domenica 27 giugno 2021

Andrà...magari non meglio, ma andrà - Lord Byron

 Perché se c'è una cosa che la vita insegna è che si va avanti.
Anche chi sta fermo come me, non può considerarsi veramente immobile.
Le lancette dell'orologio non aspettano. Si va avanti.

Sarei dovuta morire io, non lui. La sua vita era gioia, bellezza.
Non la mia: un vuoto a perdere.
Sto male. Continuo a nascondermi egregiamente.
Tranne con Persona. Proprio non riesco a mentirgli. Sono letteralmente scappata via.
In TV trasmettono Belgio - Portogallo. Siamo agli ottavi.
Ma non mi interessa niente. Nemmeno la partita mi smuove.
Persona è incolpevole.
Ora lo so. Il mio stato emotivo dipende solo da me stessa. Non reagisco. Non riesco a reagire.
Vorrei solo sparire.

Oggi ho finito il volume di Lord Byron. Appartiene alla collana I giganti - La nuova biblioteca per tutti, della Mondadori, anno 1969. Una perla del Mercatino dell'usato.
Mi è piaciuto. Era da tempo che volevo leggere qualcosa del Lord. E in un volume ho assaporato un pochino della sua poetica e alcuni tratti della sua tormentata esistenza. Non sapevo niente del suo carattere, della sua personale sorte. Non è stato fortunato. Aveva problemi di salute ed era tormentato dalla malinconia. Amava gli animali. E forse era un po' schiavo del suo personaggio. Oggi le atmosfere sono diverse. Certo ci sono gli odiatori della domenica e da tastiera. Ma è molto più facile che venga accettato un tipo eclettico, di quanto non accadesse nella benpensante epoca Vittoriana. Amava la Grecia e l'Italia. E si è spesso rifugiato, in seguito al clamore suscitato da episodi privati, in queste terre per rifocillarsi e nascondersi dallo scandalo.

Amò e fu amato da tante donne. Che probabilmente per ripicca, lo accusarono e gli attribuirono l'etichetta di: folle, cattivo, pericoloso.

Alla morte del suo Terranova, con il quale amava nuotare e giocare, compose il famoso epitaffio:

In questo luogo
giacciono i resti di una creatura
che possedette la Bellezza ma non la Vanità
la Forza ma non l’Arroganza
il Coraggio ma non la Ferocia,
e tutte le Virtù dell’Uomo senza i suoi Vizi.
Quest’elogio, che non sarebbe che vuota Lusinga
sulle Ceneri di un Uomo,
è un omaggio affatto doveroso alla memoria di
Boatswain, un Cane,
che nacque in Terranova nel maggio del 1803
e morì a Newstead Abbey
il 18 novembre 1808.

Con che coraggio i posteri riescono a parlare del carattere, del pensiero di un uomo che non c'è più? Non si riesce a comprendere la persona che ci vive accanto. Ma abbiamo la pretesa di capire una persona da qualche scritto, da qualche pettegolezzo.
Forse è un problema solo mio, ma per me le persone si capiscono guardandole negli occhi. Dare giudizi è sempre un errore. Ma definire "diabolico" un poeta è un'esagerazione.

Sicuramente è stato il poeta più rappresentativo del suo secolo.
Al suo nome si affiancano altri nomi famosi: gli amici John Keats e Percy Bysshe Shelley, la mamma di Frankenstein o il moderno Prometeo, Mary Shelley.
Incredibile per me, che l'ho appreso leggendo, ma anche la figura del Vampiro aristocratico, così come la immagino, è ombreggiata da Lord Byron.
Il dottore personale del poeta, è un giovane medico di vent'anni: John William Polidori. Prendendo spunto dal frammento di un racconto di Byron che fa poi stampare in appendice al suo poema Mazeppa, egli compone un racconto che si intitola Il Vampiro. E si ispira alla figura nobile e arrogante del suo signore Lord Byron. La cui prepotente presenza gli impedisce di affermarsi; umiliandolo con continue battute lo ridimensiona e tiene sempre in una posizione di inferiorità, annullandone la personalità.
In un primo momento si era ritenuto che l'autore del racconto fosse proprio il poeta inglese.
A nessuno, ahimè, interessava lo scritto di un giovane medico.
John Polidori si tolse la vita all’età di venticinque anni, bevendo un bicchiere di cianuro, schiacciato dall'ombra del suo instabile padrone.

Le figure letteraria che Byron crea, sono molto simili al poeta stesso, in alcuni periodi della vita. Nasce la figura dell'eroe byroniano che partendo da John Milton e attraversando molte opere del Romanticismo, allunga la sua influenza fino e oltre il XIX secolo, come le opere di  Charlotte ed Emily Brontë lasciano intravedere.
Heathcliff e Byron, per dirne una, hanno molte cose in comune. Almeno per quello che riguarda il mito che ha avvolto la persona di Byron.

Sembra che in me ci siano due modi di esistere: l'uno completamente contemplativo, durante il quale al mio sguardo si presentano i crimini, gli errori e le follie del mondo...;
e l'altro, attivo, in cui io recito la mia parte nel dramma della vita, quasi costretto da una forza che non è in mio potere controllare.

Voleva che tutti sapessero del suo rifiuto nei confronti delle convenzioni sociali, della politica corrotta, dei costumi falsi e dei bisbigli ipocriti.
Il suo modo di fare era un ostentato disprezzo nei confronti della società che lo circondava.
La sua ribellione divenne spesso arroganza. E forse per questo era alternativamente amato e odiato in ugual misura e in tempi diversi.

Non so dire se mi piaccia o meno. Ma ha amato ed è stato amato da tante donne, questo può rendermelo simpatico.
Perché chi vive e sbaglia per amore, ai miei occhi, diviene come un fratello accomunato dallo stesso destino.

Voglio scrivere a Persona.
Ma non so da dove iniziare. E non so esattamente cosa scrivergli.
Per me è tutto difficile.
Devo essere breve. Tutto qui. Ma voglio dirgli grazie.

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