domenica 28 febbraio 2021

Saggi - Michel de Montaigne

Tutti i giorni vanno verso la morte, l'ultimo vi arriva.


È veramente incredibile constatare la quantità infinita di cose che si può trovare su internet.
Approfittando del fatto che oggi sarebbe stato il suo 488° compleanno (un ragazzino!), voglio dedicare i miei pensieri allo scrittore francese Michel de Montaigne, considerato un grande studioso dell'essere umano, pioniere del pensiero moderno e compositore di brillanti aforismi.
Ho trovato in rete il volume Saggi, (precisamente il secondo volume), pubblicato in tre versioni nel 1580, 1582 e nel 1588.
Il titolo originale francese era Essais, che vuol dire esperimento-prova.
E credo che il titolo in sé ci consegni l'intento di quest'opera. Infatti è una raccolta di brani di varia lunghezza e natura, che furono composti senza ubbidire ad un particolare progetto. Si parla di suicidio, di amore e di politica, di rispetto per la natura. E in un certo senso è l'autore stesso il protagonista, e lo dice; non perché sia un tipo speciale, uno o l'altro sarebbe stata la stessa cosa.
 Non è un'autobiografia ma è quasi un esercizio di scrittura, un voler saggiare le proprie abilità. E lo fa in modo spontaneo, con uno stile che sembra seguire i pensieri del protagonista-autore.
Lavorò probabilmente tutta la vita a questa sua opera.
Si ritrova il pensiero schietto e scevro di abbellimenti, di quello che era un signorotto perdigiorno del XVI secolo; lo immagino come un blog, un social antelitteram, in cui il nostro giovane del Cinquecento descrive i suoi pensieri, le sue emozioni e le mette a disposizione di tutti.
Sostiene de Montaigne che le idee sono la conseguenza delle sensazioni; le sensazioni umane sono legate, limitate dalla natura dell'uomo stesso e  pertanto anche le conoscenze dovrebbero essere limitate. Ma questo limite può essere superato grazie all'istinto e alla ragione.

Così come l'autore muta nel tempo, così la sua opera asseconda questo mutamento.
Un'opera complessa, che mi sono divertita a sbirciare saltando da una pagina all'altra.

Gli altri formano l'uomo;
io lo racconto e ne rappresento uno in particolare assai mal fatto, e il quale, se avessi da modellare nuovamente, farei invero diverso da quel che è.
Oramai, è fatto.
Ora, le linee del mio ritratto non si disperdono, benché cambino e si diversifichino.
Il mondo non è che un movimento continuo.
Ogni cosa vi si muove senza tregua: la terra, le rocce del Caucaso, le piramidi d'Egitto, e del movimento pubblico e del proprio.
La stessa costanza altro non è che un movimento più languido.
Non posso assicurare il mio oggetto.

Grazie de Montaigne.
Per stanotte hai messo a tacere le voci nella mia testa.
La mia anima è lacerata. Vorrei urlare, strapparmi il cuore. Dare martellate sulla testa.
Sono stanca, davvero.
Nessuno mi capisce.



sabato 27 febbraio 2021

Tu sei per me una creatura triste - Cesare Pavese

Tu sei per me una creatura triste, un fiore labile di poesia,
che, nell’istante stesso che lo godo
e tento inebriarmene,
sento fuggire lontano
tanto lontano,
per la miseria dell’anima mia,
la mia miseria triste.
Quando ti stringo pazzamente al cuore
e ti suggo la bocca,
a lungo, senza posa,
sono triste, bambina,
perché sento il mio cuore tanto stanco
di amarti così male.
Tu mi dai la tua bocca
e insieme ci sforziamo di godere
il nostro amore che sarà mai lieto
perché l’anima in noi è troppo stanca
dei sogni già sognati.
Ma sono io sono io il vile,
e tu sei tanto in alto
che, quando penso a te,
non mi resta che struggermi d’amore
per quel poco di gioia che mi dai,
non so se per capriccio o per pietà.
La tua bellezza è una bellezza triste
quale avrei mai osato di sognare,
ma, come tu mi hai detto, è solo un sogno.
Quando ti parlo le cose più dolci
e ti stringo al mio cuore
e tu non pensi a me,
hai ragione, bambina:
io sono triste triste e tanto vile.
Ecco, tu sei per me
null'altro che una fragile illusione
dai grandi occhi di sogno,
che per un'ora mi si stringe al cuore
e mi ricolma tutto
di cose dolci, piene di rimpianto.
Così mi accade quando stancamente
mi struggo a infondere nei versi lievi
un mio spasimo triste.
Un fiore labile di poesia,
nulla di più, mio amore.
Ma tu non sai, bambina,
e mai saprai ciò che mi fa soffrire.
Continuerò, piccolo fiore biondo,
che hai già tanto sofferto nella vita,
a contemplarti il viso che ti piange
anche quando sorride
– oh la dolcezza triste del tuo viso!
non saprai mai, bambina –
continuerò a adorare accanto a te
le tue piccole membra melodiose
che han la dolcezza della primavera
e son tanto struggenti e profumate
che io quasi impazzisco
al pensiero che un altro le amerà
stringendole al suo corpo.
Continuerò a adorarti,
e a baciarti e a soffrire,
finché tu un giorno mi dirai che tutto
dovrà essere finito.
E allora tu non sarai più lontana
e non mi sentirò più stanco il cuore,
ma urlerò dal dolore
e ribacerò in sogno
e mi stringerò al petto
l’illusione svanita.
E scriverò per te,
per il tuo ricordo straziante
pochi versi dolenti
che tu non leggerai più.
Ma a me staranno atroci
inchiodati nel cuore
per sempre.


Poesia e il pensiero di te.

venerdì 26 febbraio 2021

Uomini e Topi - John Steinbeck

È un bravo ragazzo.
Non c'è bisogno di troppo cervello per essere un bravo ragazzo.
Qualche volta mi pare anzi che il cervello faccia l'effetto opposto. Prendete uno che sia davvero in gamba, è difficile che sia una brava persona.


Ho iniziato a leggere uno dei miei nuovi amici e l'ho trovato semplicemente meraviglioso.
La mia edizione è una nuova traduzione; dicono sia più fedele al linguaggio e allo stile originario dell'autore americano.
Un po' mi è dispiaciuto. Avrei voluto leggere quella di Cesare Pavese.
Ancora una volta è a lui, al suo lavoro, alla sua intuizione, al suo genio che dobbiamo la conoscenza di questo che è un classico della letteratura statunitense.
Un romanzo breve, o come si dice all'americana, una novella intensa, che mi ha tenuto col fiato sospeso fino all'epilogo finale.
Così forte è stata per me la sensazione che "l'inevitabile stava arrivando", da costringermi a sospendere la lettura in luogo pubblico.
Avevo a disposizione una pausa di mezz'ora e volevo godermi la lettura, seduta su una banchina, vicino al porto della mia cara città. Ma ho dovuto rinunciare. Sentivo cambiare la mia espressione sul viso (malgrado la mascherina), a mano a mano che la lettura procedeva; mi sono sentita in imbarazzo, così volubile davanti a gente che non conoscevo (che molto probabilmente non si è accorta della mia presenza). Così ho rinviato il finale, ad un momento di solitudine casereccia.
Un vero piccolo capolavoro.
Ho amato ogni parola.

Un uomo ammattisce se non ha qualcuno.
Non importa chi è con lui, purché ci sia.

Uomini e Topi è una singolare storia di amicizia. In poche pagine si racconta tutto il disagio di un uomo solo, di un'umanità che si consuma se lasciata a se stessa.
Tutti abbiamo bisogno di qualcuno. Non ci bastano, da sole, la bellezza o la lettura. Queste ci migliorano come individui, ma per vivere abbiamo bisogno del prossimo. Di qualcuno da accudire o che ci accudisca, qualcuno che ci ascolti o che ci incanti con la sua voce.
Tutti siamo soli; nessuno è escluso da questa trama tessuta dal Destino.
Tutti i piani, orditi da uomini o da topi, sono destinati a fallire.
Ma nella prossimità dell'altro c'è conforto, consolazione. Questa l'importante differenza.
Il titolo del libro racchiude tutto questo.
Inoltre, solo nella versione italiana, viene invertito l'ordine dei nomi e viene "eliminato" l'originario di.
All'autorevole Pavese non poté sfuggire che traducendo Di uomini e topi, si sarebbe cambiato il significato voluto dall'autore.
Infatti sarebbe risultato un complemento di argomento e non di specificazione.
Ma il titolo originale qual è? Of Mice and Men, pubblicato nel 1937.
Ed è un verso estrapolato da una poesia dello scozzese Robert Burns, classe 1759:

But Mousie, thou art no thy-lane,
In proving foresight may be vain:
The best laid schemes o’ Mice an’ Men
Gang aft agley,
An’ lea’e us nought but grief an’ pain,
For promis’d joy!

Domani sarebbe stato il compleanno di John Ernest Steinbeck, e sono contenta di averlo conosciuto. Sicuramente leggerò altre sue opere. Che temo avranno lo stesso stile asciutto e drammatico. Ma è il primo scrittore americano che posso dire mi sia piaciuto, e voglio approfondire la sua conoscenza.
Nel 1962 conquistò il Premio Nobel per la letteratura: "Per le sue scritture realistiche ed immaginative, unendo l'umore sensibile e la percezione sociale acuta".

"George Milton, finto duro e distaccato, si occupa da sempre con ferma dolcezza di Lennie Small, un gigante con il cuore e la mente di un bambino."
Entrambi sono entrati nel mio piccolo cuore arido e cinico. 
Hanno lottato contro una società gretta e rumorosa, che non comprende l'altro ma tenta di invadere con il proprio io il suo mondo.
Ma anche i migliori piani falliscono. E la loro sorte era già segnata.

Mi sento molto triste e sola.
E questa storia parla proprio alle persone come me.
Siamo tutti tristi e soli.
Ci nascondiamo dietro tante maschere e pensiamo di essercela cavata. Di essere salvi.
Alcuni pensano di essere furbi, migliori di altri, più forti.
Ma la verità è che siamo tutti ridicolmente soli e tristi.
Capirlo e accettarlo ci fa risparmiare molte energie. 

giovedì 25 febbraio 2021

Acquisti

Conosco dell'amore solo i lati peggiori: il distacco da un incontro mai stato.
(Aldo Busi)


E con questo sono tre mesi di silenzio.
Cancellata, polverizzata, dimenticata.
Non sono stata proprio niente, solo una dei tanti del ciberspazio.
Una lacrima nella pioggia.
Così mi sciolgo, così vengo spazzata via.
La vita reclama il suo spazio, i suoi bisogni.
Sorridi e vai avanti.
Non c'è tempo da perdere: passare dalla lavanderia, sartoria, farmacia.
Pagare le bollette, la seconda rata dell'ordine professionale.
Comprare: detersivo per i piatti, per la lavatrice e per i pavimenti; dentifricio, assorbenti, fazzoletti.
Liste, liste infinite e pur sempre le stesse.
Una vita di consumi, necessità, incombenze.
Dovrebbe bastare per sopravvivere, stare bene con gli altri. -"Ehi, ma sei viva? Quando ci vediamo? Ora siamo gialli."  -"Ah, ok, poi ci sentiamo."
E  invece poi non ci sentiamo, perché non ti importa nulla di sopravvivere, di salvare le apparenze. Ti manca l'unica cosa che non puoi avere. L'unica persona che non puoi sentire, che non puoi mai "ué, ci vediamo per un caffè al volo?".

