mercoledì 1 settembre 2021

Perfer et obdura; dolor hic tibi proderit olim... - Ovidio

...saepe tulit lassis sucus amarus opem
(Ovidio, Amores III, 11)


Resisti e persisti: questo tormento un giorno ti farà bene:
una medicina amara in genere è di sollievo a chi è sfinito

ore 12.02
Scoperto l'arcano che tanto arcano non è.
Pensavo fosse un modo di dire... Chissà quante volte lo avrò incontrato in letteratura. Non mi ricordo proprio niente degli anni scolastici. Ma che peccato.
Sono lentaaaaaaaaaa!

ore 23.58
Ciao Bloggy,
doveva essere una giornata tranquilla anche se mia madre non capisce il mio sarcasmo, mio fratello mi soffoca con la sua pesantezza, la mia vita continua a fare schifo.
Non me ne sarei minimamente lamentata. E perché? Semplicemente perché avevo scambiato due battute con Persona.
Poi non so che cosa sia successo. Tutto è precipitato.
Perché, ti domanderai ancora? Perché sono debole. "Pavida". Vigliacca.
Non so tenere il punto sulla mia vita.
Mi muovo sempre nel timore di offendere o ferire qualcuno.
Chiedo scusa anche se sono gli altri ad urtarmi.
E se provo a spiegare il mio punto di vista, non interessa.
Ci sto male.
Non frega niente a nessuno.
Credimi, è il momento in cui penso: barbiturici.
Ma se ci pensi, che mi frega di vivere?
Se qualcuno dovesse soffrire per la mia morte, che ne saprei io?
Mica il senso di colpa ti perseguita da morto.
È quando sei vivo che rompe.
Quindi, tirando le somme, con una mossa fai fuori rimorso, senso di colpa, dolore, tristezza e questo maledetto vuoto che ti distrugge dentro.

Inizio a pensarci seriamente.

Non ho letto nulla. Solo l'inizio di Lettere a Milena.

Non ce la faccio più. Eppure sono ancora qui. Coerenza zero.
Sai cosa ho pensato oggi? Una cosa orribile. 
Siccome ho un fortissimo mal di testa, e strani giramenti, mi sono chiesta se per caso non possa essere l'inizio di qualche malattia nuova.
Dopotutto è dal 2019 che sto bene. 
Il mio corpo si starà sicuramente attivando per recuperare questa situazione anomala.
Te la dico con le parole di Kafka:
Ecco, il cervello non riusciva più a tollerare le preoccupazioni e i dolori che gli erano imposti.
Diceva: "Non ne posso più; ma se c'è ancora qualcuno cui importi di conservare il totale, mi tolga un po' del mio peso, e si potrà campare ancora un tantino".
Allora si fecero avanti i polmoni che, tanto, non avevano molto da perdere.
Queste trattative fra il cervello e i polmoni, che si svolgevano a mia insaputa, devono essere state spaventevoli.

Secondo alcuni è la sensibilità che ha ucciso Kafka. La sua malattia ha origini psicosomatiche. Un po' come le mie. La maggior parte delle mie malattie si spiega con la parola magica: stress.
Magari questa volta 'sto Stress si impegna e facciamo il botto.




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