lunedì 30 marzo 2020

Ventunesimo giorno - da van Gogh a Goya

"afflitto ma sempre lieto."

Lo scorso Dicembre, a Milano, visitai al MUDEC una mostra che si intitolava: IMPRESSIONI D’ORIENTE Arte e collezionismo tra Europa e Giappone.
Una mostra molto particolare, merito ovviamente dell'allestimento e della struttura e per una come me, sempre molto incuriosita da tutto ciò che è diverso e lontano da se stessa, fu un'esperienza nuova e atipica.
Quanto mi sembra lontano quel periodo. Ne sento profondamente la mancanza. Viaggiare, vistare mostre, imparare, scoprirsi migliorarti. Invece oggi... d'accordo non lasciamoci prendere dalla malinconia, anche se da ieri è chiaro che questa appartiene alla mia essenza. Sto tergiversando... Ma quanto chiacchiero.
La mostra me la ricordo bene; ricordo che mi colpì scoprire che anche van Gogh fu conquistato dal Giapponismo. Aveva una sua personale collezione di stampe giapponesi con le quali abbellì il suo atelier: "Non si potrebbe studiare l'arte giapponese, mi sembra, senza diventare molto più sereni e più felici...".
E perché ne parlo oggi che siamo arrivati al ventunesimo giorno di quarantena? Perché oggi nel 1853 nasceva Vincent William van Gogh e nel 1746, un altro pittore famosissimo, Francisco Goya.

La biografia di van Gogh mi ha impressionato tanto. Quello che so, è quello che sanno tutti.
Però leggendo alcuni stralci delle lettere che scambiava con l'amato fratello, non posso fare a meno di domandarmi se avesse realmente dei problemi mentali. O se, molto più semplicemente, non fosse un affamato d'amore alla ricerca di un nutrimento difficile da reperire.

"Ma il giorno in cui ti innamorerai,
ti accorgerai con stupore dell'esistenza di una forza che ti spinge ad agire,
e sarà la forza del cuore."

È considerato il padre dell'espressionismo, o più generale si dice che faccia parte del postimpressionismo. In questa corrente si inseriscono tutti quegli artisti che si sono discostati da quel movimento, l'Impressionismo, che invece li avevano influenzati in un primo momento.
L'impressionismo era quel movimento che muoveva dall'esterno all'interno; la realtà, la natura parla e si deposita nella coscienza dell'artista.
La corrente successiva, chiamata appunto Espressionismo, descrive un movimento opposto. Parte dall'interno e sfocia all'esterno; dall'anima dell'artista si scioglie nella realtà.

"Uno può avere un focolare ardente nell'anima
e tuttavia nessuno viene mai a sedervisi accanto.
I passanti vedono solo un filo di fumo che si alza dal camino
e continuano per la loro strada."

Non nascono tutti i giorni i van Gogh, questo è chiaro. Ma mi sento così vicina alle sue parole che se potessi lo ringrazierei. Mi fa sentire meno sola.
A volte ci penso a come doveva apparire l'Europa nei secoli passati.
Da una città olandese a Parigi, dal sud della Francia, passando per il Belgio e poi ancora in Italia, in Germania, in Spagna. Come doveva essere affascinante una conversazione con questi artisti.
Certo, eccentrici e un po' capricciosi. Alcuni poveri, alcuni arroganti. Ma tutti con un animo desto e riflessivo.
La tecnologia ci ha inaridito.
Ma l'arte ci aiuterà sempre a tornare alla nostra essenza originale: la bellezza.
La bellezza intesa come qualcosa che ci eleva dal profano all'ultraterreno. Che manda in estasi la nostra anima e ci avvicina a qualcosa di superiore, di oltre, di esterno a noi, che però è proprio dentro di noi!

"La tristezza durerà per sempre."

Perché, stando qui, in un luogo che non ci appartiene, che non è nostro, ma è solo del corpo, ci sentiremo sempre incompleti. Sempre insoddisfatti, sempre tristi.
In noi albergherà sempre il desiderio, la nostalgia, della vera casa.

In questi giorni è stato rubato in Olanda, il Giardino della canonica di Neunen in primavera, opera del 1884 proprio di van Gogh.
Sinceramente non biasimo chi ha effettuato il furto. Magari ora se lo mira e rimira. Un quadro bellissimo. Non ci posso credere che van Gogh abbia iniziato a dipingere oltre i trent'anni e che non lo avessero subito amato e ammirato tutti!

"I pescatori sanno che il mare è pericoloso e la tempesta terribile,
ma non hanno mai trovato questi pericoli,
una ragione sufficiente per restare a riva."

Van Gogh è morto a seguito della ferita che si era procurato lui stesso, sparandosi.
Un'ipotesi che in realtà, non soddisfa tutti gli studiosi. Resta, tuttavia, una tragedia nella tragedia.

Ultimo pensiero lo rivolgo al Goya.
Una storia molto diversa da quella di Vincent. Probabilmente anche lui non stava benissimo, almeno negli ultimi anni. Al museo del Prado, Madrid, è esposto il suo "Saturno che divora i suoi figli".
Quando ci penso mi vengono ancora i brividi.
Pittore che si colloca a cavallo tra il Neoclassicismo e il Romanticismo, sintetizza nel suo dipingere la libertà che un poeta ha del sentire. Egli racconta la storia del suo tempo attraverso le immagini. Ma non vi assiste passivamente. Si interroga, si mette in discussione; rompe gli schemi neoclassici, contrasta la perfezione del suo tempo, rivelando il sentire interiore.
Proprio da questo stato d’animo nascono le opere che prendono il nome di Black Paintings, tra cui troviamo quel Saturno che tanto mi ha terrorizzato.

"Il sonno della Ragione genera mostri."

In questo periodo di sciacalli e sciacalletti questa citazione mi sembra doverosa.

E fu sera e fu mattina...XXI giorno.

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