Giro in libreria. Quella bella, grande, fuori città. Ho trovato Il tamburo di latta, lo cerco da mesi. Pastorale americana, mi chiama da un anno.
Qualche saggio, un romanzo breve, una novella che finirò una volta chiuso il pc.
Ho appagato il desiderio di possedere almeno questi volumi.
In questo sono stata accontentata. Ho sfogliato e annusato (lo faccio quando nessuno mi vede) il mio prezioso bottino.
Ma il punto è: quando li leggerò?
Allora mi è venuto un dubbio?
Ma non sarà che siamo sempre bambini che "giuro, se mi compri quel giocattolo non ti chiederò mai più niente", fino al prossimo nuovo giocattolo?
Ma non sarà che si ama una cosa solo perché non la si possiede, e una volta conquistata non la si apprezza perché si sta già pianificando la prossima cosa da avere?
La maggiore età, il viaggio al mare, la patente, la laurea, il primo lavoro, il fidanzato, il matrimonio, il primo figlio, il fratellino/sorellina, la prima casa, il cane, il gatto, il topo, l'elefante...

Va bene l'elenco mi è sfuggito un po' di mano, ma insomma qualcuno mi dica il senso di questo vivere qual è? Amare senza essere amati? Lottare e perdere? Sostenere e crollare dentro?
Non capisco niente.
Leggo.


mercoledì 24 febbraio 2021

Le Fiabe del Focolare - Grimm

Nulla contrasta più con lo spirito della fiaba che un fatto morale,
una relazione necessaria.


Il 24 Febbraio del 1786 nasceva il minore dei fratelli Grimm: Wihelm Karl.
Insieme col fratello Jacob, è considerato padre della germanistica.
Infatti entrambi i fratelli erano linguisti e filologi. Una delle loro opere più famose è Le Fiabe del Focolare.
Furono scritte tra il 1812 e il 1815; una vera e propria antologia di fiabe germaniche.
L'intento era quello di raccogliere e tramandare fiabe e racconti della tradizione orale germanica.
Le fiabe si sa, sono raccontate.
Ma col passare del tempo, col passare da una bocca all'altra, da una sensibilità all'altra, le fiabe si arricchiscono, o perdono dettagli e caratteristiche.
I fratelli allora, tentano di correre ai ripari. Tentano di salvaguardare un patrimonio delicato e bellissimo, basato sulla memoria e forse sull'interpretazione dei vari narratori.
In una lettera ad un amico, i Grimm raccontano di non voler guadagnare dalla prima pubblicazione, ma si rendono disponibili ad accogliere anche nuove storie, se qualcuno avesse voluto condividerle.

La prima pubblicazione non ebbe grande successo.
Jacob, animo scientifico, si arrese immediatamente e tornò ai suoi studi linguistici.
Wilhelm, animo più poetico e propenso al fantastico riprese la compilazione dell'antologia e la modificò e migliorò continuamente, lavorandovi fino alla morte.
Per questo mi sembra giusto ricordare questo libro oggi, nel giorno del compleanno di Wihelm.
Se la prima edizione ha uno stile molto scabro e non mancano i finali tragici e truculenti, nella seconda edizione si assiste ad un cambiamento sostanziale dello stile delle fiabe che diventa da un punto di vista filologico, più adatto ad un pubblico bambino.
Compare il lieto fine, quello che tanto amo, e che divenne il carattere distintivo delle fiabe dei Grimm.
Ma la cosa più importante, nella seconda edizione compare l'immortale c'era una volta.
Non è un'invenzione Grimm.
Risulta essere una formula presente già negli scritti babilonesi e sappiamo che Apuleio inizia la favola di Amore e Psiche con erant in quadam civitate rex et regina...
Ma dopo i Grimm la fiaba non sarà più la stessa.

I fratelli Grimm mi hanno fatto compagnia per tutta l'infanzia.
Le fiabe che ho conosciuto sono belle ed edulcorate.
Non sono cresciuta pensando che un uomo mi avrebbe salvato la vita.
O convincendomi che le donne fossero solo principesse da proteggere.
Il mondo di oggi ha cambiato anche il modo di guardare alle fiabe.
Ci sono persone che decidono di non raccontare le fiabe ai propri figli perché fuorvianti e menzognere.
Mi reputo una bambina fortunata.
Pensa, i miei genitori mi hanno educato a distinguere tra bene e male, mi hanno dato il loro esempio, mi hanno insegnato il valore e l'importanza dello studio e dell'essere onesti.
E non mi hanno mai impedito di leggere una fiaba, o una favola.
Che irresponsabili! Glielo devo rinfacciare!

martedì 23 febbraio 2021

Buon Compleanno Libro - 200 anni senza John Keats

Spesso il piacere è un ospite passeggero,
ma il dolore ci stringe in un crudele 
abbraccio.


Oggi è una giornata speciale.
Porta in sé il ricordo della prima stampa e quindi della nascita del Libro, e il ricordo dell'ultimo respiro di John Keats, uno dei più grandi poeti romantici del XIX secolo.
In passato ho avuto modo di parlare di questi amici.
E quindi non ho molto da aggiungere.
Tuttavia non si può non fermarsi a riflettere su questi due momenti importantissimi della storia dell'umanità.

Con la prima stampa della cosiddetta Bibbia di Gutenberg si inaugurava l'età del libro.
Prima di questa data il libro era qualcosa di raro, di cui non si comprendeva il potere, che era accessibile solo a pochi. Solo da questo momento la diffusione della cultura ha avuto una possibilità; l'accesso al sapere è dominio di sempre più persone. Nasce l'uomo moderno! In questo momento si può dire che siamo usciti dal buio delle nostre caverne, ancora prima della scoperta dell'America da parte di Cristoforo Colombo!
Sono momenti commoventi. La gente sta facendo la storia, ma non ne è consapevole.
Se avessi la macchina del tempo sicuramente vorrei assistere a questo momento speciale e unico.
In questi giorni stiamo esplorando il suolo di Marte con una tecnologia che ci sembra fantascienza.
Ma continuiamo ad ignorare il potenziale di questo oggetto prezioso e terrestre: il Libro. Auguri Amico mio!

Here lies One Whose Name was writ in Water.
Roma, 23 febbraio 1821, Piazza di Spagna n. 26, ha venticinque anni e si spegne consumato dalla tubercolosi, il giovanissimo poeta inglese John Keats.
Della sua vita si ricorda il 1819 come annus mirabilis, anno in cui dedicò la sua breve vita alla poesia, riempiendola di bellezza, di sensualità e di filosofia, aiutandosi anche con l'allegoria dei classici greci.
Capì subito che la Morte avrebbe reclamato la sua giovane vita e nelle sue opere si ravvede una certa urgenza, necessità di esprimere le proprie idee sulla morte, sulla bellezza, sulla realtà.
Uno dei temi centrali della sua poetica è cuore anche del romanticismo del XIX secolo: l'eterno conflitto tra reale e ideale.
L'uomo tende ad una vita di bellezza e felicità, ma si apre all'amara consapevolezza che dolore e morte sono le sole realtà che gli vengono offerte.
Tuttavia l'uomo può abbandonarsi alla contemplazione della bellezza, una bellezza che è anche verità. Che parte dai cinque sensi e arriva all'anima.
La bellezza coincide con la verità, la vita è fugace: queste sono le uniche cose che si possono accettare in questo mondo.

Diceva Keats: esistere senza la poesia è impossibile.
L’unico modo per sconfiggere la morte è vivere eternamente. Una conclusione alla quale giunse anche Foscolo: l'immortalità del ricordo, della poesia.
La poesia nasce dal profondo dell'anima, va oltre la fugacità della vita e si eleva all'immortalità. Non ci sono messaggi nascosti, la poesia nasce dall'immaginazione. Non deve insegnare nulla.
Che bello! Finalmente qualcuno che vive e basta. Non sale in cattedra. 
Cosa saremmo senza poesia?
Niente.

La vita è un'avventura da vivere, non un problema da risolvere.



lunedì 22 febbraio 2021

Viaggio Astrale - Gianpiero Vassallo

 Il piano astrale è spesso definito come regno dell'illusione,
o in modo simile, non perché sia, in se stesso, più illusorio del piano fisico,
ma a causa della grande varietà delle impressioni soggettive che
lo sperimentatore inesperto può percepire.


C'è stato in passato, un periodo in cui ero convinta di poter risolvere da sola tutti i miei problemi.
Un periodo in cui mi ero convinta che la vita terrestre non potesse essere solo quella che vivevo o che i miei sensi percepivano.
Ricordo un periodo di letture che oggi non ho difficoltà a definire stravaganti, con le quali alimentavo convinzioni illusorie e false circa le mie potenzialità extrasensoriali e la mia presenza sul pianeta.
La verità è che quelli che pensavo essere ricordi di un'altra esistenza erano solo sogni; che le uniche cose extra che posso vantare sono paura e incapacità e che la mia presenza sul pianeta è inutile.
Se non mi fossi illusa avrei risparmiato tempo e denaro. 
Questo manuale però era fatto bene. Ricordo che metteva in guardia sulla presenza di essere ostili anche nel piano astrale, e altre considerazioni che in realtà ti facevano passare la voglia di giocare con questo lato oscuro dell'esistenza.
Di quel periodo ricordo una sensazione di ottimismo e calma.
Questo tipo di letture infatti, mi aiutava a canalizzare le mie energie in modo costruttivo, ad esserne consapevole.
A fare e riprovare, per raggiungere la meta.
So che ci sono tanti ciarlatani in giro, quindi anche all'epoca non mi confrontavo con nessuno ma era una delle poche cose mie e solo mie. Una specie di segreto che mi proteggeva dagli altri. Una cosa che mi faceva stare bene. E quindi oggi la voglio ricordare con affetto.

Una di me basta e avanza. Non mi sognerei mai di sdoppiarmi.
Ma se ci fossi riuscita, se avessi incontrato un essere di luce gli avrei chiesto perché nella vita ci sono così tante disparità.
Perché c'è gente che sente tutto sulla propria pelle e gente che se ne infischia di tutto e tutti.

Sono tornata a pensare a me stessa come ad un essere solo e brutto.
Se si escludono i familiari come Cugina e PiccoloPrincipe, nessuno potrebbe sopportare una come me per più di cinque minuti. Ed è giusto così, io ho un brutto carattere e non ho più voglia di vivere.
Mi trascino passivamente.
Sono felice che Persona non ci sia più. Così non devo cercare di violare la mia natura di fallita.

