lunedì 30 novembre 2020

L'importanza di chiamarsi Ernesto - Oscar Wilde

 A quanto pare non ti rendi conto che nel matrimonio
per farsi compagnia è necessario essere in tre.
In due è come essere soli.


Il 30 novembre di centoventi anni fa, moriva a Parigi, l'autore dublinese più eccentrico della letteratura occidentale: Oscar Wilde.
Di lui è stato detto qualunque cosa.
Ha fatto parlare di sé in lungo e largo, soprattutto a motivo della sua vita sregolata, delle sue relazioni intime ritenute immorali per la sua epoca.
Fortunatamente in questo secolo le cose iniziano ad andare diversamente, ma di strada da fare ce n'è ancora tanta.
Stasera mi sono divertita a leggere questo capolavoro teatrale intelligente e prorompente.
Con una commedia frivola per persone serie, Wilde dipinge un irriverente quadro della società aristocratica inglese.
Sullo sfondo della angusta atmosfera vittoriana si vanno ad intrecciare le vite di quattro giovani inglesi. La vicenda ruota intorno all'importanza, vera o presunta, di chiamarsi Ernesto; ogni donna ambisce a sposare un uomo di siffatta natura. Nomen omen avrebbero detto i latini, per sottolineare come un nome non sia solo un orpello, ma un importante tratto identificativo della nostra persona. Vallo a spiegare a Giulietta, che chiede a Romeo di rinnegare il suo nome!
The importance of being Earnest: il titolo originale inglese pone tutta la sua forza sull'assonanza tra l'aggettivo e sostantivo earnest, che indica una sorta di persona combattiva, ma anche affidabile, coscienziosa, e il nome proprio Ernest.
In italiano fu tradotto in L'importanza di chiamarsi Franco.
Ma non si coglie l'ironia della vera virtù che l'autore voleva punzecchiare: la credibilità, quella che i vittoriani affettarono di prediligere.

Ho tentato varie volte di vedere la versione cinematografica di quest'opera.
Ma non sono mai riuscita a finire la pellicola (quanto sono retró!).
Oggi mi sono divertita rivivendo le scene e leggendo il finale. 
Oscar Wilde un genio di cui non ci si stanca mai.



domenica 29 novembre 2020

Mare - Giovanni Pascoli


Questa poesia è presente nella raccolta Myricae, la cui stesura ha accompagnato l'intera vita del poeta. In effetti si può leggere una vera e propria evoluzione del suo stile, che cresce tra correzioni e modifiche, e arriva sublime al X Agosto.
Probabilmente è l'ultimo esempio di poesia lirica classica, prima dell'arrivo dell'avanguardia del Novecento.
Il mondo della natura fa da interlocutore all'Io interiore di Pascoli.
Abbondano le metafore, i simboli di cui, il poeta, permea il mondo esteriore, nel tentativo di scoprire quello interiore.
Se parli di Pascoli automaticamente nella mente compare una parola: fanciullino.
Con occhi ingenui e meravigliati di un bambino, il poeta guarda il mondo e cerca la poesia in oggetti comuni, paesaggi che ci si trova a percorrere ogni giorno. È l'unico modo per ritrovare l'originaria purezza del mondo.
Con Pascoli si celebrano le piccole cose. Per questo era uno dei miei autori preferiti, durante gli anni della scuola.
Il tema dell'affacciarsi alla finestra è ricorrente. Perché è come guardare le cose da lontano, da distanza, perché un bambino non può immergersi nel mondo che lo circonda. Inoltre esprime la sofferenza del poeta che è distante dalla natura, alla cui bellezza quindi non può partecipare  e i cui segreti sono insondabili per la mente umana.
La poesia si conclude con un interrogativo, non ci dà risposte. Ma sicuramente quel ponte non è stato costruito per me.

Anch'io resto affacciata alla finestra.
Osservo il mondo, lo ammiro, ma ne sono distante.
Non appartengo a ciò che vedo.

sabato 28 novembre 2020

Operazione sopravvivenza: - 27 Natale

Gli esseri umani si dividono in presepisti ed alberisti
e questa è una conseguenza della suddivisione del mondo
in mondo d’amore e mondo di libertà.
(Luciano De Crescenzo)

Poi ci sono le persone come me che fanno l'albero, il presepe, il villaggio di Natale dei Pupini, l'albero di Natale dei Pupini, sistemano lucine al balcone, agrifoglio sulla porta d'ingresso, boule con luci e composizioni a tema natalizio su ogni mensola della casa e...basta, sì credo di non aver dimenticato nulla.
Giorni a pulire, preparare, allestire, immaginare e poi, durante i giorni della Vigilia e del Natale, umore che perfino Scrooge e il Grinch, prima della conversione, si sarebbero complimentati. Forse l'avrebbe fatto anche Henry F. Potter.

Tutto questo per dire che ho rivoluzionato la camera. I miei amati libri sono stati puliti e sistemati in modo tale da diventare le montagne del villaggio di Natale di Immy e dei suoi amici. Il risultato finale non è malvagio. Ma come farò in questi giorni? Forse improvviserò più del solito. Una cosa è certa: non posso continuare a sistemare i libri nell'ordine di lettura. Gli spazi a disposizione non me lo consentono.
Ma è un problema che posso rinviare senza dubbio all'anno prossimo. Sempre ammesso che ci arrivi, naturalmente.
Sulla mia caotica scrivania, tra le altre mille cose inutili, si può trovare un calendario da tavolo. Molto semplice e carino, chiede anche di indicare il tempo meteorologico e il mio umore. Ho fatto due aggiunte. Ho scritto il nome di Persona e di Hevrin Kalaf. L'ho fatto per non dimenticare.
L'anno scorso l'uccisione di Hevrin scosse le coscienze di tutto il mondo. Il video dello scempio perpetuato sul suo corpo, fece il giro del web. Lo vidi anch'io. E da quel giorno cerco di non dimenticare il suo nome. Era una donna straordinaria. Una politica, un ingegnere civile, un'attivista che combatteva per i diritti delle donne curde.
Oggi di lei rimangono articoli di giornali on-line e su wikipedia si legge un freddo e impersonale: "Khalaf è stata uccisa da forze appoggiate dalla Turchia vicino all'autostrada M4 nel nord della Siria durante l'operazione militare turca contro le Forze Democratiche Siriane in Rojava il 12 ottobre 2019".
Non sono degna di parlare di questa splendida donna. Però ho trovato interessante questo post.
A volte però, parlo con questa splendida ragazza.
Aveva 35 anni quando è stata barbaramente uccisa e quando penso alla morte, guardo il suo nome e le chiedo scusa.
Sicuramente lei avrebbe voluto vivere; aveva ancora tanto da dare e da fare in questo mondo.
È stata decisamente una grande perdita per tante persone.

Ma io...io no. Sono solo una produttrice di anidride carbonica.
Potrei togliere il disturbo in silenzio, non soffrirebbe nessuno per la dipartita.


venerdì 27 novembre 2020

La realtà supera la fantasia

 Hai mai fatto un sogno così reale da sembrarti vero?
E se da quel sogno non dovessi mai più risvegliarti,
come distingueresti il mondo dei sogni da quello della realtà?

Per me sarebbe facile: nel sogno sarei felice, nella realtà è una condizione che mi capita di vivere raramente e di durata breve.
Non mi dilungherò. Non ho voglia di scrivere cose tristi.
E stasera Malinconia e Sconfitta banchettano insieme. 

Buonanotte.

giovedì 26 novembre 2020

Malinconia dilagante

Rifiutate di accedere a una carriera solo perché vi assicura una pensione.
La migliore pensione è il possesso di un cervello in piena attività che vi permetta di continuare a pensare usque ad finem, "fino alla fine".
Rita Levi-Montalcini

Sto guardando un film che parla della vita del premio Nobel 1986 per la medicina Rita Levi-Montalcini. Direi: finalmente le hanno dedicato una pellicola. Una donna che non era solo un genio, ma era anche ironica, brillante. Ha dedicato la sua vita alla scienza. E devo dire la verità: la ammiro molto. Io non ho creduto in niente nella mia vita, e ne pago le conseguenze. Però posso essere orgogliosa di una cosa: usque ad finem, i miei pensieri mi appartengono e non sono inculcati da nessuno. Magari fanno schifo ma sono miei, pensieri originali.

26 Novembre 1864: Charles Lutwidge Dodgson, regala alla piccola Alice Liddell un manoscritto dal titolo Le Avventure di Alice sotto terra. Due anni prima, durante una gita in barca, il reverendo racconta a due sorelline, figlie di un suo amico, le avventure di una bambina annoiata. Si diverte a trascriverle, e dopo alcuni anni ecco che nasce Alice nel Paese delle Meraviglie
Una specie di regalo natalizio in anticipo.
Siamo nel periodo giusto. Bambini o adulti, qualunque cosa voi siate, regalatevi sempre un libro,  un sogno. E non permettete a nessuno di svegliarvi.
Bisogna tenere sotto controllo le edizioni Gribaudo.
Sono dei piccoli tesori. Tipo Matrioska: li apri e si schiude davanti a te una bellezza, poi un'altra, e poi un'altra ancora. In questo periodo si trovano in una comoda confezione: il libro, il plaid e la copertina del libro che si trasforma in un poster. All'interno poi ci sono delle bellissime illustrazioni a colori. Furono ideate da John Tenniel, padre delle illustrazioni presenti nella pubblicazione del 1890.
John Tenniel è ormai considerato l'illustratore imprescindibile di quest'opera.
Il mio libro lo acquistai anni fa. Quindi niente confezione regalo, niente plaid.
Ma non escludo di accaparrarmi Il Mago di Oz.


Caro Amico Invisibile,
sono giorni lunghi. La mia malinconia mi schiaccia.
A volte mi chiedo: com'è possibile provare così nostalgia per qualcuno che non ci considera nemmeno. Com'è possibile provare amore per qualcuno che non sa nemmeno che esistiamo?
Forse è così che si sente il Sole.
Dona calore, alimenta la vita. Ma a chi dedichiamo le poesie? Alla Luna. 

"Siamo imperfetti, è questo che ci rende umani."
Sono molto umana.

Cara Malinconia,
non ti rinchiudo più.



mercoledì 25 novembre 2020

Via dell'Angelo e altri racconti - Elsa Morante

Mostrate a un bambino un candelabro acceso:
spalancherà gli occhi, agiterà le mani
e farà festa come se vedesse una meraviglia della natura.
Col tempo,
egli s'abituerà alle grazie della vita,
e ci vorrà qualcosa di raro per dargli meraviglia e piacere. 


