mercoledì 31 marzo 2021

Sortilegi - Bianca Pitzorno

 Quel profumo parla di terre lontane,
di rocce di granito, di macchia mediterranea,
di piccoli campi cintati da muretti a secco...


Confermo il mio amore per Bianca Pitzorno.
Sortilegi è uscito da poco e sono veramente felice della mia scelta "contemporanea".
Si tratta di una raccolta di tre brevi racconti dal profumo di antico e di magia.
Storie tragiche e romantiche. Malinconiche.
Scopro di avere avuto una passione in comune con questa scrittrice meravigliosa: la storia delle Streghe e dell'inquisizione. Anch'io, come lei, ho letto per tanto tempo dei processi (o meglio delle persecuzioni) ai catari prima e poi, a donne comuni. Dei loro corpi violati e bruciati. Del Malleus Maleficarum e di tutti gli orrori che l'invidia e la follia umana possono generare. Una frase non dimenticherò mai, letta in quel periodo: "i roghi illuminarono i cieli di tutta Europa a partire dal XV secolo e continuarono fino alla prima metà del XVIII secolo". E in alcuni paesi sperduti, continuarono anche in seguito.
Bastava poco per finire sotto processo.
La Pitzorno ci introduce in quel terribile periodo con una grazia e una pietas che dona una speranza per l'umanità.
I protagonisti delle sue storie non ebbero, ahimè, la stessa clemenza. Pensare che queste storie attingono dalla realtà mi mette i brividi. Ogni racconto è accompagnato da una interessante nota dell'autrice che trasforma il libro in un dialogo diretto con il lettore. Una bella sensazione. Non anticipo più nulla.
Ho pianto e sognato.
Un libro veramente bello.

Coincidenze: oggi sistemavo, beh tentavo di sistemare la mia libreria, e pensavo a quel periodo in cui leggevo solo di stregoneria, magia ed esoterismo. Ne ho lette di tutti i colori. I libri più belli sono stati sicuramente quelli di carattere storico. Com'è possibile che l'uomo possa fare tanto male ad un altro uomo? Quando si tratta di donne poi sembra che la fantasia non conosca limiti. Umiliate, insultate, torturate, stuprate, derubate, vendute. Tutto per "salvarne l'anima".
Un orrore senza fine.

Sono trascorsi altri 17 giorni in zona rossa. Mi sento sempre più spaesata e triste. Vivo in un mondo che non esiste. I libri continuano a tenermi compagnia. In una vita precedente sono sicuramente stata una strega, vissuta ai margini della società, in totale solitudine. Questa è la traccia che mi porto nell'attuale esistenza. Non riesco a sciogliere questo nodo. Ma vado avanti. Sento una nuova linfa. 

N. negare. Continuo a negare a me stessa la felicità.

martedì 30 marzo 2021

Ci provo anch'io: giorno 16

"O ricordo, ricordo: che cosa vuoi da me?"
(Paul Verlaine)


La notte scorsa non ho chiuso occhio.
C'era la luna piena e poi lentamente ho visto albeggiare.
Forse il corpo dice meglio della mente quello che si vive in questo periodo.
Quello che mi piace è vedere come le persone reagiscono.
C'è chi non esce più di casa, chi lo fa in orari assurdi, chi ha prenotato un viaggio alle Canarie, chi apriamo tutto, chi chiudiamo tutto, chi senza mascherina, chi con guanti e mascherina.
Tutti cerchiamo di trovare un nuovo equilibrio. I migliori, i più adattabili ci riescono e sopravvivono.
Quelli come me non ce la fanno mai.
Eppure oggi per la prima volta dopo tanti anni, mi sono guardata allo specchio e avevo un viso luminosissimo e bellissimo. Beh, bellissimo è un aggettivo usato sempre relativamente alla mia persona. Questo aspetto durerà poco. Ma siamo nel mio periodo. Sono figlia di Aprile, del risveglio, della Resurrezione, della rinascita. Sono figlia della Primavera. Proprio vero.

Oggi lo faccio anch'io, scrivo di niente, scrivo di me, così come viene.
Non si può scrivere ogni giorno di libri. Anche perché ci sono momenti in cui non ho la forza di fare nulla. Nemmeno di dormire.
Una volta ho letto il post di una ragazza appassionata di libri, che raccontava di aver comprato fiori freschi per se stessa. Una cosa che capisco, perché piace farla anche a me.
Altre volte, mi piace girovagare sui profili di Instagram dove ammiro le foto di librerie ordinate e meravigliose, o di acquisti librosi, interessanti e da intenditori.
Non nego che vorrei essere brava come le persone di questi profili.
Ma non è per me. Non leggo tanto e ininterrottamente.
La mia libreria poi, non ha niente in comune con quelle belle e ordinate di quest* bloger/influencer.
Tanto per incominciare non ci sono solo libri. Ho la brutta abitudine di inserire oggetti diversi che stridono con il contesto. Amici invisibili, che vivono in pupini e statuine varie, si sistemano in modo autonomo, indipendenti dalla mia volontà, vicino a quello o a quell'altro tomo.
Mi sembrano i custodi, i Penati della mia libreria.

Mi ripropongo spesso di fare ordine ma è impossibile. Naufrago miseramente tra i vari tentativi. Una cosa sola mi è chiara: non posso più ordinare i libri a mano a mano che li leggo, come in Una certa idea di mondo di Alessandro Baricco. Occorre pensare ad una nuova strategia, ad un nuovo mondo.

Oggi così: pensieri e parole.

M. mugghiare 
Mugghia come fa mar per tempesta, Se da contrari venti è combattuto. (Dante)


Vorrei conoscere il verso del mare, ma il mare non ce l'ha: il mare canta.



lunedì 29 marzo 2021

Enea, lo Straniero - Giulio Guidorizzi

 l'amore nasce e non sai quando arriva,
né perché né per chi.
Non ci puoi fare niente, puoi solo accettarlo: respingerlo non si può neppure se vuoi.
Questo è il nodo a cui siamo tutti legati.
Se qualcuno ci potesse togliere l'amore dal cuore, come si toglie un filo che è caduto sul vestito,
o si soffia via una bolla di sapone, allora sarebbe tutto semplice.
Ma non si può.


Già...non si può.
E oggi sento il peso di questa che è una vera ingiustizia che mi affligge da troppo tempo.
Sono devastata.
Una, una sola cosa mi rendeva felice, mi portava tra le nuvole, mi faceva sentire le farfalle nello stomaco, il cuore battere.
Perché non posso averla più? Cosa chiedevo di così complicato e impossibile? Una risposta ad un messaggio. Ma è mai possibile che non possa avere niente, nemmeno le briciole?
In quattro giorni ho scritto solo due post. E sai perché? perché ho avuto due giorni assurdi e non volevo trascriverli, non volevo immortalarli per sempre nell'etere e nel mio cuore.
Sono tornata solo perché ho un libro di cui parlare. Ma sono sempre più triste e afflitta.
Quando ho comprato questo libro avevo aspettative altissime.
La storia di Enea, l'eroe troiano che dette origine a quel sogno che oggi chiamiamo Roma!
Se sei stato uno studente italiano delle superiori sono poche le cose che non dimenticherai mai: cantami o Diva, nel mezzo del cammin di nostra vita, tanto gentile e tanto onesta pare la donna mia, S’amor non è, che dunque è quel ch’io sento?, anche la speme ultima dea fugge i sepolcri, e il naufragar m'è dolce in questo mare, la nebbia agli irti colli

e potrei continuare ancora e nessuno mi smentirebbe.
Ma c'è solo un'altra cosa che voglio trascrivere, che sono sicura non dimenticheremo mai: Enea che fugge da Troia in fiamme, con il vecchio padre Anchise sulle spalle e il piccolo Ascanio per mano.

Pensavo che il saggio avrebbe risvegliato il mio orgoglio italico.
Mi piace pensare alla genesi di Roma, la città che domina il mondo, con le parole di Seneca: "L'impero romano ha come fondatore un esule, un profugo che aveva perso la patria e si portava dietro un pugno di superstiti alla ricerca di una terra lontana ... Farai fatica a trovare ancora una terra abitata dagli indigeni: tutto è il risultato di commistioni e innesti."

Ma in realtà non mi ha preso per niente. 
Continuo ad alimentare la mia fantasia con il valore simbolico della scena: Enea che protegge l'anziano padre, il passato, le radici, e il figlio, il futuro, la fronda dell'albero della vita.

La pandemia invece ci ha fatto capire cosa pensiamo dei nostri anziani: sacrificabili.
Invece di vaccinare per fasce d'età si affacciano prepotenti, e pericolose, le proposte di vaccinare per categoria.
Ma cosa saremmo se quella generazione del dopoguerra non avesse creduto nella vita? Non avesse nutrito speranza per il futuro? Per Ascanio?
Sono senza parole.

Gli pareva incredibile che in lui convivessero ricordi così lontani e diversi tra loro;
a volte gli pareva di avere vissuto due vite, e di essere due persone diverse, il bambino troiano e l'adulto latino.

Ognuno di noi porta in sé le vite dei suoi avi.
Il nostro DNA si basa sull'esperienza, sugli errori accumulati nel tempo.
Sono felice di essere il mese di mia Nonna, di averne il nome, di avere la passione (segreta) per la lirica del Nonno e lo spirito indomito di Nonno A.
Questo dovremmo ricordare tutti.

la morte non si può vincere nemmeno con l'amore.

Questa è la vera lezione di questo libro.
E infatti sono morta e non torno in vita.

L. lunatica. Questa è l'unica cosa che mi porterò nella tomba: la luna nell'animo.



sabato 27 marzo 2021

Circe - Madeline Miller

 Fu la mia prima lezione.
Celato sotto il dolce volto familiare delle cose,
ce n'è un altro in attesa di spaccare in due il mondo.


Guardavo la luna, è circondata da un alone che le dà un aspetto spettrale; mia Nonna diceva "acqua o vento", preannunciando che il giorno dopo ci sarebbe stato vento o pioggia.
C'era della magia nella vita delle persone del passato. Un profondo e rispettoso legame con la natura, che oggi si è decisamente perso.
Abbiamo ucciso dei e spiriti. Forse è meglio così. Recidi tutto, brucia la radice e del dolore non resterà traccia.
La notte scorsa ho sognato Nonna, e per la prima volta l'ho abbracciata perché era proprio lei. Mi sono svegliata e non volevo affrontare l'oscurità della casa per dissetare la mia povera gola. Sono rimasta immobile nel mio letto per venti, lunghissimi minuti. Che sciocca.

Avrei dovuto scrivere ieri di Circe; ma alla fine della giornata non ero più carica per farlo. Ho anticipato il mio momento computer, ma non sono completamente in me. Esternamente credo di sembrare tranquilla, ma interiormente mi sento una furia. Temo che mi lascerò andare molto e non potrò risparmiare importanti anticipazioni sulla trama. Preferisco dirlo senza mezzi termini: se qualcuno legge questo post e non vuole sapere nulla della trama di questo libro, interrompa ora e si dedichi subito al romanzo.

