giovedì 31 dicembre 2020

Ultimo dell'anno - Gobbolino, il gatto della Strega

 Era una notte buia e tempestosa...


Con questa storia voglio salutare il Duemilaventi.
Quando ero bambina la recitavo a memoria e facevo anche le varie vocine.
Ho imparato a leggere grazie a Gobbolino.
Magari è il modo migliore per iniziare a sognare un futuro migliore.
Gobbolino è un gattino diverso, nell'aspetto e nell'indole, dai componenti della sua famiglia. E alla fine riesce a trovare la sua strada, che non è quella che si erano immaginati i suoi familiari, quella per la sua felicità, contando su se stesso e lasciandosi investire dalla vita.
Attraversa molti Paesi. Incontra e stringe numerose amicizie. Accumula esperienze. Si trasforma in continuazione. Ma alla fine realizza i suoi sogni.
Ecco, io auguro a tutti di diventare come Gobbolino. Buono e coscienzioso gattino, che riesce a controllare e affrontare le sue paure. La vita lo ricompensa. Il lieto fine lo aspetta. Penso sia un bel modo di immaginare il finale del 2020.
Rispetto allo scorso anno, a causa delle restrizioni per contenere la diffusione del Covid-19 e del coprifuoco stabilito alle ore 22, la mia famiglia trascorrerà la serata da sola.
Saremo in tre.
Il numero perfetto.
Non è la prima volta che accade; in quest'occasione abbiamo la scusante Pandemia.

Il 2020 sarà ricordato come un annus horribilis e non a torto.
A gennaio iniziò con un simpatico scontro USA-Corea del Nord. 
Poi fu la volta di uno scontro USA-Iran.
Ci fu il devastante incendio in Australia. Non dimenticheremo mai le immagini dei koala intrappolati tra le fiamme.
Le cavallette in Africa. Inondazioni a Giacarta.
Il caso George Floyd e il suo "I can't breathe".
L'uccisione del povero Willy, durante una rissa.
L'attentato alla cattedrale di Nizza, con uccisione violenta di tre persone.
L'attentato a Vienna.
Le elezioni di Biden, con scacco matto a Trump.
La Pandemia Coronavirus, che significa morti, così tanti da non sapere dove seppellirli, perdita di posti di lavoro, aumento di depressioni e sconforto che origineranno un aumento devastante di suicidi e violenza.

Eppure ti saluto 2020 come ho fatto con tutti gli anni passati.
Assumendomi la colpa di molte giornate oscure e ringraziandoti per aver portato nella mia vita Amica, Cugina e Persona.
Sono parte della mia anima. Con loro ho affrontato momenti terribili e ho avuto l'impressione che potessi farcela anch'io.


Amica è un miracolo della natura. Appena appare il suo viso sul telefonino mi viene da sorridere. Un bel riflesso pavloviano.
E con lei sono arrivate laPiccolina, laMamma, laU. e tante altre persone a cui rivolgo un pensiero affettuoso soprattutto in questa serata speciale.
Cugina è sempre stata nella mia vita.
Ma il 2020 ci ha visto cementificare un'unione già viva, reale.
Oggi non posso immaginare un risveglio senza un suo messaggio, suo e di Cugininina.
Perché bisogna dire che siamo un trio, pazzo e indivisibile.
Infine Persona.
Qui il 2020 ha manifestato la sua perfidia.
Perché? Perché ha fatto in modo che mi avvicinassi a lui. Che lo sentissi. Che comprendessi cosa provavo. Il 2020 ha visto il mio sentimento mutare, crescere, esplodere e dichiararsi apertamente. Mi ha fatto provare una gioia infinita e poi me l'ha portata via.
Ha spalancato le porte del mio cuore, ha scassinato tutte le serrature e poi lo ha lasciato vuoto.
Mi ha inondato di luce per poi precipitarmi in un freddo e buio burrone.

Mai come nel 2020 ho capito che il mio desiderio più vero è morire.
Senza sofferenze, grazie.
Senza dare disturbo a nessuno.

Ho letto dei libri meravigliosi, mi sono illusa tante volte.
Ho perso e ahimè recuperato peso. In altre parole lascio questo anno con maggiori consapevolezze, invecchiata nel corpo e spezzata nell'animo.

Tuttavia auguro al mio Paese bellissimo di ristabilirsi ed uscire dalla crisi.
Auguro alle persone di studiare di più, di pensare e di vaccinarsi.
Auguro alle persone che amo di stare bene in salute, economicamente, di amare e di essere amati. Di avere sogni belli e realizzarli. Di essere generosi e felici.

Vogliatevi e vogliate bene.
Buon ultimo dell'anno.


Era una notte buia e tempestosa...

ma la notte è sempre più buia prima dell'alba.

mercoledì 30 dicembre 2020

Lessico Famigliare - Natalia Ginzburg

 Vi annoiate perché non avete vita interiore.



È andata proprio come scrivevo ieri.
Avevo in programma di leggere un libro di Pavese. Ma all'ultimo istante mi sono sentita chiamare dalle prima parole di questo bellissimo romanzo autobiografico, vincitore del Premio Strega del 1963:

Nella mia casa paterna, quand'ero ragazzina, a tavola, se io o i miei fratelli rovesciavamo il bicchiere sulla tovaglia, o lasciavamo cadere un coltello, la voce di mio padre tuonava: -Non fate malagrazie!

E Giuseppe Levi mi ha così istantaneamente conquistata. E tutto il libro è meraviglioso e coinvolgente.
Ho amato ogni singolo protagonista.
Incredibile constatare come sia stata una lettura veramente pertinente in questo periodo dell'anno, in cui i rapporti con la mia famiglia non posso definirli "distesi". Mi ha aiutato a capire che in una famiglia è normale che ci siano dissidi. Che i caratteri non sempre combacino. Che non sempre si fa "lega" tra i componenti.
È più realistico pensare che ognuno sia un mondo a sé e che la presenza degli altri componenti possa essere a volte opprimente.
Inoltre mi ha aiutato a conoscere proprio Cesare Pavese, quel Pavese di cui mi apprestavo a leggere La luna e i falò. Appuntamento rinviato ma per giusta causa.

La scintilla di questo romanzo brilla già nel titolo. Attraverso i dialoghi, le frasi tipiche dei suoi familiari, l'autrice ci apre le porte della sua casa e della vita della sua famiglia. Non ci avevo fatto caso. Ma spesso, anch'io ripeto in situazioni particolari, frasi tipiche del lessico di mia Nonna o dei miei genitori. A volte ne anticipo la parte, come se fosse un copione prestabilito. Ma dopo questa lettura ho compreso quanto sia prezioso quel patrimonio fatto di semplici frasi, poche parole. Sono forse la vera eredità che devo imparare a gestire e preservare dall'oblio della mia malsana memoria.

Quelle frasi sono il nostro latino, il vocabolario dei nostri giorni andati, sono come i geroglifici degli egiziani o degli assirobabilonesi, la testimonianza d'un nucleo vitale che ha cessato di esistere, ma che sopravvive nei suoi testi, salvati dalla furia delle acque, dalla corrosione del tempo.
Quelle frasi sono il fondamento della nostra unità familiare, che sussisterà finché saremo al mondo [...]

Un libro che non esito a consigliare.
Come la scrittura di Elsa Morante o di Liliana Segre, anche quella di questa straordinaria donna è piena di un'umanità, di un'eleganza che ti coinvolge fino all'ultima pagina.
Che anni bui sono stati quelli delle Guerre Mondiali e del fascismo. Quanta sofferenza, quanta crudeltà. Non si entra mai nel dettaglio ma si comprende, si respira tra le righe, tra il non scritto, la sofferenza l'ansia la crudeltà di quel periodo.

Il fascismo non aveva l'aria di finire presto. Anzi aveva l'aria di non finire mai. Erano stati uccisi, a Bagnole de l'Orne, i fratelli Rosselli. Torino, da anni, era piena di ebrei tedeschi, fuggiti dalla Germania. Anche mio padre ne aveva alcuni, nel suo laboratorio, come assistenti. Erano dei senza patria. Forse, anche noi, saremmo stati dei senza patria, costretti a girare da un paese all'altro, da una questura all'altra, senza più lavoro né radici, né famiglia, né casa.

Immagino che i luoghi in cui si vive ci cambino, ci modellino in qualche modo.

La famiglia Levi si è mossa tanto nella sua vita. Torino, Firenze, Sassari, Palermo.
Suppongo che in ognuno di loro vivessero tante anime: vegetale-minerale-animale.
Anch'io mi sento così frazionata.
Forse è il mare che continuamente erode, modella il mio spirito. Sono come la mia terra: arida in superficie, piena di cavità in profondità. Eppure non nego che mi sarebbe piaciuto nascere in una grande città. O in una città fiorente e attiva da un punto di vista culturale, intellettuale.
Se penso a Torino, vedo la nebbia, poeti e scrittori con sciarpe al collo, caffè pieni di spiriti in continuo fermento.
Questo mi è sempre mancato. Ma forse mi avrebbe annoiato.
Forse è questo che mi sussurrano alcune pagine del lessico famigliare: tutti abbiamo comportamenti ripetitivi e ossessivi. Che siano di tipo elevato o gretto, alla fine cadiamo tutti in contraddizione, nella ripetitività delle nostre parole, idee, azioni. Nessuno è immune alla noia e all'ossessione!
Il mio Mare mi ha insegnato ad accogliere tutti, ma anche ad essere cauta.
Silenziosi e meticolosi sono tutti i bravi uomini di mare.
Calmi e prudenti.
Conoscono e sempre sono pronti a conoscere nuove cose.
Forse il mio Mare è veramente il posto migliore del mondo: sempre uguale e fedele a se stesso, sempre in procinto di mutare per la luce del cielo e di montare per il vento. Un posto, mille posti. Tutto e niente.

Inoltre, questa lettura mi ha fatto innamorare di Pavese, che già da tempo si agitava nel mio animo:

L'amore lo coglieva come un travaglio di febbre.

Era in lui la paura, il vortice dell’imprevisto e dell’inconoscibile,
che sembrava orrendo alla lucidità del suo pensiero;
acque buie, vorticose e venefiche sulle rive spoglie della sua vita.

Ringrazio i fratelli Levi: Mario, Paola, Alberto e Gino mi hanno aiutato a capire di più la mia famiglia. Il mio rapporto con gli altri.
Per alcuni aspetti mi sento la voce che, dopo aver osservato senza essere vista, racconta gli altri. Non voglio dimenticare.
Voglio ricordare ogni atteggiamento della mia famiglia, delle persone che amo.
La parola è creazione.
Ogni parola per descrivere chi si ama, va scelta con cura e dedizione.

Voglio ricordare tutto. Ogni profumo, ogni suono, ogni movimento del viso.
Voglio ricordare tutti.

Con questo libro credo di concludere il mio 2020 di letture.
Domani sarà inevitabile fare una specie di bilancio.
Ma sarà domani... c'è ancora tempo.




martedì 29 dicembre 2020

Fahrenheit 451 - Ray Bradbury

 Non bisogna giudicare un libro dalla copertina.


