venerdì 3 aprile 2020

Venticinquesimo giorno - Jean de La Fontaine

"Amate, amate, tutto il resto è nulla."

"Qual è la differenza tra favola e fiaba?"
Uno degli enigmi scolastici che mi porto ancora dietro ogni volta che uso una di queste due parole che a torto, qualcuno considera sinonimi.
Se la memoria non mi inganna:
- la favola è un racconto in prosa o versi con risvolto morale, didascalico. I protagonisti sono spesso animali con caratteristiche antropomorfe e il finale si conclude sempre con "la morale della favola" appunto, che in un modo o nell'altro raccogliamo alla fine della narrazione;
- la fiaba, di contro, è un racconto, con personaggi fantastici che si muovono in un ambiente immaginario. L'elemento magico è sempre presente, direi che è caratterizzante. Orchi, fate e folletti, principesse, draghi e streghe, maghi, principi e incantesimi sono gli abitudinari abitanti di queste pagine.

Ieri ho ricordato uno dei protagonisti principali della fiaba, Hans Christian Andersen, che insieme con i fratelli Grimm, popolano i sogni dell'infanzia, e nel mio caso della vita, di tanti bambini.
Oggi è la volta della favola. (In questo spazio vige la par condicio.)
Il padre di questo genere letterario è sicuramente lo scrittore greco Esopo.
Le sue storie sono così famose da essere diventate modi di dire, proverbi che tutti usiamo nel nostro linguaggio quotidiano.
Ad esempio, chi non usa dire "Al lupo! Al lupo!" per indicare qualcuno così abituato a dire bugie da non essere poi creduto nel momento della verità?
O a chi non è mai sfuggito un: "Ora stai facendo come la Volpe con l'uva", a proposito di chi finge disinteresse nei confronti di qualcosa che non può ottenere, e che quindi disprezza.
O ancora, a chi non viene in mente di parlare di cicala e formica, di fronte a persona rispettivamente, spendacciona e lungimirante
Infine, ci sarà qualcuno seduto vicino ad una gallina dalle uova d'oro, anche in questi giorni di quarantena. 

Molte di queste favole furono riadattate da grandi scrittori di fiabe per esempio Fedro o Jean de La Fontaine.
E nell'anniversario della sua morte, oggi ricordo proprio Jean de La Fontaine.
Egli portò una innovazione, nel senso che la favola perdette l'intento didattico ma assunse il ruolo di rappresentare un cosmo abbondante di vizi e virtù, raccontato con fantasia e leggerezza.
Con ironia e sagacia, Le Fontaine descrive l'ipocrisia, la violenza e la crudeltà della società del suo tempo. 
La morale c'è, ma si intreccia con la narrazione senza un indice accusatorio.
Nessuno punta il dito. È uno sguardo comprensivo, consapevole della molteplicità di una società popolata non solo da persone generose e buone, ma anche da arrivisti ed egoisti.
Il linguaggio usato è pulito e semplice. Ma non bisogna farsi ingannare! Lirica e Poetica ci sono tutte, e sono semplicemente sublimi.

La mia edizione è ancora in lire, anno domini 1997.
Le illustrazioni di Danièle Bour rendono questo classico per ragazzi un piccolo gioiello, che arricchisce con discrezione e con delicatezza la mia libreria. 

La tanto temuta "tegola in testa" è arrivata.
Leggendo forum e blog a tema, ho letto la notizia che non avrei mai voluto conoscere.
Il sospetto sta diventando realtà. La paura si concretizza. 
Dopo un primo momento di smarrimento, penso di dover reagire.
Però, al momento, ho perfino difficoltà a scrivere cosa penso dell'anno che verrà.
Mi sento male. Per ora, leggo Le Fontaine:

"Vivere con leggerezza, ma non sconsideratamente;
essere gioiosi senza essere chiassosi,
essere coraggiosi senza essere temerari;
mostrare fiducia e allegra rassegnazione senza fatalismo - questa è l'arte di vivere."

Maestro mi affido alle tue parole. Sono molto stanca e sempre più silenziosa.

"Le persone che non fanno rumore sono pericolose."

Sono l'eccezione alla regola. Mi chiudo nel silenzio della mia tristezza.
Non sono pericolosa per gli altri.

Sono le 13.26. Lascio nelle bozze questo post, con la promessa di inserire novità se dovessero essercene... Lo dubito vivamente.

E fu sera e fu mattina...XXV giorno.


p.s. Sono le 22.39 la tristezza trascorre la quarantena nel mio cuore. Non mi libero del suo ricordo.
Voglio amarlo ed essere amata. Ma perché questo inutile sentire? Basta, ti prego!
Perché un cuore a pezzi continua a provare sentimenti? Perché non la smette?


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