giovedì 2 settembre 2021

I Malavoglia - Giovanni Verga

 Un tempo i Malavoglia erano stati numerosi
come i sassi della strada vecchia di Trezza.


Il 2 settembre del 1840 nasceva in Sicilia lo scrittore e drammaturgo Giovanni Carmelo Verga. Tra le sue opere più belle ricordo Storia di una Capinera, che in me ha tracciato un solco profondo, e Rosso Malpelo.
Il nome di Verga si associa al Verismo, genere letterario di cui è ritenuto uno dei più importanti rappresentanti e al romanzo familiare I Malavoglia. Avevo un'edizione per ragazzi illustrata, molto bella, quando ero piccola. Una volta prestata non è più tornata a casa. Quella che mi rimane oggi è l'orfana copia di una collana edita Fabbri Editori del 1995. Erano gli anni del liceo, gli anni che trascorrevo tra partite di calcetto, versioni di greco, tanti sogni, Leopardi e Foscolo (il mio scrittore preferito).

A proposito di scuola, ricordo che quando col programma iniziavamo ad allontanarci dal Romanticismo, anche il mio interesse letterario si allontanava. Ma il Verismo era una novità, un pugno nello stomaco per una come me; si celebrava la narrazione del vero, del quotidiano e quindi, delle classi sociali più povere, della tristezza, del destino insuperabile.
Di Verga mi piaceva quel suo lasciare al popolo la possibilità di esprimersi nella sua lingua e guardando all'unico mondo che conoscesse: la famiglia, il lavoro, la povertà.

I personaggi principali delle storie di Verga sono contadini, pescatori. Il suo stile fu considerato innovativo proprio perché i personaggi pensavano e parlavano in dialetto e descrivendo ciò che la loro vita poteva offrire: il raccolto, la pesca, il mare.
Con Verga non capitava mai di dire quello che accadeva con Manzoni: "Ma dai, figurati se Lucia era capace di pensare: Addio, monti sorgenti dall’acque, ed elevati al cielo."

Il mare non ha paese nemmeno lui
ed è di tutti quelli che lo stanno ad ascoltare
di qua e di là dove nasce e muore il sole.

Pubblicato a Milano nel 1881 più che un romanzo, I Malavoglia, si può considerare un poema.
Il poema di una famiglia poverissima, di pescatori siciliani e in particolare dell'eroe il giovane 'Ntoni.
Giovane sfortunato che tenta di spezzare la tradizione di sventura che caratterizza la sua famiglia.
La forza poetica del romanzo sta nell'amara constatazione che nulla si può contro l'accanimento del destino.
Ma ad illuminare i cuori angosciati dei poveri predestinati alla sconfitta, brilla la consapevolezza dell'importanza della famiglia e dell'onestà. 
L'innovazione di Verga si avverte anche nella struttura del romanzo, caratterizzato da un linguaggio asciutto, con dialoghi poveri, spezzati come le persone che li affrontano, e da toni di colore netti e separati come il bianco e il nero delle fotografie, invenzione che lo scrittore amava e praticava con dedizione.

Anch'io mi sento spezzata dal destino. 
Trovo conforto nella famiglia e mi vedo rappresentata dalle foto in bianco e nero.
Le foto del contrasto ma anche delle sfumature.
Oggi è stata un'altra giornata difficile; soliti motivi e solite incomprensioni con PA.
Spero solo di dormire.
E se dovessi svegliarmi ancora, di non fare troppe sciocchezze.

Il 2 settembre non si esaurisce con la nascita di Verga: nel 1973 si spegneva il mio amato professore John Ronald Reuel Tolkien.
Proprio come dicevo prima: il contrasto del bianco e del nero, della vita e della morte. 
Dà spessore alle cose, ai pensieri, alle emozioni.
Ogni volta che nomino il Professore penso sempre alla forte emozione provocatami dalla lettura delle prime pagine del SdA. La descrizione della Contea resta, per me, uno dei momenti letterari più nobili e belli di sempre.

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