Il mio dovere di ospite l'ho compiuto. Ora che ho chiuso la porta alle mie spalle, sparecchiato la tavola e risistemato la casa, posso abbandonarmi al mio sentire e lasciarlo fluire liberamente.

Dopo La canzone di Achille, che mi aveva conquistato fino all'ultima parola, ero curiosa di vedere cosa aveva ancora da offrirmi Madeline Miller con Circe.
Fu pubblicato il 10 aprile 2018. Quindi anche lui ha impiegato molto tempo ad arrivare da me. Io e la sua autrice siamo quasi coetanee e lei fa il lavoro che avrei voluto fare io: insegnare latino e greco alle superiori. Questo giro lunghissimo mi serve per capire cosa non mi ha convinto di questo romanzo. La sua lunghezza, credo.

Circe è un bellissimo romanzo. Ci tiene in tensione per tantissime pagine. Ma il finale mi ha un po' deluso.
Cercherò di procedere con ordine.
Innanzitutto Circe è una dea, che però non è molto amata dai suoi simili. Che a lei preferiscono i suoi capricciosi e prepotenti fratelli.
Suo padre Elios sembra non vederla nemmeno, sua madre Perseide la disprezza letteralmente per la sua voce così debole, in realtà simile a quella dei mortali.
Sua sorella è l'odiosissima Pasifae, famosa per aver sposato il re di Creta Minosse e per aver generato il Minotauro.
Suoi fratelli invece Perse ed Eete il potente mago, padre di Medea.

Malgrado i problemi in famiglia, Circe sembra essere una dea docile e tranquilla. Non vorrebbe mai deludere suo padre, di cui elemosina attenzione o almeno un sorriso. Ma è diversa. Lei ha qualcosa che gli altri dèi non hanno: compassione.
Un sentimento umano che ci eleva a divinità, che porta la divinità a camminare tra gli umani.
συμπάϑεια, questo è ciò che prova Circe nel vedere il supplizio al quale è destinato Prometeo per aver sottratto il fuoco a Zeus, per farne dono agli uomini.
Prima frattura.

Ero come ogni altra sciocca innamorata di qualcuno che ama un'altra.

Circe scopre l'amore proprio per un essere che dovrebbe nausearla, per un umano. Un mortale. Un essere insignificante che nessuno dei suoi parenti avrebbe accolto. Lo trasforma, gli dona l'immortalità. Ma questi si innamorerà di un'altra: Scilla. Capricciosa creatura che si prende gioco dei sentimenti del povero Glauco. Cos'è che fa infuriare Circe: non essere corrisposta? il vilipendio del suo amato? Chi può dirlo?
Ma la vendetta sarà terribile: chiedete a Scilla, l'orribile mostro.
Il risultato finale, la mostruosità creata, non dà sollievo a Circe.
Si pentirà della sua stessa gelosia e soffrirà, si sentirà causa di ogni morte legata alla furia distruttrice di Scilla.
Non resiste al peso della colpa: Circe confessa. Circe ammette pubblicamente, come Prometeo prima di lei, il suo atto contrario all'agire degli altri dèi.
Seconda frattura.

Non c'è da meravigliarsi che io sia stata così lenta, pensai.
Per tutto questo tempo sono stata una tessitrice senza lana, una nave senza mare:
E guarda adesso dove veleggio.

La punizione per la sua confessione sarà durissima: l'esilio.
Ma ecco che da quelle fratture passa la luce.
Lontana da tutti, da tutti quelli che la facevano sentire sbagliata, Circe si ritrova, si scopre, si comprende. Circe nasce: è una maga. E che maga! La più potente di tutti!

C'è un lato di Circe che ancora la rende vulnerabile: la compassione.
Quella caratteristica che la rende la migliore delle dee, la rende anche la più debole.
C'è un momento della narrazione che mi ha toccato profondamente.
Lo stupro.
Non importa che tu sia una donna forte, o fragile, una potente dea, o una sfuggevole ninfa; lo stupro è LA violenza più terribile che una persona possa subire. E la Miller la descrive in poche frasi che segneranno me, lettrice, e per molto tempo Circe, la maga.
Terza frattura.

Da questo momento la compassione di Circe è accantonata. Spazzata via. Polverizzata.
La maga Circe trasformerà ogni uomo che si avvicini alla sua porta, in un porco.
La dea che si era stupita della diversità di ogni volto, di ogni cicatrice sul corpo degli uomini, non c'è più.
Tanti ricorreranno alle sue arti, sempre ingannandola. Medea, Pasifae, Elios.
Ma l'Amore può volgere e cambiare anche il cuore più sofferente.

In un'esistenza solitaria, sono rari i momenti in cui un'altra anima si fonde con la tua,
così come le stelle sfiorano la terra una volta all'anno.
Una tale costellazione era stato lui per me.

Un Odisseo insolito, sconosciuto approda all'isola di Circe. Non è solo lo scaltro, l'intelligente, il migliore dei greci (dopo la morte di Achille), a cui siamo abituati. Ulisse è il principe di Itaca che vuole tornare da Penelope. Ma che si innamorerà di Circe, in un modo nuovo, per me, inaspettato.

A questo punto la storia poteva finire con Ulisse che va via, e Circe che scopre di portare nel suo grembo il figlio di questo amore travolgente e inaspettato.
Invece no.
Avevamo conosciuto e amato Dedalo, sorriso per Ermes, pianto per Arianna e il Minotauro.
Ma non basta.

Lo guardavo e l'amore che provavo era così affilato che sembrava mi si aprisse la carne.

Nasce Telegono e ci affezioniamo anche a questo terribile bambino.
Che cresce e diventa il migliore dei figli possibili. Circe lo difende anche dagli dei potenti, potenti come la signora della guerra, Atena!
Una tensione lunga che ci porta all'inevitabile destino: Telegono ucciderà il padre Ulisse.
Ma Telemaco e Penelope non provano rancore nei suoi confronti. 

Il finale non mi è piaciuto nemmeno un po'.
Circe, la bellissima figlia di Elios, rinuncia all'immortalità per vivere il suo amore con Telemaco.
Mentre Telegono, nuovo protetto di Atena dopo la morte di Odisseo, parte per fondare nuovi imperi. 

Ma perché Circe rinuncia al suo potere?
Lei che ha ucciso Scilla per amore dei mortali, per far cessare quella strage di innocenti marinai, perché non preservare il suo potere per aiutare?
Se si eccettua Superman che per due secondi rinuncia ai suoi poteri per amore di una terrestre, penso che nessun uomo lo avrebbe fatto.

Noi donne siamo sempre pronte a farci consumare dall'amore? Ma perché?
Circe la maga, la dea compassionevole, la più amata dea, che però non ama essere dea, rinuncia a parte del suo essere, per amore.

Detta da una che si consuma per un amore impossibile deve essere strano ma...Circe non avresti dovuto.
O forse non ti ho capito? Forse volevi tagliare con la tua famiglia; eri stanca di essere raggirata dai tuoi stessi familiari per i loro comodi?
Non lo so.
Ma è stato bello incontrare la Maga Circe in tutta la sua bellezza divina e umana.

I. inutile.
Questa è la mia natura, così mi sento. Vorrei naufragare anch'io, o lasciarmi divorare da una delle bocche di Scilla. Vorrei avere anch'io una mia isola, essere esiliata e dimenticata da tutti. 



giovedì 25 marzo 2021

Il giorno di Dante

Nel mezzo del cammin di nostra vita
Mi ritrovai per una selva oscura
Ché la diritta via era smarrita
Ahi quanto a dir qual era è cosa dura
Esta selva selvaggia e aspra e forte
Che nel pensiero rinova la paura!


Nel 2020 il ministro della Cultura istituì la giornata nazionale da dedicare al nostro Sommo Poeta: Dante Alighieri.
Poiché non si conosce la data esatta della sua nascita, è stato scelto il 25 marzo, perché, secondo gli studiosi, è il giorno in cui lo stesso Dante, accompagnato da Virgilio, inizia la sua discesa nell'Inferno.
Quest'anno è particolarmente importante perché 
ricorre il 700° anniversario dalla morte del Poeta, avvenuta tra il 13 e il 14 settembre del 1321.

Oggi non si può parlare di nient'altro.
Oggi c'è solo lui nel cuore e nella mente. L'orgoglio di appartenere ad un popolo nasce anche tra i banchi di scuola. Mi rendo conto che tutti osannino i propri poeti, artisti, pensatori, eroi. 
Ma l'opera dantesca è universale, è legata a quell'Humanitas che è propria del genere umano e che solo uno stupido può offendere (mi riferisco ad un giornalista tedesco che ha ridicolizzato l'autore della Divina Commedia, con toni e parole che non intendo ripetere).

Quando ero bambina pensavo che dovesse essere un tipo un po' arrogante 'sto Dante per definire "divina" la propria opera. Crescendo invece mi resi conto, innanzitutto, del valore del Sommo Poeta, poi della grandezza dell'Uomo Dante.
Infine, sempre studiando, scoprii che fu Boccaccio a definirla "Divina" e tale rimaste, giustamente!

Non sono nessuno per parlare di Dante, ma il suo amore per Beatrice è qualcosa che mi tocca profondamente. Lui disse che le avrebbe scritto un'opera per renderla immortale. E così è stato. Se ne innamora un giorno, incontrandola per strada. Non le parlerà mai. Rimarrà sempre un amore platonico il suo. Eppure non la dimenticherà mai.
Ed è per questo che oggi, rubando le parole di Francesca, dal V canto dell'Inferno, rivendico il mio amore per Persona che non ho intenzione di estinguere, o di dimenticare.

Senza amore non sono niente, anche se è un peso, anche se mi rende triste, non rinuncio all'amore per Persona.

Amor, ch’a nullo amato amar perdona,
mi prese del costui piacer sì forte,
che, come vedi, ancor non m’abbandona.

Ho sempre pensato che siamo fatti di amore e bellezza.
Ed è anche per questo che amo leggere e studiare. Ma da soli non si va lontano. Abbiamo bisogno di alzare il cielo e guardare a Dio. Ma anche di avere qualcuno accanto, qualcuno con cui scambiare pensieri ed errori.
L'errore è alla base dell'evoluzione della vita, del DNA.
Perché non del pensiero, dello spirito di una persona?
Mi manca quella sensazione che provavo quando c'eri tu.
Mi facevi sentire viva.
Sempre sull'orlo del precipizio, sempre sul ciglio di un baratro.
Mi sentivo inadeguata, non ho mai pensato di poter sperare in un sentimento diverso da parte sua.
Era chiaro che non fossi nulla.
Ma ero arrivata a desiderare...
Una verbo che non uso più, la cui bellezza è racchiusa nel suono, il suo segreto nell'etimologia.
Deriva dal latino, composto dalla preposizione de- che in latino ha sempre un'accezione negativa e dal termine sidus che significa, letteralmente, stella.
Letteralmente significa "mancanza di stelle", nel senso di "avvertire la mancanza delle stelle".
In altre parole, si potrebbe dire che desiderare è quel verbo che esprime la nostalgia che la nostra anima avverte nei confronti della mancanza delle stelle, di quel qualcosa di ancestrale che compone le nostre cellule, i nostri atomi.
Desiderare, perché ci mancano le stelle, ci manca qualcosa di cui siamo fatti e a cui cerchiamo di tornare, quindi ricerchiamo disperatamente, in modo appassionato; un porto in cui agogniamo fare ritorno: la nostra Itaca, la nostra stella, il nostro amore.

mercoledì 24 marzo 2021

Solitudine

Non essere amati è una semplice sfortuna;
la vera disgrazia è non amare.
(Albert Camus)


Il vento di Tramontana si sta calmando. Da domani dovrebbe tornare il bel tempo. Mi dispiace che accada. Preferisco le giornate nuvolose. Ma non voglio lamentarmi in modo preventivo. Aspetto. Sogno. Sogno il mio mare ancora senza gente. Sogno il mio mare profumato e agitato. Tutto rimescolato. Ciò che era sotto viene portato in superficie. Ciò che era superficiale diventa profondo. 
Ho nuovamente abbandonato la mia lettura n.1 per passare a qualcosa di diverso che mi sta facendo ritornare la voglia di leggere.
E mi sta facendo viaggiare in un tempo lontano lontano.
E mi sta facendo pensare: avrei bisogno di essere esiliata non solo emotivamente e moralmente dalla vita, ma fisicamente, realmente.