Oscar Wilde:
Per essere felici bisognerebbe vivere.
Ma vivere è la cosa più rara al mondo.
La maggior parte della gente esiste, e nulla più.

Spero, presto, di non esistere più.

Nella vita le cose belle sono quelle spontanee. 
Sono a quel punto della vita in cui anche leggere non mi riesce più in modo spontaneo.
Si respira, si dorme, si legge, si ama: una volta erano queste le azioni che ritenevo servissero per vivere, che facevo senza interrogarmi, senza nemmeno accorgermene.
Oggi sono la larva del piano astrale.

domenica 21 febbraio 2021

Un anno di Covid - 19

E naturalmente dovrai attraversarla, quella violenta tempesta di sabbia.
È una tempesta metafisica e simbolica.
Ma per quanto metafisica e simbolica, lacera la carne come mille rasoi.
Molte persone verseranno il loro sangue, e anche tu forse verserai il tuo.
Sangue caldo e rosso.
Che ti macchierà le mani.
È il tuo sangue, e anche sangue di altri.

Poi, quando la tempesta sarà finita, probabilmente non saprai neanche tu come hai fatto ad attraversarla e a uscirne vivo.
Anzi, non sarai neanche sicuro se sia finita per davvero.
Ma su un punto non c'è dubbio.
Ed è che tu, uscito da quel vento, non sarai lo stesso che vi è entrato.
Sì, questo è il significato di quella tempesta di sabbia.


Dopo un anno trascorso cercando di capire il virus, cercando di conviverci e infine, cercando di sconfiggerlo, mi sento solo di dedicare questa citazione di Kafka sulla Spiaggia a tutte le persone che amo e a tutte le persone nel mondo.

La dedico alle mie Cuginette.
In questo terribile periodo, loro sono state il mio supporto, il mio rifugio felice.
Con loro riesco ancora a ironizzare, a ridere.
Sono delle ragazze stupende. Sono sicura che torneranno a vivere e a trovare gioia nella vita.

Una citazione per i miei genitori.
Il cui spirito è messo a dura prova da questo nemico invisibile, dalla superficialità della gente.
Vedo che li viene chiesto di fare ancora sacrifici, ancora, dopo una lunga vita di separazioni e lacrime.
E capisco quanto sia difficile anche per loro.
Ma sono insieme, sono bellissimi e innamorati e sono sicura che quando finirà questo brutto periodo, sapranno tornare ad abbracciare come un tempo.

Una citazione per mio Fratello e la sua famiglia, per i miei piccini.
Tutti ne usciremo cambiati.
Con la pazienza esaurita. Ma il futuro è per voi e vi aspetta. RESISTETE.

Parole che dedico ad Amica e a V.
Lontane ma vicine nell'affetto.
Cuori grandi e forti, non possono sopportare tutto.
Ma so che alla fine si scopriranno migliori.

E naturalmente la dedico a Persona.
Se ho letto questo libro lo devo a lui.
Credo che in fondo, ne uscirà cambiato, Mister TuttoNiente.
Ma sarà un cambiamento positivo. Una persona come lui riesce sempre e solo a trasformare in oro ogni esperienza vissuta.


Io non ne uscirò mai.
Nella tempesta mi ci sono trovata e ho subito capito che mi avrebbe sconfitto.
Stamattina una sensazione opprimente di tristezza ha artigliato il mio petto, mi ha gettato a terra e non mi ha lasciato più.
Sono già cambiata.
Non spero più in niente, non credo in niente.
Non sogno più.
Non penso di meritarmi nulla.
Penso solo che prima o poi arriverà la Morte a liberarmi e che dopo non ci sarà nulla per me.
Solo oblio.
Nonna invece credo sia in Paradiso.
Che al Paradiso ci credo.
Le persone buone vivono per sempre nella Luce.
Di questo sono convinta.
 

sabato 20 febbraio 2021

Narciso e Boccadoro - Hermann Hesse

 In questo mondo di sogni Boccadoro viveva più
che in quello della realtà.


In questo periodo sto scoprendo un lato di me stessa che non avevo ancora compreso.
Per quanto sia una persona non molto arrogante, sempre pronta ad insultarmi, conservo un certo orgoglio demolitore che non mi permette di costruire un'esistenza tranquilla.
Che una volta presa una decisione, non mi fa tornare indietro sui miei passi.
Infatti, è più facile che i passi li faccia nel torto. Chiedere scusa, riparare agli errori commessi mi risulta più naturale.
Così come mi sembra l'unica via annientarmi per andare fino in fondo, anche quando la decisione si rivela essere troppo difficile da concretizzare.
Così è successo con gli studi, con il lavoro, con gli amori.
Così è successo con Persona.
Il mio Orgoglio mi ha irosamente urlato che se una persona non trova il tempo per rispondere ad un ciao, allora non vuole avere a che fare con me, e quindi bisogna girarsi senza più voltarsi. E così ho fatto.
Ma Cuore sa che Orgoglio aveva torto. Che avrei dovuto, dopo una settimana, dirgli tutto e solo così, forse, andare via. Invece rimarrò per sempre sospesa, legata a catene invisibili che mi tormentano e lacerano l'anima.
Io non sono né Narciso né Boccadoro. Tuttavia ho preso di entrambi l'aspetto che reputo peggiore, mentre nelle caratteristiche migliori ho scorto Persona.
Come Narciso sono muta e orgogliosa, come Boccadoro addormentata e vagabonda.
Persona invece è colto e desto come Narciso, passionale e coraggioso come Boccadoro.
Mi ero illusa di poter stare vicino ad una persona così meravigliosa.

Non è il nostro compito quello d'avvicinarci, così come non s'avvicinano fra loro il sole e la luna, o il mare e la terra.
Noi due, caro amico, siamo il sole e la luna, siamo il mare e la terra.
La nostra meta non è di trasformarci l'uno nell'altro, ma di conoscerci l'un l'altro e d'imparare a vedere e a rispettare nell'altro ciò ch'egli è: il nostro opposto e il nostro complemento


Questo romanzo di Hesse mi ha colpito profondamente. Avevo conosciuto l'autore di Siddharta, o Siddhartha, come nell'originale tedesco, quando ero adolescente e non l'ho più rincontrato.
Da quando è stato pubblicato la prima volta nel 1930 ha diviso lettori e letterati, nei giudizi.
Un romanzo che non piace a tutti, ma a quelli a cui piace lascia un solco nell'anima.
Mi metto tra quelli a cui è piaciuto.
Ecco, sicuramente non sono una persona eccezionale, arricchisco le fila dei mediocri, ma ho bisogno di letture speciali, che mi appaghino.

Sì, sono due le cose che mi ha fatto comprendere di me stessa, questo libro:
-ho bisogno di seguire la mia natura e quietare Cuore anche a costo di deludere Orgoglio
-ho bisogno di libri belli (naturalmente per me).
Non potrò realizzare nessuna delle due cose, pertanto sarò sempre irrequieta e affamata.
Non posso tornare indietro ad una cosa accaduta 87 giorni fa. Ed è oggettivamente difficile riuscire a leggere tanti libri e tutti di qualità.
Il mio programma Tanti Libri per il 2021 mi porta a fare delle scelte; non posso lanciarmi in letture troppo lunghe e impegnative, ma sono quelle che mi piacciono e mi mancano.
Lo scrittore di un'unica storia, cioè l'autore che nelle sue opere sembra raccontare un'unica grande storia sulla natura e sull'identità umana, è stato un ottimo amico in questo periodo.

Forse l'uomo non è destinato alla felicità, ma nella sua vita deve cercare di riconoscere (risveglio) e rispettare la sua natura per stare in questo mondo imperfetto.
Magari ci può riuscire cercando Dio e le sue opere, altre volte con la ragione e le sue convinzioni.
Per me, misera, ci può riuscire con l'Amore.

Quando c'era Persona, beandomi della sua amicizia, mi sentivo così:

Qui gli era permesso di amare, gli era permesso di darsi senza peccato, di donare il suo cuore a un amico ammirato, maggiore e più saggio di lui, di trasformare e di spiritualizzare le fiamme pericolose dei sensi in nobili fuochi d'offerta.

Non avrebbe mai avuto bisogno di me, ma ci sarei voluta essere per qualsiasi cosa, anche solo ascoltare un momento di stanchezza, per strappargli un sorriso.
Mi sento così vuota e inutile.

Lascia che te lo dica oggi quanto ti voglio bene, quanto tu sia stato sempre per me, come hai arricchito la mia vita.
Per te non avrà molta importanza,
Tu sei abituato all'amore, esso non è nulla di strano per te, sei stato amato e viziato da tante donne.
Per me è un'altra cosa.
La mia vita è stata povera d'amore, mi è mancato il meglio.
[...]
Se tuttavia so cos'è l'amore, è per merito tuo.
Te ho potuto amare, te solo fra gli uomini.
Tu non puoi misurare ciò che significhi.
Significa la sorgente in un deserto, l'albero fiorito in un terreno selvaggio.
A te solo debbo che il mio cuore non sia inaridito, che sia rimasto un me un punto accessibile alla grazia.


p.s. In questo momento l'orologio segna 01.28 e non faccio che pensare a Te.
Non ti voglio dimenticare. 

venerdì 19 febbraio 2021

Silas Marner - George Eliot

 La vita interiore di Marner era stata tutta una metamorfosi,
come avviene a ogni natura passionale quando è costretta a fuggire,
oppure è stata condannata alla solitudine.

Un romanzo bellissimo!
Storia originale, personaggi interessanti, intrecci appropriati, capovolgimenti inaspettati, lieto fine: tutto perfetto.
George Eliot, ma in realtà dovrei dire Mary Anne (Marian) Evans, scrisse un vero capolavoro.
Non capisco perché continuare a pubblicare le sue opere ancora con lo pseudonimo.
Dal 1861, data della prima pubblicazione, sono passati 160 anni! Forse, oggi, si sarebbe potuto aggiungere il suo vero nome. Non viviamo più in tempi in cui se sei donna allora la tua opera è di qualità inferiore e rivolta solo ad un pubblico femminile. (Beh, diciamo che me lo auguro.)
Ma sorvolando sulla mia sterile, e quanto mai inutile, polemica con la casa editrice RBA, sicuramente ricorderò questo periodo per la scoperta di scrittrici straordinarie, dal talento conclamato e che sono entrate nella mia vita con una discrezione commovente. Inoltre ricorderò questo periodo per la bruttezza delle foto che sto facendo.
Per la bruttezza che mi sento dentro.

Il futuro era totalmente buio, in quanto non esisteva alcun amore invisibile che si prendesse cura di lui.

