sabato 1 febbraio 2020

Questa Storia - Alessandro Baricco

"Dov'eri cuore mio, 
leggero e bambino, dov'eri finito?"


Oggi sono andata al cinema.
Film visto: 1917.
Voglio dire solo una cosa: BELLISSIMO.
Una storia vissuta col fiato sospeso.
Sì letteralmente: l'ho vissuta.
Sono rimasta in silenzio, sono saltata in aria, ho corso, ho avuto paura, ho spinto un camion, ho nuotato insieme con i protagonisti.
Colonna sonora e fotografia: meravigliose.
Commovente.

"Protagonisti" è un termine obsoleto.
Perché qui ogni parte vista, ogni battuta è protagonista.
Dialoghi semplici, immediati. Realistici.

Ho apprezzato tanto la scelta del regista di usare, si dice, "un unico piano-sequenza".
Nessuna ripulitura, nessun taglio.
Personaggi, regista e noi che guardiamo il film, sembriamo avere un unico punto di vista.

Per la prima volta in vita mia mi sono chiesta come sarebbe stato un film, se oltre a usare la vista e l'udito, avessi potuto utilizzare anche l'olfatto.

"Non si ha idea di quante cose muoiano, quando muore una creatura."

Tornando a casa ho pensato ad Ultimo, il protagonista di Questa Storia che mi porto nel cuore da anni.
In modo particolare ho ripensato al racconto di Caporetto. Era ancora il 1917. 
Baricco racconta quel momento in un modo particolare.
Ho provato disperazione e rabbia.
Disperazione per la morte. Rabbia per il cinismo della Storia.

Come mi sembra spesso con i libri di Baricco, anche qui ho ritrovato una storia nella storia, come una Matrioska. Ne apri una e dentro ne trovi un'altra.
Credo sia quello che mi piace di più di questo autore. Che ho un po' trascurato.
Ma ci sono così tante cose da leggere, sempre poco tempo!

"Ma non badi alle apparenze.
Sa, la gente vive tanti anni, ma in realtà è davvero viva solo quando riesce a fare quello per cui è nata.
Prima e dopo non fa che aspettare e ricordare.
Ma non è triste quando aspetta o ricorda.
Sembra triste.
Ma è solo un po' lontana."

Mi sento tanto lontana. Mi sembra che il mio mondo sia finito da tempo. E che qualcuno mi abbia dimenticato quaggiù.
Ultimamente mi chiedo se non si sia data troppa importanza alla vita.
So di fare un torto terribile a chi una vita non l'ha avuta. Ma mi sento così.
Basta un attimo ed un corpo vivo diventa un fantoccio inanimato.
Una bambola senza anima.
Allora perché affannarsi, struggersi. 
In questo momento sei qui, due secondi dopo non sei più.

"Scrivere, ho scritto tanto. Ma scrivere è una forma sofisticata di silenzio."

La notte scorsa sono rimasta in piedi fino alle due per leggere il libro di Liliana Segre.
Ho iniziato a piangere da pagina 19, guardando la foto della bambina Liliana tra le braccia del suo papà. Lo hanno ucciso col gas. Un uomo così forte, sorridente. In pochi istanti è stato abbattuto. Proprio come accade a quegli splendidi alberi secolari che hanno visto tante generazioni di animali alternarsi tra i propri rami, e che poi magari un tuono, schianta in un secondo.

"Se ami qualcuno che ti ama, non smascherare mai i suoi sogni.
Il più grande, e illogico, sei tu."

Oggi ho provato un senso di smarrimento. Non c'era il suo post della buonanotte. Dopo tanti anni mancava. Mi sono sentita male. Persa. Smarrita. Non gli ho scritto, come promesso so che non gli importa di me e non ho voluto disturbare.
Ma ho avuto paura.
Poi è comparso il post del "buongiorno" e il mondo è tornato a vivere.
Cosa sono io?
Perché il mio guscio ancora respira, si muove, osserva?

"Questa guerra può finire solo in un modo. Vince chi sopravvive."

Io forse, ho già perso da tempo.
Forse semplicemente non riesco a vedere la mia strada.
Troppe curve, troppi rettilinei.
Non sono capace di godermi le discese e le salite mi sfiniscono.
Persona dice di sé di essere sempre avanti alla curva.
Ecco, io sono sempre dentro. E non vedo nulla.
Continuo ad avere paura. Paura di tutto.
Del futuro, della mia non vita, della morte dei miei cari.

Vorrei che mi vedesse, solo una volta, solo un momento.
La mia vita avrebbe senso. 
E lo so che il senso dell'esistenza di ognuno è dentro di sé e non esteriormente.
Ma magari sono l'eccezione alla regola.
Dentro di me non trovo niente; solo una brutta e vecchia strada, come quelle di campagna.
Un sentiero, più che altro.
Malmessa, piena di buche, senza segnaletica, fangosa, infestata dalle erbacce.
Esternamente a me vedo vere e proprie autostrade.



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