venerdì 13 novembre 2020

L'albero del Riccio - Antonio Gramsci

Si era addomesticato,
ma senza permettere troppe confidenze. Il curioso
era che la sua relativa familiarità non fu graduale,
ma improvvisa.


L'albero dei Ricci
è una raccolta delle lettere che Antonio Gramsci, indirizzava alla sua famiglia durante gli anni della detenzione. È molto bello scoprire la dolcezza, la paternità di un uomo di pensiero come Gramsci. Questi sono giorni pesanti, lo sono davvero. Ci sono momenti in cui cerchi di tirarti su, di togliere la testa dall'acqua e respirare. Le brevi uscite, i messaggi spensierati, sono delle vere e proprie boccate d'ossigeno. E anche queste parole mi sono sembrate un attimo di pace. Gramsci non sapeva giocare a scacchi, ma ammirava Tolstoj. Ai figli suggerisce racconti di Puskin, Kipling, Dickens. Una raccolta dolce, che mi ha accarezzato in questa giornata pesante.
Sono scarica. Aiuto! Non è normale sentirsi così, vero? Ieri piena d'amore. Oggi piena di malinconia.
Si attende di diventare tutti zona rossa. Forse questo essere sospesi mi sta mettendo a dura prova. Non lo so. Avevo fatto tanti progetti, avevo immaginato tanti scenari nuovi. Avevo voglia di fare, andare, spiccare il volo. E invece mi sento "da uno spillo trafitta, ed in tavola infitta"
Faccio autoanalisi: sono una brutta persona. Le poche persone che mi sopportano sono veramente speciali e bellissime. Però con me si può parlare di qualsiasi cosa, so ascoltare, so scherzare.
E invece agli occhi di Persona non c'è niente niente che valga qualcosa.
Possibile che tu mi veda sempre e solo o come una zanzara molesta da scacciare, o come un giullare di corte da schernire?

Piango. Sono impotente.
Mi ferisci sempre e con ogni parola.
Ogni mia azione nei tuoi confronti è vana, inutile.
Un'onda che si scontra contro uno scoglio.
Mi distruggi. Evaporo.
È meglio che mi stia al mio posto. 
Con te è pericoloso anche un mio disarmato "ciao". 
Sono a pezzi.

Se ci pensi bene tutte le questioni dell’anima e
dell’immortalità dell’anima e del paradiso e dell’inferno
non sono poi in fondo che un modo di vedere questo
semplice fatto: che ogni nostra azione si trasmette negli
altri secondo il suo valore, di bene o di male, passa di
padre in figlio, da una generazione all’altra in un movimento
perpetuo.

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