giovedì 9 aprile 2020

Trentunesimo giorno - Charles Pierre Baudelaire

"Terribile è il gioco dell'amore,
dove è necessario che uno dei due giocatori
perda la padronanza di se stesso."

ore 11.50
Interessanti spunti di riflessione da periodo in quarantena:
- ad Aprile è nata tanta gente famosa!
- ma che fine hanno fatto i libri che non trovo più?
Ho sempre pensato di essere nata sotto un cielo importante da un punto di vista spirituale, ma povero se visto da altre prospettive. Di Aprile mi piace il suono che ha, il sentimento di rinascita che porta in sé, le rondini, la festa della Liberazione e il compleanno di Nonna.
È un sentimento infantile che mi porto dietro da sempre, ma mi piacciono le parole e i nomi che iniziano con la lettera "a". Hanno un suono aperto, accogliente, amichevole.

La prima lettera che si impara a scrivere a scuola. Un gesto semplice: un cerchio come un palloncino, una gambetta per sostenerlo. E guai a sbagliare! Ti ritrovi ad essere un maschietto quando sembravi nascere femminuccia. E che deve pensare la povera Porta che si ritrova ad essere un Porto? O il solido Cioccolato che si ritrova tutto fuso in una bollente Cioccolata?
Bella lettera la "A". Sarà un caso, ma parole che racchiudono significati profondi, iniziano proprio con la "A": Amore, Amicizia, Altruismo, Addomesticare. Ci sono circa 8.243 parole che iniziano con la A. Non tutte con significato positivo, naturalmente! Ma il suono mi piace. Oggi è così!

Chissà cosa ne pensava Baudelaire del suo mese di nascita. Classe 1821, ha vissuto solo (per me donna del XXI secolo) 46 anni. E morirà dopo un lungo anno di sofferenze. Possibile che le persone sensibili debbano soffrire sempre tanto? Sembra il comune denominatore, il filo rosso di queste anime che illuminano un mondo che senza di loro sarebbe buio e spento. Paradossalmente il Mondo consuma ciò che è il suo nutrimento. Paradosso? Ma cosa dico? Ahimè...è la norma!
Ma tornando a Baudelaire, da studentessa e da Romantica mancata, lessi il suo "I Fiori del Male". Ma per ritrovare la mia copia dovrei chiedere un passaggio ad Astolfo e cercarla sulla Luna; ho più probabilità di ritrovarla così, che cercando tra gli scatoloni accumulati "in soffitta" (in realtà si trovano nel volgarissimo e urbano box auto; ma la soffitta era un'immagine più romantica!).
Ricordo poco di quella lettura, che non fui in grado di comprendere fino in fondo.
Baudelaire lo si sfoglia a scuola, ma non ricordo uno spazio importante.
Invece il poeta maledetto per antonomasia, dovrebbe occupare una posizione di rilievo nella vita di tutti gli studenti. Perché attraverso la sua poetica, il suo travaglio interiore, si potrebbe imparare qualcosa su se stessi e sul saper gestire i propri tormenti.

Una delle sue lezioni più importanti, d'altronde, è a proposito dell'ispirazione da intendersi non come frutto di un sentimento improvviso, ma il prodotto ricercato di una lunga meditazione.
È considerato il punto di riferimento degli scrittori decadenti e dei simbolisti.
Merito del suo stile che riesce a conciliare lo stile formale ed essenziale dei parnassiani e il temperamento dei romantici.
In altre parole un  miracolo, proprio di un genio!

I fiori del male racchiudono tutto il sentire di questo straordinario poeta, tutto il suo pensiero.
È il suo viaggio spirituale attraverso l'inferno che è la vita.
Nella prima sezione "Spleen et ideal"  esprime lo stato di malessere del poeta protagonista. L'unico capace di elevarsi rispetto agli altri uomini, e cogliere il significato profondo, i profumi delle cose, dei fiori, della bellezza della vita, della natura. Ma questo non fa che aumentare lo spleen, la sensazione di malinconia del poeta che solo vede e sente. La solitudine dei numeri primi. La solitudine degli essere pensanti, sensibili. ATROCE!

"Il Poeta è come lui, principe delle nubi
che sta con l’uragano e ride degli arcieri;
esule in terra fra gli scherni, impediscono
che cammini le sue ali di gigante."


