domenica 31 gennaio 2021

Storia di una Capinera - Giovanni Verga

Era morta perché in quel corpicino c'era qualche
cosa che non si nutriva soltanto di miglio, e che soffriva
qualche cosa oltre la fame e la sete.


Un capolavoro.
Non so come mi sia venuto in mente ieri notte, ma l'ho letto tutto d'un fiato. 
Se prendiamo in considerazione la data ufficiale della pubblicazione, 1871, posso dire che dopo centocinquant'anni c'è ancora gente (io) che si commuove leggendo le struggenti lettere di Maria.
Esempio di romanzo epistolare, nasconde in sé una storia vissuta da un giovanissimo Verga.
Ebbe un grande successo e numerosissime furono le copie vendute.
Quando sono stata a Catania la prima volta ero ancora una studentessa di Liceo e ovviamente andai a visitare i luoghi che fecero da scenografia al bellissimo film di Zeffirelli del 1993.
Non nascondo, e lo dico con un certo stupore, che se il film ha popolato i miei ricordi con quel dolcissimo:

- Si può impazzire d'amore? Si può morire d'amore?
- Tanto tanto amore, tanta tanta luce, tanto sole.

allora, ogni parola scritta da Maria vivrà per sempre nel mio cuore.
Mi ha colpito profondamente. L'ho evidenziato tutto! Ah, la mia copia è scaricata da LiberLiber. 
In alcuni momenti mi sembra di essere Maria.
Se non possiamo vivere il nostro amore ci sentiamo morire, desideriamo morire. 
La capisco povera, piccola Maria.
L'amore può elevarci tra gli angeli o precipitarci all'inferno. 
Povera Maria, povera Maria!
Giorni in cui pensi che le cose stiano migliorando, si alternano con quelli in cui vorresti strapparti il cuore dal petto e non provare più niente.
Ripeti il suo nome all'infinito, nella vana speranza che l'universo porti le tue vibrazioni alle sue orecchie, al suo cuore. E che mosso da un sentimento di tenerezza torni da te.
La realtà è orrendamente un'altra.
Come erano lieti quei tempi, quando era nella mia vita:

pareva che mi bruciasse il sangue nelle vene, che mi facesse scorrere
un'onda di gelo sino al cuore!... ma nello stesso tempo
parvemi che mi confortasse.

E poi, quando capisci:

è spaventoso... è più ardente dell'amore che porto
a mio padre; è più forte di quello che porto a mio padre;
è più forte di quello che porto al mio Dio!... Questo è
quello che al mondo chiamano amore... l'ho conosciuto.

Naturalmente si combatte contro un sentimento che non può essere ricambiato. Che non può avere un lieto fine. Non c'è una vita insieme ad aspettarci. Non ci sono dita intrecciate, abbracci sognanti. Invidio il raggio di sole che può accarezzare il suo viso, gli oggetti sui quali si posano il suo sguardo, le sue mani.
Ripeto che posso farcela e che passerà; ma la verità è un'altra.

L'amo sempre! l'amo più di prima! l'amo sino alla
pazzia...

E alla pazzia ci sono arrivata realmente anch'io.
Anche se sono in quella fase calante di mutismo e rassegnazione.
Fisso il vuoto per non pensarci.
Ma la verità è che anch'io amo il mio peccato. E soffoco le urla del mio cuore.

Voglio vederlo un momento solo!... Dio mio, è un gran peccato poi vederlo?
Vederlo soltanto... da lontano... attraverso la gelosia!
Egli non mi vedrà; non saprà che dietro quella gelosia ci
è chi muore qui dannata per lui...
Perché me l'hanno strappato? perché me l'hanno rubato
il mio Nino?... il mio cuore, l'amor mio, la mia parte
di paradiso?

io l'amo! è un peccato, un delitto mostruoso... io l'amo!
io l'amo!
Voglio vederlo! voglio vederlo! fosse anche per
l'ultima volta! L'aspetterò alla finestra del campanile che
dà sulla strada... l'aspetterò tutti i giorni... egli passerà...
una volta, una sola volta... Dio lo manderà da queste
parti... Dio?...
Oh! Marianna! come questa parola mi atterrisce! deliro,
tu lo vedi... sono fuori di me... non so che cosa abbia...
sarà la febbre... saranno i nervi... sarò matta...


 - Si può impazzire d'amore? Si può morire d'amore? -
Sì, si può impazzire. Ci si chiude in un mondo che non esiste e si crea una vita immaginaria così bella, che la vita reale non interessa più. E si preferisce morire, pur di non essere strappati da quella dimensione onirica che tanta gioia e sollievo regala al cuore.
Sì, si può morire d'amore.
Che senso ha la vita senza l'amore? 

sabato 30 gennaio 2021

Fiabe e Leggende d'Irlanda

 Accadde moltissimo tempo fa,
quando i giganti, che abitavano l'Irlanda,
stavano costruendo una strada che li portasse diritti fino in Scozia...


Quando ero ragazzina adoravo questa edizione economica di libri che riuscivo a trovare casualmente, in qualche mercatino dell'usato. Mercatini che, ai miei tempi, si svolgevano solo all'inizio dell'anno scolastico. E quando mi capitava di andarci, perché i miei genitori non mi facevano uscire spesso, ero felice: credo che Pinocchio e Lucignolo si siano sentiti come me, attraversando il Paese dei Balocchi.
Ne avevo una discreta collezione.
Avevo le opere di Shakespeare, Apuleio, fiabe da tutte le nazioni, i Vangeli Apocrifi e poesie.
Inutile dire che non so che fine abbiano fatto.
Magari sono sulla Luna.
Possibile che quando non pensiamo, non curiamo più degli oggetti, quelli scompaiano? Vadano a finire nella Terra degli Oggetti Dimenticati? I Giocattoli di quando eravamo bimbi, i quaderni di scuola, i grembiulini: che fine fanno? Non ricordo che siano stati cestinati. C'è una vita parallela tra gli oggetti. I più sensibili l'avvertono e la trasformano in sogni, storie, fumetti.
Quando ero ragazzina sognavo tanto le terre di Irlanda. Mi sarebbe piaciuto visitarne i castelli e perdermi tra leggende di fate, draghi e Leprechaun.
È innegabile: c'è stato un tempo in cui eravamo capaci di ascoltare l'invisibile.
Oggi la tecnologia ci ha privato dell'anima.
Ma la capacità di sognare non dovremmo farcela rovinare.
Troppo tardi per me, ma non per gli altri.

Giornate spente, umore spento.
Se dovessi morire oggi e un angelo dovesse chiedermi cosa vorrei regalare al Paradiso, sicuramente direi: PiccoloPrincipe e PiccolopiccoloPrincipe che al mattino si svegliano all'alba per invadere il mio letto finendo loro addormentati ed io sulla poltrona a vegliarli.


p.s. Secondo giorno della Merla: 18°C.

venerdì 29 gennaio 2021

Primo Giorno della Merla

Ma ‘sto freddo non va via:
gela tutto, mamma mia!
Più pungente di una sberla:
sono i giorni della merla!


Oggi primo dei tre giorni della Merla.
Gli ultimi giorni di Gennaio sono considerati i più freddi dell'anno.
Ma attenzione, se così non fosse, allora vorrebbe dire che la primavera sarebbe ancora lontana dall'arrivare.
E ahimè, proprio stamattina la temperatura era piacevole ed io sono uscita senza cappello. Ho indossato il mio cappottone, è vero, ma non ero bardata come mio solito.
Vedremo cosa accadrà nei prossimi giorni.
Solitamente, questi giorni mi mettono allegria.
La storia della piccola Merla mi fa sempre un effetto piacevole.
Ne esistono diverse versioni.
Questa è quella che preferisco:

C'era una volta, perché le storie più belle iniziano così, 
una simpatica merla dallo splendido piumaggio bianco. Il suo nome era Merla.
La piccolina, tutti gli inverni, aveva dacché tribolare con il gelido Gennaio che regolarmente si divertiva a strapazzarla, tutte le volte che la vedeva uscire dal suo nido in cerca di cibo.
Non le lesinava mai freddo e gelo.
Stanca di tutti questi dispetti, Merla decise di fare provviste sufficienti per tutto il mese Burlone!
E si preparò a trascorrere al riparo del suo nido, i ventotto giorni di cui un tempo era dotato quel monello di Gennaio!
La trovata le riuscì benissimo.
E l'ultimo giorno, pensando di averla spuntata sul freddo Gennaio, Merla uscì dal rifugio per cantare la sua felicità!
Ma poteva mai un tipo dispettoso come Gennaio accettare di buon grado la sconfitta?
Naturalmente no! E presi in prestito tre giorni all'ingenuo Febbraio, si scatenò con bufere di neve, vento, gelo, "case, libri, auto, viaggi, fogli di giornale".
La povera Merla non poté fare altro che nascondersi in un rifugio di fortuna, un camino  e lì restare per quei lunghi e inaspettati tre giorni.
Quando finalmente il freddo cessò, la Merla uscì allo scoperto.
Era sì salva, ma il suo bel piumaggio si era annerito a causa della fuliggine.
D'allora rimase per sempre con le piume "nere come il carbòn" (cit.), Febbraio divenne di 28 giorni (tranne quando Terra si riprende le sue 6 ore su Sole, e allora sono 29 giorni), e quel furbacchione di Gennaio divenne di 31 giorni!

(Versione liberamente narrata dalla sottoscritta.)

Purtroppo il potere magico della Merla si sta esaurendo.
La mia tristezza è cronica.
Il mondo che mi circonda è troppo forte per me.
Sono tutti maleducati, scaltri e prevaricatori.
Non posso resistere in un mondo simile. 
Non sono una brava a battere il pugno sul tavolo.
Sono una persona educata. Che rispetta le regole. Che dice "mi scusi" se si scontra con qualcuno anche se magari non ha colpe. Che mantiene una porta aperta a chi le sta dietro. Che si ferma per far attraversare le persone. 
Invece le persone non rispondono nemmeno se dici "buongiorno"; non conoscono il "grazie", "prego", "per favore"; ti superano se sei in fila; ti tagliano la strada se sei in auto. E tutto in modo sistematico.

Ho il cuore ancora sanguinante per Persona e il mio futuro è definitivamente cancellato.
Sono l'unica ad aver smesso di sognare.
Ma prima o poi finirà.
Vero?

giovedì 28 gennaio 2021

Silenzio

L'Olocausto è una pagina del libro dell'Umanità
da cui non dovremo mai togliere il segnalibro della memoria.
(Primo Levi)


mercoledì 27 gennaio 2021

Giorno della Memoria

Se comprendere è impossibile,
conoscere è necessario.