Sono passati trentacinque anni dalla scomparsa di Elsa Morante. Il suo nome però non sarà mai cancellato dalla memoria letteraria del mondo.
L'ho conosciuta come autrice del romanzo La storia, inserito nella lista dei cento migliori libri di tutti i tempi, stilata nel 2002 dal Club norvegese del libro. E la cosa non mi stupisce neanche un po'.
Oggi invece voglio ricordare questa particolare raccolta di racconti. O meglio: qui sono raccolti solo cinque dei racconti tratti da Lo scialle andaluso.
Giorgio Caproni nel 1964, scrisse: "Pieni d'incantesimo nel senso più profondo e più proprio della parola".
Allora ho cercato la parola incantesimo sul vocabolario: Rito magico al quale si attribuisce il potere di privare qlcu. della volontà e della coscienza: fare un i. || figg. vivere in un i., in uno stato di felicità non turbato da alcuna interferenza esterna.
In un certo senso leggere questo libro è come sentirsi sotto un incantesimo: si annulla completamente la nostra coscienza. Siamo un tutt'uno con le parole del libro che si legano, profondamente, alla nostra anima.
La realtà è scossa e messa sottosopra; la magia avvolge tutto. Ciò che viene detto si confonde con il non detto. Presente e passato si rincorrono; il presente però, riguarda il subconscio dei personaggi, il passato avvolge i luoghi e la narrazione dei fatti.

I protagonisti dei cinque racconti, che si possono leggere come fossero stati dei sogni, sono: "la folle ossessione di una nonna, l'incontro con l'amore di un'orfana cresciuta in convento, il gioco segreto di tre fratellini, un compagno di classe misterioso, l'animo infantile di una gran dama".

I personaggi sembrano provenire da un mondo di memorie delle nonne, eppure sono completamente avulsi da ogni realtà, sono insoliti, non soliti!
Ho letto questo libro anni fa. Ma ancora oggi ricordo l'aria gotica, angosciante, del racconto dell'anziana madre che privata del suo unico figlio, cercherà vendetta e un finale senza gioia.
Inoltre nel racconto Via dell'Angelo, una giovane orfana cresciuta dalle suore incontra il primo, inquietante amore. Ed è qualcosa che rimane nel tuo cuore. Non puoi dimenticarlo.

La scrittura della Morante è ultraterrena, proviene da un altro mondo, e  ti culla in un tempo che non tornerà più. In poche pagine condensa un paesaggio che risveglia nella mente ricordi che non abbiamo vissuto; con poche parole dona personaggi con caratteri stra-ordinari.

Oggi ho trascorso una giornata serena.
Ho pensato a Persona, come sempre. E mi sono resa conto che non passerà facilmente.

Tra un mese sarà Natale.
Come ci arriveremo?
La sensazione angosciante passerà?

Perché non mi ami?

Pensieri senza senso. Come sempre. 
Colpa di Joyce. Novità.







martedì 24 novembre 2020

Le Avventure di Pinocchio - Carlo Collodi

Canta pure, Grillo mio, come ti pare e piace: ma io so che domani
 all'alba, voglio andarmene di qui,
perché se rimango qui, avverrà a me quel che avviene a tutti gli altri ragazzi,
vale a dire mi manderanno a scuola,
e per amore o per forza mi toccherà a studiare;
e io, a dirtela in confidenza,
di studiare non ne ho punto voglia e mi diverto più a correre dietro alle farfalle
e a salire su per gli alberi a prendere gli uccellini di nido.


Come biasimare il piccolo Pinocchio?
Arrampicarsi sugli alberi, inseguire le farfalle è una cosa mille volte più bella dello stare seduto in classe.
Ma studiare è un'altra cosa.
E se tutti fossimo più liberi, meno legati a vincoli e leggi, penso che anche la scuola in sé sarebbe più divertente e costruttiva.

Firenze 1826: nasce Carlo Lorenzini. Il mondo lo conoscerà con lo pseudonimo di Collodi.
Fu il papà del burattino, in realtà marionetta, più famoso di tutti.
Iniziale progetto per otto episodi, le avventure di questo terribile burattino ebbero così tanto successo, tra i piccoli lettori, che Collodi fu costretto a dar vita ad un vero e proprio romanzo. E a non ucciderlo sulla famosa quercia, ad opera del Gatto e della Volpe.
Credo sia uno dei libri italiani più tradotti al mondo. Da bambina, però, non adoravo particolarmente questo libro. So che per alcuni è un romanzo di formazione. Ma a me faceva tanta paura. Cos'è questa storia che non ci si può fidare di un Gatto e di una Volpe? E Geppetto? Come si può far soffrire così il proprio papà? No, da bambina non avevo simpatia per Pinocchio. Pinocchio che uccide il povero Grillo, senza pietà, spiaccicandolo con un martello! Per me era inaccettabile. E, confesso, avevo tanta pietà per Lucignolo, e piangevo come una fontana quando egli moriva in veste di asinello.

Quest'anno mi sono fatta un sacco di regali. Ho completato la collana di classici firmata L'Ippocampo. E devo riconoscere che proprio quella del "burattino di legno", è tra le più belle.

Ogni volume è un piccolo scrigno. Onestamente diventa difficile leggerli, ma facendo molta cautela, ogni pagina è una specie di viaggio in un mondo fantastico. Sono felice di aver fatto questa pazzia. E poco per volta voglio fotografarli tutti e sette.

C'era una volta...
– Un re! – diranno subito i miei piccoli lettori. No, ragazzi, avete sbagliato. C'era una volta un pezzo di legno.
Non era un legno di lusso, ma un semplice pezzo da catasta, di quelli che d'inverno si mettono nelle stufe e nei caminetti per accendere il fuoco e per riscaldare le stanze.

È interessante scoprire che esistono molte chiavi di lettura per comprendere quello che ho sempre visto come un racconto per bambini. La più interessante, è sicuramente l'interpretazione che si fa in chiave esoterica.
A quanto pare, sarebbe possibile rintracciare diversi elementi simbolici riconducibili all'antica tradizione magica e sotterranea della letteratura italiana.
Essa muove i primi passi con Apuleio, attraversa la poesia medioevale di Federico II e Dante Alighieri, infine sfocia nell'esoterismo del Rinascimento.
Pinocchio quindi è la storia di un'iniziazione: una marionetta di legno aspira a ritrovare la sua anima. Nasciamo tutti come blocchi informi. Ma siamo esseri vuoti, capaci di muoverci e parlare, ma non di provare sentimenti veri. Dobbiamo aspirare a qualcosa di superiore per avere un'identità, dare un senso all'esistenza. Per questo ricorre spesso, il tema della metamorfosi: diveniamo asiani quando perdiamo noi stessi, la nostra strada; ma diventiamo "bambini veri" quando sacrifichiamo noi stessi, quando scopriamo cos'è l'amore.

La nostra vita sarebbe un volgare teatrino, in cui saremmo privi di volontà, se non ci fermassimo e prendessimo in mano la nostra esistenza, tagliando i fili che altri ci hanno legato a polsi e caviglie!
Perfino Mangiafuoco è capace di redimersi.
Chissà, forse non esagerava chi intravedeva un significato cristiano nel testo.
Qualcuno infatti, ricordando il passato in seminario di Collodi, ritiene vi siano tanti simboli e riferimenti cristiani, o ai vangeli apocrifi che raccontano un'infanzia turbolenta di Gesù. I più arditi hanno legato il simbolo del ceppo di legno, al legno della croce. Ovviamente non sono degna di simili voli, riferimenti o collegamenti. Ma mi piace trascrivere ciò che ho letto.

Chi non ha pensato a Giona, quando Geppetto prima e in seguito il povero Pinocchio, vengono inghiottiti da un pescecane?
Per tornare a vedere la luce, dobbiamo passare tutti dal buio.
Perché tutti proviamo il buio dell’esistenza, ma non dobbiamo lasciarci ingoiare dal volere cieco della sorte che divora ogni cosa.
Dobbiamo imparare ad avere un atteggiamento propositivo. Non fare il Tonno della storia di Pinocchio, che rassegnato aspetta di essere digerito. Ma come Pinocchio, dobbiamo liberarci del peso del passato e combattere per il nostro presente.
Forse è emblematico soffermarsi sul fatto che Pinocchio chieda aiuto. E alla fine, riesca a trovare la luce, il suo Babbo e la libertà.

Si sa: in questo mondo bisogna tutti aiutarsi l'uno coll'altro.

Per fortuna Pinocchio finisce bene. Amo il lieto fine.
E per me Pinocchio resta una ferita aperta, non guarita, della mia anima bambina.


lunedì 23 novembre 2020

Il Piccolo Principe - Antoine De Saint-Exupéry

 Amare è donare tutto se stesso senza nulla chiedere.
Amare è non dire mai... mi devi.



Ciclicamente ho bisogno di tornare a casa.
E così riapro questo tenerissimo romanzo di Antoine De Saint-Exupéry. 
A volte ci penso: esistono persone che dentro di sé hanno qualcosa di meraviglioso. Mondi inesplorati, irraggiungibili. C'è chi li traduce in opere d'arte, chi in libri, chi in azioni di carità.
Persona è uno dai mondi meravigliosi. Il mondo che ha dentro di sé, è inaccessibile ai più.
Se ti permette di sbirciare, si intravede tanta di quella bellezza da restare fulminati.
Le ore trascorse sono state difficili, buie; lui arriva come pioggia in un'estate torrida. Non so se dirglielo o meno. Ovviamente usando parole diverse. Ma con lui è sempre tutto difficile per me, anche respirare. 

Questi giorni mi hanno insegnato che la vita è un soffio, che non si può dare nulla per scontato, perché la nostra esistenza può cambiare in modo repentino e senza che ci si possa opporre. E allora sarebbe bello se si potesse approfittare di una migrazione di uccelli selvatici per andare da quella persona, quell'unica persona e dirgli sinceramente cosa si sente.

Insomma, io ti amo - gli disse la rosa.
E per colpa mia non l'hai capito. Non importa.
Ma sei stato stupido quanto me.
Cerca di essere felice... 