Ma ancora più atroce e scoprire (seconda sezione) che il poeta non è il solo a soffrire, ma la sofferenza è uno status che accomuna le umane genti. L'unica soluzione è la fuga, l'annullamento del corpo, della mente.
Il poeta si rifugia in amori proibiti e peccaminosi, ma il conforto è un mero abbaglio!

"O dolore! Dolore!
il tempo divora la vita,
e l'oscuro Nemico che ci corrode il cuore,
col sangue che perdiamo,
cresce e si fortifica!"


Forse il vero conforto è nello spirito, non nel corpo?
Falso anche questo.
Dio ha smesso di ascoltare le grida d'aiuto del poeta. Ma nemmeno rivolgersi a Satana sembra sortire qualche effetto.

"Da Satana o da Dio, cosa importa? Angelo o Sirena,
cosa importa se tu - fata dagli occhi di velluto, ritmo,
luce, profumo, o mia sola regina!- mi rendi
meno ripugnante l’universo, meno grevi gli istanti?"


Non vi è fuga, non vi è soluzione?
C'è solo una sorella che non tradirà e abbraccerà lo spirito disperato del poeta: la morte.
Morte ultima, disfacimento non passaggio. Ultimo viaggio di sola andata, verso l'ignoto, l'oblio.
Le voyage è la poesia che chiude I fiori del male.

"Noi vogliamo, per quel fuoco che ci arde nel cervello,
tuffarci nell'abisso, Inferno o Cielo, non importa.
Giù nell'Ignoto per trovarvi del nuovo."


Era il 1857 quando l'opera fu pubblicata. E ovviamente fu denunciata e multata per oltraggio alla morale pubblica.
Oggi questa espressione è desueta. Fa quasi sorridere. A volte dovremmo fermarci a considerare quanto siamo fortunati. Il senso della morale è cambiato e cambierà. Non è una novità. Sempre accaduto. Ma forse i nostri tempi sono i più fortunati, proprio per questo motivo.
Il problema è forse l'esserci allontanati troppo dall'uomo.
Abbiamo concentrato tutto il nostro pensiero, le nostre risorse, sulla tecnologia, l'economia, il vile denaro insomma.
Forse occorrerebbe alimentare una riflessione più profonda.



ore 17.59

Ho paura!
All'improvviso questo pensiero: quando la quarantena finirà le persone varranno uscire e tornare alla vita.
Solo io vorrei sparire.
Improvvisamente, nel giro di pochi giorni questo tempo sospeso non mi è nemico.

"Quei giuramenti, quei profumi, quei baci infiniti, rinasceranno."

Ma non per tutti, non per me.

Oggi è Giovedì Santo: in Cena Domini.
Quanti ricordi. Mi rivedo bambina a messa con Papà. Questa celebrazione lunghissima l'ho spesso vissuta in piedi, cedendo il posto a qualche persona anziana.
Non ero brava, imitavo il mio Papà di cui sono sempre stata orgogliosa.
Mi sarebbe piaciuto essere come lui.
Invece sono debole e ho paura.

Bisogna sempre essere ubriachi.
Tutto qui: è l'unico problema.
Per non sentire l'orribile fardello del Tempo che vi spezza la schiena e vi tiene a terra, dovete ubriacarvi senza tregua.
Ma di che cosa?
Di vino, poesia o di virtù : come vi pare. Ma ubriacatevi.
E se talvolta, sui gradini di un palazzo, sull'erba verde di un fosso, nella tetra solitudine della vostra stanza, vi risvegliate perché l’ebbrezza è diminuita o scomparsa, chiedete al vento, alle stelle, agli uccelli, all'orologio, a tutto ciò che fugge, a tutto ciò che geme, a tutto ciò che scorre, a tutto ciò che canta, a tutto ciò che parla, chiedete che ora è;
e il vento, le onde, le stelle, gli uccelli, l'orologio, vi risponderanno:
"È ora di ubriacarsi! Per non essere gli schiavi martirizzati del Tempo, ubriacatevi, ubriacatevi sempre! Di vino, di poesia o di virtù, come vi pare."




Ore 22.54
La giornata è finita, non credo che il mio umore possa modificarsi.
Ascoltare i racconti di Amica rende più lieve questo periodo.
Proprio vero ciò che si dice: chi trova un amico è fortunato.
Non si dice così? Eh, va bene lo stesso.
Abbiamo tagliato il traguardo di un mese.

E fu sera e fu mattina...XXXI giorno.

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