sabato 24 luglio 2021

La vita è una guerra ripetuta ogni giorno - Oriana Fallaci

 Combatterò, finché non mi ammazzeranno.


29 Giugno 1929. Nasceva a Firenze una delle giornaliste più iconiche della storia italiana: Oriana Fallaci.
Una di quelle persone con le quali non potrei andare d'accordo.
Mi piacciono le persone forti e decise. Ma non le persone aggressive. E ho sempre pensato che fosse una persona rabbiosa. Sono più da Rita Levi Montalcini, per dire.
Indipendentemente da questo mio stupido sentire, avevo letto che si ricordava oggi la sua nascita. Ma era una notizia sbagliata. La Fallaci era del segno del Cancro, non del Leone. 
E qui l'illuminazione. La Fallaci era una falsa rabbiosa. Troppo sensibile e incapace di esprimersi in modo diplomatico. Il suo modo di scrivere e commentare fatti e cronache era diretta conseguenza di un mondo ostile e maschilista. Contro il quale si sarà dovuta sicuramente scontrare una donna bella e intelligentissima come lei. Quando si legge la sua biografia non si può non comprendere il suo animo. Il dolore vissuto, la lotta continua, i bombardamenti, la guerra. Nomi illustri ma anche discutibili si affiancano al suo nome, proprio perché ha vissuto un'esistenza intensa, sempre sull'orlo del precipizio, sempre di corsa. Sempre a vivere e descrivere l'orrore.
Questo libro si legge avvertendo una morsa allo stomaco. Non facile.
Una cronista d'eccezione, sensibile, preparata, forte.
Non condivido in toto il suo modo di pensare, ma è indubbio che fosse una persona diversa dalla massa.

E poi mi scoccia leggere: "All’estero, quando mi chiedono a quale Paese appartengo, rispondo: Firenze. Non: Italia. Perché non è la stessa cosa."
Chissà cosa voleva dire.
Non lo saprò mai.
Tuttavia, questa frase così, decontestualizzata, senza un'ulteriore aggiunta è brutta e fastidiosa.

Immagino mi avrebbe redarguito con toni aspri. Ma abituata com'era agli attacchi avrebbe sicuramente colto la mancanza di cattiveria nelle mie parole.
Non si può non stimarne bravura e stile
Mi piace il suo spirito di libertà.
Ma quella rabbia che diventa violenza non la capisco. Forse perché non ho vissuto la Guerra. E di questo sarò sempre grata alla sorte.
Però la guerra non riesco a capirla, anche quella interiore, spirituale.


Ma non è certo la prima cosa che non sono in grado di comprendere.
Sono sempre qui, come un'idiota, a sognare mondi che mai vedrò.


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