Ci sono libri che vanno letti prima di morire.
E ci sono libri che vanno letti prima di altri libri.
Poi ci sono io che leggo libri in modo disordinato, senza logica e a volte in modo bulimico. Altre volte leggo lentamente, in modo educato, masticando senza far rumore.
Ci sono periodi, come questo a dire il vero, in cui faccio scorte incontrollate comprando libri che poi leggo solo e se, sono loro a chiamarmi.
Insomma come sempre, sono assenza di metodo!
Il romanzo di Bradbury fa parte del gruppo di libri che chiamano.
L'ho incontrato in più di un'occasione. Me ne ha parlato Baricco in passato, Murakami di recente.
Non potevo rimanere sorda ancora a lungo, al suo richiamo. Così, quando ho capito che era un libro che parlava di libri non ho esitato a comprarlo e me lo sono divorato in poche ore. Mi ha sconvolto. In alcuni momenti mi ha fatto sorridere. Ma, dopo tanto tempo, mi ha così rapito che non potevo proprio lasciarlo, ma nemmeno per un attimo!
Lo ritroviamo nella sezione dei libri di fantascienza. Ma non ne condivido il motivo.
Nella sua introduzione Neil Gaiman scrive: "a volte noi scrittori parliamo di un mondo che ancora non esiste, e per cento ragioni". Credo che sia questo il segreto. Un mondo che potrebbe esistere se, se solo, se continua così.
Un libro bellissimo, scritto da uno scrittore gentile che amava i libri, i film, i racconti e i giocattoli.Uno scrittore con cui avrei volentieri preso un caffè. 

Questo libro ha messo in moto tanti pensieri. Di quelli che non vai a raccontare in giro.
Per zittire il mostro in cui mi sono trasformata, li raccolgo qui.

Devo anticipare un po' il racconto.
Innanzitutto il tempo: la storia si svolge in un lontano futuro successivo al 1960. Siamo in una società distopica in cui leggere o perfino possedere libri è considerato un reato punito con il carcere e con la distruzione del corpo del reato. Come nelle peggiori delle tradizioni c'è solo un modo per eliminare i libri: il fuoco.
In questo terribile futuro è stato istituito un apposito corpo di vigili del fuoco impegnato a stanare e bruciare ogni tipo di tomo.

Non sono capace di descrivere la mia angoscia quando la squadra entra in azione.
Vedevo quei capolavori andare in fumo.
Ogni parola che era stata selezionata con passione e lavoro dal proprio autore, veniva ridotta in cenere in nome di una società becera e ignorante.
Come la nostra.
Condensiamo romanzi di 1200 pagine in serie tv di sei ore. 
Le teste le riempiamo ma di rumori, voci, immagini.
Per il momento noi sopravviviamo, grazie a piani ed escamotage editoriali di grande pregio.

La lettura di questo romanzo mi ha portato a visualizzare tre parole, tre mondi:

1) LA RIFLESSIONE
Cosa rappresentano i libri per me, per gli altri?
Un po' come scriveva Baricco, i libri possono essere il simbolo di un sacrificio intellettivo che non piace. Va distrutto, perché spesso sembra dividere il mondo tra i lettori che sono gli antipatici che sanno, i non-lettori che invece preferiscono divertirsi e distrarsi.
Ma se li si guarda come faceva Pennac allora cambia tutto.
I lettori hanno il diritto di essere anche non-lettori.
Quindi il libro non può essere qualcosa che divide.
Però è vero che, scrigno di idee racconti informazioni, il libro ci invita a pensare.
Siamo soli con lui, solitamente in silenzio. Siamo concentrati in uno sforzo che non è solo di comprensione ma anche di immaginazione.
Ci porta a provare empatia per qualcuno che non esiste, o semplicemente esiste in un'altra dimensione.
Ci porta a contrastare, a urlare un "ma cosa fai?!?" o "ma non è possibile", quando qualcosa non ci convince.
Ci porta a stare da soli con noi stessi, coi nostri pensieri. Una caratteristica non sempre amata da chiunque.

Forse i libri possono aiutarci a mettere fuori la testa dalla caverna.

2) LA DISTRUZIONE
Nessuno si ribella. Alla maggior parte della gente va benissimo che quel simbolo odioso di cultura e sapienza, venga distrutto. E ci viene detto brutalmente da uno degli antagonisti della nostra storia. Chi ama i libri, chi vuole proteggerli è un reietto. Deve nascondersi, farlo in segreto.

I libri servono a ricordarci quanto siamo stupidi, e somari.
Sono i pretoriani dell'imperatore che gli sussurrano all'orecchio, mentre si svolge la parata: "Ricorda, Cesare, sei un mortale".

3) LA RILEVAZIONE
I libri sono solo un supporto. Ciò che va tutelato e preservato è il loro contenuto.
Tutti noi che leggiamo siamo, letteralmente, i nostri amati libri. In un modo o nell'altro ciò che abbiamo letto ci resta attaccato. A me capita di chiudere un libro e non ricordare nemmeno i nomi dei protagonisti, o come si scrivono. Ma sono in errore. Quei personaggi sono dentro di me. Da qualche parte nella mia memoria si sono fatti una casetta e rimangono con me, per tutta la mia vita.
Sono un po' Tolkien e Murakami. Sono le sorelle Brontë. Sono tutte le fiabe che ho letto. 
La scrittura ci ha tolto la capacità di memorizzare.
Anzi, ora facciamo foto a qualsiasi cosa per non dover nemmeno scrivere.
E allora cosa dobbiamo riprendere a fare: ricordare. 

Non potevano sapere con certezza che le cose che avevano in testa avrebbero illuminato un'alba più pura;
sapevano soltanto che dietro i loro occhi tranquilli i libri erano conservati in ordine, e che aspettavano, con le pagine non ancora tagliate, i clienti che sarebbero venuti in futuro, alcuni con le mani pulite e altri sporche.


Ho finito la mia serata guardando per l'ennesima volta La Storia Infinita.
Non importa quante volte lo trasmettano, sarò sempre lì ad urlare: "Corri Atréju".
A piangere disperata per Artax e soprattutto, sarò sempre pronta a cavalcare FalKor! 
Ogni storia è una storia infinita. Non mi stancherò mai di crederci.

Chi non ha mai versato, apertamente o in segreto, amare lacrime perché una storia meravigliosa era finita ed era venuto il momento di dire addio a tanti personaggi con i quali si erano vissute tante straordinarie avventure, a creature che si era imparato ad amare e ammirare, per le quali si era temuto e sperato e senza le quali d'improvviso la vita pareva così vuota e priva di interesse?

p.s. Questo infinito viaggio tra le pagine dei libri mi ha portato a conoscere tante storie e tante persone. E quando incontro tratti comuni alla mia di persona penso che, forse, nella mia pazzia si celi qualcosa di buono. Ma che non vada bene per gli altri.

lunedì 28 dicembre 2020

La Bella e la Bestia - film

 La rosa ha già incominciato ad appassire...


Alla fine ho ceduto anch'io e così sto guardando il live-action de La Bella e la Bestia.
Ho iniziato l'anno con il cartone animato della Disney ed ora mi ritrovo sul mio divano, stessa posizione, a guardare questa versione nuova.
All'epoca scambiavo qualche commento con TuSaiChi.
Oggi è tutto così diverso, buio...
Torniamo al live-action. 
Non mi dispiace. Ci sono delle leggere aggiunte e il racconto è piacevole. 
Ma perché, PERCHÉ, hanno cambiato i testi delle canzoni? Perché dopo quasi trent'anni hanno sentito il bisogno di farci questo sfregio?
Come se non ci avesse già pensato la Vita!
Oggi non ho voglia di parlare. Non sono riuscita a finire il libro quindi mi limito a guardare il film.
Più tardi potrei finire diversamente questo post.

L'edizione che sto leggendo è firmata L'Ippocampo e la versione è quella di Gabrielle-Suzanne Barbot de Villeneuve.
Ne sono passati di giorni da quella prima pubblicazione del 1740.
Una favola immortale, senza tempo.
Le delicate illustrazioni dello studio MinaLima rendono il libro un gioiello prezioso, di cui andare fieri.
Non si può fare a meno di perdersi esplorando il palazzo incantato della Bestia. Quante creature incantate si posso incontrare! Un'esperienza meravigliosa.

La rosa ha già incominciato ad appassire...

ore 23.00 La scena della Biblioteca è sempre mozzafiato! 

ore 00.39
Mi sono letta la fine del libro guardando il finale di Batman - Il Ritorno. Non ho resistito alla tentazione.
Torniamo al libro...
Per me si conclude al capitolo n. 5 con un bel "Evviva gli Sposi".
I successivi quattro capitoli sono troppo complessi per la mia debole psiche.
La Regina si oppone al matrimonio del figlio, perché la Bella non è nobile ma figlia di un mercante.
La Fata punisce il principe perché si è rifiutato di sposarla.
Oggi, devo confessare, ho sorriso cinicamente scoprendo questi retroscena degni di una moderna telenovela. Mi sa che la rosa ha perso tutti i petali. La scena finale della morte della Bestia invece, mi strazia tutte le volte. Lo conosco a memoria ma proprio non ne posso fare a meno. La versione Disney mi ha donato la fiaba preferita. L'amore che vince tutto rincuora.

Finire l'anno così come l'avevo iniziato mi sembra il modo migliore. Come a chiudere il cerchio. Magari l'incantesimo si è spezzato anche per l'intera umanità.


domenica 27 dicembre 2020

Il Meraviglioso Mago di Oz - Lyman Frank Baum

 Non esiste al mondo posto migliore della propria casa.


"Smeraldi qua, smeraldi là, ma che felicità..."
Se penso alla Città di Smeraldo nella mia testa risuona la sigla di un vecchio cartone animato. E scavando ancora un po' tra i ricordi della mia confusa testolina, spuntano scene spaventose che si originano dal film del 1985 Nel fantastico mondo di Oz. Dorothy è tornata nel regno di Oz e ciò che trova è un regno in rovina, i suoi amici dispersi, la Città di Smeraldo è grigia e triste.
Non potrò mai dimenticare la lugubre galleria di teste della principessa Mombi e la disperazione di Dorothy nell'enorme sala piena di soprammobili, mentre tenta di trovare e ritrasformare lo Spaventapasseri toccando i diversi soprammobili e gridando "Oz!". Aveva a disposizione solo tre tentativi! Povera Dorothy! Quanto ha rischiato per amore dei suoi amici. Dolcissima bambina.
Per fortuna il romanzo che ho letto oggi, l'originale, è decisamente diverso e meno spaventoso.
Baum lo scrive per i bambini del suo tempo, un po' indifferenti ai racconti di una volta, legati alle leggende e al folklore del passato. Lo scrive nell'introduzione datata aprile 1900. Chissà cosa avrebbe da dire dei bambini di oggi.
Quella che ho appena riletto è stata definita "una geniale fiaba dei tempi moderni". E avevo proprio bisogno di riscoprirla in questa domenica fredda e piovosa. Mi sono accoccolata sul divano, protetta dalla copertina magica che il bel cofanetto Gribaudo propone con il libro, e mi sono lasciata andare a questa vecchia ma sempre eterna avventura.
Non mi stancherò mai di dirlo, le illustrazioni sono il valore aggiunto di questa edizione. E la sovracopertina diventa un simpatico gioco dell'oca tra le terre del meraviglioso Regno di Oz.
Bisogna riconoscere che anche in questo caso l'Editore ha fatto un lavoro straordinario, affiancando al testo integrale di Baum le illustrazioni originali di William Wallace Denslow. Caricaturista e illustratore, il suo nome e le sue opere sono indissolubilmente legate al racconto di Baum. 

