi l'adultera.
    Alla fine, si scopre che era una donna libera e ricca! Così libera e ricca che seguiva il suo Maestro dove voleva e come voleva. Una specie di Manager ante litteram, insopportabile da accettare per l'uomo moderno.


In un mondo ideale uomini e donne sono uguali per diritti e doveri.
Non per altro. 
Fisicamente siamo diversi.
Ogni singolo individuo è diverso da un altro.
Francamente non credo che ogni uomo sulla faccia della Terra sia più intelligente, migliore o più capace di me, solo perché uomo.
Non mi sento "più" di altri e nemmeno "meno".
Odio le battute sul ciclo mestruale e sulla guida femminile.
Gli ormoni sono reali, e durante le mestruazioni sanguino fino a svenire.
L'unico incidente stradale che mi ha visto protagonista, si è verificato perché uno proveniente da sinistra, con lo stop, non si è fermato all'incrocio e mi ha beccato in pieno.

Non ho bambini e non mi sento meno donna di altre.
Non porto i tacchi per piacere a qualcuno. 
Quello che indosso piace a me, mi fa sentire bene. 
Non guardo le partite di calcio per conversare con un uomo.

Sono un individuo autonomo, che si definisce in se stesso e che a volte, trova nel prossimo un completarsi.
A volte, non sempre.
Si può essere felici da soli o in compagnia.

La mia sensibilità o moralità non è confrontabile con altre. Sono roba mia.
Se io sono fatta così, non vuol dire che ogni donna sia come me.
E se tu sei un uomo o un'altra donna e ti dico "sì", stai pur certo che la mia è un'affermazione.
Ma se ti dico "NO", tu fai un passo indietro e te ne vai. Perché un "no" è una negazione chiara. Non è un "sì, dai insisti, sto facendo la preziosa".

Grazie Rula Jebreal per aver scosso il mio spirito sopito.
La strada è lunga e in salita. Perché conviene sempre che vi sia una categoria tenuta in situazioni di inferiorità. Ma parlare è il primo passo per il cambiamento.
Ti ringrazio per aver fatto parte di questo Festival. E di aver sopportato tante critiche.
Non è facile esporsi, ma ne abbiamo bisogno.
Mai girarsi dall'altra parte.
Come dice sempre un'altra donna straordinaria: mai essere indifferenti!

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