giovedì 27 febbraio 2020

Lettera al Padre - Franz Kafka

“Talvolta immagino di poter aprire davanti a me
la carta terrestre e di stendertici sopra.
Mi pare allora
che per la mia vita si possano prendere in considerazione
solo quei territori che né copri col tuo corpo né sono comunque alla tua portata.
E data l’idea che mi son fatto della tua grandezza,
questi territori non sono molti né molto confortanti.”


Siccome oggi è stata una giornata bellissima, e lo dico con sarcasmo, mi sono detta: "Dai cosa puoi fare per peggiorare il tuo attuale stato emotivo? Leggi!".
Peccato soltanto che tra influenza, cuore spezzato, vita schifosa, aspettative inesistenti, quella che mi sono scelta non è stata una lettura facile.
Mi sono imposta di non pensare.
Hai notato quanto parli il nostro cervello quando non vogliamo ascoltarlo?
Ho scelto una lettura breve, poche pagine.
Kafka è uno scrittore di un altro livello.
Bisognerebbe ricostruire un nuovo lessico critico solo per parlare di lui.
Ha un modo di scrivere fluido, semplice.
Ma i temi che tratta sono sempre complessi e scavano le profondità dell'animo umano.
Lo abbiamo già visto nel capolavoro La Metamorfosi, che devi aver letto per forza! (Momento auto celebrativo: la Metamorfosi.)

Questa volta però niente sovrastrutture.
Scrive e racconta quello che a me è parsa una critica durissima contro il sistema famiglia, e forse contro la società intera.

"Non è mica necessario levarsi in volo fino al sole,
basta strisciare fino a un posticino pulito sulla terra
dove ogni tanto il sole faccia la sua comparsa
e ci si possa riscaldare un po’.”

Ecco, questo è quello che pensavo di Persona.
Pensavo che mi sarebbe bastato un po' di lui ogni tanto.
Quanto sbagliavo.
Tutto ciò è tossico. Mi sento un po' meglio solo quando sono qui. 

Non si può pretendere che gli altri ci amino, lo so anch'io.
Quello che non so è come fare a non soffrire. Come comportarmi per non sembrare asfissiante.
La giornata va bene solo se lo sento. E lo sento solo se prendo l'iniziativa.
E se l'iniziativa è sempre la mia, va da sé che a lui non importi nulla, ma proprio nulla di me.
E sto pensando ad un sentimento di amicizia, simpatia, scherzo. Mica d'amore!

Può essere mai che questa mia eterna fame di sentimenti, rivolta a chi non sarà mai mio, possa dipendere dalla mancanza per tanti anni di un rapporto con mio padre?
Non è stata colpa di nessuno. Lavorava all'estero.
Ma io mi sento invisibile ancora oggi.
So che la mia famiglia mi vuole bene, ma le loro personalità sono così forti, così belle, intelligenti che io al confronto scompaio. Non sono nessuno.
Ogni mia parola cade nel vuoto. Ogni mio intervento è inascoltato e alla fine non lo completo mai.
Non mi ascolta nessuno.
Sono un essere inutile per tutti.
Come potrebbe amarmi qualcuno proveniente da un altro mondo, se quelli del mio stesso non vedono niente in me?

La lettera che scrive Kafka al padre mi ha colpito molto.
Ho sentito uno strappo del cuore.
Ma sai, il mio stava già messo male.
La frattura era inevitabile.

Spero che almeno Franz, pur non avendolo scritto, abbia trovato serenità e soddisfazione dalla vita.




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