G. gridare. La mia anima vorrebbe gridare il suo dolore, ma il suo è un urlo muto.






martedì 23 marzo 2021

Cine Zona Rossa: Ghost-il Fantasma

Darei qualunque cosa per poterti toccare ancora una volta.

E non importa quante volte uno lo abbia visto; se in televisione trasmettono Ghost, tu vedi Ghost.
Ed è così e basta. Non c'è un perché. 
O forse semplicemente abbiamo tutti bisogno di un po' d'amore.
Certo è una storia triste.
A me le lacrime non mancano mai e se penso al mio 23 marzo dello scorso anno capisco che la tristezza è un sentimento che mi appartiene e fa parte di me.

È meraviglioso Molly, l'amore che hai dentro, portalo con te...

E così mi rendo conto che non ho solo amici immaginari, ma anche amori immaginari.
Molly sarà riuscita ad andare avanti.
Invece sono qui a chiedermi se ci sia veramente qualcosa oltre questa la vita.
Se con la morte sopraggiunga la fine...

A volte penso: amare così è uno spreco.
Ma si può sprecare l'amore?

F. fantasticare, non mi riesce più nemmeno questo.

lunedì 22 marzo 2021

Poesie d'amore - Neruda

 T'amo come si amano certe cose oscure,
segretamente, entro l'ombra e l'anima.


T'amo senza sapere come, né quando né da dove,
t'amo direttamente senza problemi né orgoglio:
così ti amo perché non so amare altrimenti

Ho finito anche questa raccolta di poesie, perché leggere altro, al momento, mi viene male.
Apro il mio libro, dopo dieci pagine mi viene sonno e cambio.
Sono arrivata a pagina 288 sempre di Donne che corrono ecc ecc.
Forse finisce prima la Pandemia!

Comunque mentre passavo da un libro all'altro ho avvertito un mutamento nel mio spirito, un cambiamento nel corpo. Una buona lettura ti cambia la vita, e non è un modo di dire.
Dentro di me inizia letteralmente a diagenizzarsi l'idea che sarò sola per tutta la vita.
Quindi devo essere capace di riconoscere cosa mi fa bene e cosa no.
Devo esercitarmi per essere pronta.
E siccome nessuno mi parlerà mai d'amore allora devo rubare le parole ad altri.
Pablo Neruda è considerato uno dei poeti più grandi del XX secolo.
E penso che nel mondo difficilmente qualcuno non lo conosca.
L'amore sopravvive anche oltre la morte.

E da allora sono perché tu sei,
e da allora sei, sono e siamo,
e per amore sarò, sarai, saremo.

Cerco di andare avanti. Ma mi rendo conto, più passa il tempo, che il mio errore è stato volermi mostrare come sono, con tutte le mie debolezze e quelle due cose belle, che credevo fossero belle, da raccontare.
Inoltre, lo capisco leggendo Neruda: il mio orgoglio intossica me e il mio amore. Ho tradito il mio amore per orgoglio. Ma l'avevo messo da parte troppo spesso e onestamente non sono sicura sia giusto lasciare che un amore venga continuamente calpestato.

E. empatia. Una maledizione.





domenica 21 marzo 2021

Giornata mondiale della Poesia

 Amami, amami, amami.
in piedi ti grido! Amami.
Infrango la mia voce gridandoti e faccio ore di fuoco
nella notte pregna di stelle e di levrieri.
Infango la mia voce e grido. Donna, amami, desiderami.
La mia voce arde nei venti, la mia voce che cade e muore.


Oggi ho trascorso il mio settimo giorno in Zona Rossa.
La prima settimana è andata. Ora bisogna arrivare almeno a Pasqua: altre due settimane.
Complice la giornata dedicata alla poesia mi sono dedicata a questo tipo di letture. Ed è stato un bene sia aver finito il libro di Arminio, sia aver continuato con le poesie d'amore di Pablo Neruda.
Mi sono sempre chiesta: come fanno i poeti?
A scuola era sterile studiare la loro arte: metrica, costruzione, parafrasi.
Invece Arminio ha sollevato il velo della mia ignoranza e ha alleggerito la mia anima; la mia prof. non avrebbe mai detto quelle cose, che sto per trascrivere.
Non diventerò mai una poetessa o una scrittrice, ma devo riconoscere che aver aperto questo blog mi ha aiutato a camminare su strade che da sola, non avrei mai percorso.
A proposito dello scrivere poesie Arminio elabora un simpatico decalogo trascurabile, che mi fa venire in mente i diritti del lettore di Pennac. Non trascriverò tutti i principi. Solo quelli che mi hanno colpito di più; una piccola anticipazione di qualcosa che spero venga voglia di leggere da soli:

4. Per fare una poesia
non ci vuole niente,
basta che abbia un corpo,
uno solo, ma non il vostro.

10. Il poeta è uno che si espone.
Ai versi bisogna affidare cose
che ancora non abbiamo confidato a nessuno.
Altrimenti si fanno ombrelli, merendine.

Di solito le poesie si studiano a scuola di giorno, ma la notte, nel silenzio della casa, quando il mondo intorno a noi sogna addormentato, le parole hanno contorni e sfumature diverse.
Inoltre la poesia è un atto d'amore, di generosità. Bisogna leggere anche per gli altri, per il Creato intero! Leggiamo una poesia ad un fiore e lui profumerà diversamente. 
Leggiamola al nostro amato, il nostro amore profumerà in un modo diverso e unico.

Pensando a Persona in questa domenica speciale di Marzo:

Liberami di me. Voglio uscire dalla mia anima.
Io sono ciò che geme, che arde, che soffre.
Io sono ciò che attacca, che ulula, che canta.
No, non voglio esser questo.
Aiutami a rompere queste porte immense.
Con le tue spalle di seta disseppellisci queste àncore.
Così una sera crocifissero il mio dolore.

Liberami di me. Voglio uscire dalla mia anima.
Voglio non aver limiti ed elevarmi verso quell’astro.

Infine: oggi Alda Merini avrebbe compiuto 90 anni.

Le persone capitano per caso
nella nostra vita,
ma non a caso.
Spesso ci riempiono di insegnamenti.
A volte ci fanno volare alto,
altre ci schiantano a terra
insegnandoci il dolore…
donandoci tutto,
portandosi via tutto,
lasciandoci niente.

D. come danneggiarsi. Sono il sabotatore della mia vita, ma nei sogni mi rifugio.
Lì non posso danneggiarmi: ci sei tu ad aspettarmi.

sabato 20 marzo 2021

Resteranno i Canti - Franco Arminio

Mai vista una primavera così bella.
La luce sembra impazzita,
è un diamante la testa del serpente,
il silenzio concima le ginestre,
sono quieti i paesi da lontano.
Non insistere a dolerti.
Ogni albero è tranquillo e felice di vederti. 

Ho sempre visto Arminio come il poeta delle piccole cose, delle cose che gli altri non vedono.
Ma con questa raccolta di poesie mi ha straziato.
Non me lo aspettavo.
Mi ha stupito la malinconia che trasuda da alcune poesie, da alcuni frammenti.
Ma soprattutto c'è una fame di vita in ogni poesia che io non sento. Io non l'avverto.
Sono persa. Io non vivo. Non ho fame. Non mordo l'esistenza. Perché sono al mondo? Consumo solo ossigeno? Dio mio cosa sono diventata? E ho capito anche come mi vedeva Persona. Lui mi ha sempre vista come una fallita che non vuole rivincite, che non cerca di scuotersi. L'ho sentito dire:

voglio essere scavato,
le cose lievi non le sento,
la dolcezza va bene
quando è improvvisa,
mi snerva la lentezza,
io vado contro la lentezza,
contro la pazienza, mi piace la vita
scossa, il cuore amaro

Io? Distrutta. Non sono nemmeno riuscita a finirlo. Ci sono delle lettere che illuminano le ombre dei sentimenti. Una raccolta di poesie che ha cambiato il mio sabato.
Sto continuando con lentezza la lettura di Donne che corrono coi lupi.
Una lettura che ha dei momenti belli, ma tante parole che a me non danno molto.
Poi arriva Arminio...e finisce il sesto giorno di Zona Rossa.

Le persone si incontrano
per rinascere.
Nascere
non basta mai a nessuno.

Continuo a sognare domeniche pomeriggio di pioggia,
tu seduto sul divano, io con la testa sulle tue gambe, tu che mi leggi poesia.

C. Condividere.
Vorrei condividere sogni, pensieri, ma sono sola con il mio Dolore.

venerdì 19 marzo 2021

Giorno V: Il Sogno della Macchina da Cucire - Bianca Pitzorno

 Non sorrise neppure quando, finalmente, il mare a una curva dei binari
ci balzò incontro velocissimo, immenso, più verde che azzurro;
tremolante per i raggi del sole.

Oggi ho concluso questo dolcissimo romanzo che mi avevano consigliato in libreria. Devo ringraziare la mia libraria, questa volta il libro mi è piaciuto e mi è piaciuto tantissimo.
Non conoscevo Bianca Pitzorno e spinta dall'influenza di Virginia, la cui mano sento ancora poggiata sulla mia spalla, sono andata a cercare qualche informazione sulla sua vita.
Nata a Sassari, ha studiato a Cagliari dove si è laureata in Lettere Classiche (che invidia!). Si è trasferita a Milano per frequentare la Scuola Superiore di Comunicazione. E a Milano vive ancora oggi. Nota per aver scritto numerosi libri per bambini e ragazzi, nella sua biografia è anche ricordato il suo impegno come ambasciatrice UNICEF e come autrice televisiva. Confesso, non senza vergogna, di non aver riconosciuto alcun titolo.
Ma questo libro non lo dimenticherò mai, perché Il Sogno della Macchina da Cucire è un romanzo intimo che in un certo senso parla a tutte le bambine della mia generazione.
Virginia Woolf non approverebbe questo mio commento. Non esistono romanzi per donne o per uomini!
Mi si voglia perdonare per questo giudizio così superficiale. Ma i ricordi che ho con il mondo del cucito sono tutti al femminile e così mi risulta difficile immaginare una situazione diversa.
Anche se... ma non voglio anticipare nulla.

