domenica 22 novembre 2020

 Troppa tristezza per parlare.


ore 23.57
Spero che Morfeo, stanotte, mi accolga nel suo regno.
È stata una giornata molto pesante.
Una persona che conosco, a cui sono legata, è malata di covid-19. In questo momento si trova in sub-intensiva. Non è un "ragazzino" e ho paura per lui, per la sua famiglia.
Inutile dire che la mia testa ha iniziato a elaborare tante ipotesi, vari scenari, diverse possibilità.
Si è chiesta cosa succederebbe se i personaggi della storia provenissero dalla mia famiglia.
Mi manca il fiato.
In questi momenti di sofferenza ti senti impotente. Non puoi fare nulla.
Solo aspettare. Ogni parola è vana.
"Ma come è successo?" "Ma quando?" "Ma possibile?"

Eh sì, possibilissimo: un virus che non esiste, alcuni ancora sostengono questo, può insinuarsi nel nostro organismo e fare di noi ciò che vuole.
Sono fuori di me per la rabbia; sono abbattuta, per la tristezza che provo nel mio cuore.
Inoltre ho colto da una conversazione telefonica che è venuta a mancare una signora anziana che conoscevo e alla quale ero legata. Però, non so perché, nessuno si è preoccupato di comunicarmelo. Niente. L'ho sentito mentre lo dicevano ad altri per telefono e nessuno ha pensato che forse la cosa avrebbe potuto turbarmi.
Ma allora sono veramente brava!
Mi spiego se nessuno coglie nemmeno una briciola del mio disagio, sono veramente una attrice navigata. Dovrei pensare di sfruttare questo talento. Magari è la famosa strada che cerco da tempo.

Come una povera pazza alla deriva (-cosa dico "come"? Lo sono!-), ascolto il famoso vocale divino.
Mi ci sono legata come fossi Linus, e il vocale fosse la copertina; l'Uomo Ragno con la sua ragnatela, Scherlock Holmes col violino, Poirot e i suoi baffi, Ariel e il canto, il Piccolo Principe e la sua Rosa, Belle e i libri, E.T e la bicicletta, Harry Potter e la cicatrice, Caravaggio e la luce, Smeagol e l'Anello, Gandalf e la sua pipa... e mi fermo qui perché sto straparlando.
Il fatto è che ancora una volta mi sono sentita invisibile, non trasparente, ma proprio invisibile. Come se si potesse attraversarmi senza vedermi, senza sentirmi.
Ho raccontato tutto, in uno splendido dialogo immaginario, a...Persona.
Già.
Le cose vanno male, chi mi viene in mente? Lui.
E poi mi lamento se mi sento invisibile! Vivo eternamente in un mondo immaginario, relazioni immaginarie. Io sono invisibile. Senza sostanza.
C'è una scena in Ritorno al Futuro che desidero ardentemente vivere, così da non ferire nessuno.
Marty è sul palco, il peggio è passato, cerca di aiutare l'orchestrina a suonare un lento durante il ballo scolastico del 1955, sperando che i suoi genitori, ballando, si bacino e innamorino, esattamente come accade nella prima linea temporale del 1955.
Ci sono delle piccole disavventure finali e sembra essere un po' in ritardo, ciò provoca la scomparsa dei fratelli da una foto che ha portato con sé dal suo primo presente 1985; quella linea temporale si sta cancellando. Quel presente non esisterà se i suoi genitori-ragazzi non scopriranno di amarsi.
Ecco, io vorrei sparire così, cancellarmi senza dolore dai ricordi, dalla vita.
Un bel "pouf" e non esserci più.
Nessuna linea temporale, nessuna intersezione, niente di niente.
Non credo che le vite altrui ne verrebbero danneggiate.
E smetterei di stare male.
Perché io sto malissimo. Sono persa, PERSA.
Non c'è futuro per me. Non c'è nulla.
Solo un presente asettico, monocolore, monotono.
Sono un essere informe.
Sono veramente orribile. Non mi sopporto più.


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