Alla fine, dunque, mi sono accaparrata la mia copia del Mago di Oz.
Quella che avevo risaliva alla Prima Media e non la trovo più. (Ma che fine fanno tutti gli oggetti smarriti? Davvero sono sul lato oscuro della Luna? Mi sa di no. Perché abbiamo ficcanasato anche lì. Un giorno mi ci devo soffermare attentamente su questo pensiero, che ogni tanto bussa alla mia testa.)
Cosa dicevo? (Devo smetterla con tutte queste parentesi.)
Ah sì, Prima Media...
Ritrovare il sentiero dei mattoni gialli dopo tutti questi anni è stato bellissimo.
Una specie di ritorno tra vecchi amici.
Ancora una volta non sono riuscita a decidermi se dare ragione allo Spaventapasseri o al Boscaiolo di Latta.
Cervello o Cuore? Chi conta di più? 

Hai torto nel volere un cuore. Rende infelice la maggior parte delle persone. Se lo sapessi, ti convinceresti di essere fortunato a non averlo.

Quando ero innamorato, ero l’uomo più felice del mondo, ma nessuno può amare se non ha un cuore.

Chi dei due ha ragione? Amare è la cosa più bella del mondo. Ma se hai un cervello ami qualcosa di indolore.
Lasciamo perdere.
Alcuni posti non li ricordavo, come ad esempio la Città di Porcellana. 
E non è una rimembranza che fa bene alla mia psiche. Visto che sono un'animista che parla con gli oggetti, non butta via niente e cerca di riparare qualsiasi cosa anche la più insulsa.
Povera me.

In questi giorni di Natale ho viaggiato molto e abbracciato tanti amici.
Dalla Contea alla Citta di Smeraldo, passando per Hogwarts e passeggiando nelle strade di Dublino, sono in cammino da tantissime pagine.
Tutto è iniziato con Ulisse.
Concludere con la piccola Dorothy e Toto è il modo più dolce.
Tutto sommato le mie giornate in zona rossa sono scivolate liete.
Non mi posso lamentare. Inizio anche ad abituarmi al dolore.
A volte le cose devono seguire un certo percorso perché dobbiamo incontrare degli amici, aiutarli e aiutarci.
Se Dorothy avesse saputo come usare le scarpette d'argento, se Bilbo non avesse avuto pietà di Gollum, se Piton non si fosse sacrificato per amore quante cose sarebbero andate diversamente.

Il mio mondo è proprio un mondo immaturo. Nemmeno il mio nipotino ci vorrebbe entrare.
Solo Piccolo Principe. Anche Cugina mi capisce. Sa che sono strana ma non mi vorrebbe diversa da come sono. Ecco perché mi sento fortunata in questo momento della mia vita.

Baum scrive:

Queste storie non sono vere; non potrebbero essere vere e insieme così meravigliose. Non ci si aspetta che qualcuno vi creda; sono state scritte per suscitare il riso e per rallegrare i cuori.
Forse qualcuno di quelle grandi persone adulte ci prenderà in giro, prenderà in giro voi perché le leggete e me per averle scritte.
Non fa niente.
Molti dei grandi sono ancora bambini, proprio come voi e me. Non possiamo misurare un bambino con il metro della dimensione e della età. I grandi che sono bambini sono nostri amici; gli altri non dobbiamo proprio prenderli in considerazione perché si sono autoesiliati dal nostro mondo.

Anche Baum lo sa. Dice quelle cose come in un codice segreto. Lo vedo strizzare l'occhio mentre lo fa. 

Ecco perché non mi posso aprire a nessuno: per me queste storie sono vere. Tutte.
Il viaggio della Compagnia dell'Anello mi ha insegnato il valore dell'amicizia, di quanto sia difficile ma doveroso affrontare il male. Di quanto sia importante che ognuno faccia la propria parte, per quanto possa sembrare piccola agli occhi esterni.
Che non si può vivere sempre spezzati a metà; che certe ferite non guariscono. Ma possiamo affrontare il cambiamento.
Con Harry ho compreso il significato profondo che si nasconde dietro la Morte. Diretta discendente della vita. Va affrontata con serenità, con il cuore colmo di amore. Non si deve permettere alle avversità di dominare, di mutare il nostro animo.
Dorothy, la piccola Dorothy, mi ha fatto capire che la vita, per quanto grigia e monotona possa sembrare, ha in sé sempre qualcosa di speciale se ci sono delle persone che ci amano. E se un ciclone si abbatte su di noi e ci sconvolge l'esistenza, dobbiamo solo ricordarci di cercare il sentiero dei mattoni gialli e troveremo amici sempre pronti a sostenerci e aiutarci. Ci saranno anche dei nemici, degli ostacoli da affrontare, ma il ritorno a casa sarà comunque lieto.

La verità è che io le scarpette argentate non le ho perse e ogni tanto...le uso ancora.

sabato 26 dicembre 2020

Harry Potter e i Doni della Morte - JK Rowling

 Mi apro alla chiusura.


E così siamo arrivati alla fine di questa meravigliosa saga fantasy. Con il VII capitolo si conclude l'avventura di Harry, Ermione e Ron.

Ho trascorso questi giorni di Natale combattendo una battaglia dietro l'altra. Almeno in queste vinco.
I finali mi mettono sempre tristezza. Ma è giusto che arrivi il finale che, come in questo caso, sia degno della bellissima storia vissuta.

Tra queste pagine verrà svelato il ruolo del mio personaggio preferito. Se qualcuno ancora non ne ha compreso il valore, beh è proprio uno stupido babbano!
Molti sono gli amici che perderemo tra queste pagine. Un libro doloroso, scritto per bambini mai cresciuti. Mi concentro sulla visione del film.
Vivo solo per rivedere questa scena:

[Dialogo tra Severus Piton e Albus Silente, Piton parla di Harry]
Silente aprì gli occhi. Piton era sconvolto. «L'hai tenuto in vita perché possa morire al momento giusto?»
«Non esserne stupito Severus. Quanti uomini e donne hai visto morire?»
«Di recente, solo quelli che non sono riuscito a salvare» rispose Piton.
Si alzò.
«Tu mi hai usato […] Ho fatto la spia per te, ho mentito per te, ho corso rischi mortali per te. Credevo che servisse a proteggere il figlio di Lily Potter. Adesso mi dici che l'hai allevato come una bestia da macello…»
«Ma è commovente, Severus» osservò Silente, serio .«Ti sei affezionato al ragazzo, dopotutto?»
«A lui?» Urlò Piton «Expecto Patronum!» Dalla punta della sua bacchetta affiorò la cerva d'argento: atterrò sul pavimento dell'ufficio, fece un balzo e si tuffò fuori dalla finestra. Silente la guardò volar via e quando il suo bagliore argenteo svanì si rivolse a Piton, con gli occhi pieni di lacrime. «Dopo tutto questo tempo?»
«Sempre» rispose Piton.

Sto piangendo ancora.

È una cosa a cui penso da ieri: quanto è potente l'Amore?
L'incantesimo più forte di tutti. Non si può sconfiggere.
Nemmeno la Morte può farlo.
E in questa storia, così come nel S.d.A., è l'amore che fa la differenza.
Ci si sente completi quando si ama e si è amati.
Quando si hanno amici sui quali poter contare, il mondo deve sembrare un posto migliore e anche la propria vita penso abbia una sfumatura diversa.
Purtroppo non sono riuscita a trasmettere questo amore a chi avrei voluto.
Non è un sentire che si può spiegare.
Io so chi sono, cosa sono. Mi guardo nello specchio. Osservo la mia esistenza.
Sono uno schifo. Non posso far parte fisicamente, realmente, della vita altrui.
Eppure c'era quella parte di me luminosa, che avevo bisogno di dare per non esplodere io stessa!
E anche di questo non devo parlarne più.

Oggi ero più calma e rilassata. Il mio Piccolo Principe lo sapeva. Me l'ha detto con quel suo modo unico di comunicare. 
Piccolo Principe è puro amore. Non c'è un grammo di malizia, irriverenza o cattiveria. Lui è solo un bambino stupendo. Vorrei fosse amato da tutti e conoscesse solo gioia e serenità.

Torno ad Harry.
Questo libro non è solo un fantasy.
Innanzitutto è una forma particolare di meditazione sulla morte. 
Fa soffrire, fa paura la morte.
Io per me stessa, non la temo. Onestamente la aspetto a braccia aperte.
Ho paura di perdere chi amo, questo sì, ma non temo di perdermi a mia volta.
Cosa può esserci di più spaventoso della vita?
Inoltre si attribuisce a Harry una caratteristica rara: prova pietà. Trovo sia una cosa stupenda.
Con il tempo ho imparato ad apprezzare Harry Potter.
Non usa le maledizioni per uccidere. Salva Draco. Si avvicina a Piton morente, tenta di dargli sollievo e scopre la verità. 
Non è una cosa da far passare in sordina. 
Siamo abituati a un mondo di urlatori, popolato da gente volgare, rozza e ignorante. I delinquenti sono ammirati, nessuno sbaglia. C'è sempre un "ma" che giustifica. Ma nel mondo che scelgo di vivere nella mia mente il Bene e il Male sono schierati su due fronti opposti. Le parole sono la massima espressione di magia, in grado di lenire o di far del male. Le persone ci lasciano ma non il loro ricordo. Questo è il mio mondo. E non mi opporrò più ad esso.
Lo so le cose non sono semplici come sembrano.
Non esiste solo o bianco o nero. Draco ci ricorda che esistono delle zone grigie difficili da interpretare. Una piccola spinta e ti ritrovi da un lato o dall'altro.

Certo che sta succedendo dentro la tua testa, Harry.
Ma perché diavolo dovrebbe voler dire che non è vero?

Questo significa solo una cosa: che ciò che provo è vero. Tutto reale.

venerdì 25 dicembre 2020

Buon Natale - Il SdA Il Ritorno del Re - JRR Tolkien

Dal giorno in cui ti ergesti innanzi a me sull'erba verde io ti ho amato,
ed il mio amore non si estinguerà.

Buon Natale.
Caro Gesù anche quest'anno sei riuscito a portare la Luce nel mondo.
Ma non per me.
Io resto al buio.
L'ho avvertito oggi. Il mio cuore è freddo. Non c'è più nulla che lo riscaldi.
Anche le vecchie tradizioni di quando ero bambina hanno fallito.
Sono stata circondata da amore e calore, perfino regali. Ho un bellissimo tetto a protezione del mio capo. E la mia pancia è decisamente piena.
Eppure tutto ciò non mi riscalda più.
Volevo solo una cosa. E non l'ho avuta.
Il miracolo per me non si è realizzato e non si realizzerà.
La mia trasformazione è completa. Il male nel mio cuore ha vinto.
Mi dispiace Gesù, ma questa volta non ci sei riuscito. Resto al buio.