Tutto il resto erano state semplicemente fantasie deluse. Illusioni.
Sogni che svaniscono all'alba.

La protagonista non ha nome, è una sartina che lavora e riesce a difendersi dalle brutture che la sua condizione sociale vorrebbe imporle.
La Nonna infatti, memore di esperienze negative, decide di insegnare alla nipotina una professione: il cucito.
E così tra spolette, ditali e corredini da realizzare, la storia della nostra Sartina scorre e si intreccia con altre vite, con altre storie.
Ci fa sognare, indignare e commuovere.
Una storia meravigliosamente intessuta, che non stanca mai e che finisce troppo presto.

Ho pensato alla macchina della mia Nonna paterna, una Singer con la rotella che si muove con una mano.
L'unico oggetto su cui abbia mai campato pretese in vita mia.
Ho pensato alla mia Mamma. Lei è sempre stata brava col cucito.
Ma non mi ha mai voluto insegnare niente, perché "ti rende schiava" diceva. Il contrario della Nonna di Sartina. Lei ha preferito donarmi l'amore per i libri.
Ma ricordo con commozione la sua scatola del cucito piena di ogni meraviglia: bottoni colorati, corallini. E poi c'era il ditale, il bacio di Wendy (vedi che Peter Pan era nell'aria?), che non ho mai saputo usare.
Ricordo i suoi lavori: meravigliosi!
La sua abilità con la macchina a pedale. 
Io sono una frana.
Ho fatto qualche vestino alla Barbie, quando ero bambina.
Qualche bottone lo so mettere e a modo mio riesco a fare anche qualche orlo (orrendo).
A volte mi è capitato di aiutare signore in difficoltà con il filo che non voleva convincersi ad infilarsi nella cruna dell'ago.
E fine, qui si conclude la mia esperienza col cucito.

Devo ammettere che la scrittura di Pitzorno mi ha fatto sognare.
Ho pensato per un momento che anch'io sarei potuta essere felice.
Invece niente. Perché io non ho mai conosciuto un Guido che insistesse con me e che non mi facesse vergognare di me stessa.
Mi sono anche commossa.
Conclusione amara: ma me l'aspettavo. Voltavo ogni pagina in attesa della tragedia finale perché nella vita non esiste l'incanto.

Sognando cosa? Chi?
Sognare era molto pericoloso, lo sapevo, non me lo potevo permettere.
E poi, già soltanto vedere il mare non era la realizzazione di un sogno?

Queste parole mi hanno colpito duramente.
Sognare è pericoloso, all'alba i sogni svaniscono e rimane solo tristezza.
L'unico conforto è il Mare. 
Solo in lui trovo rifugio.
Non ho mai vissuto l'amore vero. Questa la mia conclusione.

Un libro che consiglio se si ha voglia di una scrittura elegante, di una storia semplice, di personaggi possibili, di un racconto che profuma di verità del passato.

La parola di oggi:
B. Baci quelli che mi mancano, che non ho mai ricevuto e mai riceverò.

p.s. Auguri Papà, sei l'uomo più importante della mia vita. Grazie per tutto quello che hai fatto per me e per l'esempio che mi dai ogni giorno con la tua vita, con il tuo coraggio, con il tuo modo di fare e di essere. Sei unico! 


giovedì 18 marzo 2021

Giorno IV

Esiste nella vita una sola felicità: amare ed essere amati.
(George Sand)

George Sand, pseudonimo di Amantine Aurore Lucile Dupin scrittrice e drammaturga francese del XIX secolo.
Suppongo che Virginia (Woolf) avrebbe alzato gli occhi al cielo o, forse, avrebbe scosso desolatamente la testa.

Oggi 18 marzo, l'Italia celebra la Giornata nazionale in memoria delle vittime di Covid-19.
Sono uscita per fare la spesa e per muovere l'auto ferma da sabato.
Ho dovuto fare uno sforzo immenso per far conciliare la mia idea di Zona Rossa, con quello che vedevo in giro.
Non abbiamo capito niente, è chiaro.
Pascoli pieni di greggi belanti. 
Quei camion partiti da Bergamo sono sempre in movimento, non si sono mai fermati.
A caricarli di bare siamo noi, i nostri comportamenti.
Per fortuna il supermercato era vuoto.
Credo siano i vantaggi degli ipermercati all'ora di pranzo.

Volevo parlare di Peter Pan oggi.
Volevo metterci un po' di magia, un po' di sogno in questa giornata.
Ma non ci riesco.

Ricomincio con l'alfabeto del mio sentire:
come AMORE
Senza l'amore la vita è solo una pantomima mal riuscita.

mercoledì 17 marzo 2021

Giorno III - Una Stanza Tutta Per Sé - Virginia Woolf

Fra cento anni, d'altronde, pensavo giunta sulla soglia di casa, le donne non saranno più il sesso protetto.
Logicamente condivideranno tutte le attività e tutti gli sforzi che una volta erano stati loro negati.
La balia scaricherà il carbone.
La fruttivendola guiderà la macchina.


È un bene che Virginia non possa vedere come siamo messe in questo secolo.
In Italia abbiamo dovuto coniare una parola nuova: femminicidio. Alla società non importa e la politica tace rumorosamente. Nessuno ci protegge, nessuno ci tutela. La nostra sola forza è la rete personale. Ma non sempre basta. Dobbiamo essere più preparate, più attente, più sospettose di chiunque. Siamo diventate prede di un animale feroce e mortale: l'uomo. Uomo che non si accontenta più di dominare il mondo intero. Non ci vede più come la compagna con cui condividere il creato. Siamo diventate uno specchio che restituisce un'immagine che non piace più. "Specchio specchio delle mie brame, dimmi chi è la più bella del reame?". La Regina non sa aspetta un cambio della risposta dello Specchio...
Una stanza tutta per sé è uno splendido saggio di Virginia Woolf, tratto da due conferenze tenutesi, nell'ottobre del 1928, sul tema "Le donne e il romanzo".
Mi ha folgorato.
Virginia Woolf è diventata la mia scrittrice preferita. Una donna di un'intelligenza colta e preparata. Questo saggio bisognerebbe farlo leggere in tutte le classi delle scuole, di ogni ordine e grado.
La dimostrazione che per scrivere un capolavoro non occorre riempire centinaia di pagine.
C'è poesia, come sempre, nel raccontare la difficoltà che ogni donna, nella sua vita, in ogni secolo, incontra per esprimersi o semplicemente per affermarsi come essere umano.
Forse è vero: l'uomo potente non vuole perdere la sua posizione.
Ha potere, ha denaro, ha ruolo nella società e suo controllo, ma all'uomo non basta.

Per tutti questi secoli le donne hanno avuto la funzione di specchi, dal potere magico e delizioso di riflettere raddoppiata la figura dell'uomo.

Ed è difficile permettersi di lasciare andare questo Specchio specchio delle mie brame. Vedersi ridimensionare.
L'uomo è caustico, arrabbiato, forse per paura di perdere il suo dominio.
Un'ottima interpretazione valida ancora oggi.
Perché un uomo uccide una donna? Una donna che diceva di amare?
Schiacciare le donne, relegarle ad oggetto è stato un pensiero comune agli uomini di ogni epoca, di ogni religione, di ogni filosofia.
Finalmente le cose stanno cambiando (?).
Voglio essere ottimista.

Lucida e chirurgica Virginia scrive:

Una donna deve avere soldi e una stanza suoi propri se vuole scrivere romanzi.

Questo è il racconto da fare per augurare alle bambine la buonanotte: siate indipendenti economicamente ed emotivamente. Così sarete libere e capaci di amarvi e di amare veramente e di distinguere l'orco mascherato da Cupido.

La storia della letteratura del mondo femminile si può adattare alla storia del mondo femminile in generale.
Ho amato la sua analisi, la sua scelta di quattro scrittrici fantastiche:
Jane Austen, Emily Brontë, Charlotte Brontë, George Eliot.
Austen ed Emily hanno una marcia in più rispetto alle altre: a loro non importa cosa scrivono gli altri, conservano il proprio stile e lavorano a proprio modo.

Jane Austen: Ecco una donna, agli inizi dell'Ottocento, che scriveva senza odio, senza amarezza, senza paura, senza protestare, senza far prediche. [...]
Lei non viaggiò mai. Non attraversò mai Londra su un omnibus, né mai fece colazione da sola in un locale pubblico.

Le altre invece affrontano il mondo in modo diverso; con rabbia e con remissione.
La vita personale influenza lo stile di chi scrive.
E la Woolf non può fare a meno di chiedersi come sarebbero stati Orgoglio e Pregiudizio, e gli altri romanzi (che io considero bellissimi), se quelle donne avessero viaggiato, studiato, conosciuto gente e allargato i propri confini. 
Ho sottolineato parti intere della mia copia.
E ho conosciuto e imparato ad amare Aphra Behn. Possiamo ringraziarla per averci spianato la strada. Ci si sentiva soli in una comunità umana impossibile da comprendere. Ma quando una donna scrive e lo trasforma in un lavoro, il muro è abbattuto. 
La prigione è stata scassinata.

Penso sia un saggio bellissimo. Da leggere con calma.
In alcuni momenti mi è sembrato di sentire la voce di Virginia.
Sono felice di vivere in questo secolo. Sono fortunata. Non mi sento schiacciata dal men's sentence. Anche se è sempre presente. Tutti i ruoli di comando sono occupati dagli uomini. Ma posso studiare, pensare e parlare. E se a qualcuno non piace, o mi guarda male perché una donna non dovrebbe fare questo o quello, beh...problema suo!
I giudizi sono sempre dietro l'angolo.
Il mio stipendio è più basso di quello di un uomo.
Non sono mai tranquilla quando rientro a casa la sera.
E controllo che tutte le porte siano ben chiuse prima di andare a dormire.
Quando esco con un'amica, aspetto che lei mi dica di essere a casa per addormentarmi.
Non mi importa più di non avere figli o di non essere sposata.
Non mi sento incompleta perché sono sola.
Sono triste, abbruttita per altri motivi.
Sono altre le ragioni che alimentano il mio mal di vivere.

Virginia Woolf la conosciamo tutti.
Più probabilmente saremo entrati in contatto prima col suo volto e poi con la sua opera.
Penso fosse una donna bellissima e intelligente.
Non capisco perché il marito dicesse che le persone la fissassero e perché lei ne soffrisse.
Virginia si tolse la vita.
Perché la vita non è per le persone così belle e sensibili.
Grazie Virginia per aver deciso di scrivere.

Chi mai potrà misurare il fervore e la violenza del cuore di un poeta
quando rimane preso e intrappolato in un corpo di donna?

Il terzo giorno è andato.
A volte penso che potrei dirti: Ti amo, ma non c'è niente di romantico. Fossi donna sarebbe lo stesso. Non penso che potremmo stare insieme. No.
Ma quando c'eri tu sentivo improvvisamente di non essere un corpo vuoto. C'era qualcosa che si muoveva e sorrideva. Sentivo di avere un po' di anima.
E la mia anima riconosceva un altro pezzo di sé in te.