La nostra Marian doveva essere un vero e proprio vulcano.
Scrittrice inglese in età vittoriana, il suo stile si avvicina al cosiddetto realismo, i suoi personaggi hanno uno spessore psicologico nuovo e ben delineato, compagna di un uomo già sposato, mette in discussione ciò che è scritto nella Bibbia e ad un suo personaggio femminile farà dire quanto sia assurdo mettersi in mostra per un uomo, agitarsi per quello che può pensare, definendola "una follia di cui nessuna donna dovrebbe rendersi colpevole, se ha un buon padre e una casa dignitosa".
Come se ciò non fosse sufficiente, la nostra protagonista Eppie è sì, buona e bella, ma mai stucchevole o arrendevole. Si sposerà per amore. E non volterà le spalle alla sua Famiglia per denaro.
Il protagonista maschile è, naturalmente, Silas Marner.
Un tessitore brusco, circondato dal mistero. Conoscitore di arti, che più che divinatorie o magiche, possiamo definire semplicemente "erboristiche". 
Un uomo che tradito tante volte dalla vita, troverà il senso delle cose oltre il bene materiale.
Il vero oro di cui necessita l'esistenza non è quello che si può contare, riporre e rinchiudere in un posto segreto.
Quel tipo di tesoro può sempre esserci tolto.
Ma quello dell'Amore, unica fonte di vera gioia, non può rubarcelo nemmeno la Morte.

Eppie era un concentrato di cambiamenti e speranze che gli (a Silas) spingevano i pensieri in avanti, oltre quel vuoto limite della loro antica bramosia, verso le cose nuove che avrebbero portato gli anni futuri.

Marian ha capito perfettamente il mio spirito. Mentre la lettura procedeva, sentivo che l'autrice leggeva il mio animo spezzato, comprendendo, solo lei, come mi senta in questo periodo senza quella spinta intellettuale, senza quella scintilla d'amore che inebriava la mia inutile esistenza.

Con uno stile pacato e pieno di energie, la storia si snoda davanti al lettore, pagina dopo pagina e non delude nemmeno un po'.

Nella mia perenne solitudine mentale ho trovato un breve momento di calda tenerezza.

giovedì 18 febbraio 2021

Saghe e Leggende Celtiche

 Si lamentava e intanto non faceva nulla.


Le storie hanno sempre rappresentato un momento fondamentale per l'umanità.
Quando ancora non esistevano i villaggi, era intorno al fuoco che le comunità si radunavano per scambiarsi notizie, riepilogare le esigenze delle singole famiglie.
Il raccontare donava autorevolezza a chi era capace di manipolarne i meccanismi.
Era il momento in cui si insegnava ai più giovani, si ricordavano i vecchi.
La comunità cresceva attraverso le storie.
Da un punto di vista letterario, oggi distinguiamo tra favola e fiaba.
In particolare sappiamo che la favola è quel racconto a carattere didascalico, caratterizzato da una conclusione che porta in sé una morale. Solitamente sono protagonisti gli animali che con metafore, rappresentano caratteristiche umane e si muovono in ambienti realistici. 
La fiaba invece, descrive un mondo fantastico in cui si muovono uomini e creature mitiche. Di solito c'è il lieto fine per i protagonisti della fiaba. E per quanto mi riguarda, è un mondo bellissimo in cui spesso mi perdo.

In particolar modo in questa piccola raccolta c'è un po' della fiaba e della favola.
Sono racconti di anonimi, che provengono dal mondo bretone e scozzese.
A volte è una contadina, altre volte sono dei cantastorie professionisti quelli che ci fanno conoscere il grande ciclo del mondo celtico.
Non è semplice individuare delle tipologie. Chi sono i buoni, chi i cattivi?
I folletti a volte possono aiutarci, altre volte sono dispettosi e ci possono mettere nei guai.
Le streghe non sono sempre quelle cattive e, quando meno te lo aspetti, da loro provengono aiuti insperati e insegnamenti molto saggi.

L'unica cosa certa è che bisogna liberare la fantasia e scoprire la magia dentro di noi e nel mondo della natura che ci circonda.
Quanto poco ascoltiamo la nostra voce interiore.
Quanto poco rispettiamo la nostra casa, il nostro pianeta.

È da un anno ormai che abbiamo adeguato la nostra vita alla presenza del virus Covid-19.
Ma poco abbiamo imparato.
Forse ci siamo assuefatti al dolore, alla morte.
Credo sia una parola orribile: assuefazione
La somministrazione continua di dolore e morte ci ha resi insensibili?
Penso sempre di essermi rotta.
Non nel senso di scocciata-annoiata, ma nel significato primordiale di spaccata.
Solitamente un oggetto rotto si butta, perché quando i lembi non combaciano più, non si possono più incollare tra loro, allora è meglio liberarsi di quell'oggetto che non funziona e non funzionerà più.
Ma non credo di essere assuefatta al dolore altrui.

Devo pensarci su.

'Notte.

 


mercoledì 17 febbraio 2021

Volli, e sempre volli, e fortissimamente volli.


Sogno ad occhi aperti.
E la vita mi sembra come quella odiosa pubblicità che, inopportuna, interrompe la visione di un bel film.
Quando sono nel mondo sento il disprezzo degli altri; il loro sguardo giudice mi trafigge con violenza.
Sono in pace solo quando torno a casa, nel silenzio della mia stanza.
O quando sono sola, vicina al mare.
Ai gabbiani invidio le ali. 
L'indipendenza. La leggerezza.
Il poter spiccare il volo e poggiarsi sul mare quando la stanchezza si fa sentire.
Il vento tra le ali.
La salsedine sulle piume.
Che creature bellissime.
Madre Natura è stata capace di creare un mondo perfetto. Poi ha voluto rovinare ogni cosa creando anche me. Deve essere stato un momento di stanchezza, di distrazione. Non si spiega diversamente.
Oggi ho urlato: "Basta!". Ma i pensieri indisciplinati, non mi ascoltano e non obbediscono.
Qualunque sia la scelta è sbagliata.

Volli, e sempre volli, e fortissimamente volli
non essere qui, non essere quella che sono.
Essere altrove, essere un'altra persona.

martedì 16 febbraio 2021

Quanto vale Gerusalemme?

 - Niente! ... Tutto!


Ci penso continuamente.
Sono arenata sul niente. Ma dovrei vivere per il tutto.
Si è concluso Martedì Grasso. Il Carnevale, che per tanti non è mai iniziato, è finito.
Ho tanta voglia di viaggiare. Desidero vedere Venezia da persona libera. 
Potrei coltivare questo sogno? Dedicare le mie pene ad altro?
Metà del mese di Febbraio è andata.
Invecchio e inaridisco.

Le Crociate, 2005.

lunedì 15 febbraio 2021

Il Risveglio - Kate Chopin

 La voce del mare si rivolge all'anima.


Era il 1899 quando fu pubblicato questo romanzo breve della scrittrice americana Kate Chopin.
Nel tempo è diventato una sorta di manifesto femminista. Ma all'inizio ebbe una tiepida accoglienza.
Dal mio punto di vista non è il libro che voglio.
Ma che fine hanno fatto gli sterili, banali, melliflui finali lieti? Possibile che il vissero felici e contenti sia disprezzato da tutti?
Ma non mi arrendo. Troverò il mio lieto fine, dovessi leggere ininterrottamente una vita intera!

Questa è l'unica lamentela.
Perché in realtà il romanzo è bellissimo.
Scritto con una prosa delicata e pulita, che rende piacevole ogni parola. Non ci sono momenti vuoti. Ed è forse il vantaggio dei romanzi brevi, non saprei, ma non ci sono pagine superflue. Le descrizioni sono giuste ed esaurienti. E a mio avviso la scrittrice era veramente dotata. Sono maligna: fosse stato un uomo, questo libro avrebbe avuto un'eco maggiore.
Una piacevole scoperta, di cui mi posso prendere tutto il merito, complice anche il piano di leggere tanti libri di poche pagine.

Il senso del romanzo è tutto nel titolo:

La signora Pontellier, in breve, iniziava a rendersi conto della propria posizione di essere umano nell'universo,
e a riconoscere i suoi rapporti come individuo con il mondo dentro di lei e con ciò che la circondava.

La nostra Edna è donna del suo tempo. Donna che si sposa non per amore, ma più perché spinta dal Fato, spinta dalla società che non lascia ad una donna altro spazio che non sia la cura dei figli.
La scena si apre su una calda estate al mare.
E la scrittura è così fluida, dolce che fa dimenticare il freddo che attanaglia la penisola in questi giorni.
Come in Gita al faro, anche in questo caso la presenza del Mare è stata preziosa e per me determinante. Mi risulta facile intromettermi in un ambiente marino; vedere la sua spiaggia e le dune che la difendono.

La voce del mare è seducente: senza sosta sussurra, strepita, mormora, invita l'anima a vagare per qualche tempo in abissi di solitudine;
a smarrirsi in labirinti di contemplazione interiore.

Il vento che agita il mare è lo stesso che agita il cuore della protagonista.
E anche in questo caso, sento di poter dire che in amore sono le donne ad essere coraggiose e valorose.
Si abbandonano al sentimento, una volta individuato e compreso, e non tornano indietro.

Stava mettendo da parte quel sé fittizio che indossiamo come un indumento
per presentarci agli occhi del mondo.

Mi è piaciuta molto la giovane Eden. Eroina moderna che combatte contro una società ostile e fatta di apparenze. Una società di cui non vuole più far parte. Sperimenta. Cerca di rompere gli schemi. Cerca di scoprire nuove emozioni. Anche tra braccia sbagliate. Non sono una sostenitrice del tradimento. Ma le donne, per secoli e secoli non hanno potuto scegliere. Sono state poco più che merce di scambio alla ricerca di un posto in società, un'unione opportuna, un focolare da regolare.
Ma quando si desta il delirio della vita, quando lo si percepisce non si può ignorarlo, il mondo stesso è diverso.
È qualcosa che non si può spiegare. Quella scintilla che ci fa stare al mondo per passione. Quel delirio inspiegabile che ci fa approdare su terre diverse, lontane. Senza sosta, senza tregua.
Catene spezzate, vele spiegate.
Chi può capire questo continuo sentire?

Ama Eden, e non si  vergogna di dichiararlo. 

Ti amo.
Sei stato tu che mi hai risvegliato da uno stupido sogno che durava da una vita intera.

Ma anche per lei non c'è il lieto fine.
Il suo risveglio è solitario. Un'alba troppo prematura, che si è spenta in un cielo grigio e invernale.

Forse Kate ha messo un po' di sé in questa storia. Giovane vedova, madre di sei figli e con un'azienda sull'orlo del fallimento, avrà pensato che il lieto fine è un'utopia stupida, di cui le donne e tutti, dovevano liberarsi.

