domenica 29 novembre 2020

Mare - Giovanni Pascoli


Questa poesia è presente nella raccolta Myricae, la cui stesura ha accompagnato l'intera vita del poeta. In effetti si può leggere una vera e propria evoluzione del suo stile, che cresce tra correzioni e modifiche, e arriva sublime al X Agosto.
Probabilmente è l'ultimo esempio di poesia lirica classica, prima dell'arrivo dell'avanguardia del Novecento.
Il mondo della natura fa da interlocutore all'Io interiore di Pascoli.
Abbondano le metafore, i simboli di cui, il poeta, permea il mondo esteriore, nel tentativo di scoprire quello interiore.
Se parli di Pascoli automaticamente nella mente compare una parola: fanciullino.
Con occhi ingenui e meravigliati di un bambino, il poeta guarda il mondo e cerca la poesia in oggetti comuni, paesaggi che ci si trova a percorrere ogni giorno. È l'unico modo per ritrovare l'originaria purezza del mondo.
Con Pascoli si celebrano le piccole cose. Per questo era uno dei miei autori preferiti, durante gli anni della scuola.
Il tema dell'affacciarsi alla finestra è ricorrente. Perché è come guardare le cose da lontano, da distanza, perché un bambino non può immergersi nel mondo che lo circonda. Inoltre esprime la sofferenza del poeta che è distante dalla natura, alla cui bellezza quindi non può partecipare  e i cui segreti sono insondabili per la mente umana.
La poesia si conclude con un interrogativo, non ci dà risposte. Ma sicuramente quel ponte non è stato costruito per me.

Anch'io resto affacciata alla finestra.
Osservo il mondo, lo ammiro, ma ne sono distante.
Non appartengo a ciò che vedo.

Nessun commento:

Posta un commento