martedì 13 luglio 2021

Un martedì

Il dolore non è parte della vita,
può diventare la vita stessa.
(Frida Kahlo)

Oggi ricorre l'anniversario della morte di questa donna meravigliosa. Non ne parlo spesso, perché mi sembra di violare un tempio sacro. Non voglio essere come quelle persone che abusano delle citazioni della Merini o di Bukowski.
Purtroppo Frida appartiene a questo elenco e le è toccato il triste destino di essere usata anche da chi non l'ha mai conosciuta.
Personalmente ho letto qualcosa della sua biografia; una vita densa di dolore, che merita solo rispetto. E, da parte mia, silenzio. Ma c'è anche tanta forza, estro, cultura, bravura. Una donna straordinaria, per davvero.

Nel suo ricordo mi interrogo sul senso della vita e della morte.

Ieri è stata la giornata dei festeggiamenti della Nazionale di Calcio. La squadra è stata salutata e accolta dall'impareggiabile Presidente Mattarella e poi, dal Presidente del Consiglio Mario Draghi. Entrambi hanno elogiato i meriti sportivi degli atleti e anche il valore dello Sport in generale. Non ho potuto non ricordare il periodo al CSI. Sono passati tanti anni. Ero un'altra persona.
E oggi sarebbe dovuta essere una giornata tranquilla, proseguo di un inizio di settimana trascorso a cantare "Notti magiche" fino a perdere la voce.
Avevo da fare delle visite di controllo. Ma ero serena.
Poi è successa una cosa inaspettata. Che mi ha annientato.
E i pensieri negativi si sa... sgorgano dalle ferite aperte, come il petrolio appena scoperto sale in superficie attraverso i pozzi.
Ed eccomi qui, distrutta e schiacciata sotto mille pensieri e una avversione incontrollabile all'indirizzo della mia persona. Mi ripugno. Faccio schifo fisicamente, moralmente.
Sono un guscio, brutto, che non contiene nulla. Un miscuglio di ignoranza e banalità.
Spreco di ossigeno e risorse. La bilancia continua a indicare un peso che scende, ma perché allora sono sempre così grassa e brutta? Il mio viso è vecchio, brutto. Il mio cervello lento e incapace di articolare un pensiero.
Inoltre vedo sempre e solo una cosa che mi indica. Un macigno sulla mia persona. Un'etichetta che non mi toglierò mai più perché una così non la vuole nessuno. E più il tempo passa, più la situazione si aggrava.
Non riuscirò mai a superare le mie mancanze. Mi sveglio la mattina e mi sento inutile. Il mio obiettivo è arrivare alla sera senza che nessuno si renda conto di come mi senta veramente.

Caro Blog, non hai idea di come sia evitare le persone, le domande, qualsiasi forma di interazione e contatto con l'umanità.
Eppure, contemporaneamente, agognare quel contatto. Sai cosa sembro? Quelle falene impazzite che sbattono continuamente contro le lampadine.
Sai perché fanno così? Per orientarsi usano la luce della Luna o del Sole al tramonto. Sanno che per arrivare alla meta devono mantenere la stessa rotta rispetto alla luce.
Accade però che esse scambino per una piccola Luna, le luci artificiali.
La lampadina è vicina e, invece di indicare loro il cammino, le disorienta.
E le povere falene si ritrovano a volare in tondo, inutilmente, come delle matte, e spesso vanno incontro alla morte per questo motivo. Ma è la loro natura, è l'istinto che dice loro di seguire la luce.
Io: so che mi faccio male, ma ho bisogno di quel contatto.

E se le cose andassero in modo naturale anche nella selezione di Vita e Morte, che ne sarebbe di me?
Ho paura. Non voglio più sentire dolore. Sono terrorizzata.
Oggi, uno degli specialisti visti mi ha detto: "Non avere paura. Hai una sensibilità molto alta. Quindi anche i minimi sbalzi di pressione possono farti male."
Parlava del mio corpo, non della mia anima.
Bello sentirgli dire "non avere paura".
Ma in realtà Paura resiste; e in più si è aggiunta un'altra grande paura, quella della morte dei miei cari.
Quindi ho paura di affrontare il giorno e in più, la notte.
Gesù aiutami!
Cosa devo fare?
Sicuramente eclissarmi da tutto e tutti.

Caro Blog,
non ti prometto una presenza quotidiana. 
Ma grazie per la tua di presenza muta e fedele.

Ero solita pensare di essere la persona più strana del mondo ma poi ho pensato, ci sono così tante persone nel mondo, ci dev’essere qualcuna proprio come me, che si sente bizzarra e difettosa nello stesso modo in cui mi sento io. Vorrei immaginarla, e immaginare che lei debba essere là fuori e che anche lei stia pensando a me. Beh, spero che, se tu sei lì fuori e dovessi leggere ciò, tu sappia che sì, è vero, sono qui e sono strana proprio come te.

Cara Frida, 
grazie.

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