Quello che so per certo è che dopo ottantadue giorni sono ancora a pensarti:
la sua partenza aveva in un certo senso privato ogni cosa di luminosità, di calore, di significato.
La vita scorre come un fiume che non può essere arginato. 
Sono diventata arida, come una terra che da quel fiume non viene toccata.

domenica 14 febbraio 2021

San Valentino: Patroclo e Achille (La canzone di Achille - Madeline Miller)

 Nell'oscurità, due ombre si avvicinano attraverso il crepuscolo fitto e senza speranza.
Le loro mani s'incontrano e la luce si riversa inondando ogni cosa,
come cento urne d'oro che, aperte, fanno uscire il sole.


Non lo avrei mai pensato: ma ho trascorso un bellissimo San Valentino grazie a questo libro. Mi sono immersa nella lettura, mi sono dimenticata di tutto, di ogni cosa, di ogni problema. Ho dimenticato me stessa. La mia rabbia, la mia tristezza.
Patroclo mi ha preso per mano e mostrato la sua vita, il suo amore.
Un amore vero, profondo, esclusivo.
Patroclo e Achille mi hanno commosso.
Complice un racconto in prima persona, non saprei, ma mi sono fatta coinvolgere dalla prima all'ultima pagina.
Non ho avuto fretta di finire. Ma ho assaporato ogni parola, ogni sentimento descritto.
E dire che da studentessa sono sempre stata "team Ettore" (come si usa dire nel XXI secolo).
Achille non mi è mai piaciuto: il pelide, arrogante, semidio, forte, invincibile. 
Ma in queste pagine Patroclo ci accompagna nella conoscenza di un giovane Achille.
Il Principe che ama e viene amato. Il cui amore è unico e irreversibile.
Un libro che mi è piaciuto molto.
Rileggere il mito, rivivere le storie del poema omerico mi ha entusiasmato.
Perché Achille sceglie Patroclo?
Tutti lo vedono come un essere brutto, insignificante; Deidamia infierisce contro di lui, né particolarmente intelligente, né particolarmente dotato.
Ma la verità è che Patroclo con la sua bontà, la sua capacità di amare, la sua generosità, la sua pietas è il migliore di tutti.

Come ci ha insegnato in precedenza un Amicolibro, il mito greco si distingue perché non ne esiste un'unica versione.
Così non mi stupisco se alcuni personaggi sono più odiosi di altri e se non sempre le descrizioni combaciano con i miei vecchi ricordi.
Quello che invece combacia è, ancora una volta, una forma di amore che solitamente si considera tossico.
Briseide, una contadina o una sacerdotessa poco importa, è salvata dalla razzia grazie all'intervento di Patroclo. Patroclo il gentile, il misericordioso, il premuroso.
Lei sa che non avrà mai il suo cuore, ma è felice di stargli accanto come amica, come consigliera.

Preferirei vivere come tua sorella, piuttosto che rimanere qui.

Qui dell'ira funesta di Achille c'è poco.
Dovremo aspettare molto per vederla esplodere. E quando accade sappiamo che tutto è compiuto.
Il poema di Omero è solo una traccia per questo romanzo, che magari può sembrare un po' mieloso, zuccherino come i fichi che Patroclo e Achille si sono tante volte offerti e scambiati.
Ma a me è piaciuto.
La parte finale è un momento di bellezza che merita di essere ricordata.
Anche l'austera Teti si piega di fronte a questo amore unico, bellissimo, che diventerà immortale.
La vera gloria non è nella guerra.
La vera gloria è nell'amore.

Va'. Lui ti sta aspettando.

Oggi è San Valentino.
L'anno scorso, con una sfrontatezza che non mi riconosco, scrissi un breve messaggio a TuSaiChi. Che naturalmente rispose con una gif delle sue.
Era solo uno scherzo, ovviamente. Però fu bello per me.
Diciamo che mi piaceva, ogni tanto, ma proprio raramente, pizzicarlo un pochino.

Quest'anno niente scherzi.
Solo un grande vuoto.
Patroclo e Achille, il loro amore, lo hanno solo reso meno solitario.
Hanno attenuato l'eco che si protrae incontrastato.

Se lui morirà, io non tarderò a raggiungerlo.

Non è un desiderare la morte. Ma senza l'Amore, nulla ha senso.
Perché trascinarsi? Perché continuare la messinscena?
Senza Amore tutto perde di significato.
Anche il sole, il cielo, il mare.
Non c'è più sapore. Non c'è più gioia.
Meglio il freddo dell'Ade.

Il bisogno di lui è più forte della mia rabbia.
Voglio parlare di qualcosa che non è morto e non è divino.
Voglio che lui viva.

sabato 13 febbraio 2021

Apatia

Se adesso sono viva, allora ero morta
anche se, come una pietra, non me ne curavo
e me ne stavo dov’ero per abitudine.


Questi versi appartengono alla poetessa Sylvia Plath, morta nel febbraio del 1963.
Soffriva di depressione e la sua scomparsa fu agevolata da se stessa. Aveva 32 anni.
Cito: "Nel 1982, Plath fu la prima persona a vincere un Premio Pulitzer postuma."
Non conosco la sua opera. Ma sono inciampata in questi versi sul volgere al termine di questa giornata.
Ripensavo a questo stupido sabato di febbraio: unica consolazione è il mio piccolo Valentino.
Per il resto sono interessata alle cose del mondo, almeno quanto gli dei greci erano interessati alla vita delle formiche (e non parlo dei mirmidoni!).
Il mio corpo è vivo, la mia anima no.
Questo è il senso del vivere senza Persona.
Solo lui mi stimolava mentalmente, mi spingeva a migliorarmi, ad apprendere.
A cercare di dare un senso all'esistenza.

Senza Persona non mi importa niente.
Sprofondo sempre di più in una palude cupa e maleodorante.
Sono tornata ad essere una pietra che sta in un posto per abitudine.
Indifferente ai cicli del mondo. Si lascia lavorare dagli agenti atmosferici senza opporre resistenza.


venerdì 12 febbraio 2021

Peanuts

A volte, se sei depresso, non vorresti fare niente.
Tutto quel che vuoi fare è appoggiare la testa al braccio, e guardare nel vuoto.
A volte puoi andare avanti così per ore.
Se sei eccezionalmente depresso, devi perfino cambiare braccio.


Se sei stato bambino negli anni 80 non puoi non averli amati. Chi? I bambini e gli animaletti della bellissima famiglia dei Peanuts.
Una di quelle conoscenze che permane nella vita adulta, mimetizzata tra magliette e spillette. O matite e agendine.
Quando ero bambina avevo portachiavi e pupazzetti. Ma la cosa più belle di tutte era una borsetta dalla forma di bauletto, di colore rosso, con la stampa gialla di Woodstock e con il peluche del dolcissimo Snoopy poggiato sulla borsa, come chiusura.
Amavo quella borsa, la portavo ovunque. Ne ero fiera. Sono sicura che da qualche parte, tra le cose che non ho riportato a casa dal trasloco, sia rimasto il peluche. (Uno scatolone prezioso quello! Chissà se un giorno avrò il coraggio di aprirlo!)
Oggi ricorre l'anniversario della morte di Charles M. Schulz, il fumettista papà dei Peanuts e nonno di tutti noi.
Il mio personaggio preferito è sempre stato Snoopy. Di lui, il suo autore dice:  "Deve ritirarsi nel suo mondo fantasioso per sopravvivere. Altrimenti, conduce una vita noiosa e miserabile." 
Snoopy è un beagle antropomorfizzato, che non parla mai. Ha un grande amico e aiutante, l'uccellino Woodstock. Il suo padroncino è il timido e dolcissimo Charlie Brown.
Snoopy ha una fervida immaginazione. A volte combatte un'immaginaria guerra aerea contro il suo acerrimo nemico Barone Rosso. A volte lo vediamo volare con in testa occhialoni e casco da pilota e sciarpa, proprio come un aviatore britannico. Altre volte lo incontriamo seduto alla macchina da scriver; egli si distingue anche per essere un abile scrittore di romanzi brevi, che non vengono mai pubblicati. Chissà perchè?

La Storia del Mondo. I vulcani eruttarono. Gli oceani ribollirono. L'universo era in subbuglio. Poi venne il cane.

Charlie Brown l'ho apprezzato da adulta. La sua timidezza, il suo essere segretamente innamorato della ragazzina dai capelli rossi, sono caratteristiche che hanno destato in me una simpatia ed un affetto tardivo ma indissolubile.

Quando non ricevi mai lettere d'amore, devi far finta che qualsiasi cosa sia una lettera d'amore.

Il piccolo Woodstock invece nasce il 4 aprile 1967. Dopo che la sua mamma fece della pancia di Snoopy, il suo nido.
In precedenza avevamo già visto Snoopy fare amicizia con gli uccelli del giardino, soprattutto quando questi iniziarono ad usare la sua cuccia per una sosta durante le migrazioni o come luogo dove giocare a carte.
Col pulcino che ha difficoltà a volare e non ama migrare nelle terre del Sud per trascorrere le estati, nasce subito un'amicizia destinata a durare tutta la vita.

Quando uno scrive una storia suppongo che spesso lo faccia per se stesso, non perché debba piacere ad altri.
Ma spero che Schulz sia morto consapevole di quanto bene abbia fatto a tante persone timide e sole.
C'è molto della sua vita nei suoi personaggi.
E sono contenta che dopo di lui, rispettando le sue ultime volontà, nessuno abbia scritto storie usando i suoi amici.
Sono molto vicina al suo cuore, e non voglio pensare che qualcuno mi inganni prendendo il suo posto.

Penso di aver paura di essere felice perché,
ogni volta che lo sono,
succede qualcosa di brutto.


Nostalgia? Ecco il sito ufficiale dove poter sgranocchiare ancora un po' di originali Noccioline al gusto di passato.

p.s. Non so perché inizio a pensare che Persona sia nato il 4 Aprile.
Sono decisamente pazza!

Shermy: Vedi questa piccola cicatrice? Me la sono fatta l'estate scorsa cadendo dal triciclo... Tu hai delle cicatrici, Charlie Brown?
Charlie Brown: Un sacco... ma sono tutte mentali!


giovedì 11 febbraio 2021

Un anno fa

Di tutte le beffe che la sorte serba all'uomo,
non ce n'è una più tremenda d'un amore non corrisposto.
(Maksim Gor'kij)


A distanza di un anno mi ritrovo a non aver aggiunto nulla alla mia esistenza, se non malinconia e dolore.
Come mi ero ripromessa sto cercando di sostenere una persona.
Lo faccio con affetto e quindi lo faccio bene.
Ma nei momenti di inattività tornano a perseguitarmi i soliti tormenti, i soliti pensieri, i soliti "perché?".
Esiste un racconto di questo scrittore russo Maksim Gor'kij che mette in evidenza come un amore non ricambiato possa distruggere non solo chi prova il sentimento, ma anche chi ne è l'oggetto.
Non ha colpa alcuna chi non ama.
Questo credo sia un dato incontrovertibile. Ma forse è crudele anche non provare un moto di compassione per un simile sentimento; e credo sia ingiusto approfittarsi di chi nutre un amore non corrisposto.

