martedì 31 marzo 2020

Ventiduesimo giorno - John Donne

"Nessun uomo è un'isola, intero in se stesso,
Ogni uomo è un pezzo del continente.
una parte della Terra.
Se una zolla viene portata via dall'onda del mare,
la Terra ne è diminuita,
come se un promontorio le mancasse,
o una dimora amica o la tua stessa casa;
ogni morte d'uomo mi diminuisce,
perché io faccio parte dell’umanità.
E così non mandare mai a chiedere per chi
suona la campana; essa suona per te."


In questo giorno, in cui abbiamo ricordato le vittime del Covid-19 con un minuto di silenzio, penso che i versi del poeta inglese John Donne, di cui ricorre l'anniversario della scomparsa, siano perfetti per descrivere i sentimenti che accomunano ogni persona su questo pianeta.
Come tutti i grandi poeti, anche Donne si trovò a vivere una fase di transizione. Una lacerazione concettuale ed epocale.
Se da un lato si andava spegnendo la ricchezza dell'epoca elisabettiana, dall'altro la rivoluzione scientifica spingeva per avere il suo posto nella storia. Pensiero medievale dei Santi Padri o la verità dei fatti raccontati da Copernico, Galileo, Keplero e Paracelso? Proseguire sulla strada nota, o rompere gli schemi alla ricerca di una nuova verità?
La nuova filosofia che calls all in doubt sembra prevalere. 
E i versi di Donne diventano collante tra l'elemento fantastico, ricordo del cuore, e il pensiero logico strumento del cervello.
Dall'unione di mente e cuore nasce la poesia cosiddetta metafisica.
Mi piacciono i suoi versi sull'amore. Anche quando sono densi di ironia. Ho bisogno di esternare il mio sentire. E questi versi sono un modo sublime per farlo. Lo capisco perfino io. 

"Mi chiedo in verità che cosa mai abbiamo fatto prima di amare?"

Non lo so. Oggi, leggendo Pennac (domani ne parlerò) mi sono imbattuta in una frase di Fellini: "Ho l'impressione di non essere molto cambiato da quando avevo diciassette anni."
E io che me ne facevo un cruccio! Grazie Fellini, grazie Pennac. Non so cosa abbia fatto prima di amare, ma penso che non sia importante. La prima azione è l'amore. La creazione stessa è un atto d'amore. 

E penso.
Penso a quello che è successo oggi nel mio Paese: quattro persone si sono tolte la vita.
La loro sensibilità è stata sopraffatta da tutto il dolore che ci sta circondando.
Vedo anch'io un'ombra nera che si addensa sul nostro futuro.
E il nostro presente non è meno buio.
Oggi si muore soli; e i vivi non possono avere la consolazione dell'ultimo saluto.
Morire soli.
Piangere soli.
Non sono una psicologa, ma ho perso delle persone che amavo.
Il momento del saluto è doloroso, ma mai quanto lo scoramento che si prova dopo, quando tutto tace.
Eppure vedere quella persona tanto amata come addormentata, aiuta.
Invece così è come se qualcuno all'improvviso avesse spento la luce.

Tutto questo; immaginare il dolore altrui non è facile da sopportare. Anche se magari te l'hanno insegnato a scuola come ci si comporta.
Sul campo è un'altra realtà.
Sento una pena particolare per quelle persone che si sono tolte la vita.
È come ascoltare un vecchio disco raschiato in alcuni punti; la canzone è bellissima, ma lì il suono cede, si affievolisce. Ha suonato troppe volte per qualcuno che magari non ha ascoltato tutte le parole.
"Bring back that lovin' feelin, oh, that lovin' feelin'"

L'amore, solo lui può salvarci. Dobbiamo far sentire il nostro amore agli altri.
La tenerezza che ci suscitano.
Naturalmente predico bene e razzolo male.
Per me è tardi. 
Donne scrisse:
"L'amore non conosce stagione, non clima né ore, giorni, mesi, che sono i brandelli del tempo."

Vorrei che avesse ragione. Ma per quanto riguarda me non sbaglio. Io sono già morta.
Ma il mondo può ancora farcela.

E fu sera e fu mattina...XII giorno.

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