sabato 21 marzo 2020

Dodicesimo Giorno - L'altra verità - Alda Merini

"In effetti, quando mi sveglio al mattino,
e guardo fuori dalla finestra, e mi sento sola,
so che nessuno per quel giorno verrà a trovarmi;
che, se vorrò, sarò io che dovrò andare a "rompere le balle" agli altri.
E questo mi fa male perché io non voglio infastidire nessuno.
Ma a volte la solitudine è una cosa atroce, il silenzio è una cosa insopportabile."

Ore 13.05 pensieri
Per molti oggi è il primo giorno di Primavera. Per amor di cronaca va detto che la stagione primaverile è iniziata ieri. Questo dipende dal fatto che la Terra impiega 365 giorni e 6 ore per compiere un giro completo intorno al sole, quindi gli equinozi (e i solstizi) non cadono sempre nello stesso giorno. La vera notizia tuttavia, rimane che finalmente Luce ha pareggiato i conti con Buio.
Ora inizia la sua lenta ascesa. Noi gente delle tenebre un po' tremiamo. Ma tutti, proprio tutti, nel fondo del cuore sentono come un formicolio silenzioso e lontano, che inizia a propagarsi e a conquistare ogni atomo dell'essere. Il risveglio è della Natura, del corpo e anche dell'anima.
In un giorno come questo, in cui l'UNESCO ha fissato la Giornata Mondiale della Poesia, non poteva che nascere una delle più grandi poetesse italiane: Alda Merini. Una donna molto tormentata. La sensibilità può portare alla pazzia. Ma non è forse vero il contrario? Non sono forse gli altri i pazzi? Quelli che non vedono e non sentono il dolore del mondo? Quelli che trovano pace e serenità in ogni giorno della propria vita? Non so rispondere. Se la gente ascoltasse i miei pensieri, immagino direbbe che sono pazza anch'io. E a onor del vero, sono già considerata tra i folli della compagnia. Ma non mi dispiace.
Nella mia normalità esteriore e nel mio stile sobrio di condotta di vita, affogo tutte quelle voci che affollano la mia mente. Forse è anche per questo che ho scelto il romanzo e non la poesia, per ricordare la poetessa Merini.
Il sottotitolo è: "Diario di una diversa".
Dieci anni in un manicomio come si raccontano? Con verità, voracità e forse in modo, mi si conceda il termine, delirante. Parlare a se stessi è un po' estasi e un po' alienazione. Un libro che si può leggere in questi giorni in cui, diciamoci la verità, stiamo esagerando con la storia che "diventiamo matti se non possiamo uscire".

"Dio!, come baciai quell'erba la prima volta che la vidi!
Credo che la mangiai di baci.
Credo che me ne riempissi lo stomaco.
Avevo fame di cose vere, naturali, primordiali;
avevo fame di amore.
L'avrebbero mai capito gli altri?"

Ho scelto la prosa, ma con una scrittrice come lei, tutto si trasforma in poesia. E immagino il momento in cui potremo riavere la nostra libertà, amare e apprezzare ogni singolo filo d'erba.
Ogni onda del mare, ogni alito di vento, ogni raggio di sole.
Le catene me le sono imposte in modo autonomo, anni fa. Rifiutando ogni contatto che non fosse quello della famiglia.
Eppure anche a me manca qualcosa.
Cose di cui sento la mancanza in questa quarantena: la libertà di muovermi come voglio, entrare in libreria e annusare libri, l'abbraccio dei nipotini, il caffè seduta ad un bar. 
Gesti semplici, di una vita semplice: la mia.

"Si parla spesso di solitudine, fuori, perché si conosce un nostro tipo di solitudine."

La solitudine peggiore che si possa provare è quella della mente. Quando non puoi condividere i tuoi pensieri con altri, non ti puoi confrontare, non puoi liberarti dalle ombre.
Forse così ci si ammala. Lentamente ti senti diversa, pensi che gli altri ti possano etichettare, distanziare, giudicare. E allora preferisci rinchiuderti in quello che è un fortino di difesa, ma poi diventa prigione e infine clinica di igiene mentale.

"Io, quando scrivo, è come se dormissi
ed entrassi nel profondo della mia anima.
Mi fa paura il risveglio,
il contatto matematico, aggressivo con la realtà
dalla quale vorrei finalmente slegarmi."

In un modo o nell'altro cerchiamo tutti di sopravvivere. A volte si è fortunati, e stare con se stessi non è male. Ma tante altre volte, quando ci si trova ad avere a che fare con un se stesso come me, e non si può scappare da nessuna parte, allora è vero che l'unico rifugio diventa la scrittura. 
Scrivendo le voci sono costrette a parlare una per volta, il flusso di parole finalmente si incanala e per un breve momento anche i battiti del cuore si armonizzano e sincronizzano con il "tic tic tac" della tastiera.
Sembra quasi di sentire il respiro del mondo in quel silenzio che si crea nel sottofondo dei pensieri, finalmente calmi, in attesa uno per volta di esprimere se stessi. Finalmente disciplinati a non parlare tutti in una volta.
La scrittura è la forma di compensazione da tutti i mali, per i silenziosi, gli opachi, gli introspettivi.
E ci aggiungo per gli incapaci come me.

ore 19.42
Finalmente quella brutta sensazione che avevo addosso è passata.
Ho ripassato il colore blu sul disegno-tatuaggio, ma sento che questa volta sarà inutile.
Al contrario provo un profondo disagio navigando per social.
Ma sono diventata così asociale? Non mi capisco.

ore 23.00
L'ho sentito.
Ma sono ugualmente preoccupata.
Ora stiamo aspettando la diretta del Presidente Conte: ansia alle stelle.
Amica è anche molto triste.
Che brutto periodo.

ore 23.45
Misure sempre più stringenti. Chiudono le produzioni.


E fu sera e fu mattina...XII giorno

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