C'ho pensato a lungo. Non sapevo se scrivere o no.
Poi mi sono messa a guardare i miei amici e alla fine ho capito che anch'io nel mio piccolo devo portare testimonianza.
Primo Levi ci ha lasciato un testamento letterario di una disarmante schiettezza.
Racconta quei giorni terribili in modo naturale, come fosse un diario.
E mi sconvolge pensare che quegli orrori siano stati "il quotidiano" per così tanta gente.
Il Giorno della Memoria mi sembra volermi ricordare che sono fortunata, sono fortunata a non aver mai vissuto quegli anni.
Sono fortunata perché non saprò mai come mi sarei comportata in quelle situazioni.
Ma non è solo una questione di fortuna. Ogni giorno c'è una Società, sana, che combatte contro questi fantasmi, questa eco che cerca di ritornare ad avere un corpo, un peso, una presenza.
Non bisogna mai abbassare la guardia. Di questo sono sicura. Siamo tutti chiamati a vegliare sulla Pace. La Pace è un bene, un dono, un tesoro prezioso da proteggere e di cui andare fieri.

Quest'anno è passato presto. L'anno scorso a quest'ora io ero un uomo libero: fuori legge ma libero, avevo un nome e una famiglia, possedevo una mente avida e inquieta e un corpo agile e sano. Pensavo a molte lontanissime cose: al mio lavoro, alla fine della guerra, al bene e al male, alla natura delle cose e alle leggi che governano l'agire umano; e inoltre alle montagne, a cantare, all'amore, alla musica, alla poesia. Avevo una enorme, radicata, sciocca fiducia nella benevolenza del destino, e uccidere e morire mi parevano cose estranee e letterarie. I miei giorni erano lieti e tristi, ma tutti li rimpiangevo, tutti erano densi e positivi; l'avvenire mi stava davanti come una grande ricchezza. Della mia vita di allora non mi resta oggi che quanto basta per soffrire la fame e il freddo; non sono più abbastanza vivo per sapermi sopprimere.

Oggi non c'è molto di cui parlare.
Oggi c'è tanto da ricordare.

Se dall'interno dei Lager un messaggio avesse potuto trapelare agli uomini liberi,
sarebbe stato questo:
fate di non subire nelle vostre case ciò che a noi viene inflitto qui.


martedì 26 gennaio 2021

Il Signore delle Mosche - William Golding

 Nei momenti di ottimismo ho avuto la sensazione che
l'istruzione e forse un miracolo o due
sarebbero bastati a eliminarne gli elementi più pericolosi.

Prendo fiato.
In questi giorni si torna a parlare della shoah, la tempesta devastante che si abbatté sul popolo ebraico nei terribili anni della Seconda Guerra Mondiale.
Vittime furono ebrei e anche omosessuali, politici, rom. 
Trascrivo dal sito blmagazine:

Oltre alla categorizzazione numerica, nei campi di concentramento, c’era anche una simbologia che veniva disegnata sulla casacca per distinguere ulteriormente i prigionieri. I famosi triangoli. Le colorazioni erano le seguenti: ROSSO (prigionieri politici, religiosi cristiani), VERDE (prigionieri criminali), NERO (gli asociali), BLU (emigranti), VIOLA (testimoni di Geova), ROSA (omosessuali, colore scelto per spregio nei confronti di chi era effeminato: alle lesbiche internate di cui si ha notizia fu imposto, invece, il triangolo nero delle persone “asociali”), MARRONE (Rom). Ma non erano gli unici simboli per identificare il gruppo di appartenenza dei prigionieri.

Un orrore senza fine.
Quando ci penso, mi vergogno a dirlo, mi sento male e cerco di allontanare quelle immagini dalla mia mente.
Ma la lettura di questo romanzo mi ha consegnato gli strumenti per descrivere quello che provo davanti a simili orrori.
Sono tante le cose che non capisco e che mi spaventano. Perché l'umanità si è sporcata le mani con simili orrori? Perché persone come avvocati, dottori, insegnanti hanno compiuto quelle azioni indicibili? Persone che erano colte, preparate! Nemmeno l'istruzione, la cultura ci possono salvare?
Pensavo al revisionismo storico. Alla scelta di cancellare-distruggere monumenti, pellicole. Suppongo che prossimamente si passerà a mettere all'Indice dei libri.
E tra i papabili c'è sicuramente Il Signore delle Mosche. Il cattivo ha i capelli rossi, si ridicolizza un bambino a causa del suo aspetto fisico e ci sono espressioni sessiste e razziste.
Eppure, in modo semplice e con poche parole, Golding ci spiega perché l'uomo si comporta in un certo modo: il male è dentro l'uomo, non viene dall'esterno.

Che idea, pensare che la Bestia fosse qualcosa che si potesse cacciare e uccidere! […] Lo sapevi, no?… Che io sono una parte di te? Vieni vicino, vicino, vicino! che io sono la ragione per cui non c’è niente da fare? Per cui le cose vanno come vanno?

Risposte, schiaffi in faccia. C'è molto da pensare.

Una curiosità: questo romanzo è stato per tanto tempo snobbato da critici e lettori. Ma la vita insegna: Speme ultima dea, fugge i sepolcri, quindi bisogna sempre crederci.
E così il primo romanzo scritto dal maestro Golding si aggiudica anche il premio Nobel per la letteratura nel 1983.
Con questa motivazione:

Per i suoi romanzi che, con la chiarezza della narrativa realistica e la diversità e l’universalità del mito, illuminano la condizione umana nel mondo di oggi.

Un racconto che mi ha tenuto col fiato sospeso. 
Il finale è commovente.
Mi sono sentita provata fisicamente ed emotivamente:

Ralph pianse per la fine dell'innocenza,
l'oscurità del cuore dell'uomo
e la caduta attraverso l'aria del vero, saggio amico chiamato Piggy.

La perla di questo romanzo è la Postfazione: È un compito ingrato raccontare favole di William Golding.
Pagine di un'intelligenza brillante e acuta, che fan venir voglia di aprire i libri e studiare.
La sua citazione:

Gli uomini producono il male come le api producono il miele.

Quando l'ho comprato non ero sicura che mi sarebbe piaciuto. Perché non sono una sostenitrice del romanzo distopico. Amo i mondi fantastici, dove tutti vivono felici e contenti.
Ma ammetto di essermi sbagliata. Una scrittura elegante e ricchissima di descrizioni. Si vive l'isola. E la si ama. Paradossalmente non fa paura. Non si sente nostalgia della vita di prima. Poi però...arriva la Bestia.
E l'uomo non resiste alla sua natura.

Ma allora cosa dobbiamo fare? Se la nostra natura è malvagia, siamo giustificati.
NO!
Dobbiamo e possiamo combattere la nostra natura: ricordando, studiando, scegliendo.
Non bisogna arrendersi. Ma migliorarsi.
Nell'uomo c'è il male, è vero. Ma c'è anche il Bene. 
È questa parte che dobbiamo far crescere, curare, alimentare, amare.

lunedì 25 gennaio 2021

Omero, Iliade - Alessandro Baricco

Oggi la pace è poco più che una convenienza politica:
non è certo un sistema di pensiero e un modo di sentire veramente diffusi.


In questo periodo in cui abbiamo messo al bando anche i sogni, viaggiare con i libri è l'unica alternativa che ci resta. E allora perché limitarsi ai viaggi nello spazio, perché non viaggiare anche nel tempo, nelle epoche?
Baricco, di cui oggi ricorre il genetliaco, ci consegna un biglietto di viaggio di incredibile bellezza.
L'Iliade così non ce l'avevano mai narrata. Anche perché non era certo interesse dell'autore riscrivere l'opera magna di Omero.

La tristezza è il nostro destino. Ma è per questo che le nostre vite saranno cantate per sempre, da tutti gli uomini che verranno.

E Baricco è uno di quegli uomini che sanno cantare.
Conosciamo tutti la storia dell’assedio alla città di Troia.
Conosciamo l'amore proprio tra la bella Elena e Paride figlio di Priamo, re di Troia. Conosciamo tutti la splendida armata greca che ai piedi delle mura della città, aspetta di riportare la bellissima Elena a casa, dal suo legittimo sposo Menelao re di Sparta. Per lei si scatena la lunga e sanguinosa guerra: dieci anni, di cui l’Iliade racconta solo l’ultimo anno.
Conosciamo tutti il valoroso e sfortunato principe Ettore. L'acheo Achille. 

Nella sua trascrizione per il teatro Baricco attraverso la guerra di Troia, parla di tutte le guerre. Ecco perché il suo cantare è diverso e merita di essere letto.

Si considera la guerra un male da evitare, certo, ma si è ben lontani da considerarla un male assoluto: alla prima occasione, foderata di begli ideali, scendere in battaglia ridiventa velocemente un'opzione realizzabile.
La si sceglie, a volte, perfino con una certa fierezza.
Una reale, profetica e coraggiosa ambizione alla pace io la vedo soltanto nel lavoro paziente e nascosto di milioni di artigiani che ogni giorno lavorano per suscitare un'altra bellezza e il chiarore di luci limpide che non uccidono.



In questi tempi bui, non riesco a vedere nessuna luce nella mia vita.
La crisi di governo del mio Paese mi ha profondamente colpita.
Pensare che la gente, oggi, voterebbe un governo xenofobo, razzista, omofobo, ladro, volgare e ignorante, in altre parole un governo di destra, mi inorridisce e mi intristisce.
Inoltre mi rendo conto anch'io, da sola, di non essere nella posizione di criticare nessuno, e questo mi ferisce e mi fa rabbia.
Solo l'amore ci rende migliori, solo l'amore ci può salvare.
Con l'amore ho perso anche la voglia e il desiderio di migliorarmi, di andare avanti.
Ecco che sono triste.
La tristezza mi appesantisce.
Affondo.



domenica 24 gennaio 2021

La Luna e i Falò - Cesare Pavese

Magari è meglio così,
meglio che tutto se ne vada in un falò d'erbe secche
e che la gente ricominci.


