venerdì 9 luglio 2021

Gli Amori Difficili - Italo Calvino

 Non c'era altra storia, altra attesa possibile oltre a quella che
aveva lasciato in sospeso tra le pagine dov'era il segnalibro,
e tutto il resto era un intervallo vuoto.


Nel 1970 veniva pubblicata per la prima volta una serie di racconti di Italo Calvino: Gli amori difficili.
Sarò sincera: sono rimasta delusa. Il mio 70°libro non mi ha lasciato quella sensazione piacevole che solitamente i libri riescono a lasciarmi addosso. E così ho fallito ancora, anche nella scelta del mio amico. Sono particolarmente triste e sconfortata. 
Torniamo al libro.
Perché non mi è piaciuto?
I racconti brevi questa volta non mi hanno aiutato a sbloccarmi. Ma mi hanno solo aiutato a confermare che la vita fa schifo e l'amore non esiste.
I personaggi di tutti i racconti vivono un amore reale o immaginario, tormentato. Sono sempre nel posto sbagliato al momento sbagliato. Che tristezza. Una volta tolto il vestito del primo incanto, ecco che ogni amore vestito di quotidianità, diventa triste e muore.
Ha ragione Persona: "Dura più il mutuo dell'amore". E allora perché non ne posso fare a meno? Perché continuo a provare questa fame ancestrale e incolmabile? Oggi guardandomi nello specchio mi sono detta: "Complimenti! Riesci a fare ogni giorno peggio del giorno precedente. Com'è possibile che tu sia innamorata? No, lui non se ne fa niente dei tuoi pensieri d'amore. Non li sente e no, non lo proteggono da nulla. Sei una deficiente!"

Cosa mi è piaciuto di questo libro?
Calvino.
Quando penso a Calvino, immagino un giovane laureato con il sogno del giornalismo e con la passione per la scrittura. Che mostra i suoi scritti a un sempre impegnato Cesare Pavese e ad una disponibile Natalia Ginzburg. Che per diletto scrive fiabe. Che ama la simmetria, la geometria e l'astronomia.
Un giovane capace di leggere i silenzi tra le persone, la loro difficoltà di comunicare.
Il tutto è ben rappresentato in questo libro che non mi è piaciuto, perché mi ha preso a schiaffi. Mi ha raccontato la realtà. Mi ha urlato come stanno le cose.
Che io, infantile, non voglio ascoltare.

Caro amico Blog,
come stai? Preferivi l'anno scorso, quando non ti scrivevo e lasciavo riposare te e i libri?
Sono incapace di vivere.
Di rapportarmi con gli altri.
Non sono capace di tagliare il filo. E continuo a rimanere attaccata come una stupida all'erronea speranza di avere un rapporto con Persona.
Mi dipingo immagini che non esistono, che non ho mai visto.
E poi sono affranta da ciò che mi circonda.
Se continuiamo così, le persone che si sono vaccinate dovranno scusarsi per aver compiuto un gesto di educazione civica.
Mi sento sempre dal lato sbagliato.

e già siete sul terreno di chi pensa che tutto ciò che non è fotografato è perduto, che è come se non fosse esistito, e che quindi per vivere veramente bisogna fotografare quanto più si può, e per fotografare quanto più si può bisogna: o vivere in modo quanto più fotografabile possibile, oppure considerare fotografabile ogni momento della propria vita. La prima via porta alla stupidità, la seconda alla pazzia.

Calvino sapeva leggere lo spirito umano, anche nel futuro.
Avrei voluto chiedergli come faceva a sopravvivere?
Penso che molti dei suoi personaggi mi assomiglino.
Anch'io elaboro sempre tante considerazioni su quello che può pensare di me una persona salita sul treno, incontrata per strada, casualmente.
Niente di più sbagliato: le persone non pensano nulla.
Siamo tutte ombre isolate, sfocate. Come per il miope!
A volte ci incrociamo, ci rincorriamo, ma non ci raggiungiamo. Non ci riconosciamo.
E la felicità fluttua beffarda davanti al nostro naso.
Che poi si sa, una volta ottenuta una cosa, conquistata una persona, si vuole sempre altro di diverso.
Non è il mio caso.
Ma forse perché io non raggiungo, semmai allontano.

Non mi sento bene. Vado a dormire.
La seconda dose è più forte della prima, dicono.
'Sta volta hanno ragione.

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