Stamattina sono uscita per fare la spesa e nell'ipermercato si sa, si trova di tutto. Così ho comprato una bellissima confezione regalo firmata Gribaudo; contiene il libro illustrato, in edizione integrale, con un poster pieno di stelline che si illuminano al buio e un plaid.
Credo sia un regalo molto bello, volendo giocare d'anticipo, per Natale, o per una qualsiasi occasione. (Buon non-Natale Lù!)
So di essere una stupida ma questo è uno dei pochi libri che abbia letto tante volte.
E ogni volta mi sembra di trovare qualcosa di nuovo, di inaspettato.
In altri momenti mi sembra incredibile notare come le mie emozioni restino invariate malgrado il tempo e le numerose letture.
Non è forse quello che accade quando incontri un caro Amico?

Non sapevo bene cosa dirgli. Mi sentivo molto maldestro.
Non sapevo come toccarlo, come raggiungerlo...
Il paese delle lacrime è così misterioso.

Per una come me è impossibile pensare di riuscire a sfiorare un essere come Persona.
Lui viene da un pianeta fatto di luce, io da un mondo di tenebra.
Eppure, quando per qualche misteriosa e inesplicabile ragione questi due mondi si riflettono l'uno nell'altra, il mio cuore scoppia d'amore. 
Non riesce a trattenersi, trabocca!

Mi sembra di rinascere tutte le volte.
Sta diventando sempre più difficile svegliarsi la mattina e guardare il proprio riflesso nello specchio.
A volte sembro una di quelle piantine che svengono se non le si dà l'acqua.
Ma quando arriva Persona...dimentico tutto, perfino me stessa.
Non riesco a parlargli.
Per lui sono sempre una sorta di camera dei giochi. 
Mi analizzo e rianalizzo: oggettivamente faccio schifo.
E se c'è un qualcosa di buono in me, non è a lui che posso mostrarlo.
È roba che può piacere solo al mio Piccolo Principe.
Il mio corpo cambia, il mio cuore invece, anche se a pezzi, non cresce. 
Non matura. Resta acerbo.
Che esperienze ho mai fatto in concreto? Che senso ha la mia esistenza?
Come può un essere simile, piacere a qualcuno che non sia un bambino?

domenica 22 novembre 2020

 Troppa tristezza per parlare.


ore 23.57
Spero che Morfeo, stanotte, mi accolga nel suo regno.
È stata una giornata molto pesante.
Una persona che conosco, a cui sono legata, è malata di covid-19. In questo momento si trova in sub-intensiva. Non è un "ragazzino" e ho paura per lui, per la sua famiglia.
Inutile dire che la mia testa ha iniziato a elaborare tante ipotesi, vari scenari, diverse possibilità.
Si è chiesta cosa succederebbe se i personaggi della storia provenissero dalla mia famiglia.
Mi manca il fiato.
In questi momenti di sofferenza ti senti impotente. Non puoi fare nulla.
Solo aspettare. Ogni parola è vana.
"Ma come è successo?" "Ma quando?" "Ma possibile?"

Eh sì, possibilissimo: un virus che non esiste, alcuni ancora sostengono questo, può insinuarsi nel nostro organismo e fare di noi ciò che vuole.
Sono fuori di me per la rabbia; sono abbattuta, per la tristezza che provo nel mio cuore.
Inoltre ho colto da una conversazione telefonica che è venuta a mancare una signora anziana che conoscevo e alla quale ero legata. Però, non so perché, nessuno si è preoccupato di comunicarmelo. Niente. L'ho sentito mentre lo dicevano ad altri per telefono e nessuno ha pensato che forse la cosa avrebbe potuto turbarmi.
Ma allora sono veramente brava!
Mi spiego se nessuno coglie nemmeno una briciola del mio disagio, sono veramente una attrice navigata. Dovrei pensare di sfruttare questo talento. Magari è la famosa strada che cerco da tempo.

Come una povera pazza alla deriva (-cosa dico "come"? Lo sono!-), ascolto il famoso vocale divino.
Mi ci sono legata come fossi Linus, e il vocale fosse la copertina; l'Uomo Ragno con la sua ragnatela, Scherlock Holmes col violino, Poirot e i suoi baffi, Ariel e il canto, il Piccolo Principe e la sua Rosa, Belle e i libri, E.T e la bicicletta, Harry Potter e la cicatrice, Caravaggio e la luce, Smeagol e l'Anello, Gandalf e la sua pipa... e mi fermo qui perché sto straparlando.
Il fatto è che ancora una volta mi sono sentita invisibile, non trasparente, ma proprio invisibile. Come se si potesse attraversarmi senza vedermi, senza sentirmi.
Ho raccontato tutto, in uno splendido dialogo immaginario, a...Persona.
Già.
Le cose vanno male, chi mi viene in mente? Lui.
E poi mi lamento se mi sento invisibile! Vivo eternamente in un mondo immaginario, relazioni immaginarie. Io sono invisibile. Senza sostanza.
C'è una scena in Ritorno al Futuro che desidero ardentemente vivere, così da non ferire nessuno.
Marty è sul palco, il peggio è passato, cerca di aiutare l'orchestrina a suonare un lento durante il ballo scolastico del 1955, sperando che i suoi genitori, ballando, si bacino e innamorino, esattamente come accade nella prima linea temporale del 1955.
Ci sono delle piccole disavventure finali e sembra essere un po' in ritardo, ciò provoca la scomparsa dei fratelli da una foto che ha portato con sé dal suo primo presente 1985; quella linea temporale si sta cancellando. Quel presente non esisterà se i suoi genitori-ragazzi non scopriranno di amarsi.
Ecco, io vorrei sparire così, cancellarmi senza dolore dai ricordi, dalla vita.
Un bel "pouf" e non esserci più.
Nessuna linea temporale, nessuna intersezione, niente di niente.
Non credo che le vite altrui ne verrebbero danneggiate.
E smetterei di stare male.
Perché io sto malissimo. Sono persa, PERSA.
Non c'è futuro per me. Non c'è nulla.
Solo un presente asettico, monocolore, monotono.
Sono un essere informe.
Sono veramente orribile. Non mi sopporto più.


sabato 21 novembre 2020

Poeti Polacchi del Novecento

Ed il mio cuore si va liberando,
- uomini che vivete di speranza! - 


Le settimane scorrono e mi sembrano tutte uguali.
Il sabato è uno dei momenti più lunghi e difficili da far trascorrere.
Ma non mi devo lamentare giusto? Giusto.
Ho sentito di tante persone che si stanno ammalando e la cosa mi spaventa. Non devo abbassare la guardia proprio ora che la situazione è più grave, nella mia terra.
Però è difficile.
Mi mancano gli abbracci di Piccolo Principe.
Non ci vediamo già da venti giorni e per me è un tempo infinito.
Ho bisogno d'amore e posso ammetterlo solo qui.
Non voglio far trasparire niente all'esterno. Sono quella stupida che non prova nulla, non vorrei deludere qualcuno.
La poesia in questo momento, aiuta parecchio. Accarezza, abbraccia e non appesantisce. Guardare il mondo attraverso gli occhi dei poeti è come indossare delle lenti. Tutto diventa soave. Tutto si amplifica: il dolore, la passione, le nuvole, gli alberi, una sedia, una felpa. 

Questa raccolta l'ho trovata al Mercatino dell'usato. Un luogo che mi regala sempre un sorriso. Da un lato avverto una certa inquietudine, ma dall'altro lato è bellissimo vedere che ci sono persone in grado di donare nuova vita agli oggetti. Io mi affeziono anche alle carte delle caramelle; non potrei mai vendere i miei libri. Quindi ringrazio chi non è come me, perché dà la possibilità alla vita di circolare, di rinnovarsi.

Chiudi la memoria, vien la bufera
gonfia il vento le tende,
vien la bufera: il cielo si rannuvola
e coi miei occhi guarda.

Bisogna allargare i propri orizzonti, guardare lontano.
Una raccolta nuova che viene dal secolo scorso. 
Devo cercare la forza per andare avanti.
Ho bisogno di non pensare. Ho bisogno di fare.
Impiegare il tempo per non perderlo.
Mi sento persa.
Ascolto la tua voce per non sentirmi sola.



venerdì 20 novembre 2020

Vox Dei - Tolstoj

Nella voce,
come pure nello sguardo c’erano una dolcezza
e una serietà simili a quelli che hanno le persone continuamente concentrate
in un’unica opera amata.


Centodieci anni fa moriva Lev Tolstoj. Uno scrittore di fama mondiale che ci ha lasciato capolavori letterari immortali e irripetibili.
Morì di polmonite, in una stazione ferroviaria. Proprio come la sua Anna. Ciò che mi ha sempre colpito dei suoi romanzi è la semplicità di linguaggio, il perfetto equilibrio dell'intreccio narrativo e lo spessore dei suoi personaggi. Personaggi che crescono a mano a mano che la lettura procede, che scopri lentamente, mentre li conosci. Scrivere qui mi porta a cercare di capire non solo ciò che leggo, ma anche gli autori, nella loro umanità.
Di Tolstoj ho scoperto un aspetto che a scuola nessuno ti insegna. Beh, almeno a me non l'ha insegnato nessuno.
Scoprire la sensibilità, il disagio provato da uno scrittore così famoso, lo spoglia di quella pomposità tipica delle antologie scolastiche.
Pensare ad un Tolstoj stanco e provato dopo l'immane stesura di Guerra e Pace, provoca un sentimento di simpatia, quasi di amicizia, che non avresti pensato di provare.
Con la sua fama, con la sua fortuna, cresce, fino a diventare intollerabile da accettare, il divario tra la sua vita di ricco e famoso nobile e le sofferenze dei più poveri, dei contadini, degli ultimi.
Vecchio e malato, il peso di questo disagio diventa insopportabile; fugge, abbandonando famiglia e proprietà, in un estremo gesto di coerenza nei confronti di ciò che aveva predicato e pensato durante tutta la sua vita.
Muore ad Astapovo dieci giorni dopo la fuga.
Le sue ultime parole da lui: Fais ce que dois.
IMMORTALE.