Era nato come un sussurro, si è trasformato in una sinfonia. Cosa? La mia passione per Cesare Pavese.
Non posso nascondere che la sua esistenza privata abbia scavato un posto nel mio cuore.
La sua scrittura così intima, così raccolta, mi è entrata nelle vene. Dentro di me è nato un sentimento sincero nei confronti dei luoghi descritti. Vorrei andare lì e vederli con i miei occhi.
Non sono più la lettrice veloce di un tempo. Ma mentre leggevo non avevo nessuna fretta. Non ero stanca. Ascoltavo la storia attraverso una voce che parla all'anima.
E ho apprezzato moltissimo l'introduzione di Wu Ming: non ampollosa, non stucchevole. Ma chiara e rapida. 
Perfino io l'ho letta tutta e non ne ho saltato una parola. Così posso condividere due riflessioni sull'autore.
La prima è sulla sua scrittura: Pavese recupera una clausola ritmica tipica della prosa medioevale, il cursus planus. La scelta è funzionale a ottenere poesie-racconto, che sfumino la distinzione tra prosa e verso. Ed è proprio vero che quando leggi Pavese scopri poesia nella prosa e prosa nella poesia. 
La seconda riflessione è proprio sull'autore: estrapolare l'identità di una persona da scritture private, da lettere, da diari è di una cattiveria smisurata. Accusare Pavese di essere stato tentato dai fumi del fascismo è una cattiveria stupida e codarda. Stupida, perché qualcuno ha voluto criticare un uomo per quello che ha scritto in un momento lontano nel tempo, ignorando quello che invece ha fatto nel suo tempo futuro. Codarda, perché rivolta ad un uomo che non ha potuto più spiegare o chiarire quelle parole del passato.
Una cosa che accade sempre tra i cosiddetti intellettuali; quelli che ad un certo punto devono dire il contrario di quello che si è sempre scritto per distinguersi, per darsi un tono di superiorità. Bah! Non mi sono mai piaciuti.
Preferisco crearmi le opinioni senza scimmiottare altri, senza essere per forza la voce fuori dal coro. Non è sempre necessario.

Ho letto un commento tempo fa sull'Ulisse di Joyce. Diceva un utente: "Non userò aggettivi del tipo bellissimo/stupendo ecc...".
In questo modo mi sono resa conto di essere di quelli che usa spesso questi aggettivi. Purtroppo tra povertà di linguaggio e incompetenza generalizzata, non so usare modi migliori per esprimermi. 
Ragion per cui...
La luna e i Falò di Cesare Pavese è un romanzo stupendo.
Merita tutti gli apprezzamenti che gli sono stati riservati.
Un vero capolavoro della letteratura italiana. Il punto più alto della scrittura di Pavese.
Lo leggi tutto d'un fiato. E pensando che dopo queste, l'autore non avrà scritto più nessun'altra pagina, senti una fitta al cuore e comprendi quanto ricco sarebbe potuto essere il panorama letterario, se fosse vissuto più a lungo.

Non mi capacito: perché Pavese si è ucciso?
Un paese ci vuole, non fosse per il gusto di andarsene via.
Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c'è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti.
Neanche nel tuo paese avevi trovato rifugio? Una sensibilità come la tua che sentiva tutto questo, non ha trovato conforto tra le colline piemontesi, tra le strade di Torino?
Non riesco a farmene una ragione: a quarantadue anni hai deciso di non proseguire più.
Mi sento come te. Ma non sono sola. E non posso, non voglio dare un dispiacere ai miei.
O magari me la racconto così perché non ho il tuo coraggio.

Fu così che cominciai a capire che non si parla solamente per parlare, per dire "ho fatto questo" "ho fatto quello" "ho mangiato e bevuto", 
ma si parla per farsi un'idea, per capire come va questo mondo.

Non si incontrano facilmente persone che ti aiutino a capire, a osservare.
Sono tutti interessati al blabla: quanti anni hai, quanti figli, quanti divorzi, che lavoro fai, di dove sei, quante lingue parli?
Io vorrei invece sapere perché c'è gente che andrà a dormire con lo stomaco vuoto, mentre io mi riprometto di mangiare meno la prossima volta.
Perché c'è gente che va a dormire sereno pur avendo mentito, copiato ad un esame, urtato un'auto in un parcheggio, inquinato, ucciso, rubato, picchiato.
Qual è il senso dell'esistenza?
Tra un po' ricorre il Giorno della Memoria.
Quanti perché mi piovono in testa.

(Non è che ne parlassi con te, ma mi dava una certa serenità pensare che nel mondo c'eri tu. Con la tua onestà e la tua sicurezza. La tua integrità e cultura.
Il mondo mi sembrava un bel posto.)

sabato 23 gennaio 2021

Il Silenzio è cosa viva - Chandra Livia Candiani

 Siamo sereni quando siamo incantati, illusi
e quando ci ridestiamo, ci disincantiamo,
diventiamo amari, cinici, sfiduciati.



I libri sono come le persone che si incontrano lungo il nostro cammino. Ci possono aiutare a migliorare, o tirano fuori il peggio del nostro carattere. Abbiamo in comune così tante cose che ci sembra di specchiarci l'uno nella vita/pagine dell'altro; o siamo così diversi che non possiamo non constatare le nostre differenze. Ci sono persone che arrivano nel momento giusto della nostra vita, altre che arrivano nel momento sbagliato.
Ecco, l'incontro con questo saggio rientra nell'ultimo esempio.
Non avevo inteso che parlasse di meditazione, ammetto di non aver letto il sottotitolo.
Però l'ho ritrovato una lettura intima e piacevole. Una chiacchierata con una persona gentile, molto disponibile e paziente. 
Non è il momento giusto per me, perché non sono nella fase di risveglio. Faccio schifo e ho deciso scientemente di continuare a fare schifo. Ci sono alcune pagine che mi hanno colpito, mi hanno obbligato a guardarmi dentro. Devo essere sincera: ho scoperto cose piacevoli. Quando cammino, e sono sola, per esempio, sento ogni passo. Sono presente a me stessa in ogni movimento. Osservo il mondo che mi circonda con amore. Sento una specie di affetto nei confronti dell'umanità che mi circonda (tranne l'umanità al volante, che guida malissimo!). E a volte ne intuisco gioie e preoccupazioni. Gioisco della felicità e dei successi altrui. E sono di quelli che augura a tutti di "poter cambiare ciò che posso cambiare, accettare ciò che non può essere cambiato". 
Rifletto sul senso del dolore e per quanto possibile, cerco di accoglierlo e di capire che non esiste esistenza priva di sofferenza. Che anche il dolore è parte del pacchetto. E anche il dolore merita rispetto, comprensione e amore.
Ma ho visto anche cose brutte: io non brucio, anzi, peggio, non ardo.
Bruciare significa distruggere qualcosa per creare calore, combustione.
Ardere invece è quell'amore che riscalda e non distrugge.

Un bellissimo libro per chi studia l'arte della meditazione o ha bisogno di un punto di vista fresco e gentile.
"Gentile" è la parola che associo a queste pagine. Gentile è un aggettivo ormai in disuso.
Se dovessi visualizzare l'autrice del libro, mi verrebbe in mente un volto sereno e dolce.

Ci sono infinite varietà di silenzio.
Ogni silenzio dice qualcosa.

Il mio Silenzio scava. Quello di Persona innalza muri.
Muri che non ho il coraggio di scalare, svuotata come sono.
Nel Silenzio c'è preparazione. Nel Silenzio non c'è suono.
Per comprende le ombre bisogna entrare nel buio.
Per ascoltare il silenzio bisogna entrare nel vuoto.
Quando diamo senso ad ogni suono o mancanza di esso, ad ogni sfumatura di luce e di ombra lasciamo entrare nella nostra vita la consapevolezza. 
E allora scopriamo che i miracoli avvengono.

Il mio miracolo sei tu.
Resti tu.
Sei sempre tu.



venerdì 22 gennaio 2021

Il caffè dei Gatti - Anna Sólyom

Per il resto della giornata si sentì come su una nuvola.
Le erano tornate le farfalle nello stomaco,
prendendosi gioco dei suoi pensieri cauti.


Ti voglio nella mia vita. Lo so che faccio schifo, che sono una nullità insignificante. Non importa se mi vergogno di me stessa. Ma per quanto penosa, ti voglio nella mia vita.
Ecco cosa ho pensato leggendo questo libro.
Marc e Nagore si sono trovati; e anch'io rivoglio quelle sensazioni di stupida felicità che provavo quando mi arrivavano i tuoi messaggi. Mi mancano il cuore in gola, le mani sudate e il nulla pneumatico nel mio cervello!

Fine sfogo.
Torno alla mia vuota realtà. Ho comprato questo romanzo perché nel titolo conteneva due delle parole che mi piacciono tanto: caffè e gatti. E poi ho adorato la sovraccoperta; ci sono disegnati dei gattini meravigliosi e una frase molto bella che pronuncia Marc: Siamo così abituati a fare che abbiamo perso l'arte di essere. E in questo i gatti sono dei veri maestri. Sinceramente il romanzo ha una storia bellissima ma c'è qualcosa nella narrazione che non mi ha coinvolto. Mi ha lasciato sul marciapiede. Non sono entrata nel Neko caffè. Gli ho dato un'occhiata dalla soglia, ho sbirciato dalla vetrina. Ma sono rimasta a guardare.
Eppure in alcune cose io e Nagore siamo simili. Abbandono-problemi di lavoro-problemi di cuore-quarant'anni che reclamano la loro presenza.
Per fortuna per lei c'è il lieto fine. E ovviamente ne sono contenta. Non è male la ragazza. 

La vita è piena di incidenti, mia cara.
Ma è molto meglio schiantarsi che rimanere su un sentiero che non porta da nessuna parte.
 

Questa è una lezione che abbiamo appreso entrambe.
Forse è vero che a volte ci si preoccupa di cose di nessuna importanza: "Tutto. Niente."  era la lezione n.1 di Persona. Che è stato il mio maestro gatto. 
Io però sono una fallita. Infatti non ho trovato ancora il mio ikigari, ciò che ti fa sentire vivo, la tua ragione per alzarti la mattina e andare avanti. E non credo che lo troverò mai. Aspetto di morire. Questa è la verità. Piccolo Principe e Piccolopiccolo Principe sono fonte di distrazione. Ma il mio vero pensiero è la morte. Mi sono ritrovata a pregare affinché arrivi al più presto e finisca questa inutile esistenza.

È impossibile essere amati se noi per primi ci neghiamo amore.

Quando smettiamo di immaginare, quando non speriamo più che accada qualcosa di diverso e non ci avventuriamo più oltre la nostra zona di comfort, iniziamo a morire.
(Eccola qui la mia citazione.)

Il libro è pregno di messaggi positivi. Un animo con una disposizione migliore sono sicura che lo possa accogliere meglio di me.
Sette gatti per sette lezioni di vita, stucchevoli quanto basta. Ma in perfetto stile gatto.
Elias e Yuma sono i personaggi umani che ho sentito meglio di tutti gli altri.

Sono stanca di essere stanca.
La mia vita è diventato un lungo inverno.
Tu eri la mia primavera.
Mi sento una Persefone bloccata nell'Ade, la sede buia e nebbiosa in cui sono destinati a rimanere per sempre, in forma di semplici ombre, tutti i defunti.

Un mondo distopico

Non utilizzare mai un'espressione straniera,
un termine scientifico o una parola difficile
se puoi trovare l'equivalente nel linguaggio quotidiano.