㇐㇐㇐㇐㇐㇐㇐㇐㇐㇐㇐㇐㇐㇐㇐㇐㇐㇐㇐㇐㇐㇐㇐㇐㇐㇐㇐㇐㇐㇐㇐㇐㇐㇐㇐㇐㇐
La mezzanotte è passata da un'ora, ma non riesco ad addormentarmi.
Pensavo a queste mie stupide parole.
Non sono capace di rendere la passione di Virginia.
Nel suo discorso c'è una luce, uno scintillìo nel suo sguardo che non sono in grado di restituire.
Un libro bellissimo che io non so trasmettere e ciò mi rende impotente e insonne.
Leggerlo apre tante opportunità al pensiero.
Non è una guerra tra uomini e donne.
E questa è una sensazione, un'emozione rivoluzionaria, che lei ci regala.
Nei romanzi, nelle opere teatrali se non ci fossero dei personaggi femminili come Cleopatra, Medea, Antigone, Clitennestra, Desdemona, Lady Macbeth, Anna Karenina, Emma Bovary, i personaggi maschili sarebbero sopravvissuti ma non sarebbero stati immortali.
Tuttavia facile parlare di regine e sacerdotesse.
La vera novità è parlare della ragazza dietro al bancone.
Dare a queste donne uno spessore, un pensiero, e non solo un salotto e bellezza.
La poetessa sorella di Shakespeare sarebbe morta senza scrivere nemmeno una parola, pur avendone talento e capacità.
Ma se riusciamo, ciascuna di noi, ad avere 500 sterline l'anno and rooms of our own;
se prenderemo l'abitudine alla libertà e il coraggio di scrivere esattamente ciò che pensiamo;
se ci allontaneremo un poco dalla stanza del soggiorno comune e guarderemo gli esseri umani non sempre in rapporto l'uno all'altro ma in rapporto alla realtà;
allora, consapevoli che non potremo contare su nessuno, ma che cammineremo da sole, riusciremo a far camminare, a far vivere quella poetessa in ognuna di noi.
Dobbiamo prepararci, studiare, vedere il mondo, guardare il passato, immaginare il futuro per questo. 
Ma io sono convinta che lei verrà, se lavoreremo per lei, e che lavorare così, anche se in povertà e nell'oscurità, vale certamente la pena.


martedì 16 marzo 2021

Giorno II - Umano Inumano Postumano - Marco Revelli

 Amleto, come è stato detto, "pazzo ad arte e pazzo di fatto in quanto straziato
tra due modelli inconciliabili del mondo:
l'antico simbolico e l'insorgere relativistico e illusionistico".


Sono trascorsi 43 anni dal sequestro di Aldo Moro e dall'assassinio dei cinque uomini della sua scorta.
Interrogarsi su come sia cambiato il sentimento dell'umanità nel corso del Novecento è doveroso.
Il professore Revelli lo fa in questo difficile e preciso saggio sull'umano.
Una lettura difficile perché in alcuni momenti spiattella in modo spietato una realtà che non volevo vedere, riguardo la Pandemia da Covid-19.

Abbiamo vissuto pensando che l'uomo fosse il padrone, il dominatore di ogni cosa e ogni essere vivente su questo pianeta.
Poi però ci siamo resi conto che il costrutto che avevamo immaginato non andava più bene ed è stato contaminato su due fronti. Da un lato l'Umanità viene messa in crisi dall'avvento della Dis-umanità. In un secondo momento invece, l'Umano è soverchiato dal Post-umano.

Il concetto di Humanitas è antico. Nasce l'uomo, nasce l'idea di Humanitas.
Cosa significa?
Già i Romani del II-I secolo a.C., sull'onda della parola greca philantropia, sentono il bisogno di trasformare in verbo (creare) l'essere umani: avere un atteggiamento di attenzione nei confronti del prossimo.
Inoltre nel concetto di humanitas si inserisce anche un altro paradigma greco: la Paideia.
La paideia era il lungo processo di formazione dei futuri cittadini greci, che prevedeva l’apprendimento di un sapere completo, in cui le humanae litterae erao considerate il momento più elevato e importante.
Si vuole dire che l'humanus ha attenzione per il prossimo e cultura per riconoscere se stesso nell'altro: quod rebus omnibus dignitatem anteponat.
Ma poi la frattura.
Auschwitz.
Il disumano entra nell'umano, è in-scritto in esso: in-umano.

L'inumano è piuttosto il presentarsi attuale della possibilità che
l'uomo sia nulla per l'altro uomo.

Come se ciò non fosse già di per sé aberrante, il disumano nell'umano ha sconfinato oltre le linee delle due Guerre Mondiali, oltre i cancelli di Auschwitz.
Diventa la nostra attualità.
La nostra Humanitas oggi è sporca di disumanità.
Nel nostro universo ci sono uomini che sono meno uomini di noi, che sono non-uomini.
Per motivi legati al colore della loro pelle, alla loro religione; ne abbiamo trovati tanti di futili e orribili, motivi.
E così si elaborano documenti, si innalzano strutture non per contrastare il traffico di disperazione, ma per contrastare le Organizzazioni che per ideologia pensano solo al salvataggio delle vite, senza tenere in considerazione le implicazioni politiche e territoriali.
L'Humanitas diventa extra legem.
E non so perché mi viene in mente Antigone.
Abbiamo ucciso Dio.
E ora abbiamo ucciso l'Humanitas.
L'uomo del XXI secolo sembra aver smarrito ciò che lo distingueva dal resto del creato: l'empatia.
E lo abbiamo visto con la Pandemia.
La finanziarizzazione, la trasformazione di tutto in denaro, ha portato a dire: apriamo le fabbriche e se si muore pazienza!
Abbiamo azzerato le emozioni che non sono monetizzabili.
Abbiamo ucciso la com-passione.

I vecchi possono morire, i giovani vanno salvati perché sono più produttivi.
Questo è quello che è accaduto davanti alle rianimazioni durante la prima ondata di Covid.
Non potevo crederci!
Ma ci sono dati, articoli, certificati, protocolli che spiegano ai rianimatori come scegliere.
Abbiamo coniato l'espressione "morte accettabile".
E la malattia è diventata il simbolo di una società che pensava di essere sana, ma che è marcia fino all'osso.

Il mondo, così come lo abbiamo reso, si è fermato. 
Un virus, ignaro del fatto che l'Uomo fosse l'essere dominante, ha fatto un salto, uno spillover. Dall'animale è arrivato all'uomo.
E così, il Creato si scopre non essere ai piedi dell'uomo. L'uomo ne fa parte.
Fatto a immagine di Dio, l'uomo è dotato di intelletto e parola.
Ma con l'ausilio della tecnologia, l'avanzare delle neuroscienze, delle biotecnologie, scopriamo di non essere i soli.
L'Homo sapiens sapiens non è l'unico ad avere il pensiero.
Arrivano i robot, i programmi, l'intelligenza artificiale.
L'Uomo crea qualcosa di simile a se stesso.
Ci consola pensare che per il momento, questo nuovo-umano non sia ancora capace di provare empatia.
L'empatia è appannaggio del solo essere umano.

Quindi l'Humanitas si è spezzata sotto la spinta del Disumano.
Ed è minacciata, rischia di essere sostituita dal Postumano.

Ma se riusciremo a preservare quella briciola di amore che ci caratterizza, se "niente di questo mondo ci risulterà indifferente", avremo ancora una speranza.
Potremo farcela, potremo resistere a questi sfondamenti, a questi sconfinamenti.

Produrre un cittadino del pianeta humanus e politus. Uno che anteponga la dignitas a tutte le altre cose, anziché l'indoctus e agrestis che predilige al contrario l'utilità.


p.s. Finito il secondo giorno. Scrivere mi sta aiutando. Penso a Persona. Ma forse mi sto rassegnando.
Ho tanta voglia di tornare a viaggiare, a sognare, a vivere.

lunedì 15 marzo 2021

Tutta da rifare: Giorno I

YouTube fa scorrere canzoni in modo automatico.
Direi più secondo il suo gusto che il mio.
Ma va bene lo stesso; l'importante è riempire la mente.
Oggi è iniziato il mio periodo in zona - rossa. Non posso definirlo lockdown.
L'anno scorso era diverso. Era tutto chiuso, tutto bloccato. Si sentiva il respiro della Terra e della Natura.
Questa volta ci sono limitazioni severe ma è meno drammatico, dobbiamo dirlo. Così si superano meglio le situazioni: analizzandole in modo freddo e sistematico.
Non posso vedere Cugina per un caffè e nemmeno Fratellone e famiglia.
Però, se fosse necessario, i nipotini potrebbero venire a stare da me.
E potrei anche incontrare Cugina nel supermercato, o in chiesa.
Sembra un aggirare le leggi, ne sono consapevole. Ma al momento, raccontarmi queste possibilità mi fa sentire meno sola e triste. Metterle in atto è un altro discorso.
La verità è che stiamo avendo ritardi spaventosi con le somministrazioni dei vaccini e le chiusure sono inevitabili.
Non so come si sentano gli altri, ma io mi sento in un eterno presente, che non mi piace. Non riesco nemmeno a proiettarmi in avanti, in un sogno fantastico, un progetto futuro. Non ci riesco. Mi sento finita. Penso che mi spetti solo la morte.

Per affrontare queste giornate, come sempre, chiederò aiuto ai libri e ai digiuni. Devo tenere sotto controllo il peso, visto che ho deciso di rinviare le analisi. E poi, come ho già detto, devo riempire la testa.
Quindi il mio motto per questa quarantena sarà: stomaco vuoto, testa piena. 

Come mio solito ho comprato in totale incoscienza questo libriccino di Alessandro Baricco, per poi scoprire che è in completa armonia con il periodo attuale.
Quel che stavamo cercando è una raccolta di 33 frammenti di quel che pensa Baricco della pandemia da Covid-sars2.

può accadere di lottare per sconfiggere il mito, insegna l'Odissea.
Può accadere di lottare per edificare il mito, insegna l'Iliade.

Baricco vede, legge, interpreta il fenomeno pandemico in un modo nuovo. La Pandemia è una creatura mitica. Non è messo in discussione ciò che dicono medici, virologici e tecnici del settore. Ma la Pandemia che stiamo vivendo è un costrutto mitico, cioè creato in modo artificiale da forze che non sono solo oggettive e, diciamo, scientifiche, ma collettive. Creato da tutta l'umanità. Mitizzare la pandemia non significa privarla di senso reale. La vita degli uomini è intrecciata col mito. Ma oggi non sappiamo più capirlo, perché abbiamo consacrato la vita al lume della scienza, rinunciando alla nostra componente umana-sensibile-interiore.
La Pandemia è il risultato di una vita intera fatta di corse, profondità che sembrano praterie, relazioni che non esistono, consumi inutili, sentimenti vuoti.
Abbiamo delegato agli altri, a pochi altri, cosa fare del nostro pianeta, della nostra vita, dei nostri studi, del nostro mare, delle nostre famiglie. Ci dicono come vestire, cosa ascoltare, chi amare. E glielo lasciamo fare. 
Consumiamo consumiamo.
La Pandemia è un urlo collettivo, che abbiamo innalzato tutti insieme, ma forse non siamo pronti ad ascoltarlo.