1923: viene pubblicato Racconto di un amore non corrisposto.
Gor'kij fa dire a Larisa: "Non posso fare altrimenti. Non amo."
La giovane attrice è oggetto dell'amore di due fratelli, le cui vite rovina proprio perché non è capace di amarli e nemmeno di rispettarli.
Il più giovane si ucciderà, l'altro invece si annullerà servendola senza ricevere da lei mai altro che vessazioni e umiliazioni.
L'amore non corrisposto è una prigione di cui il prigioniero ha le chiavi.
Una prigione in cui il carceriere e il carcerato coincidono.
Un movimento statico, che non porta a nulla che non sia l'annullamento di chi ne è afflitto.
L'amore non corrisposto è forse un grave peccato che porta direttamente all'Inferno chi lo nutre e vive.
Di solito la punizione è successiva al peccato. In questo caso è contemporanea.
Delitto e castigo sono intrecciati.
Da peccatrice consapevole comprendo di essermi ridotta alla stregua di una larva, un cadavere che cammina e di aver compromesso la mia integrità fisica e mentale.

Disappointed Love è un dipinto dell'artista irlandese Francis Danby.
Sua prima opera è diventata simbolo della malinconia.
L'amore deluso è messo in luce dalla posizione disperata della fanciulla raffigurata e da alcuni dettagli: la miniatura dell'amato, lo scialle a terra.
Ma la lettera fatta a pezzi e gettata nel fiume è ciò che ha colpito maggiormente la mia fantasia.
Cosa mai le avrà scritto per ridurre quella giovane fanciulla ad uno stato simile?
Le avrà confessato che ama un'altra? Che non ricambia i suoi sentimenti? Che non l'ama come meriterebbe? Che pensava fosse diverso?
Solo il fiume ha raccolto quelle parole. Ma resta un muto testimone di quel dolore.

È notte tarda, ma c'è ancora una domanda che voglio rivolgere al mio stupido e sordo cuore: "Se fa così male è ancora amore?".


mercoledì 10 febbraio 2021

Estate - Edith Wharton

 Le lacrime non le sgorgavano con facilità e
le tempeste dell'animo si sfogavano di solito al suo interno.


Non me ne voglia nessuno, ma Edith Wharton non è la mia scrittrice.
Perseguendo nel mio piano di leggere romanzi brevi sono incappata in questo romanzo.
Estate, che nome soave.
Mi è piaciuto più del precedente. E amo il fatto che sia stato veloce.
Ma c'è una cosa che non sopporto nel mondo fantastico: che assomigli alla realtà.
La protagonista Charity lotta con tutte le sue forze per sottrarsi ad un destino che era stato segnato per lei dall'azione dei suoi avi.
Ma malgrado i suoi sforzi, la realtà beffarda e cinica la riporta proprio su quei sentieri, come accadde prima di lei, a Giocastra, a Medea, a Fedra e a tante donne sole e sfortunate.
Non è mai stato un mondo per le donne il nostro. E non è un problema di epoche lontane. Ancora oggi non si accetta la sessualità o la passione di una donna. Siamo viste sempre o come angeli del focolare o come meretrici ammaliatrici.
Charity ha un'indole ribelle e desidera ardentemente essere indipendente da un punto di vista economico e sociale. Vuole vivere!
Da questo punto di vista è una protagonista nuova, che mi è piaciuta subito. Anche se scontrosa, anche se irriverente. Orgogliosa e consapevole di sé.
In questo la Wharton ha creato un capolavoro.
Tuttavia, questa splendida promessa si infrange nel modo più banale e triste.
La passione, l'amore sono sinonimo di rovina.

Ma mentre se ne stava seduta, immersa nel suo dolore muto, le parve che la vita fosse troppo brutta, troppo triste e intollerabile, per essere vissuta.

Un uomo, l'ha ingannata nel modo più subdolo e banale, prende tutto quello che può prenderle: sogni, speranze, innocenza.
Come se ciò non fosse sufficiente non ha nemmeno il coraggio di lasciarla, ma anzi si potrebbe dire che si lascia lasciare...
Una specie di "non sei tu sono io" ante lietteram.
Ma la cosa più grave è che, alla fine, lei ha la sensazione di essere stata salvata comunque da un altro uomo.

Questo aspetto della storia non mi è andato a genio.
Il romanzo è stato motivo di scandalo, quando fu pubblicato nel 1917. D'altronde è una storia d'amore che sonda anche l'aspetto passionale di una giovane coppia. 
La ricerca di un nascondiglio, di un posto "solo nostro".
Naturalmente non stiamo parlando di Murakami. Non sono descritte scene di sesso esplicite.
Ma lo stile aperto con cui la Wharton descrive le atmosfere non lascia nessun dubbio.
Niente sospiri, niente sguardi languidi. Eppure sappiamo tutto.

Ho detto che Edith Wharton non è la mia scrittrice.
Da personaggio scivolato via per sbaglio da una goccia d'inchiostro, e persa in questo mondo, vorrei tornare a casa attraverso parole di Amore.
Vorrei una descrizione di quelle che fanno riempire gli occhi di lacrime, che fan battere il cuore.
Vorrei tornare a ridere con Lui.



martedì 9 febbraio 2021

I Fratelli Karamazov - Fedor M. Dostoevskij

 Un tale dolore non desidera consolazione,
ma si alimenta con il senso della propria inguaribilità.
I lamenti nascono solo dalla voglia di riaprire continuamente la ferita.


Io ci provo ma sono consapevole di non essere degna di affrontare l'argomento.
Centoquarant'anni fa moriva a San Pietroburgo, uno dei più grandi romanzieri e pensatori del XIX secolo: Fëdor Michajlovič Dostoevskij.
Con passione e ispirazione mi sono tuffata tra le pagine di questo capolavoro che ho divorato nell'arco di una settimana: I fratelli Karamazov.
L'ultima opera di Dostoevskij che lascia in eredità a noi miseri mortali, un patrimonio letterario fatto di romanzi, novelle, traduzioni di indicibile valore non solo culturale ma anche psicologico.
Se c'è una cosa che amo di Dostoevskij è come scandaglia l'animo umano, e come riporta nei suoi personaggi tutto il suo sapere.
Non ci si annoia mai. Non c'è una sola, dico una sola pagine su 800, fuori posto o superflua. Ho amato questa storia dalla prima all'ultima parola. E ammirata ho osservato come ogni singolo pezzo della storia si componesse davanti ai miei occhi, pagina dopo pagina.
Non ci si stanca mai di nessuno di questi sventurati fratelli.
Si vuole bene ad ognuno di loro. 
Tutte le idee che si possono avere su "il bene e il male" vengono riscritte e riformulate alla luce di questo capolavoro.
Sentiamo di essere tutti un Karamazov:

Io sono un Karamazov! Perché, se precipito in un abisso, è a capofitto, con la testa in giù e i piedi in su, e sono anzi contento di esservi caduto in maniera così degradante: lo considero bello! E quando sono al fondo della vergogna innalzo un inno. 

Dmitrij è il primogenito dei fratelli Karamazov.
Sembra un folle, un giovane dissoluto, schizofrenico, perduto nelle sue passioni e nelle sue depravazioni. Ma in realtà il suo è un cuore puro, appassionato.
Disorientato dal mondo. Non sa che per fiorire il seme deve prima morire. E nel suo dolore personale abbraccia e prova il dolore dell'umanità intera.

Pur odiandoti di amavo.

Ivan Karamazov è il più complesso dei fratelli.
Adolescente cupo e chiuso in sé, studia e studia tanto.
La sua mente è sempre adombrata da pensieri e considerazioni crudeli quanto vere.
Sempre dilaniato tra ragione e sentimento, non è per amore o convinzione che segue le sue idee. Ma è un orgoglio arido, un voler allontanarsi dal prossimo che lo rende ribelle alla famiglia e alla società. 
Preferisce essere indicato come un ateo, come uno che non crede nell'immortalità dell'anima, piuttosto che accettare una vita in cui è solo con la morte che otterremo giustizia. Qui e ora, dovremmo pretenderla.
Il primo miracolo di Gesù è nella gioia non nella sofferenza; durante le nozze a Cana di Galilea.
Il suo fisico non reggerà ai tormenti della sua mente e della sua anima.
Si ammalerà; vedrà il Demonio ma non cederà di fronte alla visione.
Troppo orgoglioso.

È mai possibile con un tale inferno nel cuore e nella testa? -C'è una forza che resiste a tutto!- disse Ivan con un freddo sogghigno. -Che forza? -Quella dei Karamazov... La forza dell'abiezione dei Karamazov.

Conosciamo Aleksej Karamazov.
Per descriverlo non posso che usare le stesse parole del suo creatore. Perché è proprio così: istintivamente si prova affetto per il piccolo Alëša.
Il dono di destare una speciale simpatia egli l'aveva in sé, per così dire, dalla natura stessa, senza artifici e immediato.
La sua virtù, bontà, intelligenza sono votate al bene.
Rappresenta il lato positivo dei Karamazov. Lui rappresenta il perdono.

Persuaso che Dio e l'immortalità esistono, subito, come logica conseguenza si disse "voglio vivere per l'immortalità e non accetto compromessi di sorta.

Infine, beh sì c'è anche lui, ricordiamo Smerdjakov Karamazov. L'illegittimo. 
L'incomprensibile. Malato, malvagio, dimenticato? Forse è tutto questo insieme.
Rappresenta il sommerso, ciò che non è visto. Il diverso che viene emarginato, che nessuno si preoccupa di capire fino in fondo.

Non faceva che interrogare, rivolgeva certe domande tortuose, evidentemente premeditate, ma senza spiegarne il perché.

Siamo tutti Karamazov?
Non saprei.
Sicuramente porto in me i semi del carattere karamazoviano che si manifestano nel momento in cui mi divido tra emozioni che vanno in alto o che sprofondano in basso.
Abissi insondabili scavano il mio animo tormentato da questi spaventosi sbalzi.

Vi amo da impazzire e se voi non mi amate, fa lo stesso,
siate lo stesso mio marito.
Non temete, non vi darò alcun fastidio, sarò il vostro mobilio, sarò il tappeto sul quale camminerete.

Ma anche:

Entrambi distruggono se stessi senza una ragione, ne sono consapevoli e ne godono.

Ora mi è venuta voglia di leggere Demoni.
E buonanotte al progetto: tanti libri di poche pagine.


ore 22.09
In televisione stanno trasmettendo una partita di calcio.
Gioca la sua squadra.
Fingo indifferenza, ma in cuor mio spero finisca in modo da fargli piacere.
E così capisco che è ancora al centro dei miei pensieri.


Il mio umore disgraziato va accantonato.
Non sono libera di essere egoista.
C'è una persona che ha bisogno del mio sostegno.
Così devo cercare di sembrare allegra e disponibile, per lei.
Devo essere ottimista e rifilare la storia del "bisogna avere un po' di pazienza ma le cose torneranno ad essere belle; torneremo a sognare, a viaggiare; forza!".
Sarà molto difficile per me, ma saprò mentire.