Settantuno anni fa moriva George Orwell.
Questo significa che le sue opere non sono più protette da copyright.
Chiunque può pubblicare le sue opere senza dover versare un centesimo per i diritti.
Ho letto soltanto due delle sue opere: 1984 e La Fattoria degli Animali.
Un autore meraviglioso. E difficile.
Mi ha sempre colpito il suo sguardo: buono. Ma le sue storie non sono roba da buoni. Forse perché i buoni sanno come sarebbe un mondo abbandonato a se stesso, al potere di pochi, non mi stupisco che sia tra i più visionari scrittori del cosiddetto genere distopico.
Il padre del Grande Fratello, ha ideato un mondo che mi fa decisamente paura.
Cosa sarebbe di noi se ci venisse impedito di pensare?

Ciò che le masse pensano o non pensano incontra la massima indifferenza.
A loro può essere garantita la libertà intellettuale proprio perché non hanno intelletto.

Se ci volessero vestiti tutti allo stesso modo, tutti nelle stesse case, tutti con gli stessi interessi, a guardare gli stessi programmi, a leggere gli stessi libri.
Nessuno può scegliere di vivere la propria vita.
La strada è già segnata per tutti.

Se tutti i documenti raccontavano la stessa favola,
ecco che la menzogna diventava un fatto storico, quindi vera.

No, Orwell non è morto il 21 gennaio 1950.
Orwell è vivo. Uno come lui non morirà mai.

C'è una cosa che mai potrà essere controllata e anche Orwell lo sottolinea: l'amore.
Si può rendere gli uomini schiavi di un'idea. Li si può rendere poveri di spirito e ignoranti.
Ma non si può reprimere per sempre la loro capacità di amare.

Forse non si desiderava tanto essere amati, quanto essere capiti.


mercoledì 20 gennaio 2021

Aforismi e Magie - Alda Merini

 Non cercate di prendere i poeti
perché vi scapperanno tra le dita.

Quanto male fa la malinconia!
La settimana scorsa ho fatto un breve cenno a questo libro della Merini contente una magia di aforismi. Poche parole, tanto sentimento. La profondità dell'animo e la profondità del pensiero della Merini sono noti a tutti. Non voglio rendermi ridicola scimmiottando quello che hanno già scritto, molto meglio di me, tanti altri.
Ma immagino che a tutti capitino giornate difficili. Momenti in cui si rimanga a scrutare Vuoto, o si permetta a Vuoto di guardarci dentro.
Ecco, immagino in quei momenti che se uno riuscisse a trovare la forza giusta, dovrebbe avere accanto un libro come questo. Aprirlo a caso, senza segno. Leggerlo magari lasciandosi trascinare in luoghi lontani, illustrati.
Ultimamente rimango molto colpita dalle immagini. Sono tornata ad un periodo infantile, lontano. A volte mi sfugge il significato delle parole, non riesco a memorizzarle, ascoltarle. Mentre le immagini parlano in modo chiaro. Proprio come se fossi un bambino. E mi piace. 
La bellezza e la semplicità dei disegni di A. Casiraghi parlano in modo particolare: semplice, pulito, senza ombre.
A volte ci provo. Ci provo ad arricchire ciò che scribacchio con qualche piccolo disegno, ma il risultato è ridicolo, pessimo.
Questo piccolo scrigno merita di occupare un posto nelle librerie di tutti i malinconici, di questo ne sono convinta.

Un giorno il mio spirito troverà sollievo, lo so. Non sarà sempre così la mia esistenza.
Ma fino ad allora cosa posso fare, se non costruirmi un luogo in cui isolarmi, fuori dal tempo, fuori dai rumori, fuori dalla vita che procede instancabile e vivace a dispetto della mia condizione?
Scriveva la Merini: L'Aforisma è il sogno di una vendetta sottile.
Forse questo libro mi piace perché in un certo senso è la vendetta dei disarmati moribondi contro gli eserciti amati dei brillanti viventi.

Parole magiche e dure, appassionate e taglienti.

Sono sconfortata.
Priva di ogni possibilità di conforto, persa d’animo, priva di ogni entusiasmo, depressa e scoraggiata.

martedì 19 gennaio 2021

I Racconti del Mistero - Edgar Allan Poe

Coloro che sognano di giorno conoscono molte cose che sfuggono
a chi sogna soltanto di notte.
Dalle loro visioni captano sprazzi d'eternità.


Il 19 gennaio la Chiesa di Roma celebra San Mario. Per me un santo molto molto importante. Auguri a tutti i Mario del mondo! Ho trascorso una serata al cardiopalma; anche al Senato il Governo incassa la fiducia. Il resto dei commenti non mi interessa. Ho spento tutto.
Domani mi risveglierò in un mondo sempre brutto, ma non nell'incubo di vedere nuovamente la destra a governare il mio bellissimo Paese.
Con questa emozione gli incubi descritti da Edgar mi sono sembrati meno inquietanti.
Il 19 gennaio è una giornata che ha sempre avuto un significato particolare per me. E ultimamente ho imparato ad associarla alla data di nascita dello scrittore del brivido per antonomasia: Edgar Allan Poe. Indiscutibilmente considerato uno dei più grandi e influenti scrittori americani della storia, Allan Poe è senza ombra di dubbio l'iniziatore della letteratura dell'orrore. Rinomati i suoi racconti di fantascienza e avventura, si è distinto anche come poeta romantico, e precursore del simbolismo e del "maledettismo". In effetti non è difficile associare la sua immagine a quella del poeta maledetto. 
In particolar modo ho apprezzato questa deliziosa edizione di Rizzoli collana Bur, per l'accompagnamento delle illustrazioni dell'irlandese Harry Clarke.
Le tavole presenti affiancano il testo, completandolo e impreziosendolo.
Agevolano quel viaggio nella profondità più buia dell'animo umano che è la scrittura di Allan Poe.

Siamo destinati per sempre a stare in equilibrio sul confine dell'eternità senza il tuffo definitivo nell'abisso.

L'abuso di stupefacenti e di alcol, una vita sregolata hanno non solo alimentato il mito del poeta maledetto ma accreditato anche la diffusione di voci maligne sul conto dell'instabilità mentale del nostro Scrittore.
Ma in realtà nessuno ancora ha potuto stabilire se la pazzia sia o non sia la più elevata forma d'intelligenza, se la maggior parte di ciò che è glorioso, se tutto ciò che è profondo non derivi da una malattia del pensiero, da umori esaltati della mente a spese dell'intelletto generale.
Quello che è certo è che avesse una memoria straordinaria e una propensione per la musica e la poesia, fin da bambino. Non ebbe una vita molto semplice. E anche la sua morte fu tragica. Probabilmente morì per la rabbia, una malattia che porta alla morte in modo molto doloroso; tremori, allucinazioni prima del ricovero, lasciano oggi propendere proprio per questa tesi.

L'infelicità è molteplice.
La sfortuna della terra è multiforme.

Aveva proprio ragione. Non so dire quale sia il mio racconto preferito. Apprezzo moltissimo il suo stile gotico, che è semplicemente sublime. Per una come me è come sentir parlare la lingua della propria anima.
In questa raccolta di racconti ve ne sono alcuni tra i più famosi, nei quali si presentano i temi "tipici" di Poe.
Se dico Poe, dico morte, decomposizione, dico macabro come ne La maschera della morte rossa, a cui sono particolarmente legata. Uno dei pochi momenti in cui ho avuto un contatto con Persona, lo devo proprio a questo racconto.
Ma dico anche orrore e inquietudine, che sono raccontati da E.A.Poe ora come derivati da una violenza legata a eventi soprannaturali; ne è un esempio La caduta della casa degli Usher.
Ora derivati dalla malattia mentale e dalle fobie dei protagonisti: Berenice,  Il gatto nero, Il pozzo e il pendolo, solo per citare alcuni esempi.

Leggere questo libro, con quelle illustrazioni, è stato come entrare in un mondo incantato, nell'antro della strega cattiva.
Non sono una persona influenzabile ma Allan Poe è un maestro dell'atmosfera da incubo, che non delude mai.
In un certo senso egli è definito precursore del romanzo psicologico, il cui massimo rappresentante è sicuramente Dostoevskij (di cui ho in mente di parlare a breve).
Ed è così che ci si sente: sotto la lente di ingrandimento, strizzato.
A mano a mano che la lettura avanza, l'incubo si chiude su di te, l'aria manca, il respiro diventa più corto. I contorni degli oggetti scompaiono. Sei rimasto solo tu di fronte al tuo io nudo. Non ci sono più segreti. Tutto è mostrato, anche ciò che non avevi mai pensato di confessarti.

Se inizi a leggere Poe, non lo lasci più.
Una parola per volta, il racconto ti cattura. E ne vuoi ancora. Lasci la lettura solo quando fuori albeggia e il libro è finito.
Come un insetto finito in una ragnatela, così ogni lettore si lascia attirare, catturare e poi, divorare dalla scrittura di Edgar Allan Poe, l'immortale. 


lunedì 18 gennaio 2021

Bartleby Lo Scrivano e Altri Racconti - Herman Melville

 Io sono uno che, sin dalla giovinezza,
ha sempre nutrito la profonda convinzione che il sistema di vita
più tranquillo è anche il migliore.


Continuo ad avere problemi di insonnia. La notte resto sveglia fino alle sei. Sto pensando di rimettermi a studiare. Magari un impegno serio potrebbe aiutarmi a sistemarmi mentalmente.
Nel frattempo leggo, leggo tanto. Ogni minuto libero lo impiego leggendo. Non sto scrivendo più, proprio perché non voglio perdere tempo prezioso.
Per la giornata di oggi ho scelto il mio amato Melville. L'idea mi è venuta ieri, scrivendo di Pavese. Cesare è stato colui che per primo ha tradotto e quindi ci ha permesso di conoscere Moby Dick. Nella mia mente si è creato questo collegamento emotivo che non ho voluto ignorare. Inoltre anche Calvino avrebbe voluto dedicargli un capitolo nel suo Lezioni americane; solo la morte ha impedito che si realizzasse.
Bartleby Lo Scrivano è un racconto bellissimo e non lo so spiegare, ma ho vissuto un vero déjà-vu. Lo avevo letto. Sentivo di conoscerlo. Ma com'è possibile? Dove ho incontrato una situazione simile? Nel libro dell'inquietudine? Nel processo? Sono rimasta turbata.
Fino al momento in cui conosciamo il cuoco del carcere, la storia l'avevo vissuta. Il finale mi ha commosso. Il nostro piccolo, pallido scrivano era stato un impiegato nell'ufficio delle dead letter di Washington, in altre parole l'ufficio delle lettere smarrite.
In quel preciso momento, nel momento in cui Melville ci rivela questa importante notizia del nostro Burtleby, ecco che ci svela tutto il suo essere. Non ci interessa sapere da dove viene, dove ha vissuto.