Nel frattempo siamo arrivati a Gondor.
La città degli uomini, la città simbolo del bene è in uno stato pietoso di decadenza.
Frodo e Sam sono diretti al Monte Fato per distruggere l'Unico.
Il Male è più forte, è numeroso e spietato.
Ma la Speranza non abbandona il Bene.
Che sia questo il senso? Il Bene è più fragile, è più debole.
Questo il suo segreto: il Bene può venire da un piccolo insignificante essere, e sconfiggere il gigante.
Perché nella lotta tra Bene e Male non è il numero a contare, ma la purezza dell'agire.

Per me è un viaggio epico.
Ho amato la scrittura di Tolkien dalla prima all'ultima parola.
Mi è sembrato di conoscere perfino la più piccola foglia della Contea.
Avrei voluto impugnare una spada e combattere anch'io per tutto ciò che ho di più caro.
Tolkien è magistrale.
O lo si ama o lo si odia. Non vi sono vie di mezzo, per il padre della Terra di Mezzo.
L'Appendice finale è un dono.
L'approfondimento alle storie, alle leggende, ai personaggi fa sentire l'autore più vicino.
Lo vediamo passeggiare davanti alla sua libreria e passarci di tanto in tanto un libro da cui poter leggere, approfondire, capire a pieno ciò che abbiamo avuto la fortuna di incontrare.

Il mio Natale si conclude così, nel mio mondo incantato.
Qui non conosco dolore.
Il mio cuore è protetto.
Lo giuro: non vi entrerà mai più nessuno.
L'unica eccezione è per Piccolo Principe.
Lui solo si merita ancora i miei tentativi di civiltà e umanità.
Per il resto l'amore abbandona il mio cuore per sempre.


giovedì 24 dicembre 2020

Il SdA Le Due Torri - JRR Tolkien

Il bene e il male sono rimasti immutati da sempre,
e il loro significato è il medesimo per gli Elfi, per i Nani e per gli Uomini.
Tocca ad ognuno di noi discernerli,
tanto nel Bosco d'Oro quanto nella propria dimora.


Oggi è la Vigilia di Natale.
La notte più magica di tutto l'anno. Il Covid ci ha privato anche di questo tempo con le famiglie. L'idea di stare sola soletta non mi dispiaceva affatto. Poi hanno ammorbidito le restrizioni e io e la mia piccola famiglia abbiamo festeggiato insieme. È stato bello.
Si sa, non esistono famiglie perfette e la mia certo non lo è. Vi sono accentratori che non cambieranno mai. Che si lamenteranno sempre. E mi sento sempre esclusa dai discorsi che si fanno. Ma tutto si può affrontare con una buona dose di tranquillanti e ammazzandosi di servizi da fare.
Mentre scrivo in televisione trasmettono il secondo capitolo della saga de Il Signore degli Anelli. Abbiamo incontrato or ora Ombromanto. Poco da dire: Tolkien fu un genio e Peter Jackson ha ricostruito in modo magistrale il suo mondo. Inutile dire che ci sono delle differenze tra le opere. Ma abbiamo scoperto che anche le traduzioni possono creare delle modifiche. Mi vengono in mente le città invisibili. Per ogni parola che modifichiamo una nuova città sorge e altre infinite non nascono.

Non sono di quelli che si lamenta per le modifiche apportate. Un film è un'interpretazione. Una possibilità che solo i registri, gli sceneggiatori, possono avere: modificare alcune parti e lasciare che magari le cose vadano meglio di come le aveva immaginate l'autore stesso.

Certe strade, è meglio intraprenderle che rifiutarle, anche se il loro esito è oscuro.

Approfittando di questa magica notte mi diverto a sottolineare alcune delle differenze tra il libro e il film.
Quella che stanno trasmettendo è la versione integrale. Così possiamo vedere Frodo e Sam che si calano giù da una rupe, grazie alla corda elfica donatagli da Lady Galadriel.
Per Sam è facile scioglierla, basta strattonarla un po'. Nel romanzo Frodo ci va giù pesante ed esprime le sue perplessità sui nodi realizzati dall'amico.
Sempre nel film si intende un'alleanza tra Sauron e Saruman.
Ma la realtà immaginata da Tolkien ci consegna uno Stregone con un piano di conquista tutto suo.
E non vi sono bambini che fuggono dal villaggio dell'Ovestfalda per avvisare re Théoden del pericolo incombente.
Una scena che manca nel libro, arricchisce la pellicola e dà più fluidità alla narrazione cinematografica.

Ciò che invece non mi spiego è perché trasformare lo scontro con Edoras in un incontro amichevole.
Quando Aragorn, Legolas e Gimli si imbattono nei Cavalieri di Rhoan la situazione non è piacevole; infatti i nostri tre compagni verranno in un primo momento imprigionati.
Ah, e Gollum trasformato in Smeagol non salva Frodo nelle Paludi Morte. Frodo non cade.

Ancora un intervento estraneo è l'attacco dei mannari selvaggi mentre il popolo di Rhoan cerca di rifugiarsi verso il Fosso di Helm.
E le scene che riguardano Arwen? Tolkien l'aveva relegata nelle Appendici. Ma mi piace che le sia stata data più visibilità. Un personaggio positivo e ingenuo.
Luce vera.
In questi tempi bui ci vuole!!! 

Ho scoperto il mondo del Fantasy troppo tardi. Avevo sedici anni. Da quel momento non l'ho mai abbandonato. Ho sempre problemi a ricordare i nomi dei luoghi e dei personaggi ma dentro di me i sentimenti e le atmosfere di questo mondo non conoscono oblio.
Sbirciamo tra i pensieri di Sam. Scopro che i suoi pensieri sono simili ai miei. Mi sono sempre posta lo stesso enigma, quando a scuola guardavo sui libri di storia, le immagini delle guerre.

Era per Sam la prima immagine di una battaglia di Uomini contro Uomini, e non gli piacque. Era contento di non poter vedere il viso del morto. Avrebbe voluto sapere da dove veniva e come si chiamava quell'uomo, se era davvero di animo malvagio, o se non erano state piuttosto menzogne e minacce a costringerlo a una lunga marcia lontano da casa; se non avrebbe invece preferito restarsene lì in pace.

Sono poche le cose che penso appartengano a me e non abbia mutuato dalle persone che ho frequentato in passato: le bolle di sapone, i libri, Immy, la fotografia, il mare, i Racconta Storie e Tolkien.
Sam è uno dei miei personaggi preferiti di questa avventura.
Semplice, non è imparentato con i protagonisti, timido. Leale.

Credevo che i meravigliosi protagonisti delle leggende partissero in cerca di esse, perché le desideravano, essendo cose entusiasmanti che interrompevano la monotonia della vita, uno svago, un divertimento. Ma non accadeva così nei racconti veramente importanti, in quelli che rimangono nella mente. Improvvisamente la gente si trovava coinvolta, e quello, come dite voi, era il loro sentiero. Penso che anche essi come noi ebbero molte occasioni di tornare indietro, ma non lo fecero. E se lo avessero fatto noi non lo sapremmo, perché sarebbero stati obliati. Noi sappiamo di coloro che proseguirono, e non tutti verso una felice fine, badate bene; o comunque non verso quella che i protagonisti di una storia chiamano una felice fine.

Sam sei unico. Ti ringraziamo per non esserti mai arreso. Per aver messo da parte l'orgoglio. Grazie per averci creduto fino in fondo.

Concludo con una curiosità:
1914, Grande Guerra, fronte Occidentale.
Giovani soldati di truppe tedesche e britanniche schierate sui lati opposti del fronte, senza alcun intervento ufficiale, si scambiano auguri e canzoni dalle rispettive trincee.
Nel corso della vigilia di Natale e del giorno stesso di Natale, un gran numero di questi soldati lasciano spontaneamente le trincee per fraternizzare e scambiare auguri tra ragazzi, tra stranieri, tra giovani, tra uomini, umani.
E poi dicono che i miracoli non esistono.

Auguri di una buona Vigilia di Natale.
Mi è mancata la tombolata con gli zii, mi mancano terribilmente i nonni, mi manca non essere più seduta al tavolo dei piccoli, dove l'unica preoccupazione era essere sicuri che tutti avessimo la stessa porzione di Coca-cola.
La vita va avanti. Ma non so perché mai per il meglio.
Grazie a San Francesco abbiamo il presepe.
797 anni fa da Greggio, un umile fraticello ci farà un dono meraviglioso e immortale. Basta pensare a quante opere pittoriche sono sorte da quella idea. Non so come dire, ma tutte le azioni sono collegate tra di loro.
Guardo Smeagol: come si fa a non avere pietà di lui? Povero piccolo Smeagol. Lo stesso non si può dire di Gollum. Lo so. Ma tutti abbiamo bisogno di redenzione, di una possibilità per riscattare gli errori del passato. 
Ecco il senso del Natale, no?

Il compleanno di Gesù si avvicina: tu scendi dalle stelle...

mercoledì 23 dicembre 2020

Corso di Calligrafia - Calzorali ° Salice

 Lontano dalle esigenze di rapidità imposta dalla vita quotidiana,
possiamo trovare nella scrittura manuale un ritmo che
sentiamo più connaturato in noi.


A guardarmi in questo momento non si direbbe, ma coltivo intimamente un desiderio di ordine e rigore. A volte sogno di poter tornare tra i banchi di scuola per imparare tutto un'altra volta, ma con diversa consapevolezza e con una capacità nuova di collegare i periodi e le scoperte del passato.
La mia realtà è, invece, differente. In questo momento sono circondata da libri che non riesco a sistemare, palle di neve che mi fanno sognare mondi migliori, Immy che mi guarda con occhio languido, lepre che cambia colore, casetta innevata. Decisamente non è una scrivania ordinata e autorevole. Riflette il mio caos interiore. Un argine a tutto questo? Aver archiviato i regali di Natale in meno di un'ora. Non ne avevo molti da fare. E sono contenta di averci pensato per tempo. Questo cofanetto però sarebbe stata una bella idea da regalare. Ma se si esclude la sottoscritta, non conosco nessuno che lo gradirebbe. Quindi mi sono limitata ad un profilo basso e ho regalato cose che mi sono letteralmente state richieste.

Se però c'è chi conosce qualcuno con la passione per tutto ciò che è scrittura, lettura, cartoleria e compagnia varia, direi che questa è una bella opportunità.
Il cofanetto contiene un manuale, un quaderno (io ho scelto quello nero con righe distanziate di mezzo centimetro), una guida per le punte a pennello (un fascicoletto), una penna doppia punta e una penna punta a pennello.

È da poco che ho iniziato ad inoltrarmi in questo nuovo mondo. Ho spulciato qualche blog, guardato video. Conclusioni: ci vuole una pazienza infinita, ordine e metodo. In altre parole ne sono automaticamente esclusa. Ma ci vuole anche una guida ferma, che nel mio caso è rappresentata dai libri. Il mondo di internet è troppo vasto, dispersivo direi. Invece un libro resta per lo meno fermo sulla scrivania, ha un indice di riferimento e se non si capisce cosa aveva da dire si può semplicemente tornare alla pagina in questione.

