martedì 10 marzo 2020

I Giorno di Quarantena: Arrossire

“Ma lo sguardo no, quello non si può confondere,
né da vicino né da lontano!
Oh, lo sguardo, sì che è significativo!
Come il barometro.
S’indovina tutto: chi ha un gran deserto nell’anima,
chi senza una ragione è capace di ficcarti uno stivale fra le costole
e chi invece ha paura di tutto."

Dopo questi giorni di rabbia che non ho represso, sono qui un po' più calma.
Nessun libro.
La citazione è di Bulgakov. Oggi è l'anniversario della sua morte. Un autore che mi è piaciuto moltissimo. Ho adorato Il Maestro e Margherita. Non escludo di leggere ancora qualcosa di questo autore.
Mi sono collegata un momento per raccogliere le sensazioni di questa lunghissima prima giornata di "protezioni" (perché è di questo che si parla), dal Corona Virus. Mi vergogno a dirlo ma dopo aver trascorso dieci giorni in casa, sono dovuta uscire. Avevo delle scadenze da rispettare e delle relazioni da consegnare. Ma mi sono sentita una delinquente, un'irresponsabile. Dovevo anche fare un po' di spesa. Ormai mi mancava tutto! Dal detersivo per lavare i piatti alla pasta. Mi erano rimaste solo le unghie da mangiare!
Sai la novità? I miei concittadini si sono comportati benissimo. Non me lo aspettavo.
Tutti ci siamo impegnati nel rispettare le distanze di un metro l'uno dall'altra. 
E nei pressi delle casse erano segnate le "linee gialle" che segnalavano la distanza da rispettare durante la fila.
Infine hanno regolato gli ingressi.

Guardavo il ragazzo che solitamente ci attende all'uscita del supermercato.
Indossava una mascherina. E questo mi ha un po' rinfrancato.
Stanotte pensavo ai senzatetto, ai clandestini, agli stranieri, ai malati, agli anziani, alle persone sole.
Chi li rinfranca?
Chi dice loro di stare tranquilli? Che passerà?
Che "la notte è sempre più buia prima dell'alba"?

In questi giorni mi sto rendendo conto di quanto sia importante una telefonata, un "come stai?" improvviso.
Mi è sembrata la cosa più scontata del mondo, telefonare alle persone che sono lontane in questo momento. Ne sono stati tutti felici!
La parte più bella di tutti questi messaggi e telefonate è stata dirsi: "Quando tutto sarà finito, dobbiamo vederci!". 
Erano sinceri mentre lo dicevano e io ho ricambiato con le lacrime agli occhi, ma non l'ho fatto trapelare.

Ultimamente non lo so cosa sia giusto: mostrarsi per quello che si è o fingersi un pagliaccio incrollabile?
Fatto sta che in apparenza sono tranquilla, scrivo battute cretine su Twitter, faccio la ramanzina ai miei genitori sull'importanza di restare in casa, dico agli altri per messaggio "bisogna resistere e mantenere la calma".
Ma dentro di me vorrei urlare.
Ho una paura matta di prendere il virus e trasmetterlo ai miei genitori.
Ho paura di non avere un futuro, che dopo questa emergenza tutti i progetti che avevo pianificato, crollino come tante casette fatte con le carte da gioco.

Ieri Persona mi ha scritto e ovviamente il mio cuore ha iniziato a pulsare così velocemente che quando si è placato, mi faceva male il petto.
Era un messaggio stupidissimo, ma veramente. Perché parto così?

Questo virus mi ha svelato a chi va il mio pensiero in momenti di pericolo.
Vorrei saperlo al sicuro. Non è uno sprovveduto, ma vorrei che non gli accadesse niente di male.
Vorrei che fossimo tutti al sicuro.
Ma vorrei anche che imparassimo qualcosa da questa brutta storia.
Ma non accadrà.

Arrossisco quando mi vieni in mente.

Buffo; proprio ora mi manca ricevere un abbraccio.
Vorrei solo essere confortata.
Vorrei che una certa persona mi dicesse: "Non ci pensare, lascia stare. Le cose importanti sono altre!".

p.s. Sai che faccio? Mi rifugio nel dm. Lì mi sento al sicuro, anche se nessuno scrive e dice niente.
Mi sembra che ci sia profumo di buono.

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