Quali spaventosi abissi di solitudine mi si parano davanti!

Ci interessa solo capire. E forse uno spiraglio è arrivato.
Quel suo ossessivo preferirei di no è legato a tutte quelle notizie che non sono mai state consegnate. Il suo sguardo si è svuotato negli anni, pensando a tutte quelle parole non consegnate. A tutti quei sentimenti persi in una buca delle lettere. Quei sentimenti inespressi, inascoltati. Quante notizie mai arrivate. Quanti rapporti sospesi. Quante porte mai chiuse.
Senza le parole saremmo morti.

Accade non di rado che, quando ci si vede opporre un rifiuto in maniera inusitata e
decisamente irragionevole, si comincia a vacillare nelle proprie convinzioni più comuni.

Non è solo un racconto allegorico. Bartleby è lo scrivano, è l'amico un po' folle che ci mette in imbarazzo per la sua eccentricità, è la scelta del non essere a discapito dell'essere, il rifiuto dell'atto a vantaggio della potenzialità.

La felicità corteggia la luce, perciò riteniamo che il mondo sia lieto;
ma l'infelicità se ne sta in disparte, perciò riteniamo che non esista.

Ancora due parole per consigliare questo libro.
Ho adorato anche gli altri racconti. Ho scoperto un'insospettabile ironia in Melville.
Io e Il Mio Camino e Il tavolo di Melo sono decisamente dei racconti brillanti e simpatici che mi sono goduta fino all'ultima parola.
Probabilmente furono le difficoltà economiche dello scrittore a costringerlo a vendere parte dei suoi scritti. E in Italia ci vollero cento anni per vedere pubblicati i racconti, dopo la pubblicazione di Moby Dick.
Il Tavolo di Melo è strabiliante, falsamente gotico e anche educativo!
Mi è piaciuto vedere come un oggetto inanimato, un camino o un tavolo dimenticato, sia diventato  protagonista vivo, un amico, un confidente, grazie all'instancabile ingegno di questo incredibile scrittore americano.

La mia malinconia è dilagante.
Soltanto il padre di Moby Dick è riuscito a tenermi a galla per qualche ora.

domenica 17 gennaio 2021

La casa in collina - Cesare Pavese

 La colpa di quel che mi accadde non va data alla guerra.


È da un po' di tempo che rincorro mentalmente Pavese. In un modo o nell'altro, mi cammina accanto da mesi. E oggi ho finalmente deciso di fare ciò che mi riesce meglio: stare in silenzio e abbandonarmi alla lettura.
Più che una lettura è stato un mettersi in ascolto.
Il romanzo è scritto in prima persona e ha in sé uno spirito autobiografico.
Mi sono dovuta impegnare per ricordarmi che non è Cesare che parla, ma Corrado, un insegnate di scienze, durante i terribili anni della Seconda Guerra Mondiale.
Penso di aver compreso e imparato questo periodo storico più dalle mie letture che stando seduta in classe, a scuola. Mi scoccia dirlo apertamente ma non ho avuto insegnanti dotati. Poca passione. Zero spiegazioni. Forse perché erano tutti sulla soglia della pensione. Non c'è una lezione che mi sia rimasta impressa. E sono stata un'alunna attenta e studiosa. Diciamo che ho recuperato e fatto meglio in seguito. Pavese era uno scrittore del Novecento. Come tale l'ho studiato da sola, per i fatti miei, perché i programmi in classe, difficilmente arrivano a quel periodo.
Ciò che mi ha colpito di questo suo modo di scrivere è uno stile molto realistico e tutt'altro che semplice.
Si parla di guerra incombente. Non sai se le persone che hai incontrato, che ti ha fatto conoscere nelle prime pagine, riusciranno a sopravvivere agli orrori della guerra. Sei sempre sull'orlo di una eminente tragica fine.
Eppure all'improvviso, ti ritrovi a leggere: 

Qui le stelle piovevano luce.

Cesare Pavese ci racconta una storia di solitudine individuale che cozza contro la storia e l'impegno che ognuno è chiamato ad assolvere per svolgere il suo ruolo nella Storia.
Di fronte alla vita che viene così brutalmente stroncata, sia di un compatriota sia di uno straniero, si annullano le individualità. Siamo un corpo solo. 

Non è paura, non è la solita viltà. Ci si sente umiliati perché si capisce – si tocca con gli occhi – che al posto del morto potremmo essere noi: non ci sarebbe differenza, e se viviamo lo dobbiamo al cadavere imbrattato.
Per questo ogni guerra è una guerra civile: ogni caduto somiglia a chi resta, e gliene chiede ragione.

Un romanzo bellissimo, anche se la parola "romanzo" deve essere sempre usata con prudenza quando si tratta di Pavese. Che scriveva in un modo tutto suo, in un realismo che andava oltre il reale. Il suo dialetto e la lingua si intrecciavano sapientemente, perché nessuno come lui, traduttore appassionato di letteratura straniera, sapeva calibrare e scegliere ogni parola. Ogni parola era un simbolo.
Più che lungo una trama, la storia si intreccia lungo delle parole particolari, che tornano nel testo come un richiamo.
In barba alla sua brevità, il racconto si sviluppa in verticale, scende nell'animo di chi legge provocando emozioni e  riflessioni sulla guerra, su ogni guerra, costringendoci a fare i conti con noi stessi, costringendoci a dire: che ne facciamo dei morti ora?


Cosa sono nel mondo?
La vita ha valore solamente se si vive per qualcosa o qualcuno.
Io non riesco ad andare avanti. Pavese si è tolto la vita che aveva quarantadue anni. La stessa età la compirò ad aprile, ma mi sembra un'ingiustizia. Mi sembra di non averne diritto. Di aver già approfittato troppo di questa vita.
Cosa solo io? Perché sono nel mondo?
Perché un uomo complesso, straordinario, di valore, di talento, si è ucciso mentre io sono ancora qui a lottare contro la vergogna, il senso di solitudine, il tentativo di trovare un posto nel mondo?
Anch'io in sostanza chiedo un letargo, un anestetico, una certezza di esser ben nascosto.
Un anestetico...non sentire più niente.


sabato 16 gennaio 2021

Aforismi

Riflettevo: gli aforismi.
Nel piccolo spazio occupato da poche e veloci parole si può costruire un'immagine ricca di significato. 

I lapsus sono
delle tremende spie.

Tutto è iniziato con la lettura di un libro di aforismi di Alda Merini.
Non l'ho finito, ma in questa serata silenziosa non ho fretta.
Ne parlerò in un altro momento.
Fuori soffia un freddo polare. 
Sono caduti fiocchi di neve che hanno colorato di bianco, per un breve tempo, la strada che stavo percorrendo.
Sembravano palline di polistirolo. Quelle che si usano per fare i lavoretti di Natale. Per un momento ho pensato di essere all'interno di una boule de neige, e di aver realizzato un mio sogno.
Quando sono particolarmente triste immagino di essere uno di quei personaggi che vive all'interno delle palle di neve. Il suo mondo è piccolo, ovattato, luccicante. Tutto è cristallizzato, anche se ogni fiocco cade sempre in modo diverso eppure uguale: dolce, lento e silenzioso. Non mi stanco mai di guardare quella neve fatta di brillantini e plastica, vorticare, brillare e poi, lenta, depositarsi vinta dalla forza di gravità, nei punti più disparati; magari proprio sul nasino di un orsetto, sulla criniera di un cavalluccio, sulla barba di un vecchietto, tra i capelli di una damina, su di un tetto, tra i rami di un alberello.
Mi sembra una magia. 
Sono stata brava oggi. Ho illuminato la vita di altri. Ma come scrive Lei, alla fine rimango sempre al buio. Non ci si comporta bene per avere del bene in cambio, lo so. Fare del bene è una cosa normale. Non dovremmo commentarla. Però in fondo al cuore, mi chiedo perché non può capitarmi quella piccola cosa che mi restituirebbe la voglia di vivere? 

Il pensiero non ha bisogno di carne. Ma si nutre, cresce e non sta mai zitto.
Spero sempre di essere avvolta da un manto pesante durante la notte, che mi nasconda al mondo e zittisca ogni suono, ogni voce esterna ed interna.
Ma non succede mai. 

venerdì 15 gennaio 2021

Lo straordinario viaggio di Edward Tulane - Kate DiCamillo

 Apri il tuo cuore. Qualcuno verrà.
Qualcuno verrà anche per te.
Ma prima devi aprire il tuo cuore.


Mentre scrivo il televisore è acceso su un programma in musica. E sono stata presa da una serie di considerazioni generali che non posso fare a meno di registrare qui.
La prima, la più banale, che richiama una citazione famosa del film Carpe Diem: l'essere umano ha bisogno di poesia. Che sia sotto forma di musica, versi, film, libri, sentimenti: NE ABBIAMO BISOGNO!
La seconda: il covid-19 è un mostro ma, mio Dio grazie! risparmia i bambini.
La terza (e fortunatamente ultima): un premio Nobel per la pace ha detto che l'anima di una persona si nutre e si forma nei primi vent'anni di vita, quindi la mia anima è spacciata. Le chiedo scusa, ma per lei non ci sono margini di miglioramento; è destinata ad essere spezzata e sofferente.

Almeno sono riuscita a spiegarmi perché mi sia messa a piangere finendo questo racconto per bambini. Detto tra noi due, lo avessi letto a sette anni sarei rimasta traumatizzata a vita e non mi sarei mai più ripresa!
Troppi colpi di scena! Ma povero Edward, come ha potuto sopportare tutto ciò che gli è accaduto?
Sono rimasta incollata ad ogni pagina.
Non vedevo margini di miglioramento! Volevo entrare nei disegni, nelle parole, nel libro, come in Ink Heart e salvare Edward! 
Ma lui non aveva bisogno di essere salvato.
Finale bellissimo.
Ho pensato al mio piccolo Immy. Noi due saremo inseparabili.
Poi ho pensato al mio piccolo cuore. 
Per lui non c'è un bel finale. Tuttavia Edward ci lascia un bellissimo dono: il coraggio.

-Qualcuno verrà. Viene sempre qualcuno. Chi sarà?
- A me non importa se nessuno verrà mai a prendermi
-Ma è terribile! Se è così che la pensi, non ha senso andare avanti.
Proprio nessun senso. Devi fremere di aspettativa. Essere avvolta dalla speranza.
Chiederti chi ti amerà, e chi altri amerai.
-Io ho chiuso con l'amore. Non voglio più saperne. Fa troppo male.
-Bah... -disse la vecchia bambola- Dov'è il tuo coraggio?
-Da qualche altra parte, immagino.
-Mi deludi. Mi deludi moltissimo.
Se non hai intenzione di amare né di essere amato, allora l'intero viaggio non ha alcun senso.

