sabato 28 marzo 2020

Diciannovesimo giorno

“Le vecchie abitudini, anche se cattive,
turbano meno delle cose nuove e inconsuete.
Tuttavia, talvolta è necessario cambiare,
passando gradualmente alle cose inconsuete.”
(Ippocrate)

Stamattina sono scappata. Letteralmente. Non c'era nessuno in giro. Città deserta. Io e la mia mascherina ci sentivamo come in un incubo apocalittico.
Sono andata in edicola e ho consegnato, forse per l'ultima volta, un lavoro.
Sono passata per un secondo dal mio mare. Dio, quanto era bello! Solo la sua vista mi ha ricordato che sono ancora viva. Esisto. Sono qualcosa di altro di un involucro vuoto.
La sensazione è rimasta con me per poche ore.

Poi...
Soliti problemi, soliti pensieri
Iniziano le rivolte dei disperati, o forse di delinquenti, o forse di entrambi.
L'Europa nelle veci della signora Ursula Von Der Leyen, presidente della Commissione Europea, ci pugnala NUOVAMENTE alle spalle.
Sono un'europeista convinta.
Ma da meridionale so esattamente come i Paesi del Nord guardano quelli del Sud.
Ritengo la cosa inaccettabile. Il resto dell'Europa dovrebbe essere grato all'Italia per le azioni di contenimento nel caso specifico del Covid-19, e in generale per tutto quello che l'Italia è e rappresenta. Poteva toccare ad un Paese qualunque. Spagna e Francia non se la passano meglio. E presto toccherà agli altri. Non pensiate di essere immuni: stolti.
L'Europa continua a girarsi dall'altra parte? Sciacallo! Non sai che il Tempo è galantuomo. 
E verrà il momento in cui dovrai pagare il conto, non a noi, ma alla Storia e all'umanità.

Sono giorni in cui è impossibile rimanere sereni. Probabilmente i malinconici come me sono quelli con l'umore più stabile. Siamo in casa e siamo più soli che mai. La musica mi sta salvando. Non riesco a proseguire con la lettura. Sono ancora a Pietroburgo; questa volta primi decenni del Novecento. Sto seguendo la storia di un medico poeta, tale Jùrij Andrèevič Živàgo. Mi piace. Ma sono sopraffatta da altri pensieri.
Ho scoperto di essere una Romantica.
Sì, con la lettera maiuscola.
Sono, cioè, una donna del Romanticismo, di quella corrente culturale che in Italia si sviluppò nell'Ottocento. Sono una donna dello "sturm and drang".
Di quelle che ricercavano e ancora oggi ricercano, l'anima in ogni cosa, nella natura, nella storia. Eternamente malinconiche, ma non apatiche.
La nostra malinconia è caratterizzata dall'inseguire un sogno irraggiungibile, sempre. Fa parte della dotazione base del romantico. Perché siamo così? Perché è giusto inseguire il sogno, anche se conosciamo fin dall'inizio il fallimento dell'impresa.
Siamo accomunati dalla sensazione di essere sempre nel posto sbagliato e nel momento sbagliato. 
Riconoscibili dallo sguardo sempre sfuggente o perso in chissà quale considerazione.
Siamo quelli che pensano di non essere mai all'altezza, sempre fuori luogo.
Quelli che in una società come questa fatta di egoismi e protagonismi, del non prendere mai posizione e non andare mai in profondità, si ritrovano ad affondare in silenzio pur di capire quale sia il fondo di una verità, di una persona, di una lettura, di un profumo.

Siamo quelli che sanno che tutto passerà e saremo diversi solo perché avremo più cicatrici da nascondere. Ma nel frattempo, dobbiamo combattere e provare rabbia, e sognare a occhi aperti e stanchi.

I miei occhi sono così: aperti e stanchi.
In tutto questo manicomio, ho cercato l'unico conforto nell'amore. Quanto l'ho rincorso!
Ma gli occhi sono aperti...
Se non c'è un avvicinamento spontaneo perché alimentare questa illusione? 
Illusione di avere un rapporto costante, mica altro. 
Come si fa con un buon amico. 
Ma gli occhi sono stanchi...
Non posso rinnegare la mia essenza.
L'ho detto, sono Romantica.
Mai realizzerò questo mio sogno, ma mi struggo proprio in questo desiderio.
E non mi importa se rischio di lasciarmi coinvolgere da psicopatologie; se è destino, allora questo dolore sfocerà in un già presente desiderio di morte.
Morire per amore sarebbe una ragione ben più nobile del mio attuale convincimento che stare al mondo senza uno scopo è indegno, umiliante e superfluo.


E fu sera e fu mattina...XIX giorno.




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