Il manuale è diviso in due sezioni: teoria e pratica.
Ho trovato molto interessante la parte iniziale, introduttiva e di presentazione al tipo ed evoluzione dei caratteri nel tempo.
Si parte dall'antica Roma con le sue capitali romane. Si prosegue con le varie descrizioni della rustica, onciale, carolina, gotica, italica. Si imparano molte curiosità; magari un giorno partecipando ad un quiz televisivo potrebbero tornare utili!

Ogni gesto, ogni singolo strumento che viene dall'uomo rispecchia ed è influenzato dai mutamenti storici che egli attraversa.
Il brodo primordiale della nostra scrittura matura a  Roma, la Roma Imperiale che dipinge su pietra con un pennello e poi incide con lo scalpello.
In tal modo con l'elaborazione del solco a "v", il chiaroscuro che ne deriva conferisce ad ogni parola il giusto peso, la giusta luce. Nulla è lasciato al caso.
Poi dalla pietra si passa ai fogli di pergamena; raramente troveremo scritture su ambo i lati, ma sicuramente il metodo per lasciare i segni grafici si modifica, si adatta al nuovo supporto.
La storia cambia ancora, crolla l'Impero Romano.
Ci trasferiamo a Benevento, tra i monasteri benedettini. La cultura e la conoscenza non possono essere lasciate ancora alla tradizione orale, bisogna renderle eterne.
Gli amanuensi lavorano in silenzio, fitto fitto. Le parole sono scritte l'una accanto all'altra in un lungo e incessante dialogo; ci stanno regalando quei grandi capolavori che ben conosciamo.

Ma è nel 771 che un sovrano comprenderà la necessità di una scrittura comune per tutto il suo Sacro Romano Impero. Siamo sotto la corona di Carlo Magno. Nasce la minuscola Carolina. Le parole vengono distanziate. Iniziamo a comprendere veramente ciò che viene scritto. 
Gli ingranaggi della Storia sono ormai in movimento; nulla potrà fermarli.
L'Undicesimo secolo ci regala la stampa. La vita cambia ancora. L'esigenze di spazio richieste dalla stampa richiedono una copiatura semplice e veloce. Più stretta, angolosa, compatta, diminuisce lo spazio tra una riga e l'altra: nasca la Gotica, la barbara.
L'invenzione della stampa ha rimescolato le carte anche nell'ambito della scrittura personale, privata. Per i documenti del quotidiano ognuno inizia a sviluppare una propria forma di scrittura.
È in questo quadro storico che si avverte la necessità di uniformare la scrittura anche privata e di ritrovare una sorta di bel comune tratto. Nasce così il calligrafo, che affianca, si sovrappone all'antico amanuense.

Qui mi fermo con la bella panoramica storica; salto alla seconda parte, dove si entra nel vivo del mondo calligrafico.
Divise per sezioni legate allo strumento utilizzato, il manuale ci accompagna attraverso una serie di esercizi da fare per imparare a scrivere bene. Che verso seguire per segnare le lettere, le proporzioni e vari esempi finali.

In teoria dovremmo imparare a maneggiare la matita, la penna a sfera, il pennino, il pennello. Avevo comprato anche l'inchiostro di china, ma non ho il coraggio di usarlo. Capita solo a me? Acquistare una cosa nuova e avere paura di rovinarla con il proprio modo goffo di fare. A me succede sempre con le penne, le agende, i quaderni. Anche a scuola provavo questo disagio iniziale.
Un quaderno nuovo è qualcosa di puro, intonso. Come potevo permettere a me stessa di inzozzarlo con la mia scrittura, i miei pensieri?
Ma poi passa.
Come al solito basta prendere un bel respiro e tuffarsi nell'ignoto.
Tutto va come deve andare...

Non posso credere che domani sia la Vigilia di Natale.
Tanto chiasso, tanta rabbia espressa e non, tanti progetti, tante delusioni e lui, zitto zitto, è arrivato da solo. Ignaro di tutto il clamore che lo ha circondato.
Il mio augurio è semplice: che torni la pace in tutti i cuori.
Mai come quest'anno non mi sembrano parole retoriche.
Abbiamo bisogno di pace.

A domani caro Lector.


martedì 22 dicembre 2020

Del Piacere di Leggere - Marcel Proust

 Si ama sempre uscire un po' da se stessi e viaggiare,
quando si legge.

Questo blog ha subito più variazioni di una farfalla.
Ai primordi scrivevo sporadici pensieri senza un progetto, per urlare ciò che mi passava per la testa. Poi ho tentato di fare foto costruite, carine. Compravo anche accessori per montare qualche foto. Ma ho lasciato perdere e mi sono concentrata solo sui libri.
Oggi non so nemmeno io cosa sto combinando. So soltanto che metto in pausa il racconto finale di Harry Potter, di cui oggi trasmetteranno la prima parte, e cercherò di scrivere e leggere anche nei giorni di festa.
A proposito di questo saggio breve ma intenso parto con una polemica personale.
È una nuova traduzione. Il titolo è diventato Il Piacere della Lettura. Ma nelle edizioni passate era Del Piacere di Leggere. Non sono un'esperta ma a mio parere hanno stravolto il senso del saggio, il suo cuore. E la cosa non mi è piaciuta. Quindi, mi scuso con Marcello (Proust), ma temo di non aver assaporato la sua scrittura, il suo pensiero proprio a causa di una rivisitazione che non mi ha convinto.
Quindi con questo spirito sorridente mi appresto a scrivere di una lettura che non è stata molto scorrevole per me e che mi ha costretto in più di un'occasione a tornare indietro al punto iniziale.
Spero di riuscire a trovare una vecchia edizione. Perché voglio capire, ed è la prima volta che mi succede, quale sia il problema: la traduzione, Marcello o io?

(Mentre scrivo guardo I doni della Morte. Sto già piangendo!)
Era il 1905 e Proust pensa: "Ruskin che dici? Leggere un libro non è come conversare con qualcuno!".
Così prende carta e penna e scrive quello che pensa della lettura e del leggere. Il saggio è lungo 60 pagine. Un discorso lucido e continuo in cui si affrontano diversi aspetti del mondo dei libri.
L'inizio è esaltante. Naturalmente è stato il motivo che mi ha fatto iniziare questo viaggio.
Le prime pagine sono dedicate alle letture giovanili. In altre parole a quelle macchine del tempo, quei passaporta che ci hanno fatto compagnia nei primi anni della nostra vita. Le emozioni delle ultime pagine; la delusione dell'epilogo, quando tutto è già scarico e l'autore non sembra lo stesso che ci ha donato paesaggi e amici indimenticabili.

Ciò che lasciano in noi è soprattutto l'immagine dei luoghi e dei giorni in cui le abbiamo fatte.

Per anni sono stata fisicamente in un luogo e mentalmente da un'altra parte.
Probabilmente è ancora cosi oggi. Ma ciò che voglio dire è legato anche a quello che ho letto ieri nel saggio di Bettini (-ehi! tutti questi saggi, non mi renderanno una persona saggia?-): le grandi storie, i grandi libri influenzano il nostro modo di parlare, di pensare e quindi di agire. Siamo ciò che leggiamo, ciò che abbiamo letto negli anni della nostra infanzia.

Un ricordo talmente dolce […] che ancora oggi, se ci capitano tra le mani i libri di un tempo, li sfogliamo come fossero gli unici calendari conservati dei giorni passati e ci aspettiamo di vedere, riflessi sulle loro pagine, le case e gli stagni che non esistono più.

Dopo questo inizio sognante Proust entra nel vivo della critica.
E lo fa alla maniera tradizionale: polemizzando. E detto tra noi: adorooo!
Roba da popcorn!
Scusa Ruskin, ma io sto con Proust.
Leggere non è un dialogo, ma un monologo interiore.
Dall'esterno possono arrivare delle risposte ma solo se uno prova a interpretarle. 
Continuo a sostenere che i libri siano miei amici, ma è innegabile che con essi si parli in un modo diverso. Il silenzio, la solitudine nella quali si realizza il nostro parlare è diverso. Ci insegna ad ascoltare, ci insegna a lavorare su noi stessi. A meditare sulle risposte che abbiamo avuto.
A volte noi lettori cerchiamo nello scrittore una sapienza superiore. Vorremmo che ci indicasse la via, che ci desse delle risposte chiare. Ma la rielaborazione, la ricerca della risposta è appannaggio soltanto di chi legge.
La lettura da sola ha dei limiti.
Ma è grazie ad essa che si attivano dei meccanismi che altrimenti non si realizzerebbero.
Forse come dice Proust per pigrizia, forse per paura. Forse semplicemente perché non lo sappiamo fare: scivolare nei meandri più reconditi della nostra anima e scandagliare il nostro io non è una cosa che si riesca a fare con disinvoltura.
La lettura è la molla che ci fa partire, colei che ci porta ad uno stato di solitudine e silenzio tali da smuovere ciò che era comodamente, pigramente, deposto e sepolto sul fondo della nostra coscienza.

Quando la lettura è per noi l'iniziatrice le cui magiche chiavi ci aprono al fondo di noi stessi quelle porte che noi non avremmo mai saputo aprire, allora la sua funzione nella nostra vita è salutare.

Decisamente nella mia vita lo è.



(Nel frattempo Hermione ed Harry si sono divisi da RonRon. La radio è accesa e loro due che sono abbattuti e tristi si mettono a ballare. La scena di amicizia più bella del mondo. Sono di quelle persone che crede fermamente nell'amicizia tra una donna ed un uomo.
Chi invece ci vede sempre altro non sa proprio cosa si perde!
Come si può vivere senza amore? 
Aiuto!
Toglietemi questo sentimento.)

lunedì 21 dicembre 2020

Homo sum - Maurizio Bettini

Che stirpe d’uomini è questa?
O quale mai tanto barbara patria permette questi usi?
Ci nega accoglienza alla riva, viene ad aggredirci, e ci scaccia dal margine estremo del lido.
Se disprezzate il genere umano e le armi mortali, temete almeno gli dei, memori di giustizia e iniquità.
(Eneide, I, 539-543, traduzione di Alessandro Fo)


La lettura dell'Ulisse mi ha prosciugato. Pertanto mi sto dedicando a letture brevi da concludere in una nottata. Ma non è facile trovare qualcosa che ci ispiri dopo aver dato tanto ad un libro, in termini di tempo, concentrazione, curiosità, energie. Proprio come accade con le persone (lo avrò detto mille volte in quest'ultimo anno), anche coi libri ci vogliono: tempo, pazienza e passione. 
Avevo bisogno di un cambio di marcia. La libreria che abitualmente frequento mi sta deludendo. Ha una bella sezione di libri dedicati ai bambini. Ma poi? Pochi titoli di classici, molti autori moderni. Ma la cosa che ritengo imperdonabile è che nel settore dell'approfondimento, dei saggi, della storia, ci siano solo scrittori prestati dal mondo della televisione o dal giornalismo sguaiato. Senza offesa per nessuno, ma non è il mio genere. Invece, l'editore Einaudi ha la capacità di raccogliere sotto di sé scrittori di notevole spessore culturale e accademico. Ad oggi non mi ha mai deluso. Ma dalla libreria gli Einaudi non sono mai pervenuti e lentamente stanno scomparendo gli Adelphi.
Mi piace parlare delle cose editrici come se parlassi di famiglie di mia conoscenza! In realtà non sono così preparata sull'argomento. Non sono una lettrice da IG. La mia esperienza è ridicola.
Così, mi sono messa in auto e guidata da una sorta di flauto magico, mi sono intrufolata in una libreria estera e mi sono portata a casa questo bel libro!
In questo Solstizio d'Inverno pensando di regalare un libro, azzarderei proprio con questo. Scritto benissimo, perfino io non ho avuto difficoltà a leggerlo tutto d'un fiato. E cosa più importante di tutte: non riuscivo a staccarmene. Ero incollata. Non ho pensato a nulla. Nessun dialogo immaginario. Nessun "chissà cosa ne penserebbe TuSaiChi". Un miracolo.