Non so dire che peso possano avere queste parole su un bambino di sette anni.
Ma posso dire che peso hanno su un bambino di mille anni: soffocante.
Mi ha tolto il fiato leggere questo passaggio. 
Ho chiuso il mio cuore per tanto tempo che quando qualcuno è riuscito a scardinarlo non ero proprio preparata all'invasione.
Infatti, ora non so reagire in altro modo che con nuove barricate.

La pensavo proprio come Edward: non ne vale la pena.
Tanto dolore per qualcuno a cui non importa niente.
Buio e freddo.

Ora non so in cosa credo.
Il punto è che anche se dico una cosa, il mio cuore fa tutt'altro, indipendente.
E così l'amore viaggia.
Sono certa che lo protegga.
Come per Harry Potter: l'amore lo ha protetto.
L'amore viaggia.
Indipendentemente da ciò che dico.


giovedì 14 gennaio 2021

L'Uomo Elefante - Frederick Treves

 Nelle strade spietate della Fiera delle Vanità
aveva dovuto dare spettacolo di se stesso.

La scorsa settimana sono stata male per alcuni giorni. Nulla si serio. Ho avuto un violento attacco allergico e il mio viso è rimasto notevolmente alterato per alcuni giorni. 
Quando ho comprato questo libriccino non ho pensato a quell'episodio.
Ero stata attirata semplicemente dal titolo e dal formato proposto da Adelphi.
Mentre leggevo mi è venuto in mente il film di David Lynch. 

Vede, la gente ha paura di quello che non riesce a capire... E... Ed è difficile anche per me capire, perché... vede... Mia madre era... bellissima.

Magari non è un film adatto per un bambino, ma ricordo di averlo visto in uno di quei giorni delle vacanze di Natale quando gli adulti sono impegnati a riordinare o a chiacchierare tra loro e poco curano i propri pargoli, soprattutto se hanno fama di essere buoni e tranquilli. E all'epoca non mi mettevo mai nei guai e i miei mi lasciavano una notevole libertà d'azione.
Ricordo inoltre di non aver avuto paura. Il protagonista del film, infatti, lo sventurato Joseph Merrick è affetto da una grave malattia, la sindrome di Proteo. Il suo viso, il suo corpo sono orrendamente deformati. E non esiste una cura, un miracolo che possa aiutarlo. Il destino si accanisce su di lui a tal punto che Merrick viene sfruttato e vittimizzato da un crudele imprenditore teatrale (posso chiamarlo così?), il malvagio Bytes che tenta di guadagnare soldi trasformandolo in un fenomeno da baraccone.
Sarà il buon dottore Frederick Treves a liberarlo da quella schiavitù e a scoprire il suo carattere gentile e il suo profondo animo.

Guardava il mondo come un bambino 
ma un bambino con i sentimenti tempestosi di un uomo.

Quello che non immaginavo da bambina è che la storia che mi veniva raccontata, era una storia vera, non inventata, trattata proprio dalla biografia del dottor F. Treves, medico chirurgo inglese. Che in un suo scritto racconta del triste incontro con lo sfortunato Joseph.

Una salita che sembrava non avere mai fine, ma adesso, proprio quando la notte sembrava più nera e la china più erta, aveva improvvisamente trovato se stesso.

Ammetto di essermi data uno schiaffo in pieno viso.
Odio il mio aspetto, mi faccio molto schifo. E con l'allergia le cose erano, ovviamente, peggiorate.
Ma la lettura e il ricordo di Joseph mi hanno ricordato che ciò che ho di più malato e orrendo non è il mio volto ma il mio cuore.
La mia vera mostruosità si cela lì. 


La pandemia ha costretto molte case editrici a rinviare le proprie pubblicazioni. Alcune tuttavia, conoscendo la bulimica necessità del lettore medio di accumulare volumi, ha optato per edizioni in formato ebook.
Quello che ho tra le mani invece, appartiene ad una collana molto carina che si chiama Microgrammi della casa editrice Adelphi, che raccoglie brevi storie o parti di libri più ampi. 
Una specie di assaggio, per saziare la fame atavica dei lettori più disparati (o disperati, come nel mio caso).
Sono rimasta molto colpita dal mio acquisto.

I Microgrammi sono sette. Un bel numero. Con un valore simbolico particolare.
Il Sette è considerato il numero della filosofia e anche della solitudine. 
Sette sono i nani, i giorni della settimana, le note musicali, i colori dell'arcobaleno, i Chakra, sette sono le unità fondamentali del Sistema Internazionale delle unità di misura, i colli di Roma, i pianeti e le meraviglie del Mondo Antico, le stelle dell'Orsa Maggiore, le vertebre cervicali, le virtù e i vizi capitali, sette sono le sfere del Drago e i libri di Harry Potter, sette sono i magnifici e le spose per i sette fratelli.

mercoledì 13 gennaio 2021

Ulisse - James Joyce

 Guarda il mare.
Cosa gli importa al mare delle offese?



Ottant'anni senza James Joyce.
Ottant'anni di guerre, violenze, scoperte, innovazioni.
Ottant'anni di pensieri, tragedie, speranze, illusioni, realizzazioni.
Prima di questo romanzo avevo una visione del mondo, ma da quando ho girato l'ultima pagina, da quell'ultimo "sì e il suo cuore batteva all'impazzata e sì ho detto sì voglio Sì." credo di aver stravolto completamente il senso che pensavo avesse l'intera esistenza.
Non voglio dare un'immagine falsa: continuo a sbraitare, a impazzire per amore, a dire banalità e idiozie.
Ma nel silenzio della mia anima, lo so, lo avverto, si è compiuto un cambiamento.
È stato il mio LV libro 2020. Non lo dimenticherò mai. Tra alti e bassi, tra momenti scorrevoli, momenti in cui ho pensato di lasciar perdere, abbiamo trascorso insieme venti giorni. Giorni in cui ho letto una sola pagina, altri in cui ho divorato capitoli interi. Ma alla fine, quando tutto era compiuto, un senso di pienezza mi ha invaso. Come si può spiegare ciò che ho provato? Mi sono sentita come se avessi attraversato in un secondo, un milione di esistenze; come se le avessi sentite parlare, sussurrare, vivere tutte insieme!
Una sensazione mai provata prima.

-Quello è Dio.
-Che cosa? Chiese Mr Deasy
-Un grido per strada.

La mia edizione è nella nuova traduzione di Gianni Celati. E sono sicura che la cosa ha agevolato la mia lettura. Tuttavia per aiutarmi ulteriormente e non lasciarmi andare, e dare una specie di ordine alle parole che leggevo, ho nominato i XVIII capitoli coi nomi che ho trovato su Wikipedia. Cosa che consiglio di fare a chi volesse intraprendere questo viaggio.
Sì perché come mi sono trovata a scrivere in passato a proposito di Harry Potter e del SdA, questo libro parla proprio di un viaggio, come quello dell'eroe omerico.
Il nostro protagonista però, è un eroe anomalo. Un uomo comune, si potrebbe dire. Ognuno di noi, probabilmente. Che compie un viaggio lungo un giorno, ma profondo quanto la sua anima. Anima che si arricchisce dei posti che visita, della gente che incontra. Anima che perde qualcosa di se stessa per accogliere qualcosa di nuovo.

Come che sia, ci cammini attraverso.
Sono io, un passo dopo l'altro.
Infimo spazio di tempo attraverso infimi momenti di spazio.

L'inizio è straordinario. Mi sono fatta coinvolgere immediatamente. Non riuscivo a mollare la lettura, nemmeno per mangiare. Le parole sono musica, hanno un ritmo che non si ascolta con l'orecchio ma con il cuore. E così si procede per Dublino, il 16 giugno del 1904, ora a fianco di Leopold Bloom, ora sbirciando la sua casa, ora ascoltando Stephen Dedalus.
Sei tentato di abbandonarlo per strada quel Bloom! Ma c'è qualcosa in lui che ti attira e continui a seguire i suoi pensieri, i suoi impegni.
Non capisci se sia innamorato, se sia un fedifrago patentato, se sia uno sventurato. E lei, allora? Lo ama? Lo tradisce, spudoratamente. Ma com'è possibile?
Un po' ti riconosci; anche tu non sei perfetto. Anche tu hai desiderato, hai voluto, ah! se solo...

È difficile crederci tranne se ti arriva davvero addosso perché la maggior parte di loro non ha un filo d'amore e difficilmente trovi creature così fuse l'una con l'altra da sentir tutto come senti te stessa.

Il momento più difficile è stato il capitolo che prende il nome di "Circe".
Tutte le convinzioni classiche vengono spazzate via in un sol baleno.
Ti dici: "Ma cosa sto leggendo?".
E ti ripeti: "Ma cosa sto leggendo!?!".
E non c'è nessun atomo del tuo corpo che ti aiuti a saltare una parola.
Ci fa un regalo Joyce: la scrittura diventa flusso di coscienza. 
Ed è proprio così: tu stai leggendo dei pensieri, i tuoi si intrecciano, sovrappongono con quelli del foglio e ti accorgi che non ti serve respirare, capire, riflettere, memorizzare.

Le pagine sono girate una dopo l'altra, con voracità crescente.
E arrivi all'apice supremo di questo monologo interiore, con il capitolo 18: Penelope.
Siamo solo noi e lei; Molly Bloom ci lascia entrare nella sua mente, nel suo animo.
Prendiamo un bel respiro e voliamo tra questo flusso ininterrotto di sentimenti ed emozioni.
Non ci sono punti, non ci sono virgole a cui aggrapparci.
Siamo naufraghi in un mare di parole, in un mare di pensieri.
Siamo Ulisse, siamo arrivati ad Itaca; e Itaca ha la geologia, i confini, la morfologia dell'animo di Penelope.

Non soffrire più. Non svegliarsi più.
Fine di tutto.

Non ho la presunzione di dire di aver capito questo libro.
L'unica cosa che posso scrivere è che mi sento diversa.
Le parole sono ancora sospese, come sabbia mossa dai flutti.
Il mio animo è ancora torbido. La parole non si sono depositate.
E sono trascorsi già tre mesi. Ma il ricordo è ancora vivo.
Ci sono libri che ricordano le serate sotto le stelle: devi stare al buio e aspettare che lo sguardo si abitui, per vederle.






giovedì 7 gennaio 2021

Le persone sensibili hanno una marcia in più - Rolf Sellin

 Si può gestir la propria energia in modo diverso
e trasformare l'ipersensibilità in un vantaggio.


