martedì 29 giugno 2021

Giacomo Leopardi

Il forse è la parola più bella del vocabolario italiano, perché apre delle possibilità, non certezze...
Perché non cerca la fine, ma va verso l'infinito.


Questi Ottavi di finale dell'Europeo 2021 stanno mettendo a dura prova le mie serate.
Oggi giocavano Svezia - Ucraina. Terminata ai supplementari 1-2. Ringrazio l'Ucraina che ci ha risparmiato un'altra serata di rigori.
Quando la partita finisce, spengo il televisore. Se c'è una cosa che mi fa stare male è vedere le facce tristi di chi ha perso e sa che non potrà avere una seconda possibilità. Perché magari non è in forma, o per una questione d'età. O perché verrà sostituito da altri.
Ogni persona ha una sua storia. Cerco di averne rispetto anche se non la conosco.

Non ho parlato con Persona. E mi sembra di aver perso tempo e di aver pronunciato parole vuote.
Questo è un periodo un po' particolare.
Fisicamente non sto bene. Ho dolori in ogni parte del corpo e mi chiedo se non sia un messaggio da parte del mio corpo.
Inoltre c'è un tipo che mi sta tartassando di telefonate e messaggi. Non ho voglia di parlargli. E nemmeno di mentirgli. Ma sono in difficoltà. Sto pensando di inventarmi un fidanzato. Non mi fraintendere amico Blog! Lo sai che sono un mostro! Ma le vibrazioni che mi arrivano sono molto chiare e non mi piace tutto questo.
Mi sento sconsolata.
Avrei voglia di urlare tutti i miei mali e il mio dolore. Ma non posso farlo.

Tornando ad oggi: ricorre l'anniversario della nascita dell'immenso ed infinito poeta Giacomo Leopardi.
Chi sono io per parlare di lui? Se avessi un po' di amor proprio non dire niente. E infatti rimarrò in silenzio.
E lascerò parlare lui. Lui che solo ha saputo leggere la verità della vita. Lui che la vita l'amava e malgrado ciò, gli hanno affibbiato l'etichetta di "pessimista".
Provo un indicibile fastidio di fronte a questa ingiustizia storia, letteraria e umana!

I migliori momenti dell'amore sono quelli di una quieta e dolce malinconia,
dove tu piangi e non sai di che,
e quasi ti rassegni riposatamente a una sventura e non sai quale.

Leopardi, Pavese, Woolf, Borges, Calvino.
Scorro mentalmente questi nomi e penso che avrei tanto voluto conoscerli.
Essere loro amica. Nutrirmi del loro genio, della loro anima.
Un po' è quello che provo quando c'è Persona. Mi nutro di lui. Ma a distanza. I miei sono dei furti. 
Non sono sua amica. Sono un alone sullo schermo, che si manda via con una leggera strofinata.

Io non ho bisogno di stima,
né di gloria, né di altre cose simili;
ma ho bisogno d'amore.

Se però si strofinasse una lampada invece di uno schermo, cosa accadrebbe?
Sono una creatura del mal di vivere, dell'oscurità.
Non ne verrebbe niente di buono dall'evocarmi.
Non strofinate quella lampada.

La poesia malinconica e sentimentale è un respiro dell'anima.

Leopardi coltivò la sua poetica a partire dal Classicismo, approdando poi al Romanticismo  anticipando i temi dell'Esistenzialismo.
Un avanguardista vero. Che parlò dell'esistenza umana e del suo rapporto con la benevola prima, poi matrigna Natura. Che infine identifica come essere superiore e a noi indifferente.

Quando sovviemmi di cotanta speme,
un affetto mi preme, acerbo e sconsolato,
e tornami a doler di mia sventura.
O natura, o natura,
perché non rendi poi quel che prometti allor?
perché di tanto inganni i figli tuoi?

Era il 1900, Lione: nasceva Antoine de Saint-Exupéry. Due poeti, due scrittori meravigliosi condividono il giorno della propria nascita. 
E se uno mi ha insegnato che la malinconia esiste, e che ci è sensibile è spesso solo; l'altro mi ha insegnato a rispettare il bambino che sono.
Senza vergognarmene.
Ma facendolo uscire solo dopo il tramonto, lontano da sguardi indiscreti.

Tutti i grandi sono stati bambini una volta.
(Ma pochi di essi se ne ricordano.)

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