Oggi ho sentito la voce di un dio.
E non credo che il mio cuore troverà riposo.
Immaginare può essere pericoloso.
Mi sento come sotto un incantesimo.
Mi sento come il principe Eric.
Ho veramente sentito la voce di Ariel?
Forse l'ho sognato. 
Allora spero di addormentarmi presto, di ritrovarla e non svegliarmi più.
Buonanotte.

giovedì 19 novembre 2020

Voglia di Natale

 L’introspezione è un’attività che sta scomparendo.
Sempre più persone,
quando si trovano a fronteggiare momenti di solitudine nella propria auto,
per strada o alla cassa del supermercato,
invece di raccogliere i pensieri
controllano se ci sono messaggi sul cellulare per avere qualche brandello di evidenza che dimostri loro che qualcuno,
da qualche parte, forse li vuole o ha bisogno di loro.
(Zygmunt Bauman)


1925: nasceva Zygmunt Bauman, sociologo filosofo accademico di fama mondiale.
Teorizzatore della società liquida.
Da quando ho inaugurato questo spazio, mi ritrovo spesso faccia a faccia con lui.
La società moderna si caratterizza per aver sviluppato una sorta di cultura del "tutto e subito". In questa fretta generale, che travolge tutti, nessuno escluso, non c'è tempo per creare una propria dimensione intima del pensiero, del comportamento.
Come se non avessimo tempo di pensare a noi stessi come persone, come se non ci concedessimo il tempo per costruirci come persone.
Se non ci fermiamo a riflettere, non possiamo aderire scientemente a quella o a quell'altra teoria, idea.
Non c'è tempo per fare esperienze.
Si vive solo nel presente, nel momento.
Siamo diventati esseri senza passato e senza futuro; focalizzati come siamo nell'istante odierno, siamo alberi senza radici e senza foglie.
Dobbiamo riappropriarci del nostro tempo, che non è fatto di punti; è una curva che unisce passato-presente-futuro, di cui possiamo direzionare l'andamento, in cui siamo protagonisti.

Ognuno di noi è artista della propria vita: che lo sappia o no,
che lo voglia o no, che gli piaccia o no.

L'anno scorso non amavo questo periodo.
Oggi devo riconoscere che mi sbagliavo.
I colori del cielo di questa stagione sono i più belli. Tramonti di un rosa che non è possibile afferrare con la fotocamera di un telefono.
La Luna mi sembra più luminosa.
E devo ammettere che vedere le luci di Natale già accese, riscalda il cuore.

Ho paura.
Guardavo questa scena e pensavo: ecco Aladino che salta da un tetto all'altro per sfuggire all'ennesima cattura.
Quel ragazzo riesce a mettersi sempre nei guai!
E quella stella lassù? Trema tutta! Il Piccolo Principe starà sicuramente ridendo.
Vorrei addormentarmi e non svegliarmi più.
Non riesco a trovare un posticino tutto mio.
Cosa ne sarebbe di me se non ci fosse la mia famiglia? Se non ci fosse Cuginy e Amica?
Se, a modo suo, non ci fosse Persona?
Non ho paura della solitudine. So stare da sola. Anzi, da sola mi sembra di fare meno sciocchezze, di non danneggiare nessuno. Posso non vergognarmi.
Eppure la mia vita ha senso solo se ci sono altre persone.
Dentro di me ho solo il deserto. Ma quando incontro Cugina è come se arrivasse la pioggia, e mi trasformassi.
Se non ci fosse lei sarebbe tutto buio e freddo. Sarei la solita me.

mercoledì 18 novembre 2020

Yoga - edizioni Malìa

 Lo Yoga è un cammino verso la libertà.
Con la sua pratica costante,
possiamo liberarci dalla paura, dall'angoscia e dalla solitudine.

Lo diciamo più volte al giorno: sono tempi difficili.
Non mi sarei mai aspettata di vivere un fatto storico così grave. Dopo l'attentato alle Torri Gemelle, pensavo di aver vissuto la mia dose di "storia mondiale". Ma sbagliavo. La pandemia ha cancellato tutto. 
Forse lo Yoga non mantiene ciò che promette, ma è indubbio che l'esercizio fisico aiuti a mantenere sana la mente.
Così, nel mio piccolo, ho deciso di non lasciarmi andare e di fare un po' di attività fisica, ogni giorno. I vantaggi sono evidenti: riesco a leggere per più tempo e sono molto più calma.
Devo resistere. La mia famiglia merita il mio meglio. Ho comprato questo quadernetto per appuntare qualche pensiero, qualche citazione. Ma ho una grafia troppo brutta per una cosa così carina. Credo che lo lascerò così. Di tanto in tanto leggerò le frasi che racchiude, suggerimenti di grandi maestri Yoga (non Yoda, che era sempre un maestro, ma di altra specie... Questa battuta merita il blocco istantaneo! ).

Durante la concentrazione
l'anima rimane nella condizione di uno spettatore senza spettacolo.

Secondo una falsa credenza, utilizziamo solo parte del nostro cervello. In realtà dovremmo tenerlo sempre impegnato, perché più esperienze accumuliamo, più il nostro cervello si mette alla prova, può spingersi oltre i propri limiti.
I limiti ovviamente li fissiamo noi. Coi nostri "non sono degna", "non sono capace".
Altre volte, ma magari sbaglio, dovremmo semplicemente imparare ad accettare quello che stiamo provando. Fermarsi non è una tragedia. Fa parte della crescita di ognuno di noi.
Forse è questa la lezione che dobbiamo imparare in questo periodo: rimanere sospesi per sentire la nostra massa, per sentire il nostro peso, e per capire qual è il nostro posto nel mondo.


martedì 17 novembre 2020

Facciamoci Forza

È terribile far finta che sia di prima qualità ciò che è di seconda.
Far finta di non aver bisogno d'amore quando ce l'hai.
O che ti piace il tuo lavoro quando sai che sei capacissimo di fare ben altro.
(Doris May Lessing)


Doris May Lessing avrebbe compiuto, oggi, 101 anni. Origini iraniane, donna del mondo intero, ha dato voce e creatività al lato femminile di cielo che ancora oggi viene scacciato e reso muto.
Avrei voluto conoscere prima questa donna. Avrei dovuto riappropriarmi prima della mia vita. Forse avrei perso meno tempo.
Non serve a niente rimuginarci su vero?
Bisogna solo avere la forza di cambiare le cose che vanno cambiate.
In questi giorni ho perso la bussola, un'altra volta.
E per l'ennesima volta sono stata aiutata.
Non sono forte.
Sono una persona fragile, il mio medico dice "sensibile".
Ho capito che ho dei limiti, e sto imparando a riconoscerli.
In questi giorni sto cercando di capire cosa mi faccia stare bene. 
Sono tempi difficili per tutti. Facciamoci forza.

lunedì 16 novembre 2020

Le Piccole Memorie - José Saramago

 Non si sa tutto,
non si saprà mai tutto,
ma ci sono momenti in cui possiamo crederlo,
forse perché in quell'attimo nient'altro potrebbe rientrare nella nostra anima,
nella nostra coscienza, nella nostra mente,
in quel che si voglia chiamare ciò che ci rende più o meno umani.


Novantotto anni fa nasceva uno degli scrittori più eclettici e innovativi del Novecento: José Saramago.
Appena finisco Ulisse e Demoni, voglio leggere tutta la bibliografia di questo originalissimo scrittore che mi ha conquistato dalle prime pagine e che continua a non deludermi.
Anche in questo intimissimo racconto dei suoi primi quindici anni di vita, non si può fare a meno di amare questo autore, unico portoghese ad aver vinto il premio Nobel per la Letteratura. Come direbbe Murakami, non è certo il premio a renderlo immortale. Ma decisamente la sua narrazione, il suo pensiero, il suo cuore rendono esperienze, uniche e irripetibili, le storie dei suoi libri.
Era il 1998, il premio gli fu assegnato, con motivazioni che meritano di essere qui ricordate: perché con parabole, sostenute dall'immaginazione, dalla compassione e dall'ironia ci permette continuamente di conoscere realtà difficili da interpretare.

Quello di queste pagine è un Saramago per me inedito. Delicato, sensibile, racconta la sua terra attraverso gli occhi di bambino.
Per me, che ho una affinità particolare con gli alberi di ulivo, sentirli descrivere, sentirne parlare in un certo modo mi restituisce l'immagine di un posto con un'anima che non potrà mai morire; anche quando viene martoriata e snaturata.

[...]
 tronchi contorti, coperti di muschi e licheni,
bucherellati di anfratti dove andavano a rintanarsi le lucertole, in luogo dei baldacchini di rami carichi di olive nere e di uccelli...

Quei luoghi, se li si cerca con i sensi, non esistono più. Obliterati dal tempo e dalla mano assassina dell'uomo moderno.
Ma se li si cerca con il cuore riaffiorano e tornano a vivere con gli stessi colori, con gli stessi suoni e profumi di un tempo.

Il paesaggio è uno stato d'animo, [...]
l'impressione suscitata dalla contemplazione di un paesaggio dipenderà sempre dalle variazioni temperamentali e dall'umore gioviale o bilioso che stiano agendo dentro di noi nel preciso momento ci cui lo avessimo davanti agli occhi.

Quello che affiora in queste pagine è un Saramago intimo, reale; con storie allegre e commoventi. Come per Murakami, anche in questo libro sembra di poter rintracciare l'originaria matrice da cui sono scaturiti successivamente, i sentimenti dei suoi futuri romanzi.
Penso sia una fortuna conoscere, poter ascoltare il cuore di uno scrittore, di un uomo simile.

Ho pensato alle persone che amo: non voglio che escano dalla mia vita.
Perdonatemi se sono insulsa e vuota, ma non allontanatevi da me.


domenica 15 novembre 2020

Fili d'erba curiosi al Prato leggeri - Patrizia Savi

 Le poesie
si leggono ad alta voce?
Sì, ad alta voce
si dicono:
le fiabe
le canzoni
le filastrocche
le preghiere
le lezioni
le dediche
...e le poesie
...quando una voce dice
un'altra ascolta e risponde
[...]