Solo pochi mesi fa eravamo tutti pronti a dirci che dovevamo rallentare, avevamo esagerato.
Dovevamo cambiare. Non avremmo mai più ripetuto gli errori del passato.
È bastata un'estate in spiaggia per dimenticarci delle sale di rianimazione, dei balconi, delle ambulanze, dei medici bardati e sfiniti, delle colonne di camion pieni di bare.
Abbiamo dimenticato tutto.

E la più grande delusione degli ultimi vent'anni è stata scoprire che la frase "nulla sarà come prima" è bigiotteria intellettuale se nemmeno dopo l'11 Settembre è risultata vera.
La verità è che è sempre tutto come prima, solo un po' più pulito.

Forse solo alcune persone sono cambiate. Le sensibili.
Quelle persone non saranno più le stesse. Portano delle ferite dentro, sempre pronte a riaprirsi al primo ricordo.
Le persone che hanno perso i propri cari non torneranno mai ad essere quelle che erano.
C'è un esercito di scampati al Covid che ha vissuto un vero e proprio inferno.
Credo che queste persone non saranno mai più le stesse.
Dalle macerie però si può rinascere. Il lutto porta in sé la rinascita.
Lasciare morire una parte di se stessi per alimentare la nuova.

La Pandemia non è l'unica creatura mitica di cui parla Baricco.
Lo sono l'inconscio e la profondità.
L'inconscio è uno spazio ipotetico di fatti che non potremmo collocare da nessun'altra parte.
In alcuni casi ci salva dal dolore; per ora lo usiamo. Ma lo stiamo già sostituendo con altro. Presto andrà in soffitta con il Minotauro o con la Sfinge.
La profondità è sicuramente la migliore creatura mitica creata dall'uomo.
Essa dà senso all'idea di anima ed è quel paese in cui vanno a vivere tutte le emozioni e i pensieri che possano definirsi "belli". Anche questa creatura si sta disgregando, lentamente.

E poi c'è l'Amore!
Creatura mitica per antonomasia. 

Creatura mitica tra le altre, più di altre complessa, è d'altronde l'amore.
E di una specie affine a quella della Pandemia.
Poiché similmente prende l'avvio da un contagio improvviso, inaspettato, violento:
sempre un deragliamento del corpo,
al minimo un'oscillazione dolorosa.


L'Amore è una creatura mitica e d'amore si muore.
La Pandemia è una creatura mitica e...

Di rado, ma accade, il contagio divampa, e la fortezza crolla, incapace di contenere, o controllare, o disarmare.
Allora si muore d'amore.


P.s. Buona quarantena anche a te, Persona dell'anima mia.

sabato 13 marzo 2021

Il Futuro - Julio Cortázar

E so molto bene che non ci sarai.
Non ci sarai nella strada,
non nel mormorio che sgorga di notte
dai pali che la illuminano,
neppure nel gesto di scegliere il menù,
o nel sorriso che alleggerisce il "tutto completo" delle sotterranee,
nei libri prestati e nell’arrivederci a domani.

Nei miei sogni non ci sarai,
nel destino originale delle parole,
né ci sarai in un numero di telefono
o nel colore di un paio di guanti, di una blusa.
Mi infurierò, amor mio, e non sarà per te,
e non per te comprerò dolci,
all’angolo della strada mi fermerò,
a quell’angolo a cui non svolterai,
e dirò le parole che si dicono
e mangerò le cose che si mangiano
e sognerò i sogni che si sognano
e so molto bene che non ci sarai,
né qui dentro, il carcere dove ancora ti detengo,
né là fuori, in quel fiume di strade e di ponti.
Non ci sarai per niente, non sarai neppure ricordo,
e quando ti penserò, penserò un pensiero
che oscuramente cerca di ricordarsi di te.


In questo weekend giallo, pieno di gente in giro mi sono resa conto che non sono più abituata alle persone, al loro vociare, camminare, non sono più abituata alla vita.
Il Futuro che mi osserva con aria sconsolata, non è molto distante.
E mi fa veramente molta paura.
Da lunedì tornerò a leggere con più concentrazione.
Saranno giorni difficili.
Mi sento molto triste.
In tv a volte ci sono delle situazioni così surreale che mi lasciano senza parole.
A volte strappano un sorriso.
Altre volte portano alla riflessione.
Non sono sicura di riuscire a sopravvivere senza i miei caffè del giovedì con Cugina, ma ci proverò.

Per ora cerco di dormire un po' di più.
Buonanotte


Di Julio Cortázar sapevo soltanto che era un grande poeta spagnolo del XX secolo.
Il poeta "barbuto e dallo sguardo intenso", innamoratissimo della moglie a tal punto da non essersi mai ripreso dopo la sua morte.
La poesia Il Futuro è tratta dalla raccolta del 1995, Le ragioni della collera.
Leggerla mi ha inondato di una malinconia intensa che mi è propria, che mi è affine.
Quando un amore finisce si spalanca sotto i piedi di chi ha amato, un baratro profondissimo che divide con crudele precisione ciò che è stato da ciò che sarà in futuro.

La vita va avanti.
Questo è inevitabile.
Ma Cortázar è deluso dal fatto che sia inevitabile anche la dimenticanza.
Quando un amore finisce, prima o poi, si dimentica tutto.
Le piccole cose che facevano sorridere si dimenticano, inglobate nell'oblio.
Il cambiamento è spietato, porta via tutto.
Ci sentiamo non solo delusi ma anche traditi; traditi da noi stessi che non siamo stati capaci di essere fedeli alle emozioni che avevano arricchito la nostra vita.

Oggi, in un momento zia-nipotino, ho detto a PiccoloGuerriero: "Gli oggetti in sé non hanno alcun valore. Siamo noi a stabilirlo, magari seguendo logiche di mercato.
Altre volte, e queste sono le situazioni più importanti, diamo valore agli oggetti seguendo le logiche del nostro cuore.
Questi oggetti allora, acquistano significato e ricchezza inestimabile.
Un nome è solo un nome.
Ma poi incontri un PiccoloGuerriero, lo conosci, lo ami, ti fa impazzire come tiene in mano la penna, adori che conosca le caratteristiche di ogni singolo dinosauro e allora il nome PiccoloGuerriero diventa il nome più bello del mondo."

La cosa crudele di quando si smette di amare è che il mondo torna ad essere indifferente e senza valore.

venerdì 12 marzo 2021

E come l'anno scorso...

 No, non è "sul mare col pattino".
Ma è: come l'anno scorso siamo rossi (la mia regione).
Da lunedì si riprende con questo incubo.

Fortunatamente ho fatto scorta di libri.
Ho notato che in libreria, tra le coppie madri-figli va di moda una frase: "Ma te ne ho comprato uno l'altro giorno, basta!".
Cara signora,
di libri non ne abbiamo mai abbastanza.
E quando tutto è chiuso, loro sono gli unici ad aprirci il mondo.

Buonanotte

giovedì 11 marzo 2021

La verità

Temo che ci resti poca felicità sulla terra;
comunque tutta quella di cui forse un giorno godrò,
è centrata su di te.
(Mary Shelley)


C'è una cosa che ho capito nella mia inutile esistenza: la verità ci rende liberi.
E se potessi urlare tutto il mio dolore, se potessi liberare tutte le lacrime che ho dentro, allora forse potrei guarire.
Andare avanti.
Perché per quanto mi ostini a far finta di niente, a stare al mio posto, a stare al mondo,
l'errore è sempre dietro l'angolo.
La perdita una normale conseguenza.

Alla fine è successo quello che avevo profeticamente ipotizzato: scomparso, dietro muri insormontabili.
Oggi ho avuto, per un attimo, il desiderio di presentarmi da te e dirti:
Ti amo.
So che non mi amerai mai, che non proverai mai niente per me.
Ma non importa. Non è questo il punto. Non ti amo per essere amata.
Ti amo perché basta; è così e non c'è altro da aggiungere, nessuna spiegazione, nessuna postilla.
Ti amo.
Non posso "voltare pagina" e iniziare tutto daccapo.
Ma avertelo detto mi ha permesso di liberare un sentimento che mi divorava dall'interno, che gemeva, lottava per svincolarsi, che fremeva per essere rivelato.
Che aveva bisogno di luce, di respirare.
Non si nutre più solo di me. Non mi combatte, non lo combatto.
Ora è sciolto.
Non devi accettarlo.
Non ti chiedo nemmeno di capirlo.
Ma l'averlo condiviso mi rende più leggera.
Non mi tormenta più.
Posso andare avanti.


Nella realtà invece, tutto continua ad essere nascosto. Soffocato.
Sento il cuore andare in mille e mille pezzi, ogni giorno.
Apro gli occhi e realizzo che non ci sei più.
E mi rimprovero perché invece io ci sono, sono la mia unica compagnia.
Non c'è un motivo per lottare, per desiderare, fare.
Il sole sorge, solletica gli occhi ed essi rispondono schiudendosi. Richiamano lo Spirito dal mondo dei sogni.
Bisogna muovere tutto il corpo, preparare il caffè, mostrarsi allegri, sereni.
Cose da fare, email da scrivere, messaggi del buongiorno da inviare.
Tutto si ripete a orari precisi.
Giorni sempre uguali, mai diversi.
Il tempo passa ma tu non passi.

Il Mare continua a parlarmi di te.
Quando lo guarderò e non avrò più la tentazione di inviarti una foto, saprò che sarà tempo di andare.

mercoledì 10 marzo 2021

Un anno fa...

“L'uomo porta dentro di sé le sue paure bambine per tutta la vita.
Arrivare ad non avere più paura, questa è la meta ultima dell'uomo.
(Italo Calvino)


Continua la lettura di Donne che corrono coi lupi.
Sto pensando di avvalermi del diritto n.3 dei lettori: non finire il libro (Pennac, Come un romanzo).
Non mi sta piacendo. Non ne capisco il senso. Cosa mi sta dicendo questo saggio? 
Parla una lingua che non comprendo.
Sicuramente è colpa mia. In questo periodo l'unica sicurezza è che può peggiorare e tranquilli...peggiora.

Oggi iniziava il lockdown.
Italia tutta rossa.
Titoli di tutte le testate giornalistiche nazionali e internazionali sono solo per noi.
I balconi, la pizza fatta in casa, il lievito che non si trova nei supermercati, per non parlare dell'alcol, l'amuchina costa più dell'oro, per una mascherina chirurgica ci chiedevano 7 euro, consigli per fare esercizi in casa, serie tv, catene su Twitter "qual è il tuo libro/film/canzone preferita, arcobaleni sulle finestre, #andratuttobene anzi no #andràtuttobene, frecce tricolore, la preghiera del papa, torneremo ad abbracciarci, file al supermercato, la pasta penne lisce non piacciono a nessuno, non si possono comprare le penne e i colori negli ipermercati ma puoi prendere i libri, le librerie sono chiuse, i bar sono chiusi, tutto è chiuso, i capelli fanno schifo, possiamo comprare le sigarette, il caffè sul balcone mi aiuta, coi droni troviamo quelli che non restano in casa, puoi correre ma solo entro 200 m da casa tua, il cane lo puoi portare in giro ma non esagerare (poverino!), i guanti sì, i guanti no, distanza di sicurezza 2 m - 1,5 m - facciamo 1 metro, messaggi, video chiamate, letture.