L'arrivo di Draghi richiama alla mente, almeno alla mia, il Canto III dell'Inferno di Dante:

E io ch'avea d'error la testa cinta,
dissi: "Maestro, che è quel ch'i' odo?
e che gent'è che par nel duol sì vinta?".

Ed elli a me: "Questo misero modo
tengon l'anime triste di coloro
che visser sanza infamia e sanza lodo.

Mischiate sono a quel cattivo coro
delli angeli che non furon ribelli
né fur fedeli a Dio, ma per sé foro.

Caccianli i ciel per non esser men belli,
né lo profondo inferno li riceve,
ch'alcuna gloria i rei avrebber d'elli".

Gli ignavi sono coloro che non li vuole né l'Inferno né il Paradiso.
Coloro che mai non fur vivi.
Politici e giornalisti sono gli ignavi di questo millennio.
Non si può più parlar bene del passato, non si può più dire che il narcisismo di un uomo ha messo in crisi un paese intero.
Spero sempre per il bene della mia Nazione, ma non dimentico.

Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che innalzate i sepolcri ai profeti e adornate le tombe dei giusti, e dite: "Se fossimo vissuti al tempo dei nostri padri, non ci saremmo associati a loro per versare il sangue dei profeti."
e così testimoniate, contro voi stessi, di essere figli degli uccisori dei profeti.


Ho decisamente parlato troppo.


lunedì 8 febbraio 2021

La Fiera della Vanità - William M. Thackeray

 Ah, Vanitas Vanitatum!
Chi di noi è felice, in questo mondo? Chi riesce a soddisfare le sue aspirazioni?
E chi si sente pago, quand'anche vi riesca?
Suvvia, venite, bambini, riponiamo il teatrino e le marionette.
La commedia è finita.


Dopo mesi mi sono finalmente degnata di finire La Fiera della Vanità; impresa che era iniziata come una passeggiata al parco e che si è trasformata in un'odissea!
(Si vede che sono ancora sotto l'effetto dei classici?)
781 pagine che mi complimento di aver letto!
Perché se c'è un aspetto che mi caratterizza è che quando inizio una cosa, devo portarla a termine.
Non importa se a costo di perdere la vista o il mio amore per la lettura stessa!
In realtà la storia è bella.
Ammiro l'abilità dello scrittore di intrecciare trame secondarie con il corpo della storia principale; il suo ordire è degno delle più abili tessitrici di Ipepa o della astuta Penelope.
Ahimè devo anche dire che in alcuni momenti l'ho trovato di una lungaggine esasperante.
L'ironia e il modo di rivolgersi al lettore mi hanno invece tenuta incollata. Infatti, una volta aperto, il libro non lo molli facilmente. Ma se incappi in alcuni capitoli di contorno o di rifinitura del racconto, vieni esasperato a tal punto che per giorni interi non torni a quei salotti.

Il titolo di questa storia è La Fiera della Vanità,
e che la fiera della vanità è un luogo cove tutto è molto vano, stolido e perverso, un luogo brulicante di imposture e di falsità.

A differenza dei romanzi dell'epoca, il XIX secolo, abbiamo tra le protagoniste, una donzella che è tutto meno che indifesa. E che al vacuo sentimentalismo oppone un cinico realismo.
Nulla da obiettare. Se non fosse che in questo Becky, ovvero Rebecca Sharp, calpesta chiunque per ottenere ciò che vuole.
Penso che nel film la sua figura sia riuscita più simpatica.
Invece nel libro è una serpe odiosa e, mi dispiace contraddire l'illustre autore, non dico questo perché al sicuro nella mia casa.
Becky non combatte per la fame; Becky combatte per ottenere un posto in società, un posto nel tendone del circo, una bancarella nella fiera della vanità.

Al personaggio di Becky, come a voler contrapporre un po' di bontà vediamo delinearsi il personaggio di Amelia Sedley. Simbolo di virtù e innocenza. Così ingenua da sembrare poco interessante e sciocca.
Una bontà stoica.
Che però in alcuni momenti ho trovato fosse una bontà cieca ma sterile.

Non voglio anticipare trame o finali.
Ma vale la pena seguire queste due signorine nel loro volteggiare all'interno della fiera. 
Perché il finale compensa, in parte, l'irritazione e la contrarietà che si prova di fronte ad alcune scene che lo scrittore, ma forse la Vita stessa, costruisce per queste eroine inglesi.

Siamo lontani dalle eroine coraggiose e indipendenti descritte dalle sorelle Brönte o dalla Austen. Donne coraggiose e orgogliose che cercano di costruire la propria felicità indipendentemente da un buon matrimonio.
E così, il mio personaggio preferito non è altro che il caro, valoroso, colto e intelligente William Dobbin. All'inizio viene descritto semplicemente come il migliore amico di George Osborne.
Dobbin, è alto, goffo; con mani e piedi enormi, difficile che ad una donna possa piacere uno così poco attraente. Istintivamente mi ha fatto pensare al caro Levin in Anna Karenina e a Pierre Bezukhov in Guerra e PAce.
Ma il suo finale, per come la vedo io, è migliore.

Vi amo allora come mi amo ancor oggi.
Ormai non posso tacere oltre. Credo di avervi amato dal primo momento che vi ho vista.
[...]
Da quel giorno io non ho potuto pensare ad altre donne.
Ogni mio pensiero è stato solo per voi.
Credo che in tutti questi anni non sia trascorsa un'ora senza che il mio pensiero non sia corso a voi.

Dobbin resta legato ad Amelia anche se lei non vuole sposarlo. Si accontenta di starle accanto, di esserle amico.
Poi però accade qualcosa che lo porta a spezzare quelle catene, a vedere i limiti di Amelia che ha amato incondizionatamente senza che lei, comprende, fosse all'altezza del suo sentimento. 
E qui mi fermo...

Dobbin mi ha fatto capire una cosa: per quanto si possa amare infinitamente, incondizionatamente (che bella parola!) qualcuno non ci si può annullare completamente. Non si può vivere gettato ai suoi piedi e lasciare che quello ci calpesti.
Purtroppo chi viene amato non ha mai rispetto per chi ama.

Avrebbe voluto farla finita con la vita e le sue vanità,
tanto inutile e inappagante gli appariva la lotta.

Tra ieri e oggi ho sentito un sacco di persone dirmi:
- non bisogna perdere le speranze
- non abbattersi
- la ruota girerà ma sta a noi darle una piccola spinta
- c'è chi sta peggio di te, sei fortunata.
Naturalmente, capito l'andazzo, ho indossato la mia maschera più bella e ho replicato con:
- sì, è vero
- sì, è giusto
- ma certo, a volte si esagera con le parole; bisogna crederci sempre
- sì, lo so, sono fortunatissima.

Io mi sento completamente priva di interessi e di volontà.
Nulla desta la mia curiosità.
Il mattino mi sveglio e mi dico: "Ehi cesso, ancora qui stai?".
Invoco la morte ma manco quella mi vuole.
Oggi guardavo i miei.
I miei genitori continuano, ancora oggi, a scherzare, prendersi in giro e avere tenerezze l'uno per l'altra. A volte bisticciano come i cricetini nella gabbietta (me li ricordo bene), per poi tornare a sonnecchiare insieme sul divano.
Perché mai dovrebbero sentire la mia mancanza?
Nessuno la sente.
Nemmeno Persona.
Sono meno di un guscio vuoto. A chi importa di una così?

William Makepeace Thackeray era sposato ma non credeva nel matrimonio.
Sua moglie aveva problemi di salute e non si separò mai da lei, benché cercasse rifugio e conforto in altre donne.
L'ipocrisia è stato il filo rosso dei suoi romanzi ed era ciò che più odiava e criticava nella società inglese cosiddetta perbène.
Eppure tutti ne siamo schiavi.
A volte per quieto vivere, a volte per difenderci dalla realtà.

Quante sono le persone alle quali si può raccontare tutto di noi?
Chi si sente incline alla confidenza quando intorno a sé incontra soltanto incomprensione?
E viceversa chi desidera parlare con qualcuno che non riuscirebbe mai a capire?

Siamo tutti schiavi.
Vanitas vanitatum et omnia vanitas.


domenica 7 febbraio 2021

Gita al faro - Virginia Woolf

 Sotto la superficie tutto è oscurità, tutto si dilata,
tutto è insondabilmente profondo;
ma di quando in quando affioriamo alla superficie
e da questo voi ci conoscete.


Era da tanto tempo che mi ripromettevo di leggere un romanzo di Virginia Woolf. Aveva ragione quando diceva che si dovrebbe inventare una parola nuova per chiamare i suoi libri.
Pensavo di cavarmela con poco iniziando con un romanzo breve, di poco più di 200 pagine.
Ma mi sbagliavo. Sono naufragata, è proprio il caso di dirlo, in un mare di emozioni e riflessioni. E non avevo niente che mi aiutasse a rimanere a galla. Sono stata sopraffatta. 
Quello che ho scelto si definisce romanzo esistenziale che, come ormai ho imparato, trasporta il lettore tra le riflessioni e i pensieri più intimi dei personaggi e la cui trama rimane un fatto lontano, complementare. Se riesci a farti un'idea della storia va bene, ma se non ci riesci va bene lo stesso.
Una scrittura sofisticata quella della Woolf che non mi aspettavo, che mi ha devastato.
Ho volato troppo in alto ultimamente e come la più sprovveduta degli Icaro, le mie ali di cera si sono sciolte al sole. Ora ho bisogno di fermarmi, di leggere storie semplici e scritture meno complesse.
La prosa della Woolf è nobile e ricercata. Una poesia che dipinge. Sembra di leggere la critica d'arte di un quadro.
Ho la sensazione che non si arrivi mai ad un punto.
Come un'opera incompiuta, come la Pietà del Rondanini; si capisce tutto ma tutto sembra dissolversi in quelle forme abbozzate e non finite.
Decisamente non ero preparata a muovermi tra i meandri del flusso di coscienza di questa nuova famiglia, i Ramsay, e i suoi ospiti. Ho perso il mio gomitolo di lana e non ho saputo affrontare il Minotauro.
Il flusso di coscienza è un vero e proprio fiume, che ci consegna ogni singolo pensiero.
Pensiero che non si sa bene da dove sia spuntato.
A volte mi sembra non avere nemmeno un inizio.
Ho avuto meno difficoltà con Leopold Bloom (l'ho detto! L'ho detto davvero!).
Non a torto è stato definito un capolavoro della letteratura del XX secolo.

Il mio personaggio preferito è la pittrice  Lily Briscoe.
Probabilmente dietro il suo sguardo si nasconde quello della scrittrice. Infatti in questo romanzo non sono pochi i riferimenti biografici: il padre di Virginia potrebbe essere proprio Ramsay (come è scritto nella mia edizione; ma ho trovato anche scritto Ramsey. Sono portata a fidarmi di ciò che posso toccare, quindi scriverò Ramsay) un uomo di filosofia, uno scrittore vanesio, egocentrico, sempre in cerca di conferme che percorreva da solo una strada avvolto da quella solitudine che sembrava la sua atmosfera naturale.

