sabato 31 ottobre 2020

Momento Poetico - JOHN KEATS

Le parole più belle son spesso quelle non dette,
quelle che naufragano nei silenzi.


Oggi, vigilia di Ognissanti il pensiero vola inevitabilmente a tutte quelle persone care, che non ci sono più.
Non parlerò di Halloween.
Ci sono tanti libri che lo fanno meglio di me.
Al contrario, ho deciso di parlare del poeta inglese John Keats, nato oggi nel 1795 e morto alla sola età di venticinque anni.
Fu uno dei principali poeti esponenti del romanticismo inglese. La sua giovane vita fu interamente votata alla poesia. Poesia che si caratterizza per la vita che in essa scorre. La particolarità di Keats sta proprio nel creare musicalità nelle sue poesie, nel dare spessore alle immagini. Gli oggetti li leggiamo, annusiamo, vediamo, sentiamo.

Se la poesia non nasce con la stessa naturalezza delle foglie sugli alberi,
è meglio che non nasca neppure.

Scrive una cosa che sento mia.
Che penso mi renderebbe felice. E più trascorro tempo con altre persone più penso di non essere adatta a vivere con gli altri.
È più di un mese che scrivo e mi sento ridicola e senza anima.
Non sono fatta per il mondo.

Ho idea di come un Uomo potrebbe trascorrere una vita piacevole: un giorno potrebbe leggere una pagina di Poesia pura o di Prosa distillata
e perdersi nella lettura, pensarci, rifletterci, capirla fino in fondo, farne profezie o sogni.

C'è un filo rosso che lega i miei pensieri in questi giorni.
La fantasia, l'immaginazione mi rendono felice e libera.
Ma oggi inizio a credere che sia sbagliato. 
Oscillo tra il tentativo di tornare alla realtà o allargare i confini del mio mondo immaginario.

Lascia sempre briglie sciolte alla fantasia,
il piacere non è mai in casa nostra.

Caro Keats,
la mia anima pensa che tu abbia ragione. Ma la mia mente divora tutto. Mi insulta, mi umilia. Mi dice che devo ascoltare la realtà. Che non posso andare avanti così.
Ma oggi non ascolto nessuno.
Né anima né mente.
Oggi ascolto solo il vento.






venerdì 30 ottobre 2020

Kafka sulla Spiaggia - Murakami Haruki

 Sì, stavo cercando esattamente un posto così,
nascosto in una nicchia del mondo.

Ho messo a scaldare un po' di tè.
Nelle orecchie suona il trio dell'Arciduca versione dei maestri Rubinstein, Heifetz, Feuermann, così come piace al proprietario della caffetteria in cui Hoschino si ferma per assaporare un caffè.

L'umore che mi accompagna in questi giorni non mi è molto chiaro. Allora ho pensato fosse giusto circondarmi di gatti e di personaggi amici come il buon vecchio Nakata.

Ho finito di leggerlo pochi giorni fa.
Mi piace molto Murakami, ma questo libro lo avevo un po' in antipatia. È sempre stato sulla bocca di tutti. In una canzone italiana viene anche citato in modo ironico, almeno così l'ho inteso io. E quindi, non avendo pretese da intellettuale, avevo pensato di non leggerlo. Poi mi hanno invitato a farlo e così... 
Devo essere sincera, pagina dopo pagina mi ha conquistato, l'interesse è andato crescendo in modo graduale. Ho raccolto così tante citazioni nel mio quadernetto che la mano mi doleva. Allora mi sono chiesta: se fosse stato il mio primo Murakami, lo avrei amato? Non mi sono data una risposta. Se ci rifletto su anche con Sonno non è andata benissimo, all'inizio.
Così, ho pensato: vuoi vedere che il vero amore è lento, istintivo ma non fulminante?
Magari si insinua silenziosamente tra le pieghe della nostra anima, si scava una nicchia, un riparo e poi cresce e si alimenta di noi, dall'interno.
Si deposita come polvere, come sedimenti che aspettano lentamente di trasformarsi, di aggregarsi.
L'istinto ci dice che non siamo più come una volta; la diagenesi è in corso, lenta, lentissima.
Quando ce ne rendiamo conto è troppo tardi. Siamo già persi!
Siamo diventati un unico corpo roccioso.
Non siamo più in grado di distinguere noi stessi dall'oggetto del nostro amore. Non ci ricordiamo più chi eravamo, come eravamo, cosa.
Eravamo terra, minerale, quale era la nostra origine, il nostro ambiente?
Credo sia così l'amore.

Dopotutto l'amore può ricostruire il mondo,
quindi ha il potere di fare qualunque cosa.

Se dovessi inserire questo romanzo in un genere letterario dovrei parlare di realismo magico e Murakami sarebbe in ottima compagnia: Allende, Calvino, Márquez, Kundera, Sepúlveda, Rodari, e lo stesso Kafka. Ma l'elenco è molto più lungo. Ho citato gli autori di cui ho letto qualcosa. 
In effetti, non è la prima volta che mi ritrovo a parlare di realismo magico, che è molto diverso dal genere fantastico.
Quest'ultimo, per esempio, raffigura un mondo completamente diverso da quello reale.
Invece il realismo magico, risponde a delle leggi che non lo rendono propriamente unico, ma si interseca e lo accomuna anche ad altri generi.

Aiutandomi con l'enciclopedia più famosa del web, wikipedia, ho imparato che la maggior parte dei romanzi di questo genere può avere alcune, ma non necessariamente tutte, le condizioni che vado ad elencare.
Quindi, possiamo dire: se ci sono queste caratteristiche parliamo di realismo magico; ma vale il "se", e non il "se e solo se".

La base è un'ambientazione reale, che si ispira al mondo così come lo conosciamo.
Tuttavia deve contenere un elemento magico e sovrannaturale magari anche paranormale, che può essere intuito ma mai spiegato.
I personaggi accettano e non si sognano minimamente di stupirsi, di verificare la validità dell'elemento magico.
Spesso la dimensione temporale non segue un flusso continuo; ci sono inversioni, ciclicità, salti nel tempo. Passato, presente e futuro si annullano. Sembrano convivere in un unico spazio.
Non mancano i riferimenti a racconti del folklore o a leggende. 
Gli eventi hanno punti di vista diversi; vittima e carnefice descrivono il loro mondo, si può credere e non-credere.
I mondi si riflettono l'uno nell'altro o restano distanti e finiti.

Scrivere un libro simile non è facile. Pieno com'è di riferimenti culturali, che spaziano da un tema all'altro del sapere.

Nei sogni cominciano le responsabilità. Siamo responsabili di ciò che immaginiamo. Di ciò che proiettiamo sulla nostra anima, non dall'esterno ma proprio dall'interno. Immaginare è una cosa importante. 
Non ne posso fare a meno. Spesso mi ritrovo a vivere giornate intere nel mio mondo immaginario. Pensando di non fare del male a nessuno.

Accanto a questo mondo dove noi viviamo ce n'è sempre un altro.
Fino a un certo punto possiamo anche entrarci e - se stiamo molto attenti - tornare indietro sani e salvi.
Ma superato un certo limite è impossibile venirne fuori.

Mi sembra quasi che Murakami volesse parlare proprio a me, che volesse dirmi che non posso legarmi così ad una persona che non esiste. Che nella mia vita non c'è. Che non abbraccerò mai, di cui mai sentirò il suono della sua risata.
Sono perduta o ancora in tempo? Non lo so.

Tutti perdiamo continuamente tante cose importanti.
Occasioni preziose, possibilità, emozioni irripetibili.
Vivere significa anche questo.
Ma ognuno di noi nella propria testa – sì, io immagino che sia nella testa – ha una piccola stanza dove può conservare tutte queste cose in forma di ricordi.
Un po' come le sale della biblioteca, con tanti scaffali.


Concludo con la citazione più bella, che quasi apre il racconto:

Qualche volta il destino assomiglia a una tempesta di sabbia che muta incessantemente la direzione del percorso.
Per evitarlo cambi l’andatura.
E il vento cambia andatura, per seguirti meglio.
Tu allora cambi di nuovo, e subito di nuovo il vento cambia per adattarsi al tuo passo. Questo si ripete infinite volte, come una danza sinistra con il dio della morte prima dell’alba.
Perché quel vento non è qualcosa che è arrivato da lontano, indipendente da te.
È qualcosa che hai dentro.
Quel vento sei tu.
Perciò l’unica cosa che puoi fare è entrarci, in quel vento, camminando dritto, e chiudendo forte gli occhi per non far entrare la sabbia.

Mi piace concludere con qualcosa che era all'inizio del libro.
Ad un certo punto spunta fuori una domanda: Sai ascoltare il vento?
Io l'ho inteso come a volerci dire: sei capace di ascoltare te stesso? Il tuo cuore?

Per Nakata la musica è come il vento.
La signora Saeki, purtroppo, era troppo stanca per ascoltarlo.

Sono rimasta profondamente colpita da questo scritto.
Forse perché mi sento una morta che cammina. 

Un libro che proprio come un vero amico, è arrivato al momento giusto.

giovedì 29 ottobre 2020

Primo Giovedì con il nuovo DPCM

Non sono capace di scegliere una pizza, figurarsi la strada della mia vita...



Sono le 00.23 non dormo.

Non ho scritto nulla e mi dispiace molto.
Sono stata tutto il giorno avvolta in una strana sensazione di tristezza; anzi peggio, era angoscia.
Tutto ha avuto inizio con il risveglio; brutto sogno, ero in lacrime per la disperazione.
La prima cosa che ho fatto è stata abbracciare papà.
Poi ho chiamato tutti i miei amici, per sapere se stavano bene. Solo preoccupati.
Finalmente in serata pizza da asporto con Cugina e messaggio inaspettato da parte di Persona.
Tutto sommato è passata anche questa giornata.
E devo ringraziare il Signore.
I discorsi ruotano tutti attorno al covid-19. 
E mi sembra di essere tornati indietro di sette mesi. Il mio vuoto interiore ha preso più spazio di prima. E mi sembra di attraversare il mondo con indifferenza e rassegnazione. Invece sono preoccupata. Auguro a tutti di resistere, anche se non è facile. Di stare bene e di non perdere la speranza.

Siamo navi in gran tempesta.

mercoledì 28 ottobre 2020

John Locke

Tutti gli uomini sono soggetti all'errore, 
e molti uomini ne sono in molti aspetti esposti alla tentazione
per passione o per interesse.


Mi dispiace dirlo, ma il Covid-19 sta assorbendo tutti i miei pensieri.
Ho paura.
Paura di muovermi, di prendere il virus e contagiare chi amo.
Mai come in questo periodo, le parole di Amica mi hanno confortato.
Il momento storico è terribile. O si muore per un virus o si muore perché non c'è lavoro. Non credo che arriverà un vaccino in tempi brevi. Come potremo continuare così? La Francia ha annunciato l'inizio del lockdown da giovedì, fino al primo dicembre. La Germania seguirà a ruota, dal 2 novembre.
In Italia si va in piazza per protestare, ma c'è gente di malaffare che si insinua solamente per diffondere panico e violenza.
Allora ho scelto di ricordare, nell'anniversario della sua morte, il filosofo inglese John Locke.
Trascrivo una sua frase, per me famosa:

Le leggi sono fatte per gli uomini e non gli uomini per le leggi.

Molto attuale, tristemente vera.

È noto come il "filosofo della libertà" e padre dell'empirismo.
Rivoluzionò il mondo dei pensatori, sostenendo che ancor prima del metodo, l'uomo deve capire cosa effettivamente conosce di un argomento.
Precursore dell'illuminismo, i suoi concetti rivoluzionari sul governo della legge, sulla separazione dei poteri e sulla tolleranza religiosa hanno gettato le basi per la costruzione del pensiero occidentale.

L'unica difesa contro il mondo è conoscerlo bene.

Mi dispiace soltanto che abbia cancellato le "idee innate".
Mi piaceva immaginare un fantastico mondo delle idee, dove le idee mangiano, crescono, si innamorano, si riproducono, lavorano, muoiono, portano il cane-idea a spasso, fanno shopping, leggono, ecc.
Mi piaceva immaginarle lì, mentre aspettano che io le vada a trovare per prendere il tè delle cinque!

In un periodo così buio da un punto di vista economico ma anche, e ahimè soprattutto, emotivo mi è piaciuto guardare al passato e incontrare una persona così profonda e sperare che ve ne siano anche in futuro.
Persona è così. Mi manca parlare con lui. 
Purtroppo non posso fare niente. 
Solo amare a distanza e in silenzio.


martedì 27 ottobre 2020

Nero Wolfe - Rex Stout

Ci sono due tipi di statistiche:
quelle che leggi e quelle che fai.

Oggi voglio ricordare Rex Stout.
A me il nome da solo non avrebbe detto niente, al contrario il personaggio da lui creato è uno di quelli che non si dimentica. Infatti Rex Stout, scrittore americano di gialli, è noto per essere il padre del detective di New York, Nero Wolfe.Lo  conosciamo attraverso le parole del suo assistente e tuttofare Archie Goodwin.
Nasce il 17 aprile nel 1893, ed è chiaro che i personaggi più strani nascano ad aprile.
Pigro, di corporatura robusta, pignolo.
Come il nostrano Montalbano, anche Wolfe è buongustaio e non parla di lavoro a tavola.
Suscettibile e iroso quanto basta è, peggio per lui, fortemente misogino.
Segno distintivo: coltiva rare orchidee nel giardino di casa.
La casa è un elegante palazzo in arenaria rosso-bruna, situato al numero 918 della 35ª strada ovest di New York. Se ci avviciniamo alle finestre, possiamo scorgerlo mentre, seduto in poltrona, medita su quale sarà il prossimo caso da seguire.

Sono stanca. Le giornate diventano difficili. Scorrono lentamente e qualunque cosa faccia mi sembra inutile e vuoto. Con la testa sono sempre da un'altra parte. Però le mie conversazioni immaginarie sono diminuite.

Poesia e simbolismo sono sempre stati inseparabili. Come i pirati e il rum.
(Murakami)

Una piccola anticipazione della mia attuale lettura per descrivere il mio sentire attuale.
A volte ho paura di ciò che provo.
Preferisco rimanere incagliata nella mia rassegnazione che alzare la testa.
Immaginare è bellissimo.
Sono felice nel mio sogno, non è perfetto ma sono amata.
Al risveglio il vuoto divora ogni cosa e la tristezza che rimane è più crudele del solito.
Un passo avanti e quattro indietro.

 

lunedì 26 ottobre 2020

I Viaggi di Gulliver - Jonathan Swift

C'era un Architetto molto ingegnoso
che aveva escogitato un nuovo Metodo per costruire Case,
cominciando dal tetto,
e lavorando all'ingiù fino alle Fondamenta.


Era il 1726 quando fu pubblicato in Inghilterra il romanzo di Jonathan Swift: Travels into Several Remote Nations of the World, in Four Parts
In esso, in un modo veramente sagace, fantasia e satira si fondono in un'allegoria dell'animo umano della società inglese e francese del Settecento.
Tuttavia, in seguito, fu messa in opera una vera e propria rivoluzione che lo trasformò in un romanzo per ragazzi.

Bristol, 4 maggio 1699: il chirurgo Gulliver salpa in direzione delle Indie Occidentali. Sopraggiunge un violento temporale che lo fa naufragare sull'isola di Lilliput. Quando si risveglia, una sorpresa inaspettata lo coglie: si ritrova sulla spiaggia, legato in tutto il corpo e circondato da piccoli uomini di circa 15 cm, che appaiono come formiche al suo cospetto.
Comincia così la prima di una serie di avventure raccontate ne I viaggi di Gulliver, un vero e proprio intramontabile capolavoro.

Ci sono poi, oltre alle malattie vere, quelle immaginarie,
e per esse i dottori hanno inventato immaginari rimedi. 

Ricordo il secondo naufragio subito dal povero Gulliver.
Questa volta approda a Brobdingnag. Gli abitanti sono dei giganti di 22 m. E Gulliver si ritrova a vivere il ruolo di lillipuziano. È come un gioco delle parti. Un po' è come un voler dire: "Prima di giudicare gli altri, bisogna mettersi nei loro panni!".

Sono numerosi i viaggi e le avventure vissute da Gulliver.
Quando tornerà a casa non sarà più lo stesso.
Saldo rimarrà in lui il legame con la terra dei cavalli razionali, gli houyhnhnm. Agli occhi di un umano ricordano proprio dei cavalli ma sono dotati di parola e di intelligenza raffinata.
Devono condividere le loro belle terre con degli esseri brutali e stolti, che camminano su due gambe (ricorda qualcosa?): gli yahoos.
Gulliver prova vergogna verso la sua razza e colta l'immensa superiorità degli houyhnhnm, desidererebbe vivere con loro. Ma verrà rifiutato dal Concilio Supremo, spaventato dalla natura yahoo che per quanto celata, potrebbe sempre emergere e rovinare la vita della loro comunità.

Mi fa sorridere pensare che oggi Yahoo sia un motore di ricerca, mentre all'epoca della diffusione del romanzo divenne sinonimo di stupido, cavernicolo.

Oggi sono triste e ho ragione di esserlo.
Persona è distante.
Ci sono leggi contro di me, che però forse mi salvano la vita.
Siamo nel cuore di una pandemia e non si vede la luce alla fine del tunnel.
Speriamo e preghiamo.
Il mio vecchio sacerdote diceva: la nostra vita è come il disegno di un ricamo di cui Dio vede il diritto, noi il rovescio.
Io non ci sto capendo niente.



domenica 25 ottobre 2020

Necronomicon - H. P. Lovecraft

Ahimè, la pazzia o la morte sono il pedaggio da pagare
per intraprendere questo cammino.


Qualche giorno fa, per riprendermi dall'ennesima delusione lavorativa, navigavo alla ricerca di corsi di scrittura creativa per impiegare il tempo, per imparare qualcosa di bello che possa piacermi.
(Sono stanca di fare cose "per dovere" e che comunque, non mi portano ad alcun risultato.)
Onestamente non ricordo quali passaggi ho eseguito ma sono arrivata a scovare dei siti che consentono di scaricare gratuitamente dei file di romanzi. Sono delle vere e proprie biblioteche online. Ho pensato bene di scaricare un po' di titoli. Non si sa mai. 
Magari per qualcuno violano copyright o cose simili e li chiudono.
Detto tra di noi (me e me), non amo leggere al pc. Preferisco il cartaceo. E non escludo di acquistare edizioni interessanti di qualcuno dei romanzi scaricati.
Ad esempio: Le Mille e Una Notte, Il Conte di Montecristo. Altri invece, li ho scaricati con la consapevolezza che non li leggerò mai, ma forse ne sfoglierò qualche pagina distrattamente. È il caso de Le vite dei più eccellenti pittori del Vasari. Testo che mi ha perseguitato nelle ore di Storia dell'Arte al Liceo. Altri ancora li ho scaricati perché volevo avere il pdf con me, sempre a disposizione. So di essere banale ma è il caso de Il Piccolo Principe che come Alice nel Paese delle Meraviglie, ho in diverse e svariate edizioni, e che non mi stanco mai di acquistare.
Posto il sito in cui ho trovato i diversi link. Non voglio prendermi meriti che non mi appartengono: dove trovare biblioteche in pdf e non solo.

Uno dei titoli che ha attratto la mia curiosità è stato il Necronomicon di Lovecraft.
Visto il periodo Halloweenesco (come direbbe il mio PiccoloPrincipe), gli ho dato un'occhiata al volo. Onestamente amo il mito di Cthulhu, le ambientazioni create da Lovecraft e da navigata giocatrice di ruolo non posso non riconoscere il potere evocativo di questo libro. Però, non credo che spenderei i miei pochi soldi per acquistarlo. 

La parola è potente.
Altrettanto potente sono segni, Simboli e Scritture.

I rituali, i disegni, le formule da impiegare sono accattivanti.
Ma non ho percepito l'atmosfera cruenta, alienante che mi aspettavo.
Pensavo di perdere il senno, di avvertire un senso di angoscia e invece...niente.
Ma forse non ero nella predisposizione d'animo giusta.

Oggi ho seppellito la mia piccola Nuvola.
Si è spenta nella notte senza nessun preavviso.
Guardo Panzy rimasto solo e mi fa molta pena.
In un mondo che va a rotoli, con la disperazione alle stelle per la mancanza di lavoro, di entrate a causa delle chiusure legate alla pandemia, io sono triste per un animaletto.
Sono cose che non posso raccontare a nessuno.
Da un lato so di sembrare veramente stupida e superficiale, dall'altro lato mi rendo conto da sola di quanti problemi ci siano nel mondo da non poter reagire così per una cosa simile.
Eppure è più forte di me.
La morte di un animale mi turba, indipendentemente dalle sue dimensioni.
Non sono cose che si possono spiegare.
Per Nuvola ero importante, e lei era importante per me.
Il suo fidarsi di me, venire tra le mie mani per mangiare tranquilla, o semplicemente per farsi fare due carezze, mi alleggeriva lo spirito.
A volte sembrava che si calmasse semplicemente vedendomi.
Sono un essere molto stupido, lo so.
Ma oggi non è stato il Necronomicon a turbarmi, ma il pensiero dell'impotenza che si prova davanti alla morte.
Impotenza che credo accomuni ogni essere vivente.

Ciao Nuvoletta, non ti dimenticherò mai.

sabato 24 ottobre 2020

I Tre Giorni di Pompei - Alberto Angela

HIC FUIMUS CARI DUO NOS
SINE FINE SODALES

(Noi due siamo stati qui
complici per sempre)

24 Ottobre 79 d.c. 
e il mondo avrebbe conosciuto la furia distruttiva del Vesuvio.
(Dopo 1900 anni sarei nata io e il mondo avrebbe conosciuto un altro tipo di rovina, ma non è oggi la giornata giusta per parlarne.)
Io ho rivissuto quei terribili giorni attraverso Alberto Angela; un'esperienza veramente commovente.
L'umanità di quest'uomo dà speranza.
Le prime cinquanta pagine del libro mi lasciarono interdetta; avrei potuto scriverle anch'io negli anni del Liceo.
Se quindi si superano le prime cinquanta pagine, inizia il viaggio vero e proprio tra le strade e la vita di Pompei. 

C'è un cuore che pulsa, anime che si incontrano.
Affari da concludere.
La città è viva e vivace; è ricca e brulica di progetti, idee, emozioni, energie.
Le storie di personaggi storici e di finzione si mescolano, inseguono tra le pagine di questo saggio. Ci svelano i propri segreti, le proprie abitudini.
Impariamo sbirciando le loro giornate. Conosciamo le loro case.

Poi "la natura ci destinò per medicina di tutti i mali la morte".

Iniziavamo ad affezionarci ai loro usi e costumi, ci stavamo allineando ai loro pensieri; sentivamo la brezza che sfiorava le loro vesti, soffiare anche su di noi.
Le loro stelle erano le nostre.

I loro volti sono illuminati dalla carezza calda di questa stella, che sembra aver intuito il destino che li aspetta e regala loro un ultimo sorriso. 

Assistiamo impotenti alla rovina di persone e personaggi che avevamo iniziato a conoscere.
La descrizione dell'eruzione è puntuale e la possono immaginare anche i non addetti ai lavori.
Una morte così terribile che è difficile da immaginare.

Sono le ore 13 di venerdì 24.
Dal Vesuvius si sprigiona una quantità di energia pari a cinquantamila bombe atomiche.
Pompei, Ercolano, Stabia, Oplontis scomparvero sotto oltre dieci metri di materiale piroclastico.

Il lavoro fatto per scrivere questo libro è notevole e si vede.
Gli archeologi hanno portato alla luce reperti bellissimi, e la sapiente arte comunicativa di Alberto Angela, ci fa conoscere la ricca matrona Rectina e il suo amico Plinio il Vecchio.
E poi l’attrice Novella Primigenia, il medico Apollinare, l’idraulico Stalliano, assassini e giovani prostitute.
Guardare i volti dei mosaici della Villa dei Misteri oggi ha un valore maggiore.
Personalmente mi ha intenerito molto.

Per quanto riguarda la mia giornata: ho solo letto.
E mentre leggevo Murakami pensavo: Persona è tutto il contrario di quello che vuole far credere.
Lo so che Murakami piace a milioni di persone, che quindi saranno di ogni tipo.
Ma ad una persona "fredda e razionale" non può piacere. O meglio: ne leggi un paio di romanzi e ti fermi.
Non è il caso di Persona. Sospetto che ne abbia letto tutta la bibliografia.
Lo adoro!

p.s. Andiamo incontro a nuove chiusure: la situazione Covid-19 è tornata ad essere drammatica.






venerdì 23 ottobre 2020

Vedo Nero - Andrea Valente

 90 Storie su tutto ciò che è nero.


Sembra impossibile, ma non l'ho scritto io questo curioso e simpatico libro di novanta storie brevi con protagonista qualcosa di Nero.

E così ci si ritrova a parlare di Nerone o del Corsaro Nero, di Barbanera o del Cigno Nero tutti insieme in un grande calderone nero.
Mi è piaciuto molto.
Le illustrazioni sono allegre e personalmente mi entusiasmano quei disegni abbozzati e stilizzati.
A volte provo a realizzarne alcuni anch'io sul mio diario.
Sono veramente un'incapace.
Ecco perché ad ogni domanda di Persona che inizi con "Sai fare- Conosci", rispondo sempre "No". E aumenta così il mio senso di inadeguatezza e inferiorità.
La verità è che ci provo sempre. Ma non ci riesco mai. Forse perché "non si prova", ma si fa. E non è da me. Io sono tra quelli che in questi racconti ci sguazza, perché si riconosce. Da un'ombra all'altra, come da una fotografia all'altra di se stesso.

Sono triste.
Vorrei dare la colpa al CoronaVirus.
Dire che siamo provati, stressati, disperati. Ma non è così.
La verità è che le brave persone non mettono in pericolo la vita degli altri.
Non lo fanno mai. Anche quando stanno morendo di fame.

Che degrado: morale e culturale.
Aver reso famosi individui affetti da analfabetismo funzionale ed emozionale ha oggi portato ad una società di ignoranti, violenti, che pensano di avere ragione su tutto.

Sono stanca.
Mi rifugio nel buio.

giovedì 22 ottobre 2020

Giovedì di pensieri

Sono spaventata di sentire certe cose da sola.
Doris May Lessing

ore 19.40
Ho trascorso quattro ore tra compiti e bambini.
Fortunatamente sono bravi e volenterosi. Ma che senso ha fare compiti sui quaderni e sui libri e imparare e colorare...
Mi sembra troppo di niente, ma niente di tutto.
Ora non ho tempo ma voglio scrivere. Non è giusto mettersi sempre da parte per altro.
Questo è il mio spazio.
Recupererò in nottata.
Sto rivedendo il film My Fair Lady, semplicemente perché mi è venuto in mente che Persona è il mio professor Higgins. Molto divertente.
Lo so: vivo nel passato. Ma non è colpa mia se in un mondo di urlatori mi sento così fuori posto.


Ore 23.39

Sono a casa, pronta per andare a dormire.
Ma c'è una riflessione che voglio fissare in questo spazio.
So di essere una persona mediocre e tendenzialmente inutile, ma ultimamente ho capito una cosa: se fosse in difficoltà, aiuterei anche il mio peggior nemico. È nei frammenti di quotidiano, nelle risate, nei commenti ad un programma televisivo, nel caffè del sabato pomeriggio, nella birra di una serata al mare, nelle chiacchiere spensierate che vorrei vivere chi amo.
Oggi ero in un locale con Cugine e L. una cara amica. Abbiamo chiacchierato, riso, brindato. Serata perfetta. Ma avrei fatto carte false per avere Amica e Fra con me.
E nel momento dell'amaro ho pensato a Persona.
Li amo.
Non so vivere nemmeno i sentimenti in modo normale: amo, senza mezze misure.
Come ha detto Cugina, nella vita abbiamo superato tante prove, ingoiato anche tanti rospi. 
Ma se mi hanno portato a vivere la serata di oggi, con le mie due Cuginette vicine a me e con il cuore pieno di Amica e Persona, io non cambierei nemmeno un secondo del mio passato.
Ho tanto da lavorare ancora su me stessa.
Ma Amica mi ha condotto fuori da quella prigione che mi ero costruita, e nella quale avevo rinchiuso Cuore.
E Persona non lo sa, ma quando si comporta in modo normale mi fa bene.
Non serve che lui dica niente, mi basta solo un assenso accennato.
Ed io mi sento piena.
La mia strada è ancora tutta in salita, ma stasera mi sentivo l'unica senza pesi.
Senza rimpianti. 
Certo, appesantita dai rimproveri, dai miei "non so fare", "non sono degna", "faccio schifo", da tanti pensieri, da tante paure.
La mia malinconia è oggettiva e sempre presente.
Eppure oggi mi sentivo stupidamente tranquilla.
Amo.
Questa è l'unica cosa che so fare: amare.
Non so odiare nessuno, non so portare rancore. Non so essere "arrabbiata".
So solo amare.
E oggi con me c'erano tutte le persone che amo, sia fisicamente sia spiritualmente.

Sono ancora viva.
Buonanotte.

mercoledì 21 ottobre 2020

Per chi Suona la Campana - Ernest Hemingway

Non prendere mai alla leggera l'amore.
La verità è che la maggior parte della gente non ha mai avuto la fortuna di amar qualcuno;
che duri solo oggi e una parte di domani,
o duri tutta una lunga vita
è la cosa più importante che può capitare ad un essere umano.
Ci saranno sempre persone che diranno che non esiste perché non possono averlo.
Ma io ti dico che è vero, che tu lo possiedi e che sei fortunato,
anche se domani morrai.


Il 21 Ottobre del 1940 fu pubblicato questo bellissimo romanzo di Ernest Hemingway.
Sullo sfondo storico della guerra civile spagnola (1936-1939) e tra lo sbocciare di un nuovo amore, prende vita l'avventura eroica e solitaria di Robert Jordan, l'Inglés.
La scrittura è semplice e utilizza un linguaggio preso in prestito dal quotidiano; ci aiutano i dialoghi e personaggi particolari ci accompagnano tra le pagine di una guerra lontana e crudele.
In particolar modo mi sono affezionata all'anziana guida Anselmo e alla passionaria zingara Pilar.

Sono trascorsi tanti anni dacché ho letto questo libro. Cosa ancora rimane?
Un senso di sconforto davanti alla crudeltà ed inutilità della guerra e la consapevolezza che anche in mezzo a tanto orrore l'amore può salvarci; la sensazione che anche l'azione di un singolo uomo può cambiare il corso degli eventi. Perché in questo mondo siamo tutti parte dello stesso disegno.

Nessun uomo è un'isola, intero in se stesso.
Ogni uomo è un pezzo del Continente, una parte della Terra.

In giorni come questi, quando mi sento sconfortata, sola e sconfitta nel profondo cerco conforto in sogni vaghi e lontani. 
Ho creduto fermamente che "se tu non mi ami, non importa, sono in grado di amare per tutti e due".
Poi mi sono lasciata cullare dalla convinzione che va bene anche così senza incontrarsi, e che anche a distanza, anche se sconosciuto, l'amore mi avrebbe raggiunto e sostenuto.
Oggi invece mi chiedo semplicemente, umanamente, umilmente: "Cosa c'è che proprio non va in me?".
Possibile che non ci si renda conto di quanto sia fragile? Di quanto sia facile ferirmi? Sono così invisibile, fisicamente ed emotivamente?
E dire che basta poco per farmi sorridere.
Mi nutro di briciole.

Oggi c'è stata l'ennesima fumata nera. Inizio, intimamente a pensare che non valga la pena nemmeno sperare. La valigia la lascio nell'angolo della stanza. Non voglio fare niente.
La verità è che ho sbagliato un'altra volta.

Avevo proprio voglia di raccontargli tutto quello che mi è accaduto nelle ultime ventiquattro ore, ma non ce l'ho fatta.
Mi sono resa conto che essere sinceri è stupendo. Ti rende leggero. Trasparente, che non è invisibile.
Ma sei anche senza difese. Ed evidentemente una battuta ironica, direi sarcastica, su qualcosa che è scoperto, diventa fuoco rovente sulla pelle nuda.

Mi hai ferito intimamente, ma tu non te ne rendi conto nemmeno un po'.
Fai spesso così: prendi una mia sincera confidenza e infierisci.
Per te sono un pezzo di vetro da buttare via nell'apposito raccoglitore dei rifiuti.
Non apprezzi la trasparenza, la trasformazione che si è verificata per avere questa assenza di reticolo cristallino.
Sono affranta.
Sconfitta.

Come incipit al suo romanzo, Hemingway scelse le parole di J. Donne, che sono in parte, diventate il titolo.
Erroneamente si attribuisce questo scritto al suo genio.
Trascrivo tutta la citazione perché è bellissima e perché a me viene sempre da aggiungere un punto di domanda al titolo, invece...

Nessun uomo è un'isola, completo in se stesso;
ogni uomo è un pezzo del continente, una parte del tutto.
Se anche solo una nuvola venisse lavata via dal mare,
l'Europa ne sarebbe diminuita,
come se le mancasse un promontorio,
come se venisse a mancare una dimora di amici tuoi,
o la tua stessa casa.
La morte di qualsiasi uomo mi sminuisce,
perché io sono parte dell'umanità.
E dunque non chiedere mai per chi suona la campana: suona per te.
(John Donne)

Aspetto di sentire la mia.

martedì 20 ottobre 2020

La Strana Biblioteca - Murakami Haruki

-L'uomo-pecora ha il suo mondo.
Io ho il mio. E tu hai il tuo. Non è così?
Quindi se io non esisto nel mondo dell'uomo-pecora,
non significa che non esista veramente.
[...]
-I nostri mondi sono tutti ingarbugliati insieme.
A volte si sovrappongono e a volte no.

Attenzione, non è una esercitazione: in questo racconto breve di Murakami non c'è, ripeto, non c'è nemmeno un riferimento musicale.
L'unica nota che galleggia nell'aria, dall'inizio alla fine, è l'inquietudine.
Non nascondo che ho trattenuto il fiato e letto fino all'ultima pagina, che ero quasi in apnea!
Ma come sempre ne è valsa la pena. Murakami è un maestro! Il suo genere è murakamiscoso, non ci sono altre parole per definirlo.
Non credo esista uno scrittore simile.
Nei suoi romanzi c'è magia e realismo.
A volte pensi di sognare ad occhi aperti, proprio come accade nella vita di tutti i giorni.
Ma altre volte hai la sensazione che l'autore, si sia ispirato alla tua vita, al tuo sentire, al tuo cuore per modellare questo o quel personaggio.

Con La Strana Biblioteca ho concluso la lettura della serie di fuori serie.
Anche in questa circostanza le illustrazioni, firmate Lorenzo Ceccotti, sono state fondamentali per abbandonarsi a questo sogno, a questa avventura.
Le immagini sono potenti. Hanno creato e sostenuto una atmosfera abbastanza tetra.
Ad un certo punto ho detto ad alta voce: "Ma no, dove vai?", parlando con il bambino protagonista. Un bravo bambino, che non merita quello che gli sta accadendo.

Per quanto brutta sia la situazione in cui mi trovo, sono sempre contento di assistere alla gioia delle altre persone.

Detto tra di noi: ma come sarà venuto in mente, a Murakami dico, di far vivere un'avventura simile ad un lettore?
Non mi sembra che una biblioteca goda di per sé di grande fascino, agli occhi dei più.
Non credo sia un posto molto frequentato!
Forse si meritava di essere scenario di una storia diversa, fantastica.
Di essere trasformata in un luogo dove chiunque può sentirsi protetto, come Notre Dame a Parigi.
Forse sono pazza e ciò che dico vale solo per me.

Ognuno ha i propri pensieri, ognuno avanza sulla sua vita.
Questo vale sia per tua madre, sia per il tuo storno.
Come per tutti quanti.
Il mondo segue il suo percorso.



Oggi giornata tormentata.
Mi sono svegliata ripetendo come un mantra: Tutto. Niente. Tutto. Niente. Tutto. Niente.
Ho preparato la valigia e non so cosa augurarmi, cosa aspettarmi.
Certo così non si può vivere.
Eppure anche se profondamente angosciata, ho avuto una sorta di illuminazione: è questa la vita che voglio; non importa se lontano da casa, ma voglio vivere.

Grazie Persona per la compagnia. Sei come la Ragazza bellissima, e vivi solo nella mia testa. Provo nostalgia di te, ma non posso dirtelo. Che ingiustizia. Sono uno spettro, ma non posso agitare le mie catene; devo rimanere muto e al mio posto.
Grazie Murakami per avermi distratto un po'. Il mio cervello non sarà mai cremoso al punto giusto, ma lo hai portato lontano dalle pene del mio solito mondo.

Il bacio mi aveva sconvolto al punto che non riuscivo a connettere i pensieri.
Al tempo stesso, la mia ansia si era svuotata dell'ansietà. E ogni ansia che non sia veramente grave, dopotutto non è un grosso problema.

Ho paura.
Non posso tormentare Persona con i miei dilemmi esistenziali.
In realtà non posso farlo con nessuno.
Mi sento come Raperonzolo, versione Disney, quando abbandona la torre.
Passa da momenti di euforia a momenti di pentimento.
Eccomi! Sono io.
Divisa tra le varie scuse che mi costruisco perché voglio rimanere nella mia comfort zone, come dicono quelli bravi, e il desiderio di realizzare il mio sogno.
Quanta paura c'è in un sogno. 

Quando sono solo, il buio intorno a me si fa molto profondo.
Come in una notte di luna nuova.

Ha ragione Persona: sono una studente pesssssima.




lunedì 19 ottobre 2020

Notre Dame de Paris - Victor Hugo

L'altro scheletro, che teneva il primo strettamente abbracciato, era quello di un uomo.
Si notò che aveva la colonna vertebrale deviata, la testa nelle scapole, e una gamba più corta dell'altra.
Non aveva comunque nessuna rottura delle vertebre della nuca, ed era evidente che non era stato impiccato.
Dunque l'uomo al quale era appartenuto era andato là, e vi era morto.
Quando cercarono di staccarlo dallo scheletro che abbracciava, cadde in polvere.

(Il mio libro è in versione pdf.
Ho preso questa immagine da un bellissimo sito)

Parigi, 6 gennaio 1482: luogo e inizio di una storia che pensavo mi avrebbe trasportato in un'atmosfera incantata e magica.
Perché pur essendo il film più cupo di tutta la produzione Disney, nella mia memoria il Gobbo di Notre Dame ha il lieto fine. E quindi resta una storia in cui il bene trionfa sul male. Dove razzismo, ingiustizie, crudeltà sono sconfitte. Dove quella che trionfa è sempre la bellezza del cuore.
Invece...
Invece ho avuto la brillante idea di leggermi la storia nella sua forma originaria.
E ora sto piangendo tutte le mie lacrime.

Vengono per ascoltare un mistero e non ascoltano niente.

Hugo scrisse questo che fu il suo primo romanzo di successo, all'età di 29 anni.
Un romanzo meraviglioso; una prosa scorrevole e senza punti ciechi.
Le descrizioni della cattedrale, di Parigi sono perfette.
Per chi conosce la città è come ritornarci, solo in un tempo diverso.
Per chi la città non l'ha mai vista, nasce repentino il desiderio di volerla visitare.
Le guglie, i tetti spioventi, le vetrate, i Gargoyles: si ha sete di vederli almeno una volta nella vita.

L'avventura era quasi magica.
Egli cominciava a considerarsi seriamente come un personaggio da fiaba.

Il personaggio che ho amato fin da subito è stato quello di Quasimodo.
Il mostro deforme, che la deformità ha anche nel cuore.
Quanto è facile essere buoni quando tutto va secondo i piani, si è amati, stimati, si può avere tutto ciò che si desidera.
Quasimodo invece, riesce a riscattarsi malgrado la crudeltà della sua condizione.
Diventa un salvatore. 
Quando si arriva al momento in cui grida "Grazia!" , il cuore è diviso tra commozione e tifo da stadio. 
Il migliore è lui: Quasimodo. Le sue lacrime, diventano le mie.

Quest'anima cadde in una notte profonda.
La malinconia di quel disgraziato divenne incurabile e completa come la sua deformità.

Rispetto al mondo Disney devo ammettere che Esmeralda e Phoebus sono molto diversi.
In particolar modo il Capitano mi ha deluso così tanto che ho disprezzato l'amore.
Esmeralda invece mi ha intristito. Per amore di uno così, si è perduta. Forse è il destino di tutti quegli amanti non corrisposti, di coloro che amano ma non sono ricambiati.

L'amore è come un albero,
cresce da solo,
mette le sue radici nel profondo di tutto il nostro essere,
e spesso continua a verdeggiare su un cuore in rovina. 

Solo su Claude Frollo, Hugo e Disney sono concordi.
Il vero Mostro della storia è lui. Rovinato non certo dall'amore, ma da un desiderio malato di possedere una creatura a lui lontana, diventa l'anti-eroe per eccellenza.
L'origine del suo racconto, tuttavia, non mi ha lasciato indifferente. E per un lungo momento ho provato pietà per lui.
Ho pensato fosse terribile sentirsi consumare così da una passione che non potrà mai essere vissuta.
Ma non si è redento. E forse per questo sono divisa tra condanna senza remore e un moto di compassione.

Egli capì...
che la vita senza tenerezza e senza amore non era altro che
un ingranaggio asciutto, cigolante e lacerante.

Un classico della letteratura dell'Ottocento che merita di essere letto almeno una volta nella vita.
Il confronto tra architettura e stampa, impareggiabile.
Il lavoro che il tempo, gli uomini e le idee possono esercitare su un monumento, una costruzione come una cattedrale, coinvolgente.
Considerazioni che mi hanno affascinato e cullato in un viaggio che mi ha trasportato lungo la Senna, in Italia, in Germania, in Egitto, in tutti e in nessun luogo; un viaggio che ha attraversato i tempi antichi in cui alchimia e magia si fondevano con medicina e religione.
Un viaggio emozionante e malinconico.
La conclusione è straziante, amara eppure terribilmente dolce.

Ho pensato al Soldatino di stagno e alla Ballerina di carta, a Heathcliff e alla sua Catherine; ho pensato al senso dell'amore.
Quello tra due persone è un dono che oggi non si apprezza più.
Come nel film Al di là dei sogni: potrei affrontare l'inferno per il mio amore.
Scalare le montagne, vivere mille vite pur di abbracciarlo ancora una volta.
In questa realtà penso di averlo riconosciuto, ma non credo che riuscirò a toccarlo.
Ma mi ritengo molto fortunata.
La gente incontra tanta gente e non si riconosce in nessuno sguardo, in alcuna carezza.

Il mio Amore ha trovato un minuto per me, e così questa giornata è diventata improvvisamente bella e profumata.

"Fammi sapere, il tuo cuore continua a battere?"...

Quando tu sei con me, sempre.

domenica 18 ottobre 2020

Macchine del Tempo

Temo di non riuscire a descrivervi le singolari sensazioni che si hanno viaggiando nel tempo: sono eccessivamente spiacevoli.
Sembra di essere sulle montagne russe:
si ha cioè la sensazione di precipitare inevitabilmente con la testa all’ingiù!
Provavo, inoltre, l’orribile presentimento di una imminente catastrofe.
(H.G.Wells)

Ho sempre pensato che i profumi, le canzoni, le fotografie, fossero tutti potentissime macchine del tempo.

Sei lì che passeggi per la tua città e un odore colpisce le tue narici: borotalco.
Non sai da dove provenga quell'odore, ma sai dove ti porta: tra le braccia di Nonna.
Lo stesso vale per le canzoni.
Sei in auto: un'interferenza e alla tua abituale stazione radiofonica se ne sovrappone un'altra: truly madly deeply
Torna il 1997, ho diciotto anni e penso che la vita sia tutta una scoperta e il mio futuro in costruzione.
Una vecchia fotografia: si apre una porta spazio-temporale. Sono con Cugina seduta su un divano, chissà di chi, abbiamo 3 e 5 anni, un palloncino per ciascuna, faccine paffute, capelli lunghissimi e occhi profondi e brillanti: eravamo bellissime.
Ci vogliamo ancora bene come allora. Siamo inseparabili.

Anche gli occhi possono essere delle macchine del tempo.
E a volte ci portano avanti nel tempo.
Gli occhi di PiccoloPrincipe sono buoni e limpidi. E mi fanno immaginare quando, un domani, occhi fortunati si potranno perdere nei suoi e coglierne tutto l'amore.
Gli occhi degli innamorati sono così: limpidi e pieni d'amore, e ti fanno credere che tutto sia possibile e realizzabile.

Certi occhi invece, ti portano indietro nel tempo.
Ero in auto con Cugina.
Abbiamo riconosciuto, benché avesse la mascherina, l'abbiamo riconosciuta dagli occhi, una persona che non vedevamo da quasi vent'anni.
Occhi sempre ingenui. Ci hanno folgorato.
Siamo tornate entrambe a quel periodo in cui eravamo spensierate e allegre.
Scherzavamo sempre e con noi, chiunque era a proprio agio. Anche quelle persone che solitamente si sentivano messe da parte da una società che ci vuole tutti perfetti, brillanti, alla moda, intoccabili.
Dopo uno sforzo notevole, durante il quale abbiamo snocciolato una serie stramba di nomi, come nella fiaba di Praseidimio, ecco emergere dai lati più reconditi della memoria cinque lettere, le sue.
Allora ho pensato, e anche Cugina l'ha pensato, che in quel momento una carezza deve avergli alleggerito il cuore; come un venticello che scompiglia i capelli sulla fronte.

Ognuno di noi ha un filo invisibile che collega la sua anima ad una sorta di energia d'amore che circonda tutto il creato visibile e invisibile.
I pensieri, le emozioni, le parole, la poesia, la letteratura, la musica fanno vibrare quel filo e arrivano alla nostra anima come fossero nutrimento, come se quel filo fosse un cordone ombelicale che serve a far crescere la nostra anima, il nostro spirito.
Abbiamo bisogno di amore.

Quando qualcuno ci pensa con amore, ecco che tira quel filo, e la nostra anima si sente gioiosa, si eleva.
Quando qualcuno che ci ama pronuncia il nostro nome ad alta voce, l'aria si riempie di energie che si propagano sotto forma di onde nello spazio.
Faticosamente, si comprimono e dilatano, fino a quando arrivano a noi.
Non sempre sono suoni; a volte sono tocchi leggeri che non percepiamo in modo conscio. Ma ad un livello diverso, più profondo, più intimo.
Quando qualcuno che amiamo pronuncia il nostro nome ad alta voce, sentiamo invaderci da una tenerezza che non siamo capaci di spiegare, ma che ci fa stare bene.

Quando Persona mi scrive, anche un breve messaggio, è come se invitasse a sedere ad una tavola imbandita, una povera affamata: la mia anima.



sabato 17 ottobre 2020

Rimescoliamo le carte

Nella vita c'è qualcosa di triste.
È difficile dire cosa.
Non intendo i dolori che tutti conosciamo, come le malattie e la miseria e la morte.
No, è qualcosa di diverso.
È qui dentro, qui dentro, fa parte di noi come il respiro.
(Katherine Mansfield)


Siamo un esercito.
Intere compagnie di cuori malati, tutti perfettamente disordinati.
Ho trascorso le ultime ventiquattro ore coi miei piccoli Principi.
Ho difeso il mio letto e il mio spazio con le unghie e con i denti. Ho perso miseramente. Non ho aperto libri, non ho scritto nemmeno una riga. Ma ho scoperto un gioco molto carino, che si chiama C'era una favola. Ai Principi è piaciuto tantissimo. Si pescano una o più carte, seguendo l'immagine si inventa una storia. Poi rimescoli tutto e riprendi dal c'era una volta. Mi è sembrata la metafora della vita. 
Le carte rappresentano le persone che possiamo incontrare, le esperienze, le emozioni.
E tutte insieme raccolgono la nostra storia. 

Alcune le ricordo meglio di altre.
Forse se avessero avuto un ordine diverso, avrei potuto raccontare una storia diversa.






venerdì 16 ottobre 2020

Malinconia

"Io non voglio cancellare il mio passato,
perché nel bene o nel male mi ha reso quello che sono oggi.
Anzi ringrazio chi mi ha fatto scoprire l'amore e il dolore,
chi mi ha amato e usato,
chi mi ha detto ti voglio bene credendoci 
e chi invece l'ha fatto solo per i suoi sporchi comodi."


Dublino 1854, nasceva Oscar Wilde.
Cosa avrebbe detto si se stesso, sapendo quanto sarebbe stato citato (e da chi), in questo secolo? Le sue frasi le troviamo ovunque, come cornice a post e immagini di ogni tipo.
Di lui mi è sempre piaciuta la sferzante ironia.
Ma per me resta immortale e meravigliosamente bella la storia del Principe Felice.
Infine, negli anni scolari ho letto, e ammetto di aver amato, Il ritratto di Dorian Gray.
L'opera è piena di aforismi, arte scrittoria di cui Wilde è maestro.

Se una persona mi piace molto, non dico mai il suo nome ad altri:
sarebbe come cederne una parte.

L'unico modo di liberarsi di una tentazione è cedervi.
Resisti, e la tua anima si ammalerà del desiderio delle cose che si è proibite,
di passione per ciò che le sue stesse mostruose leggi hanno reso mostruoso e illegale.

A volte ci penso: è l'unica tentazione alla quale non so resistere.
Per il resto conduco una vita semplice, noiosa probabilmente.
Ma quando c'è lui non so più chi sono.
Penso di avere l'anima malata e lui sia la cura.

Mi sono resa conto di quanto siano difficili per me il risveglio e l'addormentamento.
Per lungo tempo non ho saputo cogliere la differenza tra nostalgia e malinconia.
Mi definivo nostalgica, perché mi ritrovavo spesso persa in ricordi e sogni del passato. Ma non sempre questo rimembrare mi rendeva triste.
Ho invece capito di essere di base, una persona malinconica.

A volte sorprendo nei miei occhi una luce buia, lo so non si dice. È una specie di chiarore spettrale, una fiammella tremolante. Gli occhi sono lucidi ma non brillano.
Sono tristi. E se mi interrogo sulle ragioni di tanta tristezza non mi so dare una risposta.
A volte sono triste anche alla fine di una bella e serena serata. 
Sono triste in compagnia degli altri.
Sono triste al risveglio.
Sono triste mentre guido.
Senza preavviso. Perché in realtà, è una sensazione costante, non ha bisogno di annunciarsi. 
È come un magone granitico, stagnante, fisso sul mio cuore.

Mi capita di guardarmi dall'esterno; non so come spiegarlo è come guardare un riflesso distrattamente, è come essere sovrappensiero costantemente. Ciò che vedo è orribile. Non mi piace. 
Sempre spalle curve, collo infossato; come un uccello che si prepari a dormire.
A volte penso di avere le ali, ma di non saperle usare.

giovedì 15 ottobre 2020

Se Una Notte d'Inverno Un Viaggiatore - Italo Calvino

La tua casa, essendo il luogo in cui tu leggi,
può dirci qual è il posto che i libri hanno nella tua vita,
se sono una difesa che tu metti avanti per tener lontano il mondo di fuori,
un sogno in cui sprofondi come in una droga,
oppure se sono dei ponti che getti verso il fuori,
verso il mondo che t’interessa tanto da volerne moltiplicare
e dilatare le dimensioni attraverso i libri.
Per capire questo, il Lettore sa che la prima cosa da fare è visitare la cucina.


1923: buon compleanno Italo Calvino.
Oggi non c'è niente da dire.

C'è solo da fare una cosa:
Prendi la posizione più comoda: seduto, sdraiato, raggomitolato, coricato.
Coricato sulla schiena, su un fianco, sulla pancia.
In poltrona, sul divano, sulla sedia a dondolo, sulla sedia a sdraio, sul pouf.
Sull’amaca, se hai un'amaca.
Sul letto, naturalmente, o dentro il letto.
Puoi anche metterti a testa in giù, in posizione yoga, col libro capovolto, si capisce.


Fin dalle prime parole capii che avrei amato questo libro. Un libro che parla di libri, (credo si dica metaromanzo), che quando lo apri ti ritrovi a leggerne altri dieci (dieci incipit e una cornice a raccoglierli, per un totale di undici meraviglie). Perché è un po' questo quello che vuole dirci il suo autore. Che ogni libro non è mai una storia unica e conclusa. Ogni libro si apre ad infiniti mondi, e non è detto che di questi si possa conoscere la fine o se ne possa cogliere il significato.
Esattamente quello che accade con certe persone. Non sono un contenitore finito.
Non si può mai essere certi di sapere com'è fatta una persona.
Credo sia la bellezza della vita e delle belle persone. Quando queste ce lo permettono, scoprirle poco per volta è un incanto, una rivelazione, una epifania. 

Libri e Persone.
Persone e Libri.
Hanno una vita e come tali possono morire entrambi o vivere in eterno, nel ricordo di chi li ha amati e tramandati.

Il senso ultimo a cui rimandano tutti i racconti ha due facce: la continuità della vita, l'inevitabilità della morte.

Coi libri accade come con le persone: sento un legame, senza motivo.
Me ne innamoro senza condizioni.
Quando ho visto il mio libro nello scaffale del mercatino, non ho potuto non portarlo a casa. Una vera attrazione. C'era un filo a legarci. E non si è mai spezzato.
Anno di pubblicazione:1979 (il mio). Quarantuno anni di vita e di bellezza pura.
Ognuno di noi può trovarci la propria storia, la propria dedica.
La mia:

Sei uno che per principio non s'aspetta più niente da niente.
Tu sai che il meglio che ci si può aspettare è di evitare il peggio.

A distanza di anni mi scopro a chiedermi che fine avranno fatto alcuni dei personaggi delle storie iniziali? Credo sia questa la magia dei romanzi che ci entrano nel cuore. 
Sarebbe bello se ci fosse un Facebook per rintracciare i nostri amici-personaggi.
In questo caso so che Lettore e Lettrice hanno il loro lieto fine. Ma mi piacerebbe poterli vedere insieme ancora una volta, in altre situazioni.
Un po' come quando ci si chiede: "Chissà come sta G. della III C?".

Calvino è tra i miei scrittori preferiti perché è un vero cantastorie per grandi.
Lo scoiattolo della penna, che soprannome curioso! 
Quando ho un di tempo ne devo indagare le origini.

Non ho intenzione di fare un'analisi sulla struttura del romanzo, sullo studio che c'è alle spalle, sull'esperienza parigina del suo autore. 
Scrivo soltanto di ciò che un romanzo mi ha fatto provare.
Proprio come quando scrivo delle mie giornate con le persone che amo. 
Sei anni di silenzio, per poi tornare con un simile gioiello: grazie Italo Calvino.



mercoledì 14 ottobre 2020

Alice Attraverso lo specchio - Lewis Carroll

Ora qui per restare nello stesso posto,
devi correre più velocemente che puoi.
Se vuoi arrivare da qualche parte,
devi correre due volte più veloce.


Ho trovato sul pavimento di casa, una moneta da 1 centesimo.
La cosa strana è che sono sicura di esserci passata due o tre volte da quel punto e non c'era nulla.
È come se fosse apparsa all'improvviso.
Lo so: non significa niente.
Ma navigando su internet si trova di tutto e non posso fare a meno di chiedermi se possa essere veramente un messaggio dal mondo degli spiriti.
Questo pensiero mi ha messo addosso una specie di coperta di tristezza.
Ho fame d'amore.
Ecco come mi sento. Affamata. Ho un vuoto dentro di me che non sembra volersi colmare nel breve periodo.
So di non avere il diritto di lamentarmi. Ho una rete di amicizie belle e sincere.
E la maggior parte delle persone invece è sola e afflitta.
Mi sto impegnando molto per essere positiva, forse per questo motivo arrivo scarica alla fine della giornata?

Non so rispondere. Sono qui con Immy, TV accesa su Rai3, perché c'è Chi L'ha Visto?.
Allora mi è venuta voglia di una favola. In realtà è un romanzo, séguito del più famoso Alice nel Paese delle Meraviglie.
Ho impiegato un po' di tempo per trovarlo. Ma è stato piacevole tornare nel Paese delle Meraviglie.
Quello che ho scoperto è che a volte si attribuiscono frasi ad un autore senza che ve ne sia fondamento.
Le persone ripetono all'infinito citazioni di cui non si preoccupano di verificare la corrispondenza.

Accade per esempio con una bellissima frase attribuita a Calvino e che avrebbe scritto in Lezioni Americane: prendete la vita con leggerezza, che leggerezza non è superficialità, ma planare sulle cose dall'alto, non avere macigni sul cuore.
Calvino ha dedicato una lezione alla leggerezza e scrive: la leggerezza per me si associa con la precisione e la determinazione, non con la vaghezza e l'abbandono al caso. Se qualcosa di simile ha scritto, sarà in un altro romanzo.

La poesia di Rosita Vicari, attribuita a Neruda, Se saprai starmi vicino.
Se saprai starmi vicino,
e potremo essere diversi,
se il sole illuminerà entrambi
senza che le nostre ombre si sovrappongano,
se riusciremo ad essere "noi" in mezzo al mondo
e insieme al mondo, piangere, ridere, vivere.
Se ogni giorno sarà scoprire quello che siamo
e non il ricordo di come eravamo,
se sapremo darci l'un l'altro
senza sapere chi sarà il primo e chi l'ultimo
se il tuo corpo canterà con il mio perché insieme è gioia…
Allora sarà amore
e non sarà stato vano aspettarsi tanto.

Anche al Cappellaio Matto vengono attribuite frasi bellissime.
Nella mia lettura non le ho incontrate.
Invece ripropongo un dialogo con Piripù.

-E se smettesse di sognare di te, dove credi che saresti?
-Dove sono ora, naturalmente.
Ribatté Alice.
-Niente affatto, disse Peripù sprezzante. -Non saresti in nessun luogo. 
Perché tu sei soltanto un qualche cosa dentro il suo bisogno.

Spero che le persone capiscano quanto sia speciale ogni essere vivente.
Non sono fini per soddisfare un bisogno.
Non ci si può ricordare degli altri solo perché ci si sente soli o la coscienza poco in ordine.
Le persone sono vita. La vita chiama vita.
L'amore chiama amore.
Dovremmo lasciare che occupi l'anima.

Passando davanti allo specchio mi chiedo chi sia quel riflesso che mi guarda.
Mi sembra sempre più triste e con rughe che aumentano ogni giorno che passa.
Vorrei scambiarmi di posto.
Magari il mio Riflesso è più combattivo, più forte e saprebbe vivere meglio di me.
E poi sono davvero curiosa di scoprire cosa si nasconda nel mondo al suo interno.
Magari è quello il mondo giusto per me; non sono sbagliata io, ma sono nel lato sbagliato!


martedì 13 ottobre 2020

Ranocchio salva Tokyo - Haruki Murakami

Capirsi a vicenda è la prima cosa.
Lo so, alcuni sostengono che la reciproca comprensione non sia
che la somma dei fraintendimenti delle due parti,
e io stesso devo dire che trovo questo punto di vista molto interessante [...]


Continua la mia lettura di racconti brevi firmati Murakami. Queste edizioni illustrate sono strepitose. Durante il racconto Ranocchio "ridendo si diede dei gran colpi sulle ginocchia con le sue zampe palmate" e, non so come dire, ma la scena la immagini esattamente come è stata designata.
Allora ti chiedi: ma l'ho già vista da qualche parte? L'ho già sognata? Qualcuno ha visto il mio sogno e lo ha tramutato in arte?
Credo sia un talento di pochi.
Mi sto divertendo davvero molto.
Sono due anni che aspetto di incontrare il signor Ranocchio, da quando cioè, ho letto Tutti gli uomini di Dio danzano. Devo dire che l'attesa non è stata delusa. Lettura piacevolissima. Breve e pregna di significato. Siamo così esposti, così abituati a pubblicare ogni secondo di noi stessi, che a volte ci dimentichiamo di quanto possa essere importante compiere un'azione buona senza che vi siano testimoni. Ecco, forse non è tanto sbagliato il mio agire silenzioso. 
Tornando al libro: Ranocchio è bellissimo. Niente a che vedere col principe della fiaba.
Ranocchio, il nostro, è un personaggio singolare.
Mi è entrato nel cuore. Poche pagine, poche frasi e ne sono già innamorata.
Grazie Amico Ranocchio per essere finalmente, entrato nella mia vita. E non ne uscirai più. Lo credo: non sei un parto dell'immaginazione. Agisci davvero, e le tue azioni producono dei risultati concreti. Esisti, e sei vivo.
Un giorno mi piacerebbe poter parlare con te di romanzi; sicuramente mi aiuteresti a comprendere Le notti bianche. A scendere nel cuore della scrittura di Conrad: il vero terrore è quello che gli uomini provano per la loro immaginazione.
Mentre discorrendo di Anna Karenina diventeremmo inseparabili: ho amato anch'io quel romanzo. Sai sono una persona banale, una qualunque qualsiasi. Non è che per strada mi noteresti. E se ci parlassimo un minuto non ti rimarrebbe in mente nulla di me. Non sono come te. Però non ti abbandonerò mai.

Non sempre le cose che ci appaiono sono quelle vere.
Il mio nemico è anche quello che è dentro di me.
Dentro di me c'è anche un anti-me.
La mia mente adesso è molto confusa.
Si avvicina una locomotiva.

Un racconto sui generis, inclassificabile, di una poesia e delicatezza incommensurabili.






lunedì 12 ottobre 2020

Gli Assalti alle panetterie - Murakami Haruki

 In ogni caso, avevamo fame.
Anzi, per l'esattezza, ci sembrava di aver inghiottito il vuoto cosmico,
quella era la sensazione.


Giorni strani questi, per il mio sentire.

Mi sono interrogata; mi sono chiesta perché non reclamo diritti, perché non combatto per il mio posto al sole? Perché non batto i pugni sul tavolo? Perché mi sento in colpa quando dico "no"? Perché ho paura di perdere le persone che amo? Perché sono in questo stato di calma, apparente?

Non ho voglia di trascrivere la risposta che ieri notte, Coscienza ha dolorosamente strappato a Cuore. Non ho voglia di svelare la mia bugia. È stato atroce.

Stamattina ho evitato di conversare con chiunque. Perfino con Cugina, che so di per certo avrebbe notato un turbamento nel mio discorrere.
Sono riuscita a riempirmi la giornata e per fortuna, sono fisicamente stanca.
Sono perfino riuscita a ritagliare una pausa di un'oretta per godere di questo breve racconto del mio rassicurante Murakami.
Non mi ha deluso neanche un po'. Mi ha trasportato in un mondo lontano ed è riuscito, come sempre, a farmi dimenticare di me stessa.
Questa volta la musica che ci accompagna è Wagner; ho scelto Tristano e Isotta.
Ma le opzioni sono almeno due: Tannhauser e L'olandese volante.

Questo racconto completa, insieme con Sonno e La strana biblioteca, la serie di fuori serie costituita da brevi racconti illustrati da artisti di fama internazionale, che aiutano il lettore ad abbandonarsi alle atmosfere oniriche, tipiche di Murakami.
L'ho conosciuto proprio così e con spirito sereno mi sono fatta scivolare tra queste pagine come una barchetta sull'acqua del mare...

Le illustrazioni di Igort sono semplicemente dei capolavori.
Un libro può essere tante cose: un amico, un pasto completo, un viaggio, una botola, un sogno, un'emozione, una mostra, una scoperta, una porta per una diversa dimensione, un cambio di prospettiva.

E quando una cosa cambia,
non torna più com'era prima.

(Spero che tu stia ascoltando ancora Tristano e Isotta.)
A volte mi chiedo se si possa cambiare o se sia una delle tante illusioni con cui ci circondiamo per sopportare questo grande sogno che è la vita.
Pensiamo di essere padroni del nostro destino. Ma il più delle volte le cose, belle o brutte che siano, accadono per caso, senza premonizione, senza preavviso.
Quando penso al cambiamento passo da uno stato di euforia folle e frenetica ad uno stato di paura doloroso e pietrificante.

Una semplice cavità, senza entrata né uscita.
Quello strano senso di vuoto dentro di me assomigliava al terrore paralizzante che uno prova quando sale in cima ad una guglia altissima.

Mi hai detto: "Muoviti!".
Ma quando si è nelle sabbie mobili non ci si dovrebbe agitare troppo.
Bisognerebbe rimanere immobili.
Loro, le sabbie, sono mobili. Chi ci è dentro, invece, è immobile.
Chissà poi perché, si è portati a considerare un movimento solo lungo un ipotetico asse orizzontale.
Esiste anche il bradisismo, che per cronaca, credo sia il mio modo di spostarmi.



domenica 11 ottobre 2020

La Società Signorile di Massa - Luca Ricolfi

Cancellato l'orizzonte, rimosso il futuro,
resta un puntiforme presente, una immediatezza del vivere,
un estemporaneo gustare la vita qui e ora, così come viene, attimo per attimo.
Scompare l'idea di aspettare, di investire in imprese
che comportino un'evoluzione lenta e una fatica.


Chiarisco:questo libro non è farina del mio sacco. In altre parole, l'ho letto perché mi è stato suggerito.
Pensavo di farmi più male. Invece, come tutto ciò che proviene da Persona, è stata una piacevole sorpresa.
Innanzitutto cos'è?
Un saggio di carattere socio-economico che parla un linguaggio fruibile da chiunque.
La sottoscritta l'ha letto tutto d'un fiato e non ha nemmeno una infarinatura di economia.
A tal proposito la mia è un'opinione sterile e immatura; non ho basi per aderire o per allontanarmi dall'analisi fatta.
Ma credo di non sbagliare nel dire che la teoria presentata è lineare, precisa e supportata da dati, ancor prima che da opinioni.
Quindi, per quello che vale, ho apprezzato moltissimo questa lettura.
Ma di cosa parla?
Con precisione chirurgica, onestà adamantina, chiarezza disarmante, il prof. Ricolfi racconta e descrive quello che sta accadendo alla nostra bella nazione, non solo dal punto di vista economico ma anche sociale.
Il titolo è emblematico: siamo diventati una società signorile di massa.
Sembra un errore, invece è proprio così. Ci comportiamo per lo più, la massa, come fossimo signorotti protagonisti dei romanzi ottocenteschi che tanto mi piacciono (i romanzi, non i signorotti), alla George Osborne de La fiera delle vanità.

Affinché si possa parlare di società signorile di massa, devono verificarsi tre condizioni sine qua non:
  • il numero di NonLavoratori deve essere maggiore del numero di Lavoratori
  • la fascia dei consumi opulenti deve essere accessibile alla massa 
  • l'economia in stagnazione.
L'Italia presenta tutte le condizioni; è un caso unico al mondo. Facciamo scuola! Siamo i primi, ad andare incontro a cosa? Alla rovina? O al raggiungimento del Nirvana?
Considerato che i sistemi economici non mantengono mai il proprio stato di equilibrio, la previsione finale non è né rosea né incoraggiante. È lucida. Non dà speranze. Bisogna invertire la tendenza.
Bello pensare che quasi tutti possiamo accedere alla ricchezza, senza lavorare e con molto più tempo libero a disposizione.
Ma c'è un rovescio della medaglia, c'è sempre, che non va ignorato. Ma affrontato.
Si è instaurato un tipo di società che sta sfruttando la ricchezza accumulata dai padri, non ha investito ma ha letteralmente distrutto scuola e università e, infine, si poggia su un’infrastruttura di stampo para-schiavistico.
Con queste premesse c'è poco da essere fieri del primo posto.
Ho condiviso ricostruzioni e osservazioni. Quella italiana sembra essere una società incentrata sull'individualità, nell'accezione sia positiva sia negativa del termine, repellente alle regole, a volte invidiosa, a volte esibizionista.
Non indagherò sulle cause e le origini di questo modo di fare.
Sono tante. Le teorie si affiancano, non si escludono.
Ma chiaramente l'aver sminuito l'importanza della scuola è stato il primo passo che ci avvicinerà all'iceberg.

Una lettura nuova, una domenica atipica.
Se non conosci non ami.
Non siamo mai riusciti a far nascere una coscienza collettiva italiana.
Sempre concentrati sul nostro orticello, abbiamo perso troppo tempo.
A volte penso: non aver messo al mondo bambini è stata la scelta migliore della mia vita.
(Altre volte penso...)

La società signorile di massa può sembrare un manufatto sociale finito e conchiuso, ma non lo è.
È un prodotto a termine, con una scadenza sconosciuta nel suo DNA.
Com'è la vita per Rachel, l'indimenticabile replicante di Blade Runner, un film ambientato in un futuro che, per un caso piuttosto sconcertante, è proprio il 2019.

 Il covid-19 non era ancora entrato nelle nostre vite quando questo saggio ha visto la luce.
Sembra un periodo lontanissimo.
Forse i dati sarebbero diversi? Ma di quanto?

Mi chiedo: e se fosse preferibile lasciar affondare la nave? 




sabato 10 ottobre 2020

Un sabato qualunque

Fai bene ad andartene.
Anch'io, se potessi, mi lascerei.


Quanto è difficile comunicare senza guardarsi negli occhi?
Quanto è difficile cercare di intuire un sorriso, il battito di un cuore, quando si è divisi da tanti chilometri di distanza?
Passa il tempo e mi domando cosa resterà di noi?
Solo parole. Parole che io cerco, accumulo. Perché per te non esiste nessun "noi".

Non credo sia facile avere a che fare con me.
Sono piena di insicurezze e sensi di colpa.
Ho eternamente bisogno di conferme.
Sono pesante. 
Per restare a galla devo lavorare tantissimo.
A fine giornata sono stremata.
Ma il tuo pensiero mi tiene a galla.

venerdì 9 ottobre 2020

Il giorno della civetta - Leonardo Sciascia

Io ho una certa pratica del mondo;
e quella che diciamo l'umanità, e ci riempiamo la bocca a dire umanità,
bella parola piena di vento,
la divido in cinque categorie: gli uomini, i mezz'uomini, gli ominicchi,
i (con rispetto parlando) pigliainculo e i quaquaraquà.

Niente immagine.
Oggi solo parole.
Le mie: povere, scoordinate.
Sono profondamente ferita.
Sempre indifesa, incapace di difendermi.
Sono un passero in un mondo di sparvieri.

Il giorno della civetta, un capolavoro della letteratura italiana, è il romanzo d'esordio dello scrittore e giornalista Leonardo Sciascia.
Per la prima volta, e non poteva che essere un siciliano a farlo, si denuncia attraverso la letteratura l'orrore, la brutalità del mondo mafioso.
Mondo che finalmente viene messo a nudo, ripulito di quella patina "d'onore" che chissà perché lo aveva circondato, difeso, giustificato per tanto, troppo tempo.
Complice una società corrotta, distorta, sbagliata fin dentro il midollo.

"Il popolo, la democrazia [...] sono belle invenzioni:
cose inventate a tavolino, da gente che sa mettere una parola in culo all'altra e tutte le parole nel culo dell'umanità."

Quando ho finito di leggere questo romanzo ero svuotata di tutte le convinzioni che avevo sul concetto di giusto e sbagliato.
Ho immaginato lo stato d'animo del capitano Bellodi, l'ho immaginato solo.
In una terra che deve essergli sembrata tanto lontana, diversa, ostile.


Una parola al giorno

z. zero
Sento di avere zero possibilità di stare al mondo.
Non merito di esserci.



giovedì 8 ottobre 2020

L'uomo e il mare - Baudelaire

Uomo libero, sempre tu amerai il mare!

Il mare è il tuo specchio; tu miri,
nello svolgersi infinito delle sue onde, la tua anima.
Il tuo spirito non è abisso meno amaro.
Ti compiaci a tuffarti entro la tua propria immagine;
tu l’abbracci con gli occhi e con le braccia,
e il tuo cuore si distrae alle volte dal suo battito
al rumore di questo lamento indomabile e selvaggio.

Siete entrambi a un tempo tenebrosi e discreti:
uomo, nessuno ha mai misurato la profondità dei tuoi abissi;
mare, nessuno conosce le tue ricchezze segrete,
tanto siete gelosi di conservare il vostro mistero.

E tuttavia sono innumerevoli secoli
che vi combattete senza pietà né rimorsi,
talmente amate la carneficina
e la morte, eterni lottatori, fratelli.


Illusione, è tutto una crudele illusione.
Cuore fragile e ingenuo,
sei destinato a soffrire e patire.
Quanto male e dolore sei ancora disposto a sopportare?
Basta, arrenditi. Tutto è un inganno.

mercoledì 7 ottobre 2020

Henry Drummond - Il Dono Supremo - Paulo Coelho

 L'Amore è la vera
energia della vita.


Oggi è stata una giornata emotivamente faticosa.
Non ho disfatto la valigia, ma non sono partita.
Fumata nera!
Ha ragione Persona: "tutto, niente". Non devo farmi così male. Devo pensare che la vita è inafferrabile.
Sono solo un puntino nell'universo. 
Forse mi muovo secondo orbite predefinite ma a me ancora ignote.

Ultimamente mi sento circondata dall'amore.
Ed è una sensazione bellissima. Ho incontrato un angelo. Lo amo profondamente. Non mi importa di non essere amata. Non serve che sappia del mio amore.
Ma sono fortunata: lui ha posato il suo sguardo su di me. Ed è come se mi avesse liberato dalle catene che mi tenevano bloccata. Oggi ho scelto questo libro di poche pagine, proprio perché è intriso d'amore.
C'è una moltitudine di persone assetata. Non è una sete del corpo, ma dello spirito. Henry Drummond è lì, apre la Bibbia e legge la prima Lettera di San Paolo ai Corinzi. Una delle pagine più belle che mano umana abbia mai scritto sull'amore. Credo sia l'Agape, l’amore che sublima e diventa alto quando c'è disinteresse.
Che nulla chiede in cambio, perché l’amore basta all'amore
Questo è quello che provo da quando finalmente, riesco a parlarti.
Sento che ci sono, che l'universo ha senso. 

Senza distinzione, senza tempi prestabiliti,
senza rinvii, senza paura di soffrire AMA!

L'amore libera, scioglie i nodi, spezza le catene.
Ti sfama e ti rende continuamente affamato.
Una fonte che disseta e che non stanca mai.


Una parola al giorno

v. vita
La vita si può sviluppare su vari piani.
Sento le intersezioni.
Ci siamo incontrati in alcuni nodi.

martedì 6 ottobre 2020

Il Regno delle Foche

Ben Beckett era un pescatore e ogni giorno usciva con la sua barchetta
per ritirare le reti.
Intorno a lui, piccole foche argentate spuntavano un po’ dovunque,
nell’acqua.


Era il 1983. San Nicola mi portò in dono una raccolta di fiabe, suddivise in 26 fascicoli illustrati, con audiocassette.
Le ho consumate. Le parole si sono impresse dentro di me. Mi hanno parlato, consolato, coccolato, cullato. Mi hanno accompagnato per intere giornate, insegnato a leggere.
Mi hanno portato ovunque, dal tappeto della mia camera.
Non esagero quando dico che quella Raccolta è stata il mio primo vero amico.
Oggi penso a Ben Beckett.
Perché Ben ha scoperto quanto fossero crudeli e ingiuste le sue azioni, e vi ha saputo porre rimedio. Il finale consola e dona speranza. Possiamo essere buoni. Abbiamo sempre una possibilità, dobbiamo saperla riconoscere.

Oggi è venuto a mancare un signore che abita sul mio stabile da sempre, da quando è stato costruito. La sua famiglia fu tra le prime che popolarono il palazzo. I primi alberi di Natale. Le prime piante sui balconi. Le prime lettere nelle cassette della posta.
Negli ultimi anni era molto malato e non lo vedevo quasi più.
Credo che ora sia libero.
Libero da quel corpo pesante che lo obbligava a stare sempre solo e seduto.
Libero dagli inganni della nostra società. Dalla nostra convinzione di fare del bene se... del male invece...
Libero dalle preoccupazioni. Libero di amare e odiare.
Libero di andare a passeggiare sul fondale del mare.
Libero di assaggiare la neve delle cime montuose.
Libero di nuotare in una tazza di caffé.
Libero di inseguire una farfalla.
Libero di guardare un cielo stellato nel cuore del deserto.
Libero di sedersi a cavalcioni sulla schiena della Sfinge.
Libero...

In questi momenti voglio credere che ci sia una vita, un'altra, oltre questa sulla Terra.
Una vita solo per l'anima.
Sono sicura che si sia riunito alla moglie che lo attende già da qualche anno.

La morte irrompe nella vita, ma poi la vita dolcemente riassorbe tutto.
Come un sasso che affondi nelle sabbie mobili.
Dopo un primo momento di smarrimento, durante il quale ci si chiede inevitabilmente quale sia il senso dell'esistenza. Durante il quale non possono che sembrare vane e superflue tutte le preoccupazioni, le scadenze che soffocavano la vita stessa.
Durante il quale i pensieri sono stati assorbiti dai ricordi del defunto. Durante il quale ci si è chiesto se si ha avuto un buon rapporto, se si è stati gentili nei suoi confronti, e ci si è commossi rivedendo l'affetto che legava delle persone perbene.
Dopo questo iniziale momento, il pensiero torna ai vivi, a coloro che restano.
Amaro constatare che il dolore è tutto di chi rimane.

Solitudine e silenzio mi fanno tanto paura.

Una parola al giorno

u. ultimo
Ultima corsa, ultima speranza, ultimo traguardo, ultimo pensiero,
ultima spiaggia, ultimo desiderio:
le tue braccia.