Ho fatto il test. Potrei essere ipersensibile.
Il 20% della popolazione è ipersensibile. Quindi ci sono, ma si nascondono. Chi è l'ipersensibile? Una persona che capisce immediatamente l'atmosfera che la circonda, lo stato d'animo dell'altro. Che prova un certo fastidio in presenza di rumori o suoni forti e ripetuti nel tempo. Che osserva ogni cambio di espressione sul volto di una persona. 
Questo in generale.
In senso negativo è una persona che si sente a disagio in situazioni nuove, in un ambiente che non conosce. Che quando si trova tra persone incontrate da poco immagina sempre di aver dato una brutta impressione.
Che ripete in modo ossessivo nella propria mente delle frasi dette o subite. Cerca significati nascosti tra le parole. Rivive scene della sua vita e si interroga su come sarebbe andata se avesse detto o fatto qualcosa di diverso.
In senso positivo è una persona iperdotata, che proprio perché capisce gli altri può aiutarli. Può godere di più di caratteristiche del mondo che la maggior parte delle persone nemmeno nota.
Il libro cerca di diffondere una connotazione positiva ad una caratteristica che se mal gestita, rende difficile la vita di chi la possiede. Non ci sono studi al riguardo. E dire che una persona è ipersensibile non significa necessariamente dire che una persona è più intelligente, o peggiore di altri. Semplicemente è una caratteristica. Un ipersensibile è...un ipersensibile.
Personalmente non sono sicura, malgrado l'autorevolissimo test, di essere in quel 20% della popolazione.
Sono una rimuginatrice seriale, odio le novità, i posti nuovi mi mettono a disagio, devo fare tutto con un certo preavviso, non sopporto le fonti di luce troppo intense, i rumori mi fanno impazzire, soprattutto quelli di sottofondo, per strada cammino velocemente per non dare a nessuno il tempo di osservarmi. Sto bene solo quando sono da sola e in posti che conosco da tempo. Ma non credo di rientrare nella categoria.

Onestamente non sono riuscita a finire il libro. Che invece cerca di dare una strada da seguire per trasformare in virtù un qualcosa che può aumentare l'ansia di chi la possiede.
Mi sembra un po' un andrà tutto bene in chiave psicologica.
E quindi non sono riuscita a finirlo.
Ma io dico: c'è forse qualcuno a cui piace stare male?
Ovviamente sì, ma sono pochissimi.
In generale, però, se uno è depresso, o ansioso, o sta male, non lo fa per divertimento!
Sono stanca di tutti questi sorrisi bellissimi, di queste persone stupende che fingono di avere difetti e che dicono: "Bisogna amarsi, bisogna crederci, bisogna bisogna bisogna..."
Ma piantatela!
Ci sono persone a cui tutto va male! Perché mentire con questo falso sogno del bisogna crederci sempre, non si sa mai, la fortuna te la devi chiamare.
Siamo stanche, sconfitte, demotivate.
Sono imperfetta, orrenda e faccio schifo.
E non ci credo più. Evito il mondo, perché il mondo evita me.
PAce.


mercoledì 6 gennaio 2021

Il Giardino del Profeta - Kahlil Gibran

L'informe cerca incessantemente la forma,
come le innumerevoli nebulose vorrebbero diventare soli e lune;
E noi che a lungo abbiamo cercato e ora facciamo ritorno a questa isola,
quali rigidi stampi, dobbiamo diventare nuovamente nebbia e reimparare tutto dall'inizio
.

Mentre scrivo, dall'altra parte del mondo, dopo un discorso incandescente di Trump, alla Trump, un gruppo di facinorosi teppisti ignoranti antidemocratici, in altre parole un gruppo di imbecilli, ha assediato, invaso e profanato il Campidoglio.
Uno schiaffo in piano viso al simbolo della democrazia. Che vergogna.
Sempre sostenuto: le parole sono fondamentali, creatrici. Creano mondi, creano idee, creano sentimenti, creano armi...
Una donna è stata ferita. E speriamo non in modo mortale, speriamo senza conseguenze per la sua vita.

Ho bisogno di ripulire il mio mondo, di contrastare tanta stupida e becera ignoranza, con l'amore.
Era il 1883 quando in Libano, nasceva il poeta dell'amore: Khalil Gibran.
Tutto il mondo imparerà a conoscere ed apprezzare la sua poetica, la sua scrittura, la sua pittura.

Il giardino del Profeta è un piccolo, profondo e toccante pensiero sulla convivenza fra gli esseri umani e la natura. Uno degli scritti di carattere spirituale più apprezzato del Novecento. Solitamente pubblicato insieme con un altro capolavoro dello stesso autore, Il Profeta.

Almustafa, l'eletto, ritorna alla propria terra natale dopo dodici anni di esilio.
Parla l'eletto, e attraverso di lui parla Gibran.
Parla al popolo, parla ai suoi discepoli, parla della vita, di Dio, della sua esistenza.
Parla del rapporto tra l'uomo e la natura. In un certo senso si ritrova il desiderio di sparire e dissolversi nella natura stessa.

Un sentimento che sempre tocca la mia anima quando vedo il mare. Sogno sempre di dissolvermi nella frangia di spuma delle sue onde.

La mia anima trabocca del vino dei secoli.
V'è qualcuno assetato che voglia dissetarvisi?

Un'opera meravigliosa, probabilmente incompiuta e pubblicata postuma nel 1932.
E mentre le parole scorrono sembra di essere seduti proprio in quel giardino.
Sembra di sentire una musica orientaleggiante provenire da un angolo lontano.
La sabbia trasportata dal vento, si posa sui miei vestiti. Il profumo dei cedri si insinua nel mio animo.

Non chiamare stolto nessuno tra voi, giacché in verità noi non siamo né saggi né stolti. Siamo verdi foglie sull'albero della vita, e la vita stessa è al di là della saggezza e, certo, al di là della stoltezza.

(Trump ha chiesto, finalmente, ai violenti di tornare a casa... Speriamo bene. Speriamo vinca la PAce.)

Ho sempre sognato di studiare e scrivere. Non ho studiato e non ho imparato a scrivere.
Tuttavia nulla mi impedisce di leggere e a modo mio di arricchirmi.

È l'inascoltato che è in noi che si prende cura del nostro dolore più profondo.

C'è qualcosa che mi tiene ancora a galla.
Ma ogni giorno che passa non è un traguardo tagliato ma una dolore accumulato.
Nessuno deve capire o sospettare cosa mi passa nel cuore.
Ho l'animo lacerato. 
Ma guardo il Mondo sofferente e cerco di non recare altro dolore.

martedì 5 gennaio 2021

Oltre lo Specchio - Alessia Coppola

 Il vampiro la fissava. 
Erano secoli che non vedeva un essere umano.


Come sia finito nella mia libreria, ancora oggi, non me lo so spiegare.
In Tv sbircio Hotel Transilvania 3. C'è un nesso tra le due scelte: libro e film narrano di personaggi delle storie horror. Uno lo fa in tono romantico, l'altro in tono fanciullesco essendo un cartone animato.
Il titolo del libro è accattivante; all'epoca del mio acquisto, lo ammetto, non considerai che non si deve giudicare un libro dalla copertina. 
E a volte non basta nemmeno leggere la quarta di copertina o qualche nota dell'editore.
Questa frase, lo confesso, mi aveva del tutto conquistata:
"Lo specchio è la perfetta allegoria del "non è mai ciò che sembra". Ciò che appare in una veste, può celare una natura ben più complessa."
Sono sensibile all'argomento specchio. Spesse volte non riconosco il riflesso che dovrebbe appartenermi e che mi guarda con ostilità. Altre volte mi chiedo come sia il mondo da quella parte. E se in realtà il mondo reale non sia l'altro, e io sia il riflesso. Magari ad un certo punto mi sono sostituita. Con queste idee malsane in testa lo avevo comprato, Milano fiera del libro 2018. Il signore della bancarella era entusiasta del fatto che lo avessi scelto. Forse è passato troppo tempo dalla mia lettura.
Ma alcune sensazioni restano vive. E sono sicura di quello che sto scrivendo.

Il libro contiene sette racconti con la promessa di essere gotici, paranormali e steampunk.
Sicuramente è una cosa arcinota, ma lo scrivo per me stessa, così da memorizzarlo meglio: lo steampunk è un filone appartenente alla narrativa fantastica, meglio ancora fantascientifica, caratterizzata dalla introduzione di una tecnologia che sarebbe anacronistica rispetto all'ambientazione storica che fa da sfondo alle vicende narrate.
Le opere di Wells, Verne, Doyle fanno vivere proprio queste atmosfere.
Lo steampunk è riassunto con questa espressione: come sarebbe stato il passato se il futuro fosse arrivato prima.

Anche tra i film ci sono tanti esempi che possono aiutare a capire le caratteristiche del genere steampunk: Viaggio nella Luna del 1902 (lo cito perché ieri notte guardai un film proprio sul suo regista Georges Méliès), Ventimila leghe sotto i mari del 1954, Nel fantastico mondo di Oz (1985), Ritorno al Futuro-Parte III (1990), La leggenda degli uomini straordinari (2003), I fratelli Grimm e l'incantevole strega (2005), The Prestige (2006), I tre moschettieri del 2011.
E l'elenco è lunghissimo.

Con queste premesse le aspettative erano altissime.

Le avventure si snodato tra il Vecchio e Nuovo continente, tra i secoli XVII e XIX. In un'atmosfera misteriosa e sovrannaturale, diversi protagonisti dovranno affrontare prove coraggiose in nome dell'amore e della vita. Anche il numero sette dei racconti lasciava presagire qualcosa di esoterico e immortale.
Ma onestamente nessuno dei racconti si è impresso nella mia memoria.
L'unico ricordo che ho è che mentre lo leggevo, in treno, mi chiedevo: "Ma quando finisce?".

Non bastano vampiri, fantasmi e streghe a fare di un racconto, un bel racconto.
Mi dispiace parlarne così, ma non mi è piaciuto.
I racconti sono scritti bene e con un bel ritmo. Plauso alla scrittrice, che si può meritare questo nome. Anche se le storie non mi hanno conquistato, le ho lette tutte in un unico viaggio. Purtroppo i personaggi non mi hanno preso.
A tratti avevo la sensazione di trovarmi in quelle serie televisive americane dove sono tutti bellissimi, buonissimi e innamoratissimi.
Sono diventata una zitella acida. Non si spiega in altro modo. Probabilmente è un libro per un pubblico più maturo e adulto di me.

