venerdì 10 aprile 2020

Trentaduesimo giorno - Il Grande Gatsby - Francis Scott Fitzgerald

"E così andiamo avanti,
barche contro la corrente,
incessantemente trascinati verso il passato."

Ci sono tante cose di cui vorrei parlare stasera.
Ma come mio solito finirò per parlare male e non di tutto quello che ho in animo di comunicare.
Chiedo aiuto ai miei amici libri.
Nel 1925 veniva pubblicato a New York uno dei libri considerato un grande e bellissimo classico: Il grande Gatsby di F.S. Fitgerald. Ebbene, a me non è piaciuto. Solo l'ultimo capitolo ha salvato la mia lettura. E con questo non intendo dire che mi sia piaciuto il finale. Il signor Gatsby mi ha colpito molto.

"Astenersi dal giudicare implica un'infinita speranza."

...che ho perso da tempo. Quindi dichiaro cosa non mi è piaciuto.
I personaggi femminili: nevrotici.
Personaggi che piacciono tanto anche al nostro cinema: donne piene di cose da fare, sempre senza tempo, sempre sull'orlo di una crisi di nervi. No, non mi piacciono questi personaggi. Al contrario ho amato l'atmosfera anni Venti dell'America post Prima Guerra Mondiale.
I Roaring Twenties, gli anni caratterizzati dalla grande espansione industriale sfociata poi nella profonda depressione del 1929 e del proibizionismo.
Anni che hanno suggerito mode e tendenze che hanno tipizzato costume e arte del periodo.

Magari è proprio questo il potere della storia di Gatsby e dei suoi amici.
In realtà era proprio questo lo scopo dell'autore: raccontare la solitudine del protagonista, circondato da un mondo esteriormente ricco e pomposo, ma intimamente povero e meschino.
Come tutti i classici bisogna leggerlo, ma non sono stata capace di cogliere la grandezza di questo romanzo. Mi scuso.

"Sono molto lento di pensiero e pieno di regole interiori
che agiscono come freni sui miei desideri."

Siamo sempre alle solite: voglio il sogno, voglio la favola. 
E se non posso godere del lieto fine nemmeno nei libri allora, di grazia, che cosa mi rimane?

Oggi è Venerdì Santo. Secondo appuntamento del Triduo Pasquale.
Anche quest'anno il popolo salva Barabba e condanna Gesù.
Ecco spiegata in una frase banale il senso di tutta l'umanità, di tutte le ingiustizie.
E io reclamo il lieto fine, che stupida!

Ricordo di bambina: io, mio fratello e tutti i miei cuginetti, guidati da Papà, in fila per l'adorazione della Croce.
Crescendo mi sono allontanata dalla Chiesa.
Niente più comunione, niente più messa, niente più preghiera.
Eppure quel momento del Venerdì, quell'inginocchiarmi davanti alla Croce e baciare quei piedi, è un gesto che ho sentito di dover fare ogni anno nella mia vita.
Così fino al 2017.
In questi ultimi anni il puzzle che ero diventata, è andato in frantumi.
E non trovo nessun disegno da ricomporre.
Forse è vero: non si vive un po'. Non si ama un po'. Non si muore un po'.

Ecce Homo!

Non è una questione di fede. Il messaggio, se spogliato del senso religioso, è un messaggio di speranza, d'amore che non può lasciare indifferenti.

Ecce Homo!

Chi ha perso il lavoro, chi pensa solo al lavoro,
chi è maltrattato, chi è lontano dalla propria nazione,
chi non va bene a scuola, chi ha delle disabilità,
chi è anziano, chi è giovane,
chi non ha figli, chi ha famiglia,
chi ama ma non può dirlo, chi non si riconosce nel corpo nel quale è nato,
chi si fa corrompere, chi corrompe, chi prende decisioni, chi non sa quale strada scegliere,
chi vede tutto, chi non sente nulla,
chi sta pagando per i propri errori, chi i propri errori non li riconosce,
chi è a dieta, chi muore di fame, chi ha tutto, chi non ha niente,
chi sogna, chi si sveglia, chi ritorna a casa, chi una casa non l'ha,
chi perde, chi pareggia, chi non gioca,
chi prega, chi ha altro a cui pensare,
chi scrive, chi legge, chi sputa, chi grida, chi sussurra,
chi cura, chi è malato, chi guarisce, chi tollera, chi reagisce,
chi abbraccia, chi respinge,
chi perdona, chi condanna,
chi si accontenta, chi è insoddisfatto,
chi è felice, chi non ama, chi ama, chi è triste,
chi sempre, chi mai,
chi tutto o niente, chi va bene, chi va male,
chi è nudo, chi mente, chi tradisce, chi resta fedele, 
chi comprende, chi piange,
chi vive, chi muore...
chi

Ecce Homo!



E fu sera e fu mattina...XXXII giorno.

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