sabato 14 marzo 2020

Quinto giorno: Il Fantasma di Canterville - Oscar Wilde

"L'unica persona che non stava al gioco 
era la piccola Virginia, che, per qualche inspiegabile motivo,
appariva sempre molto turbata alla vista della macchia di sangue (...)"


V GIORNO DI QUARANTENA
Mi sono detta: in questi giorni ne avremo di cose da leggere!
I lettori sono così: fanno scorte anche in tempi di pace.
Non importa quanti titoli siano già accumulati sul tavolo. Se entra in una libreria o in un posto qualsiasi dove si vendono libri, lui, il lettore, acquisterà, come se si trattasse di una questione vitale. E chi dice il contrario...mente!
Tuttavia, visto il particolare periodo, se uno ha la concentrazione di un criceto addormentato come la sottoscritta (anche se la situazione di chi scrive prescinde da quella mondiale), potrebbe trovare rifugio in un racconto breve e divertente come questo.
Il Fantasma di Canterville con la sua ironia e freschezza arriva come il vento di Maestrale dopo una giornata di afa. Innanzitutto il nostro fantasma Sir Simon, è rinchiuso nel suo castello da circa trecento anni ed è condannato a rimanerci per l'eternità. Quindi può ben insegnarci qualcosa a proposito della reclusione.
Inoltre, poverino, è costretto ad una convivenza forzata con gente che non gli piace, che è distante da lui e che, come se ciò non bastasse, pensa di compatirlo.
Qualcuno si riconosce nella descrizione?

"Quando una fanciulla d'oro strapperà
Una preghiera dalle labbra del peccato,
Quando il mandorlo sterile darà frutto,
E una creatura innocente donerà le sue lacrime,
Allora potrà riposare questa dimora,
E la pace discenderà su Canterville."

Ovviamente nella storia c'è una spolverata d'amore, che colora di tenerezza e purezza questo racconto, e forse lo spirito di chi lo legge.
Come dire: nel dubbio, mettici sempre un po' di cuore.
Perché si sa, per me vale sempre quel: "la Speme, ultima dea, fugge i sepolcri".

Fugge, è vero! Ma è l'ultima a farlo. Prima viene la morte.
E il mondo non finirà nemmeno dopo questa pandemia.
Tra qualche mese, i più fortunati potranno rimboccarsi le maniche e tornare a vivere.
Gli altri non avranno delle maniche da potersi rimboccare.
Però le nostre braccia torneranno ad abbracciare, e non è una cosa da poco.
Spero (a proposito di speranza - sic!), che questa pausa non ci faccia disinnamorare ma semmai, desiderare ancora di più quell'abbraccio. 

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