D'ogni avvenire sembravamo svuotati,
sospeso in un viaggio
né terminato né da terminare.
Mi è tornata la voglia di leggere. Di aprire un libro per fiondarmi subito in un altro. E così volare di sogno in sogno. Tutto pur di non vivere nel mio triste e vuoto mondo.
L'io-reale combatte ogni giorno con l'io-sognante. Entrambi si contendono spazi in cui vivere. L'io-reale di giorno ha le sue faccende, incontri, informazioni ed esperienze da vivere e assimilare. Ma l'io-sognate ha a disposizione un mondo infinito. Possibilità di incontrare non solo persone vere, ma anche defunti, fantasmi, personaggi letterari, dei film, delle canzoni. Animali, creature fantastiche.
Quanto è più bello vivere l'io-sognante. Anche se non ricordo quasi mai ciò che sogno.
Cerco di dargli più ore. Ma l'insonnia non mi aiuta.
E allora leggo.
E questa volta Calvino non mi ha deluso. È stato come accettare di uscire una seconda volta anche se il primo appuntamento è stato deludente. E credo di poter dire che sia (ri-)scoppiato l'amore.
[...] leggevo come se aspettassi da lui la storia che dovevo scrivere (o vivere: c'era una confusione tra i due verbi, in lui, o nel me di allora).
Caro Blog,
quando critico i romanzi di questo decennio non lo faccio con pressapochismo o snobismo. Ma ascolta cosa si è inventato per scrivere questo libro, quel gran genio di Calvino.
Ma non solo.
Perché la storia che ho letto dall'alto verso il basso, diventa una nuova storia per chi la legge dal basso verso l'alto, o da destra verso sinistra, o da sinistra verso destra.
Come se ogni vita dipendesse da un'altra e via così all'infinito.
Per un attimo ho pensato anche ai dieci ragazzi del Decameron rinchiusi nella casa di campagna, fuori Firenze.
Mi sono venute in mente le carte di Alice nel Paese delle Meraviglie.
Ho rimescolato il tutto, chiuso gli occhi e mi sono lasciata trasportare da questo romanzo bellissimo.
Passai per un ponte levatoio sconnesso, smontai di sella in una corte buia, stallieri silenziosi presero in consegna il mio cavallo. Ero senza fiato.
E senza fiato mi ha lasciato anche la seconda parte di questo romanzo: La taverna dei destini incrociati. Per comporre le storie di questa sezione, Calvino usa i 22 arcani di un mazzo Marsigliese, più comune dunque. C'è chi lo chiama napoletano, bergamasco, piemontese. Insomma un mazzo di carte usato per giocare da chiunque. E lo usa per raccontare le storie di personaggi famosi e del passato, permettendo così di incrociare la persona più umile con i re del passato. Immancabile è Ariosto e poi Edipo, Amleto e tanti altri.
ma il guaio è che alla pazzia lo ha spinto Eros, dio pagano, che più è represso più devasta...
Ma come già detto gli incroci sono infiniti.
Quando arriva il momento di ascoltare la storia dell'Io Narrante ecco che la bellezza raggiunge il culmine:
I pittori rappresentano l'eremita come uno studioso che consulta trattati all'aria aperta, seduto all'imboccatura d'una grotta.
Poco più in là è accucciato un leone, domestico, tranquillo.
Perché un leone? La parola scritta ammansisce le passioni?
O sottomette le forze della natura? O trova un'armonia con la disumanità dell'universo?
O cova una violenza trattenuta ma sempre pronta ad avventarsi, a sbranare?
Ma non solo:
In un solo libro si parla di mille libri e il suo autore, non pago, ci fa fare un giro con San Girolamo e San Giorgio nella storia dell'arte.
Nel mio periodo milanese (naturalmente mi prendo in giro dicendolo, ma è stata l'ultima volta che sono stata viva) non potevo fare a meno di andare in giro per musei. Capisco perfettamente cosa vuole dire Calvino quando descrive la suddivisione degli spazi tra i santi e gli animali di riferimento. Scene sempre uguali eppur sempre rappresentate in modo diverso. Ed è così che alla fine diventano reali.
Come quando si raccolgono informazioni su un evento. Se le persone ripetono le stesse identiche parole, non ci si deve fidare. Ma se raccontano ognuno usando il proprio vocabolario, le proprie vibrazioni, allora il racconto è veritiero.
Il mondo si legge all’incontrario.
Dicono che i soldi non facciano la felicità, ma immagini quanto sarebbe bello vivere di libri, di viaggi e musei?
Mi manca perfino l'odore.
Invece non ho nessuno scopo nella vita e mi sento un essere orrendo e inutile.
Gli effetti del caldo e del post-vaccino si sono sommati anche oggi.
Però sono riuscita a leggere e a rivedere delle cose che avevo studiato in passato.
Insomma sono riuscita a tenermi impegnata anche oggi.
Il problema è questo momento: la sera.
Quando il sonno non arriva, il mal di testa impazza e non puoi fare niente per allontanare quei pensieri fissi che torturano e tormentano.
Le mancanze tirano pugni precisi e calibrati.
Voglio P.
(Ma non ho voglia di farmi insultare. Quindi mi rifugio qui.)
Si può essere più patetici di così? Non credo.
Stacco.
Mi porto a dormire Drago.
Il simbolo del diverso, di ciò che non capiamo, che però fa parte di noi.
Dovremmo essere più clementi con la nostra mostruosità, con il nostro lato violento. Dovremmo imparare a gestirlo. Non possiamo annientarlo, ingabbiarlo.
Dobbiamo imparare ad ascoltarlo; cosa cerca? Cosa lo calma?
'Notte.
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