lunedì 12 ottobre 2020

Gli Assalti alle panetterie - Murakami Haruki

 In ogni caso, avevamo fame.
Anzi, per l'esattezza, ci sembrava di aver inghiottito il vuoto cosmico,
quella era la sensazione.


Giorni strani questi, per il mio sentire.

Mi sono interrogata; mi sono chiesta perché non reclamo diritti, perché non combatto per il mio posto al sole? Perché non batto i pugni sul tavolo? Perché mi sento in colpa quando dico "no"? Perché ho paura di perdere le persone che amo? Perché sono in questo stato di calma, apparente?

Non ho voglia di trascrivere la risposta che ieri notte, Coscienza ha dolorosamente strappato a Cuore. Non ho voglia di svelare la mia bugia. È stato atroce.

Stamattina ho evitato di conversare con chiunque. Perfino con Cugina, che so di per certo avrebbe notato un turbamento nel mio discorrere.
Sono riuscita a riempirmi la giornata e per fortuna, sono fisicamente stanca.
Sono perfino riuscita a ritagliare una pausa di un'oretta per godere di questo breve racconto del mio rassicurante Murakami.
Non mi ha deluso neanche un po'. Mi ha trasportato in un mondo lontano ed è riuscito, come sempre, a farmi dimenticare di me stessa.
Questa volta la musica che ci accompagna è Wagner; ho scelto Tristano e Isotta.
Ma le opzioni sono almeno due: Tannhauser e L'olandese volante.

Questo racconto completa, insieme con Sonno e La strana biblioteca, la serie di fuori serie costituita da brevi racconti illustrati da artisti di fama internazionale, che aiutano il lettore ad abbandonarsi alle atmosfere oniriche, tipiche di Murakami.
L'ho conosciuto proprio così e con spirito sereno mi sono fatta scivolare tra queste pagine come una barchetta sull'acqua del mare...

Le illustrazioni di Igort sono semplicemente dei capolavori.
Un libro può essere tante cose: un amico, un pasto completo, un viaggio, una botola, un sogno, un'emozione, una mostra, una scoperta, una porta per una diversa dimensione, un cambio di prospettiva.

E quando una cosa cambia,
non torna più com'era prima.

(Spero che tu stia ascoltando ancora Tristano e Isotta.)
A volte mi chiedo se si possa cambiare o se sia una delle tante illusioni con cui ci circondiamo per sopportare questo grande sogno che è la vita.
Pensiamo di essere padroni del nostro destino. Ma il più delle volte le cose, belle o brutte che siano, accadono per caso, senza premonizione, senza preavviso.
Quando penso al cambiamento passo da uno stato di euforia folle e frenetica ad uno stato di paura doloroso e pietrificante.

Una semplice cavità, senza entrata né uscita.
Quello strano senso di vuoto dentro di me assomigliava al terrore paralizzante che uno prova quando sale in cima ad una guglia altissima.

Mi hai detto: "Muoviti!".
Ma quando si è nelle sabbie mobili non ci si dovrebbe agitare troppo.
Bisognerebbe rimanere immobili.
Loro, le sabbie, sono mobili. Chi ci è dentro, invece, è immobile.
Chissà poi perché, si è portati a considerare un movimento solo lungo un ipotetico asse orizzontale.
Esiste anche il bradisismo, che per cronaca, credo sia il mio modo di spostarmi.



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