Devo introdurre un po' di poesia nella mia vita.
In giorni come questi mi aiuta.
Inoltre mi permette di non snaturare questo posto che altrimenti diventerebbe il solito ripostiglio disordinato che è la mia vita.
Oggi ho condotto una personale indagine interna: ci sono veramente tanti libri di cui potrei parlare, ma mi manca lo stimolo per farlo.
Con la poesia è diverso.
Il semplice aprire un libro come quello di oggi, riempie l'aria di vibrazioni positive.
Meriterebbe una maggiore attenzione  perché è proprio ricercato, ben fatto.
Sfogli le pagine e ti rimane impigliato tra i capelli un fiore, un petalo. Se non si fa attenzione c'è il rischio che qualche farfalla voli via; e poi giù a rincorrerla per la stanza per convincerla a tornare nel libro.
Ricordo ancora il giorno in cui ho conosciuto questo libro.
Fiera del libro, Milano 2018.
C'era una volta un angolo bellissimo di agende e quaderni che avrei comprato in serie, ma che per vergogna selezionai accuratamente e con moderazione. Non ero da sola, e quando sono in compagnia di altre persone sento sempre il loro giudizio su di me. Il loro "ma quanto spende questa!" mi segue tra gli scaffali dei libri, le vetrine dei negozi, le file di bancarelle. Così mi tengo buona. Con Cugina questo disagio non lo avverto, ovviamente. Ma generalmente in libreria e cartoleria, mi sento libera di acquistare ciò che mi piace, quando sono sola, con il tempo che scorre senza che sia per me una preoccupazione.
Quel giorno, mentre prudentemente ponderavo se comprare o meno quel quaderno o quel segnalibro, vedo questo piccolo scrigno di poesie e pam! amore a prima vista, lo prendo!
La proprietaria dell'angolo magico mi guarda colpita e mi chiede come mai avessi fatto quella scelta. Per una persona timida come me parlare del perché ci si sente attratti da un libro è come chiedere perché si ami qualcuno: impossibile da spiegare.
Ci provo... tentenno... mi lascio andare; mi arrischio a raccontarle le vibrazioni che ho sentito sfogliandolo, guardando i dettagli di ogni illustrazione, leggendo qualche verso.
Sul suo viso si dipinge un sorriso radioso: è felice, è lei la poetessa.
Svengo!
Non le ho mai potuto dire quanto mi sia piaciuto il suo lavoro.
In quel periodo milanese ho conosciuto anche momenti di malinconia; la sua poesia li ha riempiti di primavera.

Questa è una cosa che mi manca molto: girovagare per le città, scambiare poche parole con persone che non conosco, guardare le bancarelle dell'usato e fantasticare sulle storie e gli aneddoti legati agli oggetti esposti, aprire vecchi libri e leggere dediche scritte con calligrafie che ormai non  ci sono più.
Torneranno giorni diversi da questi, diversi da quelli che abbiamo vissuto; magari saranno migliori, perché no?
A volte mi chiedo se li vedrò.

Mi manca il mio Angel.


sabato 14 novembre 2020

Sabato: mi arrendo.

Esiste una stanchezza dell'intelligenza astratta
ed è la più terribile delle stanchezze.
Non è pesante come la stanchezza del corpo,
e non è inquieta come la stanchezza dell'emozione.
È un peso della consapevolezza del mondo,
una impossibilità di respirare con l'anima.
(Fernando Pessoa)


Sono stanca.
Vorrei tornare a quei giorni sereni.
Con il vento tra i capelli, il mare nel cuore.
Quando avevamo la possibilità di incontrare gente diversa da noi, vedere luoghi nuovi.
Perdersi e chiedere aiuto.
Vivere avventure buffe e collezionare ricordi.

La vita è cambiata.
Dobbiamo lavorare per costruire una nuova routine.
Ma non ho energie da convertire in sogni.
Non ho più la forza di desiderare, di immaginare.
Il mio mondo si sta sgretolando.
Mi sento una vecchia lampadina a incandescenza.
Dicono brillino più forte proprio prima di spegnersi.
Forse è questo il senso del mio sentire di qualche giorno fa. La mia anima ha trovato ciò che cercava. E ora, sfinita dal tanto vagare, può concedersi il riposo. Può finalmente lasciarsi andare.
E allora perché mi sento così persa?
Vado a fondo e non c'è nulla che mi tenga a galla.
Sono stanca.
Che senso ha la mia vita? Perché mi sono sempre comportata bene? Perché ho lasciato andare ciò che non voleva essere trattenuto? Perché non riesco mai a conquistare un traguardo?
Lo so: bisogna fare la cosa giusta perché è l'unica cosa giusta da fare.
E il resto?
Le mie mani sono vuote, il mio cuore una landa desolata.
Perché nessuno mi ama?
Se non ci fossero Amica e Cugina, io sarei già morta.
In modi diversi, mi fanno sentire parte della vita.
Amica mi dice cosa fa, cosa deve fare, condividiamo pensieri quotidiani, battute e momenti d'affetto.
Cugina vive con me i suoi sbalzi d'umore, un caffè al volo, programmi per decorazioni di Natale.
Dal serio al faceto, sempre insieme.
Sono la mia àncora, mi aiutano a non andare alla deriva.

Ma il pensiero è crudele.
Mi tormenta, mi tortura.
Anche il mio mondo immaginario è diventato nemico.
Non sono felice nemmeno lì.
Mi insulti e mi prendi in giro anche lì.
Mi arrendo.
Hai vinto.
Non parlo più.

venerdì 13 novembre 2020

L'albero del Riccio - Antonio Gramsci

Si era addomesticato,
ma senza permettere troppe confidenze. Il curioso
era che la sua relativa familiarità non fu graduale,
ma improvvisa.


L'albero dei Ricci
è una raccolta delle lettere che Antonio Gramsci, indirizzava alla sua famiglia durante gli anni della detenzione. È molto bello scoprire la dolcezza, la paternità di un uomo di pensiero come Gramsci. Questi sono giorni pesanti, lo sono davvero. Ci sono momenti in cui cerchi di tirarti su, di togliere la testa dall'acqua e respirare. Le brevi uscite, i messaggi spensierati, sono delle vere e proprie boccate d'ossigeno. E anche queste parole mi sono sembrate un attimo di pace. Gramsci non sapeva giocare a scacchi, ma ammirava Tolstoj. Ai figli suggerisce racconti di Puskin, Kipling, Dickens. Una raccolta dolce, che mi ha accarezzato in questa giornata pesante.
Sono scarica. Aiuto! Non è normale sentirsi così, vero? Ieri piena d'amore. Oggi piena di malinconia.
Si attende di diventare tutti zona rossa. Forse questo essere sospesi mi sta mettendo a dura prova. Non lo so. Avevo fatto tanti progetti, avevo immaginato tanti scenari nuovi. Avevo voglia di fare, andare, spiccare il volo. E invece mi sento "da uno spillo trafitta, ed in tavola infitta"
Faccio autoanalisi: sono una brutta persona. Le poche persone che mi sopportano sono veramente speciali e bellissime. Però con me si può parlare di qualsiasi cosa, so ascoltare, so scherzare.
E invece agli occhi di Persona non c'è niente niente che valga qualcosa.
Possibile che tu mi veda sempre e solo o come una zanzara molesta da scacciare, o come un giullare di corte da schernire?

Piango. Sono impotente.
Mi ferisci sempre e con ogni parola.
Ogni mia azione nei tuoi confronti è vana, inutile.
Un'onda che si scontra contro uno scoglio.
Mi distruggi. Evaporo.
È meglio che mi stia al mio posto. 
Con te è pericoloso anche un mio disarmato "ciao". 
Sono a pezzi.

Se ci pensi bene tutte le questioni dell’anima e
dell’immortalità dell’anima e del paradiso e dell’inferno
non sono poi in fondo che un modo di vedere questo
semplice fatto: che ogni nostra azione si trasmette negli
altri secondo il suo valore, di bene o di male, passa di
padre in figlio, da una generazione all’altra in un movimento
perpetuo.

giovedì 12 novembre 2020

Harry Potter - il Film

“Non serve a niente rifugiarsi nei sogni
e dimenticarsi di vivere.”

Oggi è stata una giornata particolare.
Non so come dire, ma è come se iniziassi a vedermi per quella che sono.
Cugina mi ha detto una cosa meravigliosa: "La bellezza che hai dentro, la vedo fuori di te."
Per la prima volta in vita mia mi sento come se i pezzi del mio cuore si stiano ricomponendo, rinsaldando.
Sono io, coi miei numerosi difetti, la mia malinconia, il mio mondo di magia, ma soprattutto sono io con le persone che amo.
Ho ritrovato le mie cuginette, ho ritrovato Amica, ho ritrovato Persona.
Loro non lo sanno, ma è come tornare a Hogwarts.
Come se in questa vita i pezzi della mia anima si fossero miracolosamente ritrovati.
Non sono cose che si possono raccontare a tutti.
Pensa se dicessi a Persona che lui è parte della mia anima e che quando mi parla l'universo intero rimanda musica.
Però è proprio così: da quando ci sono loro, sento di poter dare qualcosa di buono al mondo.
Non ci devo contare molto, lo so.
Il pezzettino col nome di Persona non rimarrà mai con me.
Ma in questa vita, posso dire che almeno per un momento, proprio oggi, ho provato un amore dentro, vero, puro, che non sapevo di poter provare.
Avrei potuto invadere tutto l'universo.
Mi sono sentita traboccare.

Nel mondo ci sono tante persone sole e disperate.
Vorrei dire loro che le sento. Sento il loro dolore.
Siamo tutti insieme. Guardiamo lo stesso cielo, viviamo le stesse paure.
Siamo tutti parte dello stesso disegno.
Un giorno lo capiremo. E non saremo più soli.

p.s. Un pensiero al papà de La Storia Infinita, Michael Ende; tanto del mio mondo interiore nasce con lui, e qui voglio ringraziarlo. Fantasia non morirà. Il Nulla non l'avrà vinta, mai.

"O forse non facciamo altro che sognarci a vicenda?
Un intreccio di sogni, un groviglio senza confini, senza fondo?
Siamo tutti un unico sogno che nessuno sta sognando?"

mercoledì 11 novembre 2020

Il Brutto Anatroccolo - Hans Christian Andersen

Mise la testa sotto le ali,
quasi vergognoso di tanti complimenti e tanta fortuna:
lui che era stato per tanto tempo un brutto anatroccolo
era finalmente felice e ammirato.


Ci sono poche cose che non cambieranno mai nella mia vita.
Una, sicuramente, è la tenerezza che suscita in me questa fiaba.
Era il 1843 quando il mondo conobbe questa bellissima fiaba del già famoso Hans Christian Andersen.
Come fu già per la triste Sirenetta, molto probabilmente anche in questo racconto si può rintracciare il vissuto personale dello stesso autore.
Come lo sperduto anatroccolo, anch'egli veniva discriminato dai suoi coetanei a causa del suo aspetto sgraziato.
Se ci fossero dubbi, ricordo che in un'intervista Andersen disse che non aveva bisogno di scrivere un'autobiografia, visto che aveva già pubblicato Il Brutto Anatroccolo.
Forse è vero che i bravi scrittori sono un connubio di tecnica e talento.
Ma nell'idea romantica di mondo che gelosamente coltivo nel mio cuore, non posso proprio evitare di immaginare che alcuni abbiano avuto un animo tormentato e una vita appesantita da una sensibilità particolarmente spiccata.

