lunedì 17 febbraio 2020

Era un giorno qualsiasi, poi sei arrivato tu.

“Se tu vieni, per esempio, tutti i pomeriggi alle quattro,
dalle tre io comincerò a essere felice.”


Oggi è successa una cosa fuori dall'ordinario.
Non posso fare a meno di registrarla qui.
Intorno alle quattro del pomeriggio, il mio Duomosemplice preferito mi ha scritto un messaggio.
Il contenuto non ha importanza. È come un "ciao" scambiato quando si incrocia un vicino nel portone.
Ma come mi sono sentita, quello sì è importante.
Non riuscivo a scrivere: le mani erano ghiacciate e sudate.
Il cuore a mille e ridevo. Ridevo, ridevo, ridevo.
Sostanzialmente è come essere eternamente ubriaca.
E non ti dico le difficoltà, dopo, per trovare una briciola di concentrazione.
Mi sono venute in mente le parole della Volpicina al Piccolo Principe.
Ma immagini quanto sarebbe bello se lo facesse ogni giorno, alla stessa ora?
Io sarei felice dalle due, dall'una...ma che dico? Sarei felice da tipo "per sempre".
Mi sento tanto simile alla piccola Volpe, ma il mio Principe non vuole saperne di me. Ed io invece continuo a struggermi per lui. Come si smette di amare?

“La mia vita è monotona. Io do la caccia alle galline, e gli uomini danno la caccia a me. Tutte le galline si assomigliano, e tutti gli uomini si assomigliano. E io mi annoio perciò. Ma se tu mi addomestichi, la mia vita sarà come illuminata. Conoscerò un rumore di passi che sarà diverso da tutti gli altri. Gli altri passi mi fanno nascondere sotto terra. Il tuo, mi farà uscire dalla tana, come una musica. E poi, guarda! Vedi, laggiù in fondo, dei campi di grano? Io non mangio il pane e il grano, per me è inutile. I campi di grano non mi ricordano nulla. E questo è triste! Ma tu hai dei capelli color dell’oro. Allora sarà meraviglioso quando mi avrai addomesticato. Il grano, che è dorato, mi farà pensare a te. E amerò il rumore del vento nel grano.”

E mentre scrivo questo mio sentire, penso anche ad un'altra cosa.
Il lapsus lo ha descritto benissimo. 
Quando guardavo il Duomo mi veniva sempre in mente lui.
Lo puoi guardare mille volte e mille volte troverai qualcosa che ti colpisce.
Non saprai mai cosa racchiude, a meno che non ti lasci entrare.
E la cosa non è facile.
Controlli di sicurezza, file.
Quando finalmente sei all'interno, non puoi esplorare tutto liberamente. 
Ti è concesso solo un piccolo spazio per la preghiera. Ed è una zona timida, spoglia, ma bellissima.
A quella più ampia e ricca, si accede solo col biglietto.

Eppure, paradossalmente, la parte ricca è in pasto a chiunque. 
Invece la parte spoglia è più intima, raccolta, silenziosa.
Nelle mie vene la sento ancora presente.

Infine c'è una caratteristica sua, solo sua, del Duomo intendo: puoi camminare sul suo tetto. 
Ed è un'esperienza a metà tra lo stupore e la vertigine.
Sembra che non ti possa toccare nulla lì.

Quando c'è Persona mi sento così: in alto, dove niente può toccarmi e farmi del male, in uno scrigno prezioso, che si apre solo a pochi.

Lo amo. 

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