Di contro posso dire che mi sono piaciute molto sia le illustrazioni, sia le citazioni a introduzione di ogni nuovo racconto:

Lo specchio non capta altro se non altri specchi, e questo infinito riflettere è il vuoto stesso.
(Roland Barthes)

ore 22.58
Nel frattempo anche il nostro Dracula-cartoneAnimato ha trovato l'amore.
Prima o poi qualcuno dovrà pagarmi il dentista. Perché con tutta questa dolcezza non so più come frenare le carie che si stanno propagando nella mia bocca.
La colonna sonora è molto carina. Don't worry be happy e la musica melensa sta sconfiggendo quella malvagia.
Adoro i cartoni. Tutti i mostri ballano la Macarena, ma come vengono in mente queste idee?
"Sii superiore a chi odia"
E niente: cartone animato batte il mondo politico, stracciandolo miseramente.


lunedì 4 gennaio 2021

Il Libro dei Gatti Tuttofare - TS Eliot

 eccovi la soffiata, che vale quanto pesa:
per non perdere tempo, per evitare un'attesa
lunga magari tutta la giornata,
fatevi amico il gatto che sta sul portone.


Il mio umore non migliora. Potrei evitare di scriverlo. E magari aggiornare le informazioni in concomitanza con un reale cambiamento. Al contrario la mia lettura continua. Cento pagine al giorno. Piacevole. Ma mi stanco facilmente e quindi mi limito a questo obiettivo.
Prima di cena, tuttavia, ho letto questo libro che avevo comprato per scherzo, visto che amo i gatti e la loro presunta indifferenza nei confronti del mondo.
Ho così scoperto, che Thomas Eliot era un poeta, un critico, un drammaturgo statunitense, vincitore del premio Nobel per la Letteratura nel 1948. Queste poesie feline le scrisse in forma di lettera ai suoi nipotini. 
Anch'io scrivo ai miei nipotini, ma non mi sogno certo di fargli pervenire le mie lettere. Non le leggerebbero mai. Sempre impegnati. Spero che restino sempre così: impegnati e attivi. Ma tornando a mister Eliot mi preme ricordare che da questa sua curiosa raccolta di poesie è stato poi musicato un degli spettacoli più famosi del mondo: Cats. Ancora oggi indiscusso campione di incassi, viene messo in scena in tutto il mondo.
La canzone (si dirà canzone?) più famosa del musical è Memory. Sfido chiunque a dire che non la conosce!
La parte iniziale è bellissima. Si parla di nomi. Un gatto ne deve avere almeno tre: uno con una scopo familiare, uno per dare dignità al gatto, uno solo noto al gatto stesso. 
È il Nome per antonomasia. Tipo "in principio fu il verbo".
Non so perché ma in questi giorni mi frulla continuamente in testa l'idea che la parola, il nome, sia creazione. Così scrivo a Persona sulla mia stessa chat. E mi illudo, facendolo, di creare un mondo parallelo in cui Lui lo sa, non mi ignora, stiamo bene, insieme. 

La storia continua, o per meglio dire, le pagine continuano a scorrere.
Ci vengono presentati tanti gattini, di tutti i tipi, di tutte le forme, le età. Come per le persone ci sono tanti caratteri, tanti baffi.
Il momento più poetico, è il caso di dirlo, è Rapsodia su una notte di vento. (Che nel musical ci regala Memory.)

Il libro può veramente essere un amico di buona compagnia.
Un Amico di quelli che ti salva da te stesso. Oggi per me è andata così. Ero profondamente triste. Quella tristezza fredda e subdola che ti fa tremare e piangere.
Allora ho aperto il libro e sono uscita di notte con i gatti..

Tutti i Gattiginosi escono di notte
Ne esce uno e vanno in processione: Quando la luna illumina la notte
Escono tutti a vedere Gattiginoso Pallone.



domenica 3 gennaio 2021

Il Silmarillion - JRR Tolkien

 Volle dunque che i cuori degli Uomini indagassero di là dal mondo,
e in questo mai trovassero pace; ma che avessero la facoltà di plasmare la propria vita, 
tra le potenze e i casi del mondo, oltre la Musica degli Ainur,
la quale è come un destino per tutte le altre creature; 
e per opera loro ogni cosa sarebbe stata, in forma e azione, compiuta, e il mondo definito sino all'ultima e alla più minuscola di tutte.



Centoventinove anni fa nasceva John Ronald Reuel Tolkien, il mio amato Professore.
Non che ne sia degna, ma mi piace trascorrere questo giorno pensando alle sue opere.
In particolar modo, dopo una serie di voli pindarici, il mio pensiero si è posato su questo libro.
Non posso definirlo romanzo, né racconto, né saggio.
Questo libro è unico nel suo genere. E mi è venuto in mente non più di due sere fa quando, guardando Matrix, l'agente Smith spiega che il cervello umano non era stato capace di adattarsi ad un mondo utopico, fatto solo di bene, dove tutti erano felici e sorridenti. (Ecco perché Matrix disegna un mondo come il nostro, fatto di guerra e pace, amore e odio. Ma questa è veramente un'altra storia.)
Allora mi sono chiesta, se fosse dipeso da me, come sarebbe stato un mondo forgiato dal mio pensiero? (E anche qui non mi dilungo, perché questa sarebbe un'altra serie di storie.)
Dal mio mondo sono passata a quello che ho più amato in letteratura e così...eccomi a Il Silmarillion
Dicevo: un libro unico nel suo genere.
Viene definito opera mitopoietica. Termine usato per cristallizzare un'opera che non ha precedenti. Tolkien infatti, dà vita ad un vero e proprio ciclo di miti e leggende, a cui guarderanno le sue opere più famose. In epoca moderna non vi sono stati altri tentativi di costruire qualcosa che fosse in odore di epos.
Difficile dire quando abbia iniziato o quando, o se, abbia smesso di lavorarci. Ma ciò che sembra certo è che sia la sua opera più grande. La sua Bibbia, con tanto di Genesi e Cantico dei Cantici.
Forse iniziata scrivendo su logori taccuini nel 1917, mentre era in trincea, durante la Prima Guerra Mondiale. Forse. Probabile che ci abbia lavorato tutta la vita.
Per farla breve, se i greci pensano a Zeus e ad Achille, i latini a Giove ed Enea, i bambini della Terza Era non possono non conoscere Arda.

Oggi, siamo grati al lavoro del figlio Christopher Tolkien con l'aiuto dello scrittore fantasy Guy Gavriel Kay, per quello che abbiamo tra le mani. Ma non posso non domandarmi quale sarebbe stato il risultato se il Professore avesse potuto scrivere la parola fine su questa sua opera.

Non vorrei essere fraintesa, anche in questa forma la ritrovo un'opera bellissima.
Sono passati ventidue anni da quella lettura e ne ricordo ancora le sensazioni e le emozioni.
Lo immagino come il capitolo iniziale e finale, l'alfa e l'omega, dell'intera opera di Tolkien.

A partire da "La musica degli Ainur", fino all'ultima parte "Gli Anelli del Potere e la Terza Era", si respira un'atmosfera così intima, così viva, che si ha come l'impressione che il mondo stia prendendo vita sotto i nostri occhi, pagina dopo pagina.
Una sensazione mai più provata nella vita.
Che lega indissolubilmente alla Terra di Mezzo non come fosse una storia, ma come fosse La Storia, la nostra.


Intanto, nella mia vita fuori dallo schermo, sento che la rabbia sta sfumando.
Nostalgia guadagna ogni giorno che passa, sempre più spazio.
Presto mi avvolgerà e sommergerà.
Lentamente si affievolisce anche il mio bisogno di confidarmi.
Sto proprio rientrando nella mia solitudine, giù giù, nel fondo della tana del Bianconiglio.

sabato 2 gennaio 2021

I sogni viaggiano sul Polar Express

Un diploma è il primo passo giù per una china rovinosa.
Non vuoi sprecarlo, perciò ti iscrivi all'università, ti laurei e, naturalmente, ti specializzi.
E di questo passo ti ritrovi ad essere un perfetto ignorante su tutto tranne che per una scheggia suddivisionale di qualcosa, ossia di niente.

Circa cento anni fa, il 2 gennaio 1920, nasceva Isaac Asimov.
Uno degli scrittori più prolifici che io conosca e che considero tra i padri della letteratura fantascientifica. Infatti nei suoi romanzi c'è un approccio tecnico e sociologico che ha restituito dignità al genere. La sua scrittura è elegante e pulita.
Inoltre gli studi effettuati hanno conferito un alone di preveggenza a molti dei suoi romanzi.
Se uno dice robotica pensa ad Asimov, e viceversa.
A lui dobbiamo le leggi che ci salveranno dai vari Terminator e Matrix.

1. Un robot non può recare danno agli esseri umani, né può permettere che, a causa del suo mancato intervento, gli esseri umani ricevano danno.
2. Un robot deve obbedire agli ordini impartiti dagli esseri umani tranne nel caso che tali ordini contrastino con la Prima Legge.
3. Un robot deve salvaguardare la propria esistenza, purché ciò non contrasti con la Prima e la Seconda Legge.

Prima o poi dovrò riprendere qualcosa di questo scrittore che ho solo sfiorato.
Purtroppo nutro una certa avversione, alla mia veneranda età, nei confronti dei cicli. Ho bisogno di un libro che nasca e finisca. I volumi 1-2-3 ecc. mi fanno impazzire!!!
Ma è una questione lontana dal risolversi.
Quest'anno leggerò meno e più lentamente.
Ho iniziato I Fratelli Karamazov. Una lettura che non finirò facilmente.
Certo sarà un problema gestire questo spazio. Non mi piace scrivere con questo umore. 
Ma prima o poi ne verrò fuori.
Rileggere i miei Natali passati (i diari) mi ha restituito la visione d'insieme, visione che avevo smarrito.
E insieme a quella ho smarrito la capacità di sognare.
Chiedo scusa alle 5 Leggende, ma gli ultimi mesi mi hanno proprio sfiancato.
Sembra quasi che a me sia precluso anche il sogno.
E non ho voglia di rimettermi in gioco, di dire "dai andrà bene", "dai passerà".
Ma sono diventata invisibile e incapace di comunicare con il mondo dei vivi e dei sogni.

In tv guardo "Polar Express".
Bimbo scettico ha un biglietto per il Polar Express, il treno che lo porterà al Polo Nord a conoscere Babbo Natale.
Uno di quei film di cui si ha sempre bisogno...a tutte le età. 
Il bimbo ha raccolto la campanella della slitta di Babbo e ha detto "Io credo!" e finalmente sente il suono della campanella e vede Babbo Natale e...ora gli sta parlando! (Dove ho messo i fazzoletti?) Ah, che bellezza il lieto fine! C'è ancora una piccolissima luce che brilla dentro di me. Più piccola dell'ultimo granello di Fantàsia. 
Non so proprio come andrà a finire.
Torno a casa, salgo sul Polar Express.