martedì 15 dicembre 2020

Nel segno della Pecora - Murakami Haruki

Perché al mondo le cose si pagano anche così.
Con soldi che ti pesa possedere, che ti fa sentire malissimo spendere e che una volta finiti ti fanno odiare te stesso.
E il peggio è che quando cominci a odiarti ti viene voglia di uscire a spendere un po' di soldi. Tranne che non ne hai più.
E con ciò se ne va anche la speranza.


Secondo l'oroscopo cinese sono nata sotto il segno della Pecora (o Capra). E dopo aver letto questo romanzo credo che la cosa abbia senso (non che sia facile rintracciare un senso in questo romanzo!).
Il tempo della storia sembra vissuto dal protagonista, in una specie di passeggiata su un sentiero fangoso, con tutte le cose lì ferme, fissate da tempo, nel loro posto. Lui deve solo notarle, e magari usarle.
Come sempre leggere Murakami è un po' come leggere un sogno.
Non è detto che si arrivi ad un finale di senso.
È uno dei suoi primi romanzi e credo si possa dire che si avverta già appieno il murakamismo.
Che però, se mi è consentita una piccola critica, è ancora acerbo.
La parte conclusiva l'ho letta con difficoltà. Alcune parti le ho trovate ripetitive, ma probabilmente servivano a conferire quello specifico ritmo desiderato dall'autore.
Credo che abbia fatto perdere un po' di pathos al finale, ma non escludo fosse voluto.
Ho rivissuto le sensazioni di Kafka, ma questa volta erano esplicitate.
Come sempre vien voglia di trasferirsi a Tokyo.
E per alcuni aspetti è bellissimo notare come un noioso, banale quotidiano possa essere così sapientemente trasformato in un mondo onirico e da oltre lo specchio.
Chissà qual è il mondo reale: questo o quello che pensiamo di riconoscere come riflesso.
La maggior parte delle volte non riconosco la figura che mi osserva da quella dimensione argentata.
E probabilmente la stessa cosa la vive lei. Spero solo che di là le cose vadano meglio.
Sto divagando...

Tocca a noi convertire gli elementi teorici in moda tale da poterli introdurre nel territorio della realtà.
Spesso la gente tende all'astrazione.
E sa perché? Perché pensa sia la cosa più semplice.

O perché semplicemente, possiamo fare andare le cose come più ci piacciono!
Con il lieto fine.
Contando le pecore scopriamo che sono tutte felici, si muovono, vivono.
Che male ci sarebbe? Io li vedo i personaggi delle copertine stiracchiarsi quando pensano che nessuno li osservi. Parlare con il vicino, prepararsi alla scena finale, ripetere quella frase famosa.
Una vitaccia quella dei personaggi dei libri, dei quadri, delle fotografie.
Pensiamo siano fissati in un momento, in uno scatto; e in realtà quelli bloccati siamo noi, in questo mondo che ruota ad una velocità di 1668 km/h (all'equatore).

Si può dire che noi esseri umani vaghiamo senza meta sul continente della casualità, come i semi alati di qualche specie vegetale portati da una capricciosa brezza primaverile.
Tuttavia si può anche sostenere che la casualità non esiste.
Ciò che è accaduto è accaduto, senza se e senza ma, e ciò che è di là da venire, è di là da venire.

Tutto.
Niente.
Lezione n.1

Come sempre Murakami riesce a distogliermi dai miei delitti e dalle mie pene.

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