mercoledì 25 dicembre 2019

Buon Natale

"Sentiva tutto il corpo irraggiato di calore,
come se fosse un giorno d'estate!"

Quanta frenesia!
Sembra quasi che negli altri giorni dell'anno non si mangi.
A ben vedere è una tradizione che ritroviamo in tempi e luoghi diversi: il convivio.
Ci si riunisce intorno ad una tavola riccamente imbandita non solo per mangiare. Ma per rinnovarsi, in modo tacito e quasi convenuto segretamente, il proprio affetto.
Immagino sia questo il senso delle feste natalizie.

Quello che vedi è il racconto del Buon Re Venceslao. Venceslao è un santo della tradizione boema, noto per la sua gentilezza e generosità. Molto probabilmente il racconto è derivato da un canto natalizio che si suona nel giorno di Santo Stefano, "Good King Wenceslas", il cui testo fu scritto dal reverendo britannico J. M. Neale. Queste informazioni le ho attinte da Wikipedia. Personalmente è una storia che conosco dal 1984, e sempre per merito di San Nicola che mi portò in regalo i Racconta Storie.

E a proposito di Natali passati...
Ieri notte leggevo i messaggi su Twitter e riflettevo.
La mia famiglia è piccola, ridotta all'osso. Non facciamo più quelle tavolate infinite di quando ero bambina. E la cosa non mi dispiace.
Tutt'altro! Mentre leggevo, aumentava il mio sentirmi fortunata, benché fossi seduta sul divano, sola a scorrere la tl nella notte di Natale.
Negli occhi dei miei avverto una crescente preoccupazione. Hanno paura che rimanga sola. Ma se la vita avesse deciso questo per me, che senso ha crucciarsene?
Mio fratello ha sempre qualche buon motivo per essere scontento. Non lo biasimo. Non è una persona irragionevole. Ha le sue valide motivazioni.
Ma io continuavo a sentirmi fortunata.

E allora ho pensato:
tra una portata e l'altra, una domanda indiscreta e l'altra, un "a te e famiglia" e l'altro, mi auguro si riesca a ritagliare un momento per apprezzare la presenza di ogni familiare.
Non siamo immortali. Le sedie vuote aumentano. Nel migliore delle ipotesi vengono occupate da visi nuovi. Ma non sempre accade.

Quest'anno sono giunta ad una conclusione un po' esasperata me ne rendo conto.
Ma i numeri me l'hanno suggerita.
Io ho due famiglie.
Quella reale, del sangue.
E quella virtuale, di tutte quelle persone che ho conosciuto tramite il computer.
I messaggi più belli li ho ricevuti da quel mondo che tecnicamente non esiste.
Perché molto fragile. Basta un niente: cancelli l'account e perdi per sempre persone che in un certo senso hai amato.
Io sono di quelli che sparisce. Non ritengo possibile che qualcuno si affezioni ad una persona come me.
Però Persona mi ha ritrovato. Ci sono alcuni che mi aprono il proprio cuore (già, a me!).
Mi sento onorata di tutto ciò e mi impegno ad essere migliore per esserne all'altezza.

Vorrei che tutte queste persone fossero serene.
Vorrei che il miracolo del Natale, albergasse ogni giorno nei nostri cuori.
Vorrei che imparassimo ad apprezzare i doni della vita.
Ad aiutare gli altri.
Vorrei che imparassimo ad amare.

Nella moltitudine dei miei difetti, delle mie giornate storte, del mio umore odioso, cerco di amare la vita e il mondo.
Mi disprezzo e mi odio, non posso farne a meno. Ma è un sentimento che riservo solo per me stessa.
Ma quest'anno non è lo Spirito del mio Futuro che mi ha spaventato. Bensì quello di Piccolo Principe.
Piccolo Principe è un bambino speciale. Non l'ho mai confidato a nessuno. Ho paura del mondo e che il mondo non lo aiuti. Ma devo confidare nella speranza, lo faccio per sopravvivenza.
Per quello che potrò ti sarò sempre accanto, mio dolce cucciolo.
Ma sono sicura che riuscirai a camminare da solo.

Caro Lector,
ti auguro giorni sereni e pieni d'amore.

Che Dio benedica i nostri passi.
Buon Natale.

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