Maurizio Bettini, classe 1947, classicista, scrittore, antropologo, io ti ringarzio!
Oggi vanno di moda frasi del tipo "prima gli italiani". Frasi che mi fanno ribrezzo.
Ma sono sentimenti normali, che si posso insinuare nella mente e nel cuore umano?
Sono domande che si ponevano, prima di noi, i pensatori Greci e Romani. Con differenze, similitudini e vicende intrecciate con le nostre, il pensiero classico viene scandagliato e servito per noi con un linguaggio chiaro e amichevole.
Avevo la sensazione di aver già parlato con il prof. Bettini. Invece è la prima volta che mi imbatto in un suo scritto.

C’è un luogo, lo chiamano Italia…
è il luogo che Enea chiamerà casa, ma non ci arriverà senza aver prima superato ostacoli e sofferenze.
Non prima di aver naufragato su terre straniere, non prima di aver conosciuto la straordinaria Umanità di Didone.
C’è un luogo, lo chiamano Italia...
tanti sono i disperati che tentano di toccare i suoi lidi, che chiedono solidarietà ad un'umanità che sembra avere dimenticato se stessa.

Si impara molto da queste pagine. Le civiltà si sono sempre interrogate su chi o cosa fosse lo straniero.
È pericoloso permettere all'ovvio, all'abitudine di prendere spazio e privarci del senso di pietà e umanità che si deve sentire nei confronti della sofferenza, della vita altrui.
Dove l'altrui, l'altro, non deve essere inteso come qualcosa di estraneo a noi, ma di affine.

Sunt lacrimae rerum et mentis mortalia tangunt.

Forse non ci tocca più nulla, siamo indifferenti a tutto. Dobbiamo recuperare la nostra empatia, il nostro senso di appartenenza alle umani genti.

La nostra società è come un arco fatto di pietre, che sta su perché esse si sostengono l'una con l'altra, altrimenti crollerebbe.

Siamo ciò che leggiamo, siamo ciò che pensiamo.
I libri quando sono definiti grandi, non sono solo un esempio di bella scrittura o di letteratura. Non sono solo poesia.
La grandezza dell'Eneide, che ancora oggi eserciti di studenti si ritrovano a studiare in classe, non si trova solo nella bellezza dei suoi versi.
I grandi libri sono idee, modi di vedere il mondo, di pensare stampati su carta.
Le leggi stesse, i costumi di una società si intrecciano con i grandi libri.
L'humanitas è l'unione di cultura e civiltà degli uomini.

Homo sum, humani nihil a me alienum puto.

Dopo aver letto questo libro ti senti una persona migliore (o peggiore...dipende dai casi).
Aiutare il prossimo è un diritto per chi viene da lontano, ma ancor prima, è un dovere per chi può stringere quella mano tesa.

Avrei voluto studiare nel campo umanistico.
Più passa il tempo, più gli errori del passato mi sembrano gravi.
Panta rei. 

domenica 20 dicembre 2020

Batman - Il Cavaliere Oscuro

Io credo semplicemente che
quello che non ti uccide ti rende più strano

Patatine, TV sul canale giusto, poesia di sottofondo...shhhh!
Non ci sono più per nessuno!

ore 22.17
La visione del film continua come sempre in modo piacevole. Meno spensierata delle altre volte. Questa volta non c'è il mio personalissimo Joker con il quale potermi scontrare. Amica ha ragione: non sono sentimenti che passano. Rimarrà sempre un legame. Anzi, più che altro una finestrella aperta, dalla quale ogni tanto sbirciare senza essere vista. Come un lucernaio. Nei film si spia da lì e nessuno mai se ne accorge. 
Ho scelto questa poesia di Prévert, perché mi sento come tra le sabbie mobili. Bloccata in un momento che non passa. E più mi agito, più cerco di liberarmi, più affondo! Non c'è salvezza. L'intervento dovrebbe arrivare dall'esterno, da sola non posso farcela. E lo so, non posso lamentarmi perché sono una persona molto fortunata. Ho Amica, Cugina e perfino Immy. Chi può contare su così tante persone?
Però...fa male, tanto male. 

Perché sei sempre così serio?

Dèmoni e meraviglie, si agitavano nel mio cuore quando il mio cuore era vivo.
Oggi si aggirano solo demoni. E non ho intenzione di far rientrare altre meraviglie. Per questo sono così seria e non abbasserò mai più la guardia. Nemmeno davanti alle amicizie. Non mi fiderò mai più.

Perché mi piace Batman?
Perché è l'emarginato che può sostenere tutto sulle sue spalle. Nulla lo scalfisce. Ha le sue regole, che non coincidono con quelle dello Stato. Lo Stato fallisce, il cuore no. Questa è anche la lezione che impariamo dall'Antigone. Ma è una storia che racconterò in un altro momento. Anzi no, la racconto ora.
L'Antigone è una tragedia greca scritta da Sofocle nel 442 a. C.
Figlia dell'incestuosa relazione tra Edipo e Giocasta, Antigone disobbedendo alla volontà del nuovo re di Tebe, Creonte, decide di dare sepoltura al cadavere del fratello Polinice. Che non si era comportato molto lealmente, avendo mosso guerra alla città che lo aveva accolto e che avrebbe dovuto governare alternativamente con il fratello.
Siccome è una tragedia, Antigone viene scoperta e condannata dal re ad una fine terribile: vivere il resto dei suoi giorni imprigionata in una grotta. L'indovino Tiresia (vecchia nostra conoscenza), supportato dalle suppliche del coro, porta il re sulla strada del perdono.
Ma è troppo tardi: Antigone si è impiccata.
Ma non finisce qui, perché la tragedia è greca.
Quindi la morte della bella e pietosa Antigone, porta al suicidio il suo fidanzato, nonché figlio di Creonte, Emone. E infine sua moglie, Euridice.
Ormai solo, a Creonte non resta che meditare sulla sua intransigenza, ma cosa più grave, sul suo aver violato una legge sacra, fissata dagli dei stessi; quella che mette tra i doveri dell'uomo, che tale si vuole definire, il rispetto e la sepoltura dei morti.


ore 22.50 È arrivato Batman...
Non lo avrei mai detto, ma è difficile guardare il film e non pensare al mio Joker.
A tutte le volte che usa le gif e tutte le volte che ride e mi sembra di sentire le sue risate.
Ti deprime sapere quanto sei infinitamente solo? Sì, mi deprime profondamente. Sapere di provare qualcosa che non ha senso. Forse ha ragione J. Bisogna abbandonarsi ad una vita senza regole. Voglio fare l'agente del caos anch'io... Saprei essere equa? Non credo. Sono una che è sempre di parte, dalla parte del cuore, la parte sbagliata insomma.

Non so più quante volte l'ho visto questo film. Conosco ogni battuta a memoria. E mi sto odiando per questo stupido post.
Direi che è il più stupido.

J: Ah, oh.. oh! Tu, tu non riesci proprio a lasciarmi andare, vero? Ecco cosa succede quando una forza irrefrenabile incontra un oggetto inamovibile. Tu sei davvero incorruttibile, non è così? Eh!? Tu non mi uccidi per un mal riposto senso di superiorità. E io non ti ucciderò… perché tu sei troppo divertente! Credo che io e te siamo destinati a lottare per sempre.
B:Tu starai in una cella imbottita per sempre.
J:Magari potremmo dividerne una! Le raddoppieranno vista la velocità con cui impazziscono gli abitanti di Gotham.
B: Questa città ti ha appena dimostrato che ci sono ancora delle persone pronte a credere nel bene.
J: F
inché non perderanno completamente le speranze! Finché non guarderanno bene in faccia il vero Harvey Dent e tutte le gesta eroiche che ha compiuto. Non avrai pensato che rischiassi di perdere la battaglia per l'anima di Gotham in una scazzottata con te?! No... Bisogna avere un asso nella manica. E il mio è Harvey.
B: Che cosa hai fatto?
J: Ho preso il "Paladino di Gotham", e l'ho... l'ho fatto abbassare al nostro livello.
Non è stato difficile, vedi, la follia, come sai, è come la gravità, basta solo una piccola spinta!


Chissà nella realtà cosa sarebbe successo?
Su un traghetto europei del nord, sull'altro traghetto europei del sud.
Per me saremmo morti tutti.
I Bruce Wayne non esistono, ma la storia e la Terra sono popolati dai Joker. Magari non hanno la stessa caratterizzazione, lo stesso stile, ma non lesinano follia e violenza omicida.
Nella mente ci sono le immagini del telegiornale, dei libri di storia.
Quando penso a quello che hanno fatto al povero Giulio Reggeni, mi convinco che il Joker non si sentirebbe solo in un mondo come il nostro.
E in quanto ad esempi potrei andare avanti all'infinito.
Ma per stasera mi fermo qui, con la speranza:

Perché Batman è l'eroe che Gotham merita ma non quello di cui ha bisogno adesso.
Quindi gli daremo la caccia, perché lui può sopportarlo,
perché lui non è un eroe, è un guardiano silenzioso che vigila su Gotham...
UN CAVALIERE OSCURO.



sabato 19 dicembre 2020

La Danza degli Gnomi - Guido Gozzano

Quando l'alba si levava,
si levava in sulla sera,
quando il passero parlava
c'era, allora, c'era... c'era...

