martedì 8 dicembre 2020

Origami

Il tempo è una bolla di sapone, un attimo di respiro,
il delirio dell'aquila colpita in volo.
Ho colto squarci di luce fra coltri di nubi,
come origami tra le mani di un bambino,
nel segreto accorto di rami imbruniti fra nugoli di foglie.
(Thea Matera)

E anche la festa dell'Immacolata è passata.
La maggior parte degli italiani oggi avrà realizzato l'albero di Natale.
Il mio è nella sua posizione già dal 26 Novembre. Oggi mi sono imbacuccata tipo Befana e ho sistemato le luci sul balcone. Non escludo di finire sul profilo IG: LuciDiMer**. Ho decisamente lo spirito del Grinch, e anche la faccia e il corpo e il colorito. Però devo riconoscere che la casa è bellissima. E gli occhi luminosi del mio Piccolo Principe lo testimoniano.
Credo che sia il dono che la vita mi ha voluto fare. Per la serie: "dai, va tutto male, però tieni, prenditi cura di questo angelo prezioso!". Non posso che esserne grata.
A proposito di bambini, mi è venuto in mente un altro regalino che può piacere e allontanare dai benedetti giochini elettronici: gli origami.
In commercio esistono fogli preformati, per i più piccini.
Si realizzano velocemente simpatici animaletti coi quali inventare storie come se ci si trovasse in un teatrino.
Quando ero bambina, andai a trascorrere le vacanze in Alaska con il mio papà. Uno dei regali più importanti della mia vita risale proprio a quel periodo: un libro con le indicazioni per realizzare dei bellissimi origami. Ricordo di aver intrattenuto per anni i miei cuginetti durante i compleanni, realizzando cappellini e burattini di carta.
Un mondo bellissimo, che si può realizzare con poco. Tutto nasce da un quadrato, il resto viene da sé.


L'origine della parola origami è giapponese: oru piegare e kami carta.
Ci starebbe bene un c'era una volta, perché per parlare di origami bisognerebbe parlare dell'invenzione della carta, del suo processo di fabbricazione, della sua diffusione.
Ma ammetto che sarebbe troppo difficile per me affrontare questo tema.
Quello che mi piace ricordare invece è che nella Terra del Sol Levante, le parole carta e dei si pronunciano allo stesso modo: kami. E il kami allude a qualcosa di superiore. Quindi regalare un origami di carta era un dono prezioso e pregiato. In sé si ritrovano il valore del divino, del superiore, dell'elevato e il simbolo della trasformazione, della mutazione. Temi molto cari alla sensibilità delle culture orientali.
In quest'ottica si inseriscono i gohei, strisce di carta piegate in modo particolare la cui funzione è unire idealmente gli uomini alle divinità.

Un'altra tradizione che mi piace ricordare in questo clima di carta e origami, è l'usanza nipponica di regalare un origami a forma di Gru, come auspicio di salute e felicità.
O secondo l'usanza, si possono realizzare 1000 gru di carta (origami) quando si vuole esprimere un desiderio speciale. (Appunto mentale: prendere seriamente in considerazione questa usanza, visto che miracoli e San Nicola non sono pervenuti.)

Infine, l'origami a forma di gru è considerato un simbolo di pace; la storia muove i primi passi negli ultimi anni della Seconda Guerra Mondiale.
Dopo l'attacco atomico molti furono quelli che si ammalarono in seguito alle radiazioni. Tra questi una bimba di due anni Sadako Sasaki. Mentre era in ospedale, la sua amica Chizuko le consigliò di fare degli origami della gru, perché se fosse arrivata a mille avrebbe potuto esprimere un desiderio.
Purtroppo la bimba morì, prima di arrivare alla sua millesima gru. Ma i suoi amici continuarono la “missione” che sarebbe diventata nota in tutto il mondo e che avrebbe lasciato una grande influenza culturale, come simbolo della lotta contro tutte le guerre. Le numerose gru di carta vennero sepolte con lei. Nel 1958 fu posata una statua che raffigura la piccola Sadako con una piccola gru in mano.





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