domenica 18 ottobre 2020

Macchine del Tempo

Temo di non riuscire a descrivervi le singolari sensazioni che si hanno viaggiando nel tempo: sono eccessivamente spiacevoli.
Sembra di essere sulle montagne russe:
si ha cioè la sensazione di precipitare inevitabilmente con la testa all’ingiù!
Provavo, inoltre, l’orribile presentimento di una imminente catastrofe.
(H.G.Wells)

Ho sempre pensato che i profumi, le canzoni, le fotografie, fossero tutti potentissime macchine del tempo.

Sei lì che passeggi per la tua città e un odore colpisce le tue narici: borotalco.
Non sai da dove provenga quell'odore, ma sai dove ti porta: tra le braccia di Nonna.
Lo stesso vale per le canzoni.
Sei in auto: un'interferenza e alla tua abituale stazione radiofonica se ne sovrappone un'altra: truly madly deeply
Torna il 1997, ho diciotto anni e penso che la vita sia tutta una scoperta e il mio futuro in costruzione.
Una vecchia fotografia: si apre una porta spazio-temporale. Sono con Cugina seduta su un divano, chissà di chi, abbiamo 3 e 5 anni, un palloncino per ciascuna, faccine paffute, capelli lunghissimi e occhi profondi e brillanti: eravamo bellissime.
Ci vogliamo ancora bene come allora. Siamo inseparabili.

Anche gli occhi possono essere delle macchine del tempo.
E a volte ci portano avanti nel tempo.
Gli occhi di PiccoloPrincipe sono buoni e limpidi. E mi fanno immaginare quando, un domani, occhi fortunati si potranno perdere nei suoi e coglierne tutto l'amore.
Gli occhi degli innamorati sono così: limpidi e pieni d'amore, e ti fanno credere che tutto sia possibile e realizzabile.

Certi occhi invece, ti portano indietro nel tempo.
Ero in auto con Cugina.
Abbiamo riconosciuto, benché avesse la mascherina, l'abbiamo riconosciuta dagli occhi, una persona che non vedevamo da quasi vent'anni.
Occhi sempre ingenui. Ci hanno folgorato.
Siamo tornate entrambe a quel periodo in cui eravamo spensierate e allegre.
Scherzavamo sempre e con noi, chiunque era a proprio agio. Anche quelle persone che solitamente si sentivano messe da parte da una società che ci vuole tutti perfetti, brillanti, alla moda, intoccabili.
Dopo uno sforzo notevole, durante il quale abbiamo snocciolato una serie stramba di nomi, come nella fiaba di Praseidimio, ecco emergere dai lati più reconditi della memoria cinque lettere, le sue.
Allora ho pensato, e anche Cugina l'ha pensato, che in quel momento una carezza deve avergli alleggerito il cuore; come un venticello che scompiglia i capelli sulla fronte.

Ognuno di noi ha un filo invisibile che collega la sua anima ad una sorta di energia d'amore che circonda tutto il creato visibile e invisibile.
I pensieri, le emozioni, le parole, la poesia, la letteratura, la musica fanno vibrare quel filo e arrivano alla nostra anima come fossero nutrimento, come se quel filo fosse un cordone ombelicale che serve a far crescere la nostra anima, il nostro spirito.
Abbiamo bisogno di amore.

Quando qualcuno ci pensa con amore, ecco che tira quel filo, e la nostra anima si sente gioiosa, si eleva.
Quando qualcuno che ci ama pronuncia il nostro nome ad alta voce, l'aria si riempie di energie che si propagano sotto forma di onde nello spazio.
Faticosamente, si comprimono e dilatano, fino a quando arrivano a noi.
Non sempre sono suoni; a volte sono tocchi leggeri che non percepiamo in modo conscio. Ma ad un livello diverso, più profondo, più intimo.
Quando qualcuno che amiamo pronuncia il nostro nome ad alta voce, sentiamo invaderci da una tenerezza che non siamo capaci di spiegare, ma che ci fa stare bene.

Quando Persona mi scrive, anche un breve messaggio, è come se invitasse a sedere ad una tavola imbandita, una povera affamata: la mia anima.



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