Quanto ho pianto guardando questa immagine. Povero piccolo Anatroccolo. Avrei voluto cercarlo, consolarlo. Dirgli che era bellissimo. Che era speciale, unico.
Ho avuto un'infanzia felice, sono stata una bambina sorridente e fortunata. Eppure...
Eppure l'anatroccolo si è sistemato tra le pieghe del mio cuore e non c'è stato mai un momento, mai una situazione in cui si sia sentito cigno. E nessuno mai è riuscito a farlo sentire nel posto giusto.
Nessuno vuole il piccolo Anatroccolo. Questa è la verità. Lo accettano da Cigno. Nella trasformazione. Io l'ho sempre amato Anatroccolo. E non credo di riuscire a spostarmi da questa fase.
Ho imparato che la nostra crescita dipende dalla mente. Ma nel mio caso non funziona. 
Mai come in questo periodo so perfettamente cosa e chi vorrei. E mai come in questo periodo è tutto perfettamente impossibile da raggiungere. Questo non fa che aumentare in me un disagio, un senso di inappropriato che non va via. 
L'unico progresso che posso registrare è che sono riuscita a fare tutto quello che il mio cuore mi ha suggerito.
Se morissi oggi, in questo istante, non avrei nulla di sospeso.
Sono riuscita perfino a dire a Persona che per me è importante e non è uno qualsiasi. Ovviamente non credo abbia capito esattamente cosa volessi dirgli.
Poco importa.
Vado a dormire stranamente appagata oggi.
Io e Anatroccolo siamo insieme.
Ancora insieme.
Dentro di me c'è un mondo che non ha niente a che vedere con quello degli adulti. Un mondo in cui un leoncino di peluche è un amico vero, in cui le fiabe sono storia, in cui gli amori sono sinceri e profondi; gli orchi sono vegetariani, i bambini non si perdono. Un mondo in cui ognuno è libero di amare chi vuole, nessuno soffre di fame, le malattie non esistono. Tutti fanno il loro meglio e aiutano il prossimo, gli animali e l'ambiente. Un mondo in cui i mondi si intrecciano, si intersecano, si sovrappongono, ma non si schiacciano.
Un mondo in cui le streghe possono fare la calza, se ne infischiano della felicità altrui, non la invidiano, ne hanno una tutta personale e sono donne impegnate in attività di volontariato.
I gatti prendono il tè con i biscotti, i Pulcini gestiscono la sicurezza, gli agnellini cantano e gli arcobaleni sono scivoli acquatici.
Dentro di me c'è un mondo che ha paura di incontrare il mondo esterno e allora ha imparato a vivere nascosto. 


martedì 10 novembre 2020

Dizionario della Saggezza - Michel de Montaigne

 E di conseguenza, se ci fa paura, 
è causa continua di tormento e tale che non si può in alcun modo alleviare.


Il mio umore decisamente non è umano, ma ballerino.
Oscilla tra rassegnazione e convinzione. Malinconia e accettazione.
Non so cosa accadrà ma decisamente il mio momento è ancora lontano.
Ma non posso parlarne. Posso solo essere grata alla vita, perché i miei affetti più cari stanno bene.
Le curve continuano spietate a sollevarsi, come un'orogenesi ercinica. A volte penso che rimarremo così, sospesi per sempre. Basterebbe solo adottare comportamenti adeguati e civili. Imparare a convivere con questo virus, come abbiamo fatto con altre malattie.

Leggevo i brani scelti di questo dizionario della saggezza.
De Montaigne è illuminante. Tratta di diversi argomenti dalla morte, alla libertà di coscienza, passando attraverso l'arte di conversare.
Questa è la parte che mi ha incuriosito di più.
Una riflessione su quanto sia importante la conversazione, la buona conversazione, per migliorarsi, confrontarsi, apprendere.
Si impara più dagli errori, guardando gli sbagli anche altrui, che da altisonanti e profonde lezioni.

Essendo poco istruito dai buoni esempi, mi servo dei cattivi, la cui lezione è abituale.

Che ne penserebbe dei giorni nostri?
Dei Mostri televisivi che creiamo per malafede e ignoranza?
Dobbiamo restare concentrati, continuare a distinguere il bene dal male. Ciò che è giusto, da ciò che è sbagliato.
Coltivare il pensiero critico, sempre, strenuamente.
È una guerra. E si combatte per l'anima del mondo.

Un pensatore del Cinquecento, che ammirava i classici latini e si ritirò dalla vita pubblica per meditare, oggi, forse, avrebbe delle difficoltà a liberare il vero sé dell'uomo, da tutte le maschere, le impalcature che si è creato.
E avrebbe molte difficoltà a costruire un tempio di vera solitudine.
Ma scoprirebbe quanta solitudine ci può essere in una moltitudine, quanta ignoranza in una società avanzata.
Avanzata...
Già, una società che sembra l'avanzo delle precedenti e che di avanzare non vuole proprio sentirne parlare.

Giornata lunga.
L'ultimo, per favore, spenga la luce.

lunedì 9 novembre 2020

Amore. Il Nutrimento dell'Anima - Sant'Agostino

 Non amavo ancora, ma amavo amare,
per un più intimo bisogno d'amore,
odiavo me stesso per non averne abbastanza bisogno.
Cercavo un oggetto d'amore, amando amare,
e non potevo sopportare la tranquillità
e il cammino calmo e sicuro.


Sono immersa nella lettura di Ulisse. Non voglio schiacciare troppo l'acceleratore perché è un libro che mi sta piacendo molto. Non ho letto nulla del genere. E voglio lasciare depositare ogni parola, ogni immagine che mi suggerisce.
Tuttavia qualcosa di libroso voglio continuare a coltivarla.
Ed eccomi qua in questo volo pindarico, che l'originale sarebbe orgoglio si me.
Questo opuscoletto è nelle mie mani grazie ad un giro tra bancarelle estive, sulla costa romagnola. Sono passati un po' di anni e mi piaceva avere a portata di mano, durante il viaggio di ritorno in treno, qualcosa di piccolo e maneggevole.
Inutile dire che quel viaggio lo feci ascoltando musica e leggendo altro.
Oggi con maggiore attenzione, scopro che era un inserto de Il Sole24 ore.

Mi è venuto in mente un pezzo di Baricco in Barbari. Saggio sulla mutazione.
La società dei barbari sta saccheggiando, tra gli altri, anche il villaggio dei libri.
Il suo scopo è la distruzione dell'anima.
Baricco non ne fa un discorso di qualità, ma osserva come i barbari nel loro saccheggio distruggano i templi di una civiltà assediata. In altre parole, i libri sono comprati in luoghi diversi dalle librerie, perché leggono libri le cui istruzioni per l'uso sono date in posti che NON sono i libri.
Rompono le regole. E così con un quotidiano, per pochi soldi, si portano a casa anche titoli che non leggeranno mai. Riducendo un Flaubert ad un "Mi dia anche questo, va'".

Per un momento mi sono sentita in colpa. Anch'io usufruisco delle raccolte che escono in edicola. A volte mi piacciono le rilegature. Altre volte, come è stato nel caso di Murakami, mi piace il prezzo.
Non sarà che sono una barbara anch'io!
Visto quello che spendo in libreria, chissà, magari mi verranno perdonati i miei molti e recenti peccati.

Tornando al fascicoletto di oggi, mi è piaciuto molto il titolo.
Sant'Agostino non mi sarà mai simpatico, inutile ripeterlo, ma quando parla d'amore lo fa in un modo ispirato.
E anche in questi brevi compendi, non ho potuto evitare di scorgere domande che mi attanagliano spesso.

Può accadere dunque di amare e lodare una persona anche da lontano,
ma questo amore, dalla bocca di chi loda, entra forse nel cuore di chi ascolta?
Lungi da me, è invece dall'amore dell'uno che si accende l'amore dell'altro.

Ineccepibile.
Ma secondo me, dichiarato o meno che sia, se uno non ti ama, non ti ama anche se per te è il mondo intero. C'è poco da dire.
Forse aveva ragione lui, il vero amore da coltivare, la vera gioia, è in Dio.
Ma io sono terribilmente umana, e quando amo, amo anche Dio, che è in ogni cosa e persona. E se amo il mondo amo Dio. Magari Dio è l'unico che ricambia, non lo so.
Ma se c'è una cosa che ormai mi è chiara di me stessa, è che ho imparato ad amare anche senza ricevere in cambio nemmeno una gentilezza.
Un senso unico, come un fiume.

Hai folgorato il mio cuore con la tua parola e ti ho amato.
Ma anche il cielo e la terra e tutte le cose che sono in essi, ecco, mi dicono di amarti e non cessano di ripeterlo a tutti, affinché non abbiano scusanti.

Mi scuso perché uso parole d'amore divino, per il mio amore.
Ma oggi ho trovato la mia risposta: chi amo dunque, quando amo il mio Persona?
Amo tutto il creato. Amo l'aria che può entrare nei suoi polmoni, amo la gente che può incontrare il suo cammino, amo il sole che può giocare con la sua ombra, amo il mare che tanto mi fa pensare a lui, amo i parchi, amo la corsa, amo le partite di calcio, amo i sigari, amo il buon vino, amo il vento che può scherzare con il suo cappotto, amo.
Ed è un sentimento che mi fa andare avanti.
Dimentico di me stessa. Di quanto mi faccia schifo, di quanto sia inutile.
Dimentico il mio odio e amo.

Più siamo lontani dalla malattia dell'orgoglio,
più siamo pieni d'amore.

Stamattina gli ho scritto. Ed è stato gentile e ironico.
Per lui sono solo un account, c'è poco da discutere su questo.
Mi fa male? Moltissimo.
Ma lo accetto.

Quindi è felice anche chi non possiede l'oggetto del suo desiderio.

Sì. Perché se lui sta bene, tranquillo e rilassato, io sto bene, tranquilla e rilassata.
Tutto il resto non conta niente.



domenica 8 novembre 2020

Caleidoscopio - Gina Tota

 [...]
colpite la parola amore,
mandatela in frantumi su una terra
di cuori privi di palpiti.


Lo scorso anno non ho scritto niente. Si vede che l'otto novembre deve essere la mia personale giornata del silenzio, perché anche oggi ho avuto molte difficoltà per decidermi a scrivere qualcosa che potesse avere una vicinanza coi libri.
Mi sono incaponita ed eccomi qui a sfogliare e fissare, un libro di poesie di cui non so nulla. Non conosco la sua autrice. Non so nemmeno se sia ancora viva, e consideriamo che questa edizione è stata stampata nel 1985. Sicuramente era delle mie terre. E ho avuto la sensazione che guardasse il mondo come faccio io: con tristezza e stanchezza.