Mentre la signora Ramsay potrebbe essere la bellissima mamma, che ha l'impressione di essere una spugna intrisa di sensazioni umane, alla quale tutti si rivolgono per qualsiasi cosa. Donna tormentata tra il desiderio di solitudine e il rimorso di vedere i figli crescere.
Il fantasma della mamma è sempre presente nell'animo della nostra scrittrice. 
Che dichiara:
"Fino a quarant'anni e oltre fui ossessionata dalla presenza di mia madre... Poi un giorno, mentre attraversavo Tavistock Square, pensai Al faro: con grande, involontaria urgenza. Una cosa ne suscitava un'altra... Che cosa aveva mosso quell'effervescenza? Non ne ho idea. Ma scrissi il libro molto rapidamente, e quando l'ebbi scritto, l'ossessione cessò. Adesso non la sento più la voce di mia madre. Non la vedo. Probabilmente feci da sola quello che gli psicoanalisti fanno ai pazienti. Diedi espressione a qualche emozione antica e profonda."
(Ho preso questa citazione dal sito wikipedia. Mi sembra molto significativa e mi ha aiutato a capire qualcosa in più di questa scrittrice a me completamente sconosciuta. Che vivo come un mito e qualcosa di irraggiungibile.)

Non manca una critica al periodo storico. A quel mondo in cui l'uomo sa fare e alla donna, che non ha competenze in nessun ambito, non resta che sposarsi.
Ma anche qui abbiamo la nostra Medea, la nostra Lily. Libera e fiera della sua libertà.
In presenza di altri si scopre desiderare quello che hanno tutti: una casa, un marito, dei figli.
Ma poi si rende conto che questi desideri sono mutuati dall'esterno, non le appartengono.
Lei è altra cosa.
E allora penso anch'io a quanto sia fortunata a vivere questi miei tempi moderni.
Tristi, maleducati ma liberi.

Tutto è effimero come un arcobaleno.

Vale la pena sottolineare che questo libro si divide in tre parti: la finestra - il trascorrere del tempo - il faro.
Nonostante tutto, penso si possa dire che il finale è lieto.
Infatti i sopravvissuti  riusciranno a terminare quello che avevano programmato: James la gita al faro e Lily il dipinto.
Un fatto anomalo, considerato che la nostra Virginia, esattamente come me, non aveva visioni ottimistiche della vita.
Soffriva di disturbo bipolare e psicosi, di forti crisi depressive ed era purtroppo incline al suicidio.
Nel 1941, allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale quell'inclinazione divenne concreta; si tolse la vita.
Si riempì le tasche di sassi e si lasciò annegare nel fiume Ouse.
Aver vissuto gli orrori della Prima Guerra doveva essere stato già troppo da sostenere.
A volte ci penso: come si può sopravvivere ad una cosa simile?

Vorrei imparare a gestire i miei sentimenti.
Vorrei tornare a sentirmi come quando c'era PA, a sentire che la barbarie era domata, il regno del caos vinto.

Tornerò a leggere di questa delicata ed eterea scrittrice che -lo sento! mi ha trafitto il cuore.
Ma non subito. Ho bisogno di leggerezza. Di non pensare.
Ma tornerò. Perché tra simili non è sempre vero che ci si respinge, avvolte ci si attrae.
Come un desiderio di specchiarsi nell'altro.
Sapere come andrà a finire per te, osservando quel che è accaduto all'altro.

sabato 6 febbraio 2021

Eroi - Giorgio Ieranò

 Come tutte le cose umane, anche l'amore finisce.
La precarietà lo circonda, la morte lo insidia.


Si può essere d'accordo o mentire: il mondo classico è l'unico mondo che merita di essere studiato se si vuole capire l'umanità.
Ho trascorso il mio insulso pomeriggio tra le pagine di questo bellissimo saggio e posso dire, senza esitazione alcuna, che non trascorrevo un sabato pomeriggio così bello dai tempi del Liceo.
Undici capitoli, undici stanze, undici specchi in cui riflettere sulla propria condizione che ci accomuna a quella di tutta l'umanità.
Devo ammettere che sono nomi che ho amato tutta la vita.
Sofocle, Euripide, Aristofane: quanti pomeriggi ho trascorso in vostra compagnia?
Eschilo, caro, è a te che devo la mia prima esperienza lontana da casa: cinque giorni nella meravigliosa Sicilia per assistere alla rappresentazione delle Coefore nell'immortale cornice del teatro greco di Taormina. Ricordi, ricordi ovunque.
Vorrei parlare di tutte le sensazioni che ho vissuto, ma mi perderei tra pensieri, ricordi e deliri.
Di ogni mito greco esistono diverse versioni.
E penso di poter dire che è un po' quello che accade nella vita di ogni giorno. A seconda del narratore, la storia muta atmosfere; le azioni dei personaggi possono essere interpretate o giustificate o condannate, ogni volta in modo diverso.
Di un fatto non c'è mai una soluzione univoca.
Anche nei tribunali, nella cronaca si usa l'espressione "verità giudiziaria". Proprio per sottolineare che quella offerta è l'interpretazione della Giustizia, che prende in considerazione alcuni fatti, alcune circostanze, alcune testimonianze.
Il mondo femminile, nel mito, come nella vita odierna, non ha molti sostenitori.
Le donne sono o abili manipolatrici o vittime.
Rari sono gli esempi che si discostano da questi archetipi. Ma quando accade, abbiamo figure immortali e bellissime. Terribili, alle volte. Ma decisamente immortali.
Medea: la maga, la strega. Innamorata, tradisce per amore, si vendica per amore.
Uccide il fratellino e arriva ad assassinare i propri figli per una sorta di vendetta contro il marito fedifrago.
Ma il giudizio è severo e riduttivo. 
Una figura molto complessa quella di Medea, che per alcuni aspetti ho sempre amato.
La straniera che sa manipolare le arti magiche...le oscure arti. Che i più non conoscono.
Una diversa. Di cui si ha paura.

Di tutte le creature che hanno anima e cervello, noi donne siamo le più infelici.
[...]
È cento volte meglio imbracciare lo scudo piuttosto che partorire una volta sola.

La figura di Antigone è invece una eroina più amabile.
Che in un certo senso riscatta il ruolo femminile di queste vicende eroiche.
L'ho già incontrata in un altro saggio; e mi piace notare le differenze tra le varie letture di questo nobile personaggio.
Antigone si ribella alle leggi dello Stato per sostenere le leggi non scritte del divino, della pietas umana. 
L'autore però, fa intendere, che la nobile principessa stia rivendicando un diritto aristocratico, legato alla sua famiglia, al genos, alla sua stirpe d'origine.
Poco conta. Nel mio immaginario Antigone è l'eroina che dice:

Io non sono nata per odiare, ma per amare.

Nel mito greco possiamo rispecchiarci tutti.
Il Minotauro è la nostra parte interna, oscura, bestiale. Chi non ha il suo Minotauro?
Teseo è il nostro io che cresce, e impara muovendosi nel Labirinto a conoscere e riconoscere i propri fantasmi, le proprie paure.
E anche il migliore di noi, il più valoroso, il più forte, L'Eracle delle nostre famiglie porta con sé un'ombra che può oscurarlo. A tal punto che diventa giudizioso chiedersi chi sia il reale.

Forse tu sei Eracle, ed è la tua ombra che ha sposato Ebe tra gli dei.

Il mio racconto è diventato molto lungo. Ma non posso non concludere con l'amore. Qui si tratta di amori di ogni tipo. Alcuni corrisposti e con il lieto fine. Alcuni capaci perfino di intenerire la morte, pochi in realtà. Quanti amori conoscete che siano davvero, e per sempre, felici? (Non lo chiedo io, ma è il professore a domandare! Sono solo un'umile messaggera. Sono una piccola Ermes...mi permetto di dire.)
Per non essere la solita disfattista, risponderò che ne conosco parecchi di amori felici.
Sul "per sempre" non posso esprimermi, in quanto non mi è stato ancora concessa l'autorità di investigare di quel che accade nell'Ade.
Dal mio modesto punto di vista però, la storia più bella è quella di Amore e Psiche narrata da Apuleio.
Anche se più realistica mi sembra la narrazione che vede Amore maltrattare una piccola e alata Psiche.

Oggi è stata una giornata come tante altre ma rivolgo un pensiero ad una persona gentile che ha scambiato con me poche parole. 
Mi ha fatto sorridere.
Ecco...questo è quello che sempre mi mancherà di te.




giovedì 4 febbraio 2021

Poesie d'amore - Jacques Prévert

Dove vai bel carceriere
Con quella chiave macchiata di sangue
Vado a liberare la mia amata
Se sono ancora in tempo
L'avevo chiusa dentro
Teneramente crudelmente
Nella cella del mio desiderio
Nel più profondo del mio tormento
Nelle menzogne dell'avvenire
Nelle sciocchezze del giuramento
Voglio liberarla
Voglio che sia libera


Jacques Prévert: 4 Febbraio 1900, nasce in Francia il poeta dell'amore.
Potrebbe essere il mio poeta, visto che l'amore, sentimento libero e spontaneo, è protagonista della sua opera letteraria ed è mostrato come l'unica fonte di salvezza per noi miserabili.
L'amore di cui parla è a volte sofferto, implorato.
Non importa se è un amore che tradisce, viene sempre agognato e cercato.
La primavera dell'esistenza.
L'amore non si può forzare.
Non esiste un incantesimo che faccia "innamorare", lo sappiamo bene.
L'amore non mette catene.
L'amore ha ali per volare. Ci innalza dalla nostra condizione di mortali e ci solleva fino a vette elevate di felicità.
Se provassimo a sottometterlo, incatenarlo non potremmo che perderlo.
Ma quando si ama veramente, non si può nemmeno immaginare di inchiodare, fissare il proprio amore.
Lo si vuole libero.
Il male non lo tocca, non può contaminarlo.
L'amore ci trasla, ci porta oltre ciò che siamo.

Senza l'amore la vita è senza luce e senza ombre. Non ha spessore.
Non ha sapore.
Non ha colore.
Senza amore la vita è svuotata di senso.
Un motore senza benzina.
Vita arida e infelice è quella senza amore.

Ci sono tante forme di amore che possono aiutarci a stare al mondo.
Ma quello di cui parlo, quello che provo, è un amore con una passione che fa battere il cuore.
Sciogliere il sangue dentro le vene.
Ardere, senza consumare.
Una passione che profuma la vita.
Disegna orizzonti da esplorare.
Limiti da superare.
Trasforma i suoni in musica.
La vita in melodia. 

Giorno 71: non c'è più niente per me.
Non ne vale più la pena.