Un opuscolo leggero leggero, con dodici fiabe. Che onestamente mi hanno riportato nella dimensione del sogno e della poesia, dopo l'incursione di ieri nei paesi nordici.
Sarò campanilista ma sono questi i racconti che prediligo. Storie di magie e incantesimi, con gente buona che viene ricompensata e malvagi che vengono puniti per la loro cattiveria.
C'è redenzione, c'è una morale da imparare.
Il fine settimana lo dedico alla poesia e in questo caso, non mi sono discostata di molto dal mio intento. Scrivere su questo blog mi ha riportato un po' ai tempi della scuola, non che li rimpianga (ma proprio per niente!), ma rileggere parole perdute mi fa bene. E in questo periodo meritavo una piccola pausa dal mio stare male.
Nell'oggi del 1883 nasceva a Torino, Guido Gozzano. Persona riservata e dal sorriso timido, era una bella gatta da pelare per i suoi insegnanti, un poeta dall'aspetto dandy una volta cresciuto. Si ammala del male sottile, e morirà giovanissimo, all'età di trentadue anni a causa della tisi.
Da un punto di vista letterario lo troviamo tra i poeti del crepuscolarismo. Il suo stile non è di rottura, ma di rivisitazione dell'enfasi dannunziana. Ammiratore delle Myricae di Pascoli, osserva e descrive il mondo delle cose piccole e serene. Il suo stile si caratterizza per una brillante e acuta ironia che avvolge ogni cosa, compresa la sua visione nostalgica del mondo. La sua malattia è mortale, Guido ne è consapevole. E questo pensiero lo accompagna ogni giorno, ogni momento. La sua scrittura è permeata da questa consapevolezza. Il suo unico rifugio è la letteratura. Non può scrivere alla maniera sublime dannunziana, perché la sua vita è diversa; non può essere vivace, attiva, ma è costantemente minacciata dalla fine ultima. Lo stile quindi si fa colloquiale, semplice, nostalgico; la sua poesia diventa intimistica, delle buone cose di pessimo gusto.
Guido Gozzano poeta del mai una gioia, saresti stato grandioso su Twitter!

Non amo che le rose
che non colsi. Non amo che le cose
che potevano essere e non sono
state.

Se nei versi crepuscolari emerge, dunque, il dolore per la consapevolezza della fine e l’amara ironia nei confronti di una vita che è dolore, nelle favole egli preserva il suo fanciullino (l'ho detto che era un estimatore di Pascoli?), rivelando il profondo entusiasmo che nutre nei confronti della vita stessa. La realtà è deposta momentaneamente in un cassetto; la fantasia, slegata, è lasciata libera di viaggiare.
Il sogno descritto, nasconde il desiderio inconfessabile di una vita felice e giocosa.

E così entrino pure sulla scena gli gnomi danzanti, gli animali riconoscenti, le streghe generose.
La magia che cura e svela gli inganni, nelle giuste mani, può realmente cambiare le vite degli onesti e capovolgerne le sorti.

Solo sull'amore avrei qualcosa da ridire...
Ma è mai possibile che nelle fiabe le signorine siano "soltanto" meravigliosamente belle e remissive? 
Mai una volta che siano loro a dire: "Dai me lo sposo; è intelligente, sensibile, mi fa stare bene, ama solo me e ci facciamo tante risate quando stiamo insieme!".
Come dici? Sono invidiosa?
Mah, probabile che a questo punto della vita si peggiori, ergo...


Nota per chi scrive: rassegnati! Nel tuo futuro ci sono: o la tomba o i gatti. 

venerdì 18 dicembre 2020

Leggende Groenlandesi - Bruno Berni

 Quando gli uomini muoiono e vanno in cielo,
perdono tutta la cattiveria; vengono purificati
e nobilitati perché ogni umore lascia il corpo.


Onestamente non so come dirlo...
Sono in imbarazzo.
Non lo so spiegare nemmeno io come sia potuto accadere, ma è successo: ho comprato un libro pubblicato nel 2020 (dopo Cristo!). Lo so, sono sconvolta anch'io.
A mia discolpa voglio solo far notare che è una raccolta di leggende, di racconti e la copertina? Dai come si fa a non rimanere coinvolti guardando le illustrazioni di Federica Bordoni? Una graphic designer molto dotata. Ha uno stile minimale che mi piace tanto. Le sue immagini sono come i libri di Murakami: sogni a colori. La fantasia si esprime tramite oggetti reali e viceversa. Cito: "il suo stile si ispira a quello di De Chirico, Dalì e Magritte". Serve aggiungere altro?

Questo volume è l'ultimo della serie Gli Iperborei. 
Digressione: IPERBOREA è una casa editrice fondata nel 1987, nota per aver dedicato attenzione e cura ad una letteratura appartata e riservata, qual è quella dei paesi del Nord Europa. Ed in effetti, col termine iperboreo, gli antichi Greci indicavano il popolo mitico che abitava l'estremo nord; l'unico popolo straniero a non essere considerato barbaro. Successivamente, secondo alcune leggende, il paese degli Iperborei era il luogo dei beati. Fine digressione.

Ciò che bisogna apprezzare di questo volume è l'intento di dare lustro, con un'edizione effettivamente accattivante, ad una cultura diversa da quella occidentale.
Infatti le leggende, tramandate in modo orale, sono state raccolte prima che i costumi, l'immaginario delle nazioni occidentali prendessero piede nelle lande desolate della Groenlandia. Prima che tra i suoi ghiacci si diffondesse il profumo del caffè. 

Decisamente originali, incontaminate, le storie sono popolate da sciamani, cacciatori, animali e antichi dei.
Non ci sono principesse da salvare, orchi da sconfiggere, cuori da purificare.
Ciò che anima la narrazione è una profonda e sotterranea paura dell'ignoto. 
Ignoto che assume le forme di una Natura Matrigna o di Divinità antropomorfe.
Si potrebbe dire che la Groenlandia sia il regno dell'animismo; inoltre si può visitare la terra dei morti che è diversa da come la intende l'occidente cattolico.
I morti vivono in questa terra, letteralmente.
Coloro che restano in vita non devono piangere in modo copioso i propri cari; altrimenti non avranno le forze giuste per l'altra vita.
I mondi degli umani e dei divini è strettamente connesso.
Se gli uomini non rispettano le tradizioni, le penitente, i costumi, anche il mondo superiore ne risente.

Gli uomini non si sforzano di vivere
ed è colpa della loro grande indifferenza se io mi ricopro di sporcizia.


Un viaggio interessante ma non sono sicura mi abbia rapito.
Da un lato sono curiosa di leggere gli altri capitoli, di conoscere le leggende delle altre terre (Norvegia, Svezia, Danimarca, Lapponia, nomino senza un ordine preciso). Ma per il momento è una collana che metto tra i sospesi, tra le bozze.

Raccolgo ciò che resta di me in questa lunga giornata di pulizie, nipoti, scritture e decreti legge. Mi preparo per la notte.
Sono emotivamente prosciugata.
Resistiamo...

Per andare in cielo si vola fino all'orizzonte,
nel punto in cui terra e cielo s'incontrano,
per poi cominciare ad arrampicarsi.

p.s. A questo punto della vita penso che una come me non la vorrebbe né una balena né un'aquila.

giovedì 17 dicembre 2020

Harry Potter e Il Principe Mezzosangue - J.K. Rowling

Dopo alcuni minuti… o forse mezz'ora… o forse parecchi giorni di sole,
si separarono.


Giovedì, VI appuntamento con Harry e i suoi amici. Sto preparando i fazzoletti per il finale.
Non dimenticherò mai la sensazione provata a pagina 539: "Severus... ti prego...".
Fui travolta da una sensazione di angoscia mai provata prima di allora. "No, non può essere!", mi dicevo. E continuavo a leggere nella speranza di scoprire che era stato solo un trucco e che la realtà era un'altra. Ma anche nei libri fantasy, Realtà sa essere crudele e spietata.
Un trauma che non ho mai superato.
Un lutto che ogni creatura magica si porta silenziosamente nel cuore.
Mi sembra di vedere Frankie alzare gli occhi al cielo. La ragazza che si chiama con il nome di una stazione ferroviaria, avrebbe riso di questa saga e di me, che ancora mi commuovo guardando certe scene. Quando ho varcato la soglia di Hogwarts la prima volta decisamente non avevo l'età di una bambina. Mi preparavo a diventare una giovane donna... Mi sa tanto che mi si è bloccata la crescita in quel momento e credo sia stata la cosa migliore verificatasi nella mia vita.
Non sono sentimenti che si possono raccontare a chiunque e forse, nel mio caso, l'unico che riesca a capire ciò che provo è Immy!

Era importante, aveva detto Silente, combattere e ancora combattere, e continuare a combattere,
perché solo così il male poteva essere tenuto a bada,
anche se non poteva mai essere completamente sradicato.

Sono un po' melodrammatica ma è quello che sto provando in questi giorni: combatto dalla parte della resistenza, ma combatto.
Resisto alla tentazione di scrivergli.
Resisto alla tentazione di mandare tutti a quel paese.
Resisto alla tentazione di finirla con me stessa.
Sono penosa.
Oggi pomeriggio guardavo gli occhi vivaci di Cugina.
Per alcuni aspetti ci assomigliamo; il sangue non mente.
Ma lei è proprio bella. Brillante. Simpatica. Intelligente.
Come si fa a non adorare una persona simile?
Poi ci sono io, un vero-unico-irreparabile disastro.

Volevo che facessi parte della mia vita e invece, la mia vita è un tale disastro che è preferibile starmi alla larga. Lo capisco anch'io sai? Non c'è niente da rimproverare. Nessuna offesa, nessun rancore.
Le cose vanno sempre esattamente come devono andare; nel mio caso: a rotoli.

Silente dice che è più facile perdonare gli altri quando si sbagliano
che quando hanno ragione.

Nel mio caso la situazione si semplifica notevolmente, perché sono imperdonabile, semper.
Vorrei sparire. Perché sono ancora qui? Perché semplicemente non mi dissolvo quando sorge il sole, come accade ai vampiri o, in generale, a tutte le creature della notte?
Sono stanca.
Una vita inutile, smarrita. 
Sole sorgi, fa' presto!

mercoledì 16 dicembre 2020

La vita inizia quando trovi il libro giusto - Ali Berg ° Michelle Kalus

…la libreria con i volumi disposti in ordine di colore.
Conteneva centosettantadue dei suoi romanzi preferiti di tutti i tempi e correva lungo tutta la parete del soggiorno.
A cominciare dai rossi in alto, digradava nella tonalità di arancione, giallo, rosa, viola, verde, blu, grigio e, infine, nero.
Un arcobaleno di libri. Il suo posto felice.