Questo libriccino credo si possa definire un'eredità.
Anni fa morirono le zie di quello che pensavo fosse il mio amore terreno.
In queste situazioni si sa, i vivi si liberano degli oggetti che furono dell'anziano parente, per far spazio a nuova vita, a nuovi oggetti, a nuovi gusti.
Le due anziane signore, mai conosciute, pare siano state maestre delle elementari amanti di cultura e teatro, figlie di buona famiglia, come si diceva una volta, e pare avessero accumulato un discreto patrimonio di libri meravigliosi. Spartito e distribuito.
C'erano solo pochi e vecchi libri che nessuno voleva.
Inutile dire che ho adottato io parte di quel restante tesoro. Piccolo e delicato.
Proprio come questa raccolta di poesie che mi giunge oggi, da un lontano e nebbioso passato, come salvifico dono di una domenica pomeriggio trascorsa a leggere e a desiderare di sparire tra le parole stampate. Spero che alle due zie non dispiaccia che sia tra le mie mani. 
Posso solo ringraziarle. Perché le poesie sono veramente belle. E la scrittura è pulita e chiara come piace a me.

[ombra...]
Tu sei la mia
doppia anima,
sei il filtro del mio corpo
l'assaggiatrice d'ogni emozione.


La domenica è praticamente finita.
Si attende l'inizio dei programmi televisivi. Un film, una serie tv e si va a letto.
Penso a Persona.
Spero stia bene.
...
Se gli scrivo mi umilio ancora una volta vero?
Donna senza dignità e orgoglio. Se uno non ti cerca è perché non gliene importa nulla di te.
Lo so, ma in questo stato non trovo PAce. Voglio solo sapere se è scocciato come sempre, e se sta bene. So anche che ha tutto sotto controllo e che non ha bisogno di me e dei miei messaggi, sono io quella che ha bisogno di lui. Sono forte come le ali di una farfalla.

"There is no messagge we're receiving
Let me know, is your heart still beating?"


sabato 7 novembre 2020

Il Mestiere dello Scrittore - Murakami Haruki

Ci sono cose delle quali, più si dice onestamente quello che si pensa,
più si rischia di suonare falsi e arroganti.


Come auspicabile e facilmente prevedibile, non farò mai la scrittrice.
Tuttavia questo piacevole saggio di Murakami Haruki mi ha fatto venire una voglia matta di leggere, leggere e leggere ancora.
Da I Demoni di Dostoevskij, a Fahrenheit 451 di Ray Bradbury, fino alle poesie di Jorge Luis Borges, penso che se non dovessi scrivere più per leggerli, non sarebbe una grande perdita per nessuno.
Il mondo può fare a meno della mia spazzatura virtuale, mentre il mio cuore inizia a pensare di non poter fare a meno di queste opere.
Credo che sia giunto il momento per me di prendermi una soddisfazione, farmi un regalo. Credo proprio che mi butterò a capofitto nella lettura di Joyce. Lo rincorro da tempo, e come fu per Anna, è giunto il momento di abbandonarmi a Ulisse.

Questo ennesimo delirio lo devo al dolore che sto provando lì nel petto, a sinistra.
E solo Murakami poteva instillarmi l'energia giusta per dimenticare i miei mali e andare avanti, disegnare una frontiera da raggiungere.
Perché nessuno ne parla mai, ma a volte anche la vita del lettore è difficile.
Non sempre il libro influenza il suo umore; a volte accade il contrario. L'umore del lettore influenza le atmosfere del romanzo. O magari è sempre così. E la lettura ne risente a volte, in modo negativo. Il gusto stesso del leggere ne viene alterato.
Oggi ho preso questa decisione. E non vedo l'ora di salpare per Itaca! (Sì, magari non è questo il tema del libro che, altrimenti, si sarebbe chiamato Odissea, no?)


Ma torniamo all'amico di oggi.
Questo saggio, fu pubblicato in Italia qualche anno fa, e com'è stato giustamente detto "profuma di evento".
Perché? Perché Murakami è uno scrittore che dà tutto se stesso nelle sue opere, ma nella dimensione umana è molto schivo e riservato.
Sentirlo raccontare (sì è proprio così, alcune pagine non si leggono, si ascoltano) il suo laboratorio, il suo mondo di scrittore, è stata un'avventura nuova, probabilmente rara, piacevolissima e costruttiva.
Attraverso un percorso costituito da XI tappe ridisegna la mappa della sua scrittura, dagli esordi all'oggi.
Mi piace la sua schiettezza e anche, perché no, la sua sicurezza. In patria non è stato trattato benissimo dagli esperti del settore, ma credo che abbia sempre avuto un numero cospicuo di lettori appassionati che lo hanno seguito sempre con fiducia ed entusiasmo. 
Magari non sono la più entusiasta, ma adoro Murakami. Mi piace molto come scrive. Mi sono innamorata delle atmosfere che crea e della musica che accompagna ogni intreccio, ogni palpito del cuore dei suoi personaggi.

Alcuni romanzi riescono a creare alcuni aspetti dello scrittore.

La differenza tra la narrazione in prima e terza persona non è solo una questione grammaticale. E lui la analizza e spiega con maestria e semplicità. Ecco cos'altro mi piace: lo capisco sempre. Parla in modo diretto e riesco a capirlo senza problemi. 
I suoi personaggi hanno tante sfaccettature e riflettono la luce della vita sotto l'aspetto di tanti colori diversi, come fanno i diamanti. E penso sia giusto così, che nella vita non ci sono persone tutte buone o tutte cattive, fatta qualche eccezione.

A volte le tenebre sono piene di cose pericolose.
La creatura che vive lì sotto può prendere forme diverse per confonderci le idee [...]
Basta un attimo di distrazione per smarrire la strada, e non riuscire a tornare in superficie.

Ha ragione Murakami, quando dice che l'arte di scrivere è un'arte solitaria. E che ci vuole un ottimo equilibrio tra le forze fisiche e quelle dello spirito per non fallire.
Ci vuole molta disciplina per scrivere e rimanere sul ring della letteratura per tanto tempo.
Lo sosteneva anche la mia prof. di Italiano: "Cosa pensate, che Dante scrivesse sotto ispirazione?". E buonanotte a tutti i nostri sogni romantici di liceali.
In questo libro ho trovato un po' della mia solitudine e della mia oscurità, ma ho ritrovato anche Persona.
Si parla di originalità, di talento, di scrivere e inventare una trama. Allora Murakami ci consiglia di leggere, di accumulare esperienze, incontrare gente, osservare senza giudicare; di costruire una specie di armadio come quello da cui E.T. (proprio l'extraterrestre!) assemblerà una radio per chiamare la lontana Stella Madre, pieno zeppo di cose che prima o poi torneranno utili per una narrazione.
E allora ho pensato: io sono una grande vuoto senza senso, Persona è magia.

La qualità degli ingredienti non è molto importante.
Quella che non può mancare, invece, è la magia.

Senza Persona, le finestre che erano state spalancate sulla facciata del mio spirito, si sono richiuse violentemente. Non entra più nemmeno uno spiffero d'aria fresca e leggera a smuovere la sensazione di morte che ora sovrana e indisturbata, aleggia, signora di ogni angolo recondito.


venerdì 6 novembre 2020

Il Sentiero dei Nidi di Ragno - Italo Calvino

Forse non farò cose importanti, ma la storia è fatta di piccoli gesti anonimi,
[...]
e tutti i pensieri che sto facendo adesso influiscono sulla mia storia di domani,
sulla storia di domani del genere umano.


È il 1947 quando viene pubblicato il primo romanzo di Italo Calvino.
Ho difficoltà a credere che sia il primo.
Il protagonista è un bambino di dieci anni, Pin. Attraverso i suoi occhi viviamo tra i comuni montuosi dell'Estremo Ponente ligure, nella zona collinare di Sanremo (città che in questi giorni ha riempito il mio cuore e la mia fantasia).
Ciò che Pin vede è un territorio assediato dai tedeschi, che, prima alleati poi nemici, combattono violentemente contro i partigiani.
Il mondo di Pin è quello di un bambino sperduto che si scontra con la violenza e rozzezza degli adulti.
Il bambino ha bisogno d'amore, magia, tenerezza.
Il mondo degli adulti ha solo bisogni da soddisfare.
Non ha amici Pin, ma un posto tutto suo, un posto magico dove i ragni fanno i nidi, che un giorno riuscirà a mostrare ad un grande Amico, un vero amico, che capisca e che si possa capire, e allora a quello, solo a quello, mostrerà il posto delle tane dei ragni.

Ma se Pin racconta per la maggior parte del tempo luoghi, persone e fatti, ogni tanto si prende una pausa.
La guerra non è una cosa che i bambini dovrebbero vivere.
E così la narrazione, in quelle fasi, diventa in terza persona.
E per un breve momento, l'autore ci autorizza a sbirciare tra i pensieri di Kim, Kim come nel romanzo di Rudyard Kipling, uno studente di medicina, il comandante che si interroga sul furore dell'uomo e sul senso, sul significato della storia.
Siamo simboli, o qualcosa di più?


In queste pagine toccanti e profonde, riusciamo a incontrare il giovane Italo che appartiene al mondo universitario e borghese, che segretamente entra a far parte della Resistenza e conosce gente semplice, operai, pastori, coi quali condivide la vita partigiana, la vita di un mondo lontano.
Un libro che mi è piaciuto moltissimo.
E che le illustrazioni firmate Gianni De Conno, hanno impreziosito e reso poesia.

In questo primo giorno di Zona Arancione, senza voce, rinchiusa in casa per il raffreddore, devo dire che questa lettura mi ha afferrato il cuore.
Mi sento tanto fortunata a poter dormire nel mio letto pulito. 
Una coperta di malinconia si è appoggiata sulle mie spalle.
Anch'io vorrei qualcuno a cui mostrare il sentiero dei nidi di ragno, qualcuno con cui condividere questo segreto.
Qualcuno che mi tenga per mano.
Invece ci si sente sempre tanto soli tra le persone.

Il mare che ieri era un torbido fondo di nuvola ai margini del cielo,
si fa una striscia d’un cupo sempre più denso
ed ora è un grande urlo azzurro al di là d’una balaustra di colline e case.

