mercoledì 4 marzo 2020

Il Giardino dei Finzi-Contini - Giorgio Bassani

"Da molti anni desideravo scrivere dei Finzi-Contini
di Micòl e di Alberto..."

Una cosa è certa: dopo ogni grande crisi il Mondo si risveglia diverso, mutato, cambiato.
E quello che stiamo vivendo è un periodo di trasformazione.
Il Covid-19 ci imporrà una metamorfosi.
Non so bene in quali termini avverrà; ma cambieremo.
Forse torneremo a vivere nei nostri confini. Non lo so. So che questa situazione mi turba. Mi sento più fragile, più precaria del solito. È come se quelle poche certezze che mi ero creata si stessero sgretolando. E questo, ovviamente, mi terrorizza. E non posso confidarlo a nessuno. Chi mi capirebbe?
Nonna usava dire: "Il sazio non crede a chi è digiuno!".
Penso ci sia una saggezza infinita in questa espressione.
Però c'è anche una cosa bella che mi è successa; ed è solo per essa che non sono ancora crollata.
Mi ha scritto Persona.
Già...mi ha scritto Persona. Proprio Lui.
Non puoi immaginare la mia sorpresa, mista a felicità e incredulità. Giuro: pensavo avesse sbagliato. Ma non ho osato chiederglielo. Se avesse sbagliato lo avrebbe detto lui stesso, conoscendolo. La cosa assurda? Avevo scritto anch'io un messaggio...per poi cancellarlo senza inviare, ovviamente. Sono ancora sulle nuvole per questo. Non me lo spiego. È come aprire una finestra ed essere inondati da una giornata di sole. Quel sole del Sud che abbaglia, riscalda e ti annebbia la vista se non schermi gli occhi. Stupendo. Ma allora perché questo libro proprio oggi?
Perché oggi nel 1916 nasceva Giorgio Bassani.
Il Millenovecentosedici era l'anno di nascita di Nonna. Vedi? C'è sempre un legame. A volte non si vede. A volte è sottile. A volte è strampalato, come in questo caso. Ma i legami, gli schemi, i modelli sono le cose che cerco sempre, in ogni dove. Forse non me ne rendo conto, fino in fondo. Ma sono una persona diversa da quella che credono gli altri. E Amica ha ragione: "Basta maschere, sii te stessa.". Piaccio o non piaccio, meglio essere sinceri.
E così, eccomi qui.

La biografia di Giorgio Bassani parla, dice meglio di quanto possa fare io quello che è stato questo grande scrittore del Novecento.
Uomo di lettere ha saputo riversare in Italia autori che altri rifiutarono.
Ad esempio fece pubblicare il Gattopardo di Tomasi di Lampedusa.
Frequentò il Liceo Classico, fu un appassionato di tennis. La sua religione fu l'ebraismo.
Nel romanzo, sparsi come fiori di campo, si ritrovano tutti questi segni di una vita semplice, di un italiano qualsiasi diventato un nemico per la follia di alcuni uomini. 

Il romanzo si apre con un prologo. Siamo nel 1957 presso la necropoli etrusca di Cerveteri, vicino Roma.
Chi ci racconta la storia, l'io-narrante, è in gita con degli amici. 
Una gita domenicale, come tante altre. Ma questa volta il suo pensiero vola spinto dalle tombe etrusche, al cimitero ebraico di Ferrara in via Montebello e alla tomba monumentale dei Finzi-Contini.
Una famiglia che lui ha conosciuto bene, tanti anni or sono. Era amico di Alberto, era innamorato di Micòl. Non è sopravvissuto nessuno della famiglia Finzi-Contini. Il regime fascista, la follia nazista non li ha risparmiati; morirono nei lager tedeschi nel 1943.

“Anche le cose muoiono. E dunque, se anche loro devono morire, tant’è, meglio lasciarle andare. C’è molto più stile, oltre tutto.”

Questo è uno di quei romanzi che ho letto lentamente, assaporando ogni parola.
Sapevo che la tragedia sarebbe piombata sui protagonisti e quando ancora erano felici e spensierati ho cercato di far durare il più a lungo possibile la loro vita.

“Più del presente contava il passato, più del possesso il ricordarsene. Di fronte alla memoria, ogni possesso non può apparire che delusivo, banale, insufficiente.”

Non è facile voler bene ai protagonisti di questo libro; non è facile affezionarsi a qualcuno che sai già perderai. Che sai già non avrà una speranza. La mente prova a schermare il cuore. 
Ho nutrito nei loro confronti un sentimento di pietà, di solidarietà.
Avrei voluto aiutarli, avvisarli. 
Ma assistevo inerme alla loro fine funesta.
Perché se è vero che la storia è di un Io che non conosciamo, immaginario, lo sfondo storico è reale, tangibile e terrificante in tutta la sua esecrazione.

Ecco perché conservo nitidamente le descrizioni dell'immenso e miracoloso giardino.
Non ne sarà esistito uno uguale in tutto il mondo.
Lo stesso Eden si sarà intimorito sbirciando tra i rami dei suoi alberi.
A volte penso che siano ancora lì, tutt'e tre; che giocano a nascondersi, passeggiano tra i sentieri, giocano a tennis, si raccontano sogni e speranze.

Il Mondo sta cambiando.
Speriamo il cambiamento ci renda migliori.

“Con la paura e con l’odio non si ragiona.”

Scaccio la paura e coltivo amore.

p.s. Nel Gattopardo abbracciavo l'idea che "nulla cambi".
In questi giorni invece, non ne sono più tanto convinta.
Anche il mio modo di scrivere è cambiato. Ma magari è solo un'impressione.
Una piega nel normale tessuto della mia vita. Una piega che eliminerò con un semplice gesto della mano.

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