È passato un anno ed è un incendio che mi brucia l'anima.

Oggi, dopo un anno, mi sento come se stessi occupando un posto che non è mio.
Vorrei solo non essere mai nata.
Tutto qui.
Questo corpo è pesante, non è mio.
Non mi interessa più.
La mia Anima è a pezzi.
Quando ho un malessere, spero sia quello definitivo.
Invece sono fastidi che mi rendono più brutta, più gonfia e aumentano il disprezzo nei confronti di me stessa.
Non mi stupisco che nessuno voglia avere a che fare con me.
Sono brutta, incompetente e pesante.
Perché sono qui? 
Perché ancora questa tortura? 
Il giorno che insegue la notte.
Le ore tutte uguale.
Le solite attività.
La solita solitudine.
Sono stanca.
Vorrei non aver mai iniziato quel percorso, vorrei non averti incontrato.
Vorrei non amarti, non sentire più questo dolore costante nel petto.

BASTA! Basta, basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta bastabastabastabastabastabastabastabastabastabastabastabastabastabastabastabastabastabastabastabastabastabastabastabastabastabastabastabastabastabastabastabastabastabastabastabastabastabastabastabastabastabastabastabastabastabastabastabastabastabastabastabastabastabastabastaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa

martedì 9 marzo 2021

Volo di Notte - Antoine de Saint-Exupéry

 Dopo aver fatto una scelta,
uno si accontenta del caso che regola la sua esistenza e può amarlo.
Come l'amore, esso limita l'uomo.

A volte penso che per essere scrittori si debbano avere capacità tecniche, conoscenze ed esperienze.
Poi mi capita tra le mani questo romanzo e le mie certezze sono spazzate via...

Quando entro in libreria mi accade una cosa strana.
È come se vivessi un vuoto di memoria. Non ricordo nessun titolo, nessun autore. Così vago con aria un po' spaesata tra gli scaffali. Poi, ogni volta per motivi diversi e indipendenti dalla mia volontà, non posso mai procedere con calma, ho sempre poco tempo.
In meno di dieci minuti devo placare la fame della mia anima. E non è facile.
Va detto che in quei minuti lei, Anima, si acquieta e attende, buona buona. Così qualunque volume sembra andarle bene. Ma non è vero! Prendo un saggio, "no, troppo pesante". Provo con un romanzo moderno, "no, troppo leggero". Poesia, poesia, vuole poesia. Ma di chi? Di cosa?
Ad un certo punto individuo il nome di Antoine de Saint-Exupéry, ed è come riconoscere un volto amico in una folla resa sconosciuta dal vuoto di memoria descritto prima. Ed è proprio così. Leggere de Saint-Exupéry restituisce una atmosfera calma e familiare. 
Ho imparato da questo libro che per essere uno scrittore devi avere una rara sensibilità, che non si incontra sempre.

Un'esperienza nuova, ma non meno poetica di quella vissuta nel 1943.
In un certo senso, anche questa volta, è il 1931, mi sono accomodata sul sedile di uno speciale aeroplano, l'R.B.903.
I cieli sono diversi.
Sono quelli malinconici dell'America latina: Argentina, Cile, Patagonia, Ande.
Il volo non è tranquillo; le stelle e la luna si mostrano per un ultimo saluto.

Qualcuno sostiene che sia un libro per esaltare la dedizione al dovere. Non è un'opinione che condivido.
Uno dei protagonisti sembra aver dimenticato il senso della vita umana fatta di sentimenti, di cieli stellati e poesia, in nome del progresso impersonato dal volo postale di notte, in continua lotta con il trasporto su nave e tramite ferrovie.

Per lui ogni passo sarebbe stato sempre e soltanto un passo di più,
a precedere mille passi uguali.
Rivière aveva l'impressione di tenere sollevato da molto tempo,
a braccia tese,
un peso enorme: uno sforzo senza riposo e senza speranza.
 
Rivière è un uomo malinconico, che cerca di fare andare bene almeno il suo lavoro. Perché è l'unica cosa che gli resta. L'unica cosa che lo tenga in vita. Che a questa vita dia un senso.

Tutti in un modo o nell'altro tentiamo di andare avanti, di darci un perché.
E quando non lo facciamo allora diventiamo nave sanza nocchiere.
Chi come me aveva puntato tutto sull'amore, si ritrova spesso a sentirsi sconfitto.
Ma la vera sconfitta arriva quando smettiamo di interrogarci sul senso del bene e del male, su quanto sia importante una luce in mezzo al buio, di quanto profumi di famiglia la tovaglia bianca stesa sul tavolo prima del pranzo.

Rivière ha un istante di smarrimento. Ma poi conclude che solo quando la vita viene vissuta con pienezza e coraggio ha un senso; la sua pienezza si ottiene dalle imprese compiute.
Direi che è un punto di vista. Un modo come un altro di vivere.
Per me la vita ha senso se la si condivide, se si vivono i sentimenti, se si sente...
Si sente il cuore battere per un incontro.
Si sente una voce amata.
Si sente il vento sulla faccia.
Si sente la spuma del mare sulle gambe, il suo profumo nell'aria.

Un libro coinvolgente. Ad un certo punto ho gridato: "Straccialo!". E speravo in un finale diverso. Ma la vita è tante cose, purtroppo. E in questo romanzo si trova tutto l'universo umano, in pagine che sono a tratti poetiche.

Sono le piccole cose le più dure,
i suoi abiti che ritrovo, se mi sveglio di notte,
quell'amore che mi sale comunque al cuore, ormai inutile [...]




Se potessi, piloterei il mio aeroplano fino alle stelle e poi lo lascerei andare tra nubi pesanti che spengono le stelle.

lunedì 8 marzo 2021

Frida

 Ho così tanto bisogno di te
 che mi fa male il cuore.


Otto marzo 1908, New York, 129 operaie di una fabbrica tessile scioperano per ottenere condizioni di lavoro dignitose.
Lo sciopero è lungo, oltre l'orario di lavoro.
Il proprietario della fabbrica chiude le porte per evitare che le donne escano in strada e manifestino in pubblico il loro dissenso.
Ma la Storia è in agguato.
Nella fabbrica scoppia un incendio, doloso, le donne sono intrappolate. Non possono uscire. 
Moriranno tutte.

Otto marzo 2021: mimose, cuoricini di cioccolato in carta gialla, discorsi pubblici, mai più, elenco di dodici donne uccise dall'inizio dell'anno, parità di genere, di stipendi, di condizioni, salotti tv, mostre, bla bla bla.

Il mio otto marzo: Frida Kahlo.
Una donna rotta, non malata. Innamorata, provata dal Destino. Un'artista straordinaria.
Vite (im)perfette è una collana di biografie d'autore molto carina.
Ho letto solo Freddie tempo fa. E ho trovato godibilissimo anche il volume su Frida.
A raccontarci la vita di questa artista è la romanziera e storica Marina Migliavacca Marazza.
Sembra di guardare un film, più che leggere un libro (per quanto piccolo possa essere).
Soffia un vento leggero.
Le tende si gonfiano sotto il suo soffio.
Un'ape entra in una stanza spaziosa, illuminata e azzurra.
C'è una ragazza molto bella, con un pennello a mezz'aria osserva un quadro, un quadretto delle dimensioni di un ex voto, e parla. 
Parla con le persone raffigurate nel quadro.
La sua famiglia credo...
Sono solo un'ape dopotutto.



Oggi Valerio Massimo Manfredi compie settantotto anni.
Il mese scorso è stato vittima di un grave incidente domestico, che ha visto coinvolta anche la sua compagna. Oggi, leggo, sono fuori pericolo ma spero stiano bene e tornino presto alla loro esistenza.

Certo, chi nasce incatenato non sa che cosa è la libertà, ma anch’egli sa cos’è il coraggio. Un coraggio che tu nemmeno puoi immaginare. Il coraggio di portare ogni giorno un carico più pesante senza curvare le spalle, il coraggio di continuare a vivere per sé, per chi si ama.


Non si sceglie di chi innamorarsi.
Sarebbe bello: oggi mi innamoro di te, domani dentista, dopodomani non so.
Purtroppo non è così che funziona.
Tu sei stato la luce che illumina la mia oscurità.
Il nutrimento della mia anima.
Spero che dopo la morte dello spirito, arrivi presto quella del corpo.

domenica 7 marzo 2021

Un Tempo Senza Storia - Adriano Prosperi

 La storia intellettuale dell'umanità si può considerare una lotta per la memoria.
Non a caso la distruzione di una cultura si manifesta come
distruzione della memoria,
annientamento dei testi,
oblio dei nessi.
(Jurij M. Lotman)



Trascorsa la prima settimana di Marzo. Per il momento la mia regione resta nella fascia di colore giallo. Giallo come il sole o le stelle che disegnavo da bambina, giallo come il limone che profumava il mio balcone in estate, giallo come i pulcini che una volta vedevo tra le bancarelle della fiera (e desideravo liberare; o come quelli della scena del film con Sofia Loren e Omar Sharif: C'era una voltaminuto 1.31), giallo come i fiorellini selvatici che rallegrano perfino le nostre tristi e inquinate città.
La vera domanda è: quanto resisteremo così?
Poco. Le persone si sono dimenticate di com'era la vita in passato. Ci siamo dimenticati che esiste la possibilità di migliorare entrando nella fascia bianca. Siamo assuefatti al peggio.
La memoria degli uomini è decisamente debole. Per questo dovremmo coltivare e proteggere la Storia, come colei che non solo rende immortali gli eventi, ma custodisce la cronologia degli eventi, e tiene sempre acceso un faro sulle nostre responsabilità, al fine di evitare gli errori del passato.
In quest'ottica, forse, il saggio del prof. Adriano Prosperi è stato un compagno domenicale molto interessante ed educativo.
Non a caso utilizzo l'aggettivo educativo, perché è responsabilità di tutti vigilare sulla Storia e sull'esistenza del mondo. E ciò può essere realizzato solo se ognuno di noi è preparato a fare la sua parte.

Invece stiamo vivendo un eterno presente in cui non c'è tempo per l'elaborazione e la comprensione del passato; in questo modo, senza che vi sia consapevolezza, si sta cancellando anche il nostro futuro.
Primo Levi scriveva, in un modo molto illuminato, che "se comprendere è impossibile, conoscere è necessario."
In realtà la citazione intera è questa: 
"Forse, quanto è avvenuto non si può comprendere, anzi non si deve comprendere, perché comprendere è quasi giustificare.
Mi spiego: ‘comprendere’ un proponimento o un comportamento umano significa (anche etimologicamente) contenerlo, contenerne l’autore, mettersi al suo posto, identificarsi con lui…
Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario, perché ciò che è accaduto può ritornare, le coscienze possono nuovamente essere sedotte ed oscurate: anche le nostre."