Ci sono cose che si possono condividere con tutti.
Cose che bisogna tenere chiuse dentro di sé.
Ci sono poi cose che vorresti tanto confidare a qualcuno, come il piacere che si trova nel rintracciare il titolo di un libro nel suo testo, le paure, i desideri per il futuro.
Ci sono cose che se le condividi diventano piccole piccole, insignificanti.
O diventano le cose più belle del mondo perché le conoscono solo poche persone.

Vorrei tanto che tu fossi qui.
Ma tu non lo avverti il battito del mio cuore. Tu non mi senti.
Sei sordo al mio dolore, a tutto ciò che mi riguarda.

Fingo ancora di essere forte, di avere le idee chiare e che vada tutto bene.
E invece non ho nemmeno qualcuno con cui condividere dove i ragni fanno il nido.

giovedì 5 novembre 2020

5 - Novembre - 1945

Negli annali, almanacchi, siti dedicati non si troverà scritto niente su di lui.
Ma in questo giorno speciale veniva al mondo, in un'Italia stremata dalla guerra, l'uomo più importante della mia vita.

Il mio Papà oggi ha compiuto settantacinque anni. Mica una data qualsiasi.
Eppure me ne rendo conto solo ora che lo scrivo.
Non è solo l'uomo che mi ha dato la vita, è l'uomo che mi ha inculcato il senso di rispetto per il prossimo, l'amore per la famiglia, l'orgoglio di essere fermi nelle decisioni, anche quando dolorose.

Non mi ha mai chiamato "principessa" o cose simili. Non dice "ti voglio bene" e in realtà, non è mai stato un grande chiacchierone.
Ma mi ha sempre fatto sentire protetta. E oggi che sono grande (niente, "adulta" non mi viene!), posso dire senza ombra di dubbio che mi vuole bene.

Assomiglio molto al mio Papà. 
Mi dispiace solo di non aver ereditato bellezza, intelligenza e fiducia in se stessi.
Quando ero bambina adoravo le sue braccia.
Erano forti e muscolose. Se mi appendevo, lui mi sollevava senza alcuno sforzo.
Mi leggeva i libri prima di addormentarmi, e mi raccontava storie assurde di quelle senza né capo né coda! Ancora oggi è un pensiero che mi fa sorridere.

Non mi ha mai fatto fare una guida! Però mi ha portato di peso a iscrivermi all'autoscuola.
Quando ho avuto un momento di smarrimento mi ha aiutato anche a cercare un lavoro a patto che non lasciassi immediatamente l'università, ma aspettassi un po'.

Non gli sono mai piaciuti i miei ex, ma non mi ha mai impedito di fare esperienze.
Anzi. In più di un'occasione mi ha spronato a lasciarmi andare.
Mi ha sempre dato la sua opinione, ma non ha mai interferito in nessuna decisione.

A volte, guardandomi indietro, penso di essere stata cresciuta in modo selvaggio.
Con una ferma e severa educazione, ma nessuna guida nelle scelte.
Quindi, nel bene e nel male, successi e fallimenti sono tutti miei.

Ha amato e ama, solo mia madre.
I nipoti lo adorano.
Le donne lo adorano, perché è sempre molto educato, senza essere stucchevole.
Un gentleman di altri tempi, ma moderno e d'azione.

Amo il mio Papà.
La sua intelligenza, la sua cultura, la sua capacità tecnica.
Il suo essere cosmopolita, senza perdere un solo grammo della sua identità.
Un solitario, silenzioso, come tutti gli uomini di mare.
Accogliente, sempre aperto a conoscere l'altro, ad imparare dagli altri, come tutti gli uomini di mare.

È generoso il mio Papà, altruista e buono.
Ma quando perde le staffe...bisogna scappare via.
Un uomo che si stima o si invidia.
Non ci sono vie di mezzo.
In ogni caso: un uomo che non si dimentica.

Buon Compleanno Papino Mio.

mercoledì 4 novembre 2020

Pillola rossa, arancione o gialla?

[i libri cartacei]

Sono fatti per essere presi in mano, anche a letto, anche in barca,
anche là dove non ci sono spine elettriche,
anche dove e quando qualsiasi batteria si è scaricata,
possono essere sottolineati, sopportano orecchie e segnalibri,
possono essere lasciati cadere per terra o abbandonati aperti sul petto o sulle ginocchia quando ci prende il sonno,
stanno in tasca, si sciupano,
assumono una fisionomia individuale a seconda dell'intensità
e regolarità delle nostre letture,
ci ricordano (se ci appaiono troppo freschi e intonsi)
che non li abbiamo ancora letti,
si leggono tenendo la testa come vogliamo noi,
senza imporci la lettura fissa e tesa dello schermo di un computer,
amichevolissimo in tutto salvo che per la cervicale.
(Umberto Eco)

E abbiamo il nostro nuovo Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri.
Iniziamo la seconda fase, affrontiamo la seconda ondata Covid-19.
Misure necessarie, per colpa di un'estate in cui abbiamo pensato di essere persone responsabili.
Italiani brava gente... quando si tratta di dormire.
Che rabbia. Ma non mi lamento, perché sono fortunata. 

Ho deciso di pensare a me stessa come ad un essere che non esiste.
In questo modo ho scoperto di poter essere felice.
Se non esisto non ho problemi, non sono triste. E se non sono triste mi riesco a immaginare felice.

La Sciarelli ha detto che saluta "i gialli i rossi e gli arancioni". E più saremo virtuosi, più velocemente ne usciremo fuori.
Onestamente non credo nelle raccomandazioni, nella buona fede, nel buon operato degli altri.
Mi sono già fatta una buona scorta di libri da leggere. Stanotte conto di finire un Calvino. Voglio parlare di letture recenti, quelle del passato sono per me dolorose. Mi riportano anche indietro nel tempo. A periodi particolari della mia vita.

Oggi non voglio dilungarmi. Ho iniziato con un super commento di Umberto Eco, che parla del suo rapporto coi libri cartacei.
Semplicemente bellissimo.
Anch'io sono un po' legata alla tradizione. Belli i metodi moderni e le nuove tecnologie.
Ma l'odore delle pagine è una di quelle cose a cui non posso rinunciare, anche quando immagino di non esistere.


martedì 3 novembre 2020

Marcovaldo ovvero le Stagioni in Città - Italo Calvino

Il vento, venendo in città da lontano,
le porta doni inconsueti,
di cui s'accorgono solo poche anime sensibili.


Che giornata terribile. E tante ne devono ancora arrivare.
Per distrarmi un po' ho ripiegato su dei racconti un po' da infanzia.
Per precisione sono quattro racconti per cinque cicli di stagioni: con il protagonista e la sua famiglia, viviamo cinque primavere, cinque estati, cinque autunni e già, cinque inverni.
La letteratura dei ragazzi grandi è proprio quella che ci vuole.
Da un lato ti fa tornare bambino, vagando tra le pagine di racconti spensierati.
Da un lato apre l'anima alla riflessione.
Io sono un po' un Marcovaldo. A volte perdo l'autobus per seguire i discorsi tra gli uccellini.
Un prato isolato, attraversato dal volo di farfalle mi fa pensare ad un regno incantato.

La città ha divorato gli spazi, ha modificato il paesaggio anzi ne ha creato uno nuovo: il paesaggio urbano, per l'appunto.
Ma c'è qualcosa che azzera tutto; un elemento naturale che per un attimo può cancellare ogni forma, ogni colore, ogni rumore...

Ecco, sotto la neve non si distingue cosa è di neve e cosa è soltanto ricoperto.
Tranne in un caso: l'uomo, perché si sa che io sono io e non questo qui.

La neve riesce ad isolare tutto anche i pensieri.
Calvino scrive in un modo poetico. Sa essere ironico e contemporaneamente portatore di messaggi importanti.
C'è un codice ambientalista in questi racconti: le persone non sanno più riconoscere funghi velenosi da funghi buoni, la pianta che abituata a restare al chiuso di un ufficio dimentica di se stessa e della sua reale natura, le insegne luminose che contendono lo spazio della volta celeste.
Ci sono bambini che non sanno come cresce l'uva; pensano esista l'albero, non conoscono i tralici. Che non sospettano minimamente donde provenga il latte delle loro colazioni.

Il freddo ha mille forme e mille modi di muoversi nel mondo.

Anche questa volta ho avuto la fortuna di trovare un pezzettino di me. Sono un coniglio. Non molto fortunato in realtà, perché mi hanno usato per un esperimento scientifico ("mi hanno" perché mi sento proprio vicina al coniglietto).

Era una bestia nata prigioniera: il suo desiderio di libertà non aveva larghi orizzonti.
[...]
E da quando dentro di sé sentiva rodere un male indistinto e misterioso,
il mondo intero lo interessava sempre meno.

C'è un momento in cui parla anche di spese e consumi. E allora ho ripensato alla società signorile di massa, ai giorni del lockdown.
La paura cresce in maniera direttamente proporzionale ai decreti. A questo punto della vita credo di aver preso una decisione seria e di cui non mi pento minimamente. E se ci sono i gatti ad accompagnare un autunno di Marcovaldo, credo di poter dire che il mio segnale l'ho ricevuto.
Persona non c'è. Non c'è nel libro, non c'è nella mia vita, non c'è nei miei messaggi.
Resta stabile nel mio cuore e nei miei pensieri.

Lo sguardo di Marcovaldo scrutava intorno cercando l'affiorare di una città diversa,
una città di cortecce e squame e grumi e nervature
sotto la città di vernice e catrame e vetro e intonaco.

E qui torna un altro tema a me caro: l'immaginazione.
A volte mi sembra salvezza, a volte mi appare come forza distruttrice.


P.S. La mia edizione l'ho scelta volutamente tra gli scaffali dei "piccoli", dopo essermi assicurata che il testo fosse integrale. Credo ripeterò la scelta.
In particolare, questi racconti furono illustrati dal romano Sergio Tofano, in arte Sto.
Vita piena e incredibile.
Fu il papà del Signor Bonaventura; solo per citare una sua creazione.

Qui comincia la sventura
del Signor Bonaventura...

I bambini italiani più fortunati, quelli che passavano il tempo coi nonni e i loro racconti strampalati, senza il supporto di Google pronto a smentire o confermare tali racconti, sicuramente si ricordano questa introduzione.
La mia ingenuità di bambina, capiva "qui comincia l'avventura".
E sì, ero proprio piccolina.