sabato 13 febbraio 2021

Apatia

Se adesso sono viva, allora ero morta
anche se, come una pietra, non me ne curavo
e me ne stavo dov’ero per abitudine.


Questi versi appartengono alla poetessa Sylvia Plath, morta nel febbraio del 1963.
Soffriva di depressione e la sua scomparsa fu agevolata da se stessa. Aveva 32 anni.
Cito: "Nel 1982, Plath fu la prima persona a vincere un Premio Pulitzer postuma."
Non conosco la sua opera. Ma sono inciampata in questi versi sul volgere al termine di questa giornata.
Ripensavo a questo stupido sabato di febbraio: unica consolazione è il mio piccolo Valentino.
Per il resto sono interessata alle cose del mondo, almeno quanto gli dei greci erano interessati alla vita delle formiche (e non parlo dei mirmidoni!).
Il mio corpo è vivo, la mia anima no.
Questo è il senso del vivere senza Persona.
Solo lui mi stimolava mentalmente, mi spingeva a migliorarmi, ad apprendere.
A cercare di dare un senso all'esistenza.

Senza Persona non mi importa niente.
Sprofondo sempre di più in una palude cupa e maleodorante.
Sono tornata ad essere una pietra che sta in un posto per abitudine.
Indifferente ai cicli del mondo. Si lascia lavorare dagli agenti atmosferici senza opporre resistenza.


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