Il senso di queste parole è illuminante.
Le atrocità del passato non possono essere comprese, non possono entrare nella nostra vita, non possiamo accettarle.
L'uomo non può creare campi di sterminio e disperdere le ceneri dei suoi simili per cancellarne ogni traccia.
Quanto accaduto è un'aberrazione da cui prendere le distanze. 
Che bisogna condannare apertamente!

In un modo molto profondo il Professore ci spiega quanto sia importante tenere separate memoria e storia. La Storia non deve fondarsi sulla memoria.
La memoria è un racconto personale, emotivamente coinvolgente. Col tempo noi perdiamo parti della nostra memoria, perché fa parte del normale deterioramento del corpo, a mano a mano che la vita procede. 
La Storia invece non può cancellarsi. La Storia deve rivendicare il suo ruolo nel mondo, avvalendosi di strumenti e documenti opportuni.
Levi lo dice chiaramente: non si può comprendere, non si può abbracciare con la mente le idee del nazismo, ma bisogna conoscere ciò che è accaduto per non dimenticare.
Il nazi-fascismo non è un ricordo di famiglia da tenere a mente con la memoria.
Non sono le testimonianze dei sopravvissuti che ci devono far capire quanto sia terribile il passato che ha generato il nostro presente, e quindi il futuro!
La Storia ha il compito di tenere traccia di quanto accaduto.

L'uomo, le generazioni di uomini dimenticano, a volte per colpa di malattie quali l'Alzheimer, nome che ci fa tremare al solo sentirlo. Dimentica perché è più facile andare avanti. Rimuovere un ricordo infelice ci aiuta, crediamo, a sopportare il quotidiano.
Ma la Storia non si può ammalare. Non può dimenticare.

Abbiamo bisogno di storici preparati, capaci di restituirci gli eventi del passato.
Non può essere solo la Storia dei vittoriosi quella nota; è importante il lavoro di recupero e approfondimento che viene fatto per gettare luce su qui protagonisti dimenticati, lasciati in ombra.
Il ruolo della scuola in questo è fondamentale.
Ecco che torna l'educazione.
La Storia è diventata una materia noiosa, soggetta a pericolose riletture, spesso avvelenata da mode o da tendenze politiche violente e litigiose.
Si vogliono generazioni sempre più ignoranti e si sacrifica la libertà di studio al criterio dell’utilità perché gli studi costano; quindi meglio favorire percorsi brevi per braccia da impiegare dopo il diploma, che non percorsi da proseguire all'università per avere pensatori, osservatori, ricercatori.
La Storia non è più il collante che unisce le scienze umane, la filosofia, la letteratura, le scienze naturali.
La storia, montagna di menzogne ideologiche si può cancellare dai programmi d’esami, è roba noiosa, al più riciclabile in qualche fiction appassionante, a patto di sceglierne bene il cast!

Non bisogna mai stancarsi di fare domande, di conoscere, di appassionarsi.
Una persona senza un passato è incompleto.
Sempre disponibile a seguire quella o quell'altra nuova ideologia.
Sempre alla ricerca di un nemico da incolpare per l'assenza del proprio futuro.
L'assenza di conoscenza rende il popolo malleabile. 
Crede a tutto ciò che gli viene raccontato.

Si può manovrare.
Invece la conoscenza della Storia, in particolar modo, consente di guardare in faccia chi siamo e da dove veniamo; consente di recuperare, quanto di bello e gentile gli umani avevano immaginato, ci permette di distinguere tra una società del fare e una dell'agire.
Inoltre consente di evitare che si ripeta quanto di osceno è stato fatto nel tempo.

“Se la speranza muore, al posto della storia si cerca l’illusione o peggio le ideologie ingannevoli e semplificative”.

Un male che bisogna contrastare: l'uccisione della speranza.

sabato 6 marzo 2021

Giovanni Battista Bugatti

 Non si immaginò mai quanto lei soffrisse durante le sue insonnie nel convitto,
nei suoi fine settimana senza di lui,
nella sua vita senza di lui,
perché non si era mai immaginato quanto lo amava.


Se fossi una persona intelligente, o almeno furba, in un blog che a volte parla di libri, dovrei raccontare di Gabriel García Márquez nato oggi nel 1927.
Potrei fare una foto ad un suo libro, leggerne un riassunto, inventare qualcosina e fine.
Ma io non sono intelligente e nemmeno furba.
E non mi piace parlare di qualcosa che non conosco.
Col pensiero saluto quel favoloso scrittore che è stato Gabriel G. Márquez, che mi ha fatto scoprire il realismo magico nella letteratura. Che mi ha indicato un mondo fantastico bellissimo. Una finestra sul sogno.
Ma, mio malgrado, non ho letto altri suoi libri; inoltre ho iniziato un libro che mi prenderà molto tempo (Donne che corrono coi lupi), quindi mi fermo un po' solo per riposare.

Ho scoperto che il 6 marzo del 1779, circa duecento anni prima di me, nasceva il boia dello stato pontificio, noto come Mastro Titta, o il boia di Roma.
Il suo curriculum vanta 514 esecuzioni, un vero professionista.
Pare facesse l'ombrellaio, tra un'esecuzione e l'altra.
Quello del boia era più che altro un part-time...

Al giorno d'oggi, a Roma, "Mastro Titta" è diventato sinonimo di "boia".
I più fortunati possono ancora incontrare il fantasma di Mastro Titta, in piazza Ponte Sant'Angelo.

In questo sabato pieno di primavera, in cui si scoprono nuove varianti del Covid-19, è entrato in vigore il nuovo DPCM di Draghi (ma dai, chi se lo aspettava, un nuovo dpcm...), in televisione la finale di Sanremo, io mi chiedo: Mastro Titta ma perché non la fai finita anche con me? Magari roba meno cruenta, alla fine non ho ucciso nessuno...
Come dici? Sei in pensione? Ah, capisco.
Allora niente, mi resta una totale sofferenza. 

Però va meglio, sai Mastro Titta.
Dopo tante riflessioni, mi sono resa conto di quanto io sia guasta.
Marcia dentro.
Per questo nessuno fa mai un passo verso di me.
Se mi fermo, nessuno mi aspetta.
Ho un dolore dentro che non posso raccontare.
Mastro Titta, tu che hai visto tante persone nel loro ultimo momento, dimmi, non siamo forse già tutti condannati?
Ne parliamo un'altra volta?
E ora che facciamo? Balliamo...un liscio.

E siccome è un momento di delirio, raddoppio: domani è un altro giorno e si vedrà

È uno di quei giorni che
ti prende la malinconia
che fino a sera
non ti lascia più.
La mia fede è troppo scossa ormai
Ma prego e penso fra di me
proviamo anche con Dio,
non si sa mai.

E non c'è niente di più triste
in giornate come queste
che ricordare la felicità!
Sapendo già che è inutile ripetere, chissà,
domani è un altro giorni,
si vedrà!


Il mio peccato più grande è l'Amore.

venerdì 5 marzo 2021

Lo Straniero - Albert Camus

In fondo non c'è idea cui non si finisca per fare l'abitudine.


Sto cercando di conoscere il maggior numero possibile di scrittori. In questo periodo di pandemia uno dei titoli più quotati, che sicuramente leggerò, è La Peste di Albert Camus. Allora ho tentato un approccio soft, avvicinandomi a questo autore con un bellissimo romanzo breve, dal titolo significativo: Lo Straniero. 
Fu pubblicato 79 anni fa. Ma i romanzi non invecchiano mai. Hanno un ottimo dna.
Ultimamente vado in crisi sulle pronunce.
Come si pronuncia il nome Camus, per esempio? So che è francese, quindi niente "s" finale. Su wikipedia c'è scritto così, secondo il codice fonetico internazionale: alˈbɛʁ kaˈmy. Ma in libreria per fortuna non devo dire nulla, inoltre mi dipingo sempre una faccia ebete (più del solito), così nessuno mi rivolge la parola. Però il dubbio mi corrode dentro. Farò qualche ricerca in più. 
Ma tornando a oggi, quando mi chiedono: "Ma perché stai sempre con un libro in mano?".
Risponderei: "Per questo..."

il passaggio delle nuvole aveva lasciato sulla strada come una promessa di pioggia

poi i lampioni della strada si sono accesi di colpo e hanno fatto impallidire le prime stelle che si affacciavano nelle sera.

E potrei anche spegnere tutto e continuare a guardare il Festival.
Ma questo libro mi ha fatto pensare a tante cose.
Ad esempio, ho trovato curioso notare che con la parola cellulare, in Italia, si possa indicare sia il furgoncino della polizia Penitenziaria per il trasporto dei detenuti, sia quella specie di bacchetta magica con la quale abbiamo imprigionato le nostre esistenze.
Una parola sola per indicare due tipi di prigionia.
E poi ho riflettuto tanto sul senso della vita e della libertà.
Se mi togliessero la possibilità di vedere il mare che farei?
Mi hanno tolto la libertà di abbracciare i miei cari, naturalmente è per un bene superiore e bisogna farlo. Ma queste privazioni così dolorose, oggi come le vivo, come le vivono tutti?

Avevo un po' perso l'abitudine di interrogarmi e che non mi era facile rispondere.

Forse è questo il male del nostro tempo: smettere di interrogarsi? Abituarsi a tutto?
Quando ci si chiede: "Quanto vale Gerusalemme?", cosa si vuole chiedere?
Cosa siamo disposti a fare per qualcosa che si ama? Per qualcosa di importante?

"Niente. Tutto."

Un libro molto bello. Una narrazione fluida e cadenzata. Per alcuni aspetti sembra un diario in cui si riferiscono tutti i fatti vissuti, le sensazioni, le emozioni.
Mi sembra di sentire anche i profumi di Algeri.
Siamo tutti stranieri su questa terra. 
Questa è la lezione che mi sembra di ricavare da questo libro.
Nessuno può pensare di conoscere veramente qualcuno.

In fondo non c'è idea cui non si finisca per fare l'abitudine.

E purtroppo se qualcuno ha un modo di fare diverso da ciò che è considerato abitudine, non viene capito. E la società non impiega molto tempo a eliminare ciò che non capisce, ciò che è fuori dallo schema.
Essere fuori dallo schema ci fa soffrire.
Essere perfettamente nello schema ci impedisce di pensare, ci lascia nella gioia dell'indifferenza.
"Beata ignoranza" avrebbe detto l'anziano maestro di mia nonna.

Così vicina alla morte, la mamma doveva sentirsi liberata e pronta a rivivere tutto. Nessuno, nessuno aveva il diritto di piangere su di lei.
E anch'io mi sentivo pronto a rivivere tutto.
Come se quella grande ira mi avesse purgato dal male, liberato dalla speranza, davanti a quella notte carica di segni e di stelle, mi aprivo per la prima volta alla dolce indifferenza del mondo.
Nel trovarlo così simile a me, finalmente così fraterno, ho sentito che ero stato felice, e che lo ero ancora.
Perché tutto sia consumato, perché io sia meno solo, mi resta da augurarmi che ci siano molti spettatori il giorno della mia esecuzione e che mi accolgano con grida d'odio.