Sono le due di notte, ma dovevo finire questo libro.
La data di pubblicazione del post non coincide con la realtà, ma dovevo finire questo libro.
È vero, a volte coi libri è come con le persone: le relazioni finiscono bruscamente o durano tutta la vita.
In questo caso specifico, il "non sei tu ma sono io" sarebbe stato perfetto per troncare sul nascere una relazione che dopo l'infatuazione iniziale, si riscopre priva di passione.
Colpa mia che mi sono avventurata in una roba moderna, invece di continuare coi miei amati classici.
Da dove inizio?
Dal principio, così la faccio semplice. Sfogliando le pagine a casaccio mi ero fatta un'idea tutta sbagliata del romanzo. Pensavo che la protagonista parlasse di se stessa usando le citazioni dei suoi libri preferiti. E quindi pensavo di trovarmi di fronte ad una serie di classici intramontabili e di lasciarmi cullare da citazioni bellissime e romantiche.
Invece, innanzitutto la storia è raccontata da un narratore esterno e con l'aiuto di numerosi dialoghi e messaggi riportati.
Inoltre la protagonista usa sì, i suoi libri preferiti ma, almeno all'inizio, come fossero ami per far abboccare l'amore della sua vita; o se l'immagine piace di più: usa i suoi romanzi preferiti come fece prima di lei il piccolo Pollicino con le briciole di pane, per far ritrovare all'amore della sua vita la strada che porta tra le sue braccia.
Sembra di assistere ad uno di quei film commedia rosa inglesi, anche se siamo in Australia, con personaggi divertenti e che strizzano l'occhio a Bridget Jones e a Notting Hill (o almeno questo è il mio pensiero).
Si ride. I dialoghi sono brillanti.
Frankie, la protagonista femminile, non mi è molto simpatica, ma le voglio bene lo stesso.
Fa il lavoro dei miei sogni: lavora in una libreria.
Un lavoro di ripiego. Il suo vero lavoro è scrivere. Ma al momento sta attraversando una crisi emotiva e professionale, quindi è in un certo senso "bloccata" (mi ricorda qualcuna...). Aprire un blog e condividere il suo mondo riuscirà ad aiutarla ad aprirsi al Mondo (mi ricorda proprio qualcunA...)
Tutto procede bene, fino a quando prenderà delle decisioni veramente stupide, ridicole; solo l'essere in un romanzo sarà la sua salvezza! Con un finale che è fortunatamente scontato, e quindi lieto.
Il protagonista maschile Sunny, al contrario, è promosso. Legge, libri di dubbio gusto ma legge, è simpatico, un po' pazzo e soprattutto, è sereno e sincero.
Mi ha ricordato Persona.
A pagina 165 mi è venuto un nodo in gola, che mi ha lasciato interdetta; ho lanciato il libro contro il muro e non riuscivo più ad andare avanti.
Ma non si fa. Nessun libro lo merita. Bisogna finire le undici camicie. Sempre.

Ancora una volta devo constatare con riluttanza, che tutto quello che riscuote un grande successo non mi piace.
Però bisogna fare certe digressioni nel mondo della lettura.
Perché non ci si può nutrire di un solo alimento.
Perché se mi sono inventata la parola librertà non posso mettere dei veti alla scelta dei libri da leggere; devo saper spaziare da un angolo all'altro del sacro tempio della letteratura!
E poi è bello constatare quanto sia colto e magnifico Sunny, che pure non ha idea di chi siano Elizabeth Bennet e Fitzwilliam Darcy! Rincuorante!

Tra me e me sorrido ricordando quanto Frankie sia inizialmente snob in fatto di libri; per poi appassionarsi agli Young Adult.
Quindi è molto più matura di me che non sono snob, basta vedere cosa leggo, ma non potrei mai farmi prendere dai romanzi di Stephenie Meyer.

Il mio premio ai migliori personaggi non protagonisti va a StephenPrince e SenzaOffesaMa: scambi di battute brevi e divertenti.
Il libro è scritto bene, nel complesso è leggibile, ma non lo inserisco tra i miei preferiti.
Plauso alle numerose citazioni letterarie, che si rincorrono da una pagina all'altra della storia.
Tra titoli immortali, epici, che hanno commosso lettori di ogni epoca, risplende, incredibile a dirsi, il capolavoro dei piccoli: Poesie complete di Winnie The Pooh.
Riprendo la stessa citazione (cito la citazione):

Pimpi: “Come si scrive la parola amore?”
Pooh: “Non si scrive, lo si sente.”

In un certo senso è un libro che parla di libri, a chi ama i libri.
Frankie mi assomiglia in alcuni atteggiamenti, quindi non mi è simpatica, perché non provo simpatia nemmeno per me stessa. Ma è migliore di me in ciò che fa e farà. 
Comprende i suoi errori, tenta di rimediarvi. Accetta i difetti altrui. Non si arrende davanti all'amore perduto e tenta di riconquistarlo.
Riesce ad aprirsi alle opportunità. Ritrova la fiducia nei confronti degli altri e di sé.

Credo di star perdendo la testa per te…
ma ho paura che non sarai lì a raccoglierla.

Forse dovrei smetterla con questi romanzi. Magari dovrei dedicarmi ai libri di cucina.
Una cosa è certa: le cose che accadono tra le pagine di un libro, non si verificano nella vita di tutti i giorni.
La parte straziante è che non ti incontrerò mai nella mia vita, ma continui a popolare i miei sogni.

martedì 15 dicembre 2020

Nel segno della Pecora - Murakami Haruki

Perché al mondo le cose si pagano anche così.
Con soldi che ti pesa possedere, che ti fa sentire malissimo spendere e che una volta finiti ti fanno odiare te stesso.
E il peggio è che quando cominci a odiarti ti viene voglia di uscire a spendere un po' di soldi. Tranne che non ne hai più.
E con ciò se ne va anche la speranza.


Secondo l'oroscopo cinese sono nata sotto il segno della Pecora (o Capra). E dopo aver letto questo romanzo credo che la cosa abbia senso (non che sia facile rintracciare un senso in questo romanzo!).
Il tempo della storia sembra vissuto dal protagonista, in una specie di passeggiata su un sentiero fangoso, con tutte le cose lì ferme, fissate da tempo, nel loro posto. Lui deve solo notarle, e magari usarle.
Come sempre leggere Murakami è un po' come leggere un sogno.
Non è detto che si arrivi ad un finale di senso.
È uno dei suoi primi romanzi e credo si possa dire che si avverta già appieno il murakamismo.
Che però, se mi è consentita una piccola critica, è ancora acerbo.
La parte conclusiva l'ho letta con difficoltà. Alcune parti le ho trovate ripetitive, ma probabilmente servivano a conferire quello specifico ritmo desiderato dall'autore.
Credo che abbia fatto perdere un po' di pathos al finale, ma non escludo fosse voluto.
Ho rivissuto le sensazioni di Kafka, ma questa volta erano esplicitate.
Come sempre vien voglia di trasferirsi a Tokyo.
E per alcuni aspetti è bellissimo notare come un noioso, banale quotidiano possa essere così sapientemente trasformato in un mondo onirico e da oltre lo specchio.
Chissà qual è il mondo reale: questo o quello che pensiamo di riconoscere come riflesso.
La maggior parte delle volte non riconosco la figura che mi osserva da quella dimensione argentata.
E probabilmente la stessa cosa la vive lei. Spero solo che di là le cose vadano meglio.
Sto divagando...

Tocca a noi convertire gli elementi teorici in moda tale da poterli introdurre nel territorio della realtà.
Spesso la gente tende all'astrazione.
E sa perché? Perché pensa sia la cosa più semplice.

O perché semplicemente, possiamo fare andare le cose come più ci piacciono!
Con il lieto fine.
Contando le pecore scopriamo che sono tutte felici, si muovono, vivono.
Che male ci sarebbe? Io li vedo i personaggi delle copertine stiracchiarsi quando pensano che nessuno li osservi. Parlare con il vicino, prepararsi alla scena finale, ripetere quella frase famosa.
Una vitaccia quella dei personaggi dei libri, dei quadri, delle fotografie.
Pensiamo siano fissati in un momento, in uno scatto; e in realtà quelli bloccati siamo noi, in questo mondo che ruota ad una velocità di 1668 km/h (all'equatore).

Si può dire che noi esseri umani vaghiamo senza meta sul continente della casualità, come i semi alati di qualche specie vegetale portati da una capricciosa brezza primaverile.
Tuttavia si può anche sostenere che la casualità non esiste.
Ciò che è accaduto è accaduto, senza se e senza ma, e ciò che è di là da venire, è di là da venire.

Tutto.
Niente.
Lezione n.1

Come sempre Murakami riesce a distogliermi dai miei delitti e dalle mie pene.

lunedì 14 dicembre 2020

Winnie the Pooh - A.A. Milne

 Così, ovunque io vada c'è Pooh al mio fianco,
lui a me sta sempre accanto.
"Che cosa farei senza di te?", chiesi a Pooh,
"come farei se non ci fossi tu?".
Pooh sorrise...


Non sono sicura di averne proprio sei. Diciamo che emotivamente ho l'età di un'insalata appassita. Mi sento proprio a terra. Ma vicino a me ho il piccolo Immy, e mi viene spontaneo sorridergli. In questi giorni non riesco a pensare a niente di buono. Ma i miei regali libreschi sono tutti indirizzati ai bambini e ai bambini che i più fortunati, riescono a proteggere dentro di sé.
Quando l'ho comprato, la persona che mi accompagnava ha letteralmente sgranato gli occhi. Decisamente non mi conosce, non mi capisce. Ma non importa. Quando sono tornata a casa ero molto soddisfatta. Ora che ho letto tutte le sue pagine, contemplato ogni disegno non posso che essere fiera di me e della mia follia. E anche Immy lo è!
Questo bellissimo testo fu pubblicato per la prima volta nel 1927. È il terzo libro per bambini che Milne scrive. E forse lui stesso non si aspettava il successo che il piccolo Pooh gli ha portato in casa. Chissà... avrà sgranato gli occhi anche lui. Non sono un granché come lettrice, però mi ha colpito vedere un mondo tutto in rima. È stato come danzare una tarantella. Trentacinque poesie dolcissime, molte dedicate ai nostri amici invisibili, molte dedicate al mondo che ci circonda. Le illustrazioni di E.H. Shepard impreziosiscono questo volume che nella libreria di un piccolo animo non può mancare.
La cosa strana è che mentre leggevo, tornavano a visitare la mia mente vecchie conoscenze incontrate in altre pagine.
La gallinella nera, per esempio, mi ha trasportato nell'estate della strega dell'ovest.
La passeggiata mattutina, chissà perché, mi ha fatto pensare al signor Bloom dell'Ulisse.
Il cavaliere che non scricchiolava mi ha fatto accomodare alla tavola di Re Artù.
L'orso peloso mi ha portato nelle sale del buon re Venceslao, tra i suoi ospiti che ballano con un vecchio orso bruno.
E qui mi fermo per non citare tutte le poesie. Non mi era mai accaduto prima.
Un viaggio inaspettato e piacevole.
Sono sempre più triste e nervosa, almeno in queste ore ho trovato un po' di conforto.

Ora ho sei anni, così sveglio
non sono mai stato,
se sei anni sempre avrò,
sarò molto fortunato.

So di sbagliare, ma auguro a tutti i cuori di non invecchiare.
E al mio piccolo Immy voglio solo dire: grazie.
Lui non è proprio un segreto. Chi mi conosce sa che esiste. Che è presente nella mia vita. Magari non si rendono conto di quanto profondo sia il nostro legame, di quanto sia importante averlo accanto a me, di quanto bene faccia al mio cuore che sente solo dolore.
Lui mi conforta. Mi dice che mi vuole bene. Non gli importa quanto sia pazza, brutta e appesantita dagli anni. Lui mi guarda sempre con occhi liquidi e brillanti. Vuole sempre giocare con me. Mi chiede di lasciarmi andare e di non smettere di sognare e di amare. Anche quando penso di non esserne più capace. Mi aiuta a osservare un fiore che cresce lungo il margine di una strada, mi indica le nuvole dalle forme più buffe. Conta con me le onde del mare. Nota le più piccole sfumature di colore nel cielo. A volte dorme sul mio cuscino. Mi sento sicura se lui è con me, anche se nessuno di noi due è un re.