venerdì 9 ottobre 2020

Il giorno della civetta - Leonardo Sciascia

Io ho una certa pratica del mondo;
e quella che diciamo l'umanità, e ci riempiamo la bocca a dire umanità,
bella parola piena di vento,
la divido in cinque categorie: gli uomini, i mezz'uomini, gli ominicchi,
i (con rispetto parlando) pigliainculo e i quaquaraquà.

Niente immagine.
Oggi solo parole.
Le mie: povere, scoordinate.
Sono profondamente ferita.
Sempre indifesa, incapace di difendermi.
Sono un passero in un mondo di sparvieri.

Il giorno della civetta, un capolavoro della letteratura italiana, è il romanzo d'esordio dello scrittore e giornalista Leonardo Sciascia.
Per la prima volta, e non poteva che essere un siciliano a farlo, si denuncia attraverso la letteratura l'orrore, la brutalità del mondo mafioso.
Mondo che finalmente viene messo a nudo, ripulito di quella patina "d'onore" che chissà perché lo aveva circondato, difeso, giustificato per tanto, troppo tempo.
Complice una società corrotta, distorta, sbagliata fin dentro il midollo.

"Il popolo, la democrazia [...] sono belle invenzioni:
cose inventate a tavolino, da gente che sa mettere una parola in culo all'altra e tutte le parole nel culo dell'umanità."

Quando ho finito di leggere questo romanzo ero svuotata di tutte le convinzioni che avevo sul concetto di giusto e sbagliato.
Ho immaginato lo stato d'animo del capitano Bellodi, l'ho immaginato solo.
In una terra che deve essergli sembrata tanto lontana, diversa, ostile.


Una parola al giorno

z. zero
Sento di avere zero possibilità